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X-Men: L'Inizio: recensione negativa

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Immaginateli questi film-maker, tutti riuniti intorno a un tavolo con l'idea in testa di fare un prequel della trilogia degli X-Men, che giocano a chi la spara più grossa: "Facciamo che Sebastian Shaw spara bombe di energia!", "Facciamo che Mystica è la sorella adottiva X-Men-Liniziodi Xavier!", "Facciamo Banshee da piccolo pieno di lentiggini!". E poi ecco che si elencano personaggi un po' a casaccio pescando da varie ere della mitologia mutante e si crea una squadra che più strana non si è mai vista, mettendo vicino Havok e Darwin, la Bestia e Mymstica, senza dimenticare una fin troppo sensuale Angel Salvadore. Ancora più incredibile la scelta dei cattivi: vanno bene Sebastian Shaw ed Emma Frost, elementi di un Club Infernale senza la classica divisione in re e regine, ma se passabile sembra la scelta di un insulso Riptide, che cosa c'entra Azazel? Quali sono le sue motivazioni?

'X-Men: L'inizio' è un simpatico giocattolo con cui tante persone si sono divertite, ma alla fine la sostanza si risolve in una storia molto classica, lineare nello svolgimento, senza particolari colpi di scena, anzi, del tutto prevedibile per chi conosca anche solo un minimo i fumetti. Il film inizia mostrando ancora l'infanzia di Magneto nel campo di concentramento, come già visto nel primo episodio della trilogia, quando un malvagio medico nazista riesce a sbloccare i suoi poteri grazie alla rabbia e al dolore. Nel frattempo Charles Xavier vive nella splendida casa dei suoi genitori dove si introduce una bizzarra ladra, la piccola Mystica, che diventa sua sorella adottiva. Anni dopo Xavier è un giovane appena laureto in genetica che viene contattato dalla CIA attraverso l'agente Moira McTaggert per aiutarli a fermare le macchinazioni di Sebastian Shaw e del Club Infernale. Xavier scoprirà così che lui e Mystica non sono i soli mutanti e forte di un'amicizia con Erik, il futuro Magneto, conosciuto durante una missione, creerà una squadra per contrastare i nemici. Il tutto sullo sfondo di una Guerra Fredda sul procinto di scoppiare a causa della crisi dei missili a Cuba.

Al di là dell'ambientazione temporale intrigante perché l'azione si svolge in gran parte negli anni Sessanta, cioè proprio quando Stan Lee e Jack Kirby crearono gli X-Men, e dell'atmosfera spionistica da James Bond, il film si perde in tante piccoli o grandi imperfezioni che non rendono fluida la storia. I punti di forza stanno nel contorno, nelle scene divertenti che il regista Matthew Vaughn sembra aver importato direttamente dal suo Kick-Ass, con uno Xavier e un Magneto goliardici come vecchi compagni di bevute, o con i giovani X-Men che si divertono a mostrarsi a vicenda i propri poteri. A queste scene di amicizia e di famiglia si accosta la parte più fantascientifica dove la pellicola comincia a scricchiolare, con un cattivo, Shaw, che ha un piano decisamente ridicolo e poco credibile. E poi una nota su tutte: perché tra tutti i mutanti individuati con Cerebro, Charles sceglie proprio quelli?

Questo film enfatizza ancora di più il grande problema della trilogia degli X-Men, dove in un film vengono presentati dei personaggi che poi scompaiono misteriosamente in quelli successivi. Perché indugiare tanto sul conflitto già esplorato tra Xavier e Magneto senza dare il giusto spazio agli X-Men? E i giovani mutanti presenti in 'L'inizio' che fine faranno? Dove sono finiti Banshee o Havok? Ed Emma Frost? Sembra quasi che sia necessaria almeno un'altra pellicola per raccordarsi alla prima trilogia e spiegare queste profonde discrepanze. Alla fine del film la scena che rimane più impressa è l'esilarante cammeo di Hugh Jackman che nei panni di un rude Wolverine risponde semplicemente con una parolaccia alla proposta di reclutamento di Xavier e Magneto che se ne vanno con la coda tra le gambe. E forse alla fine aveva proprio ragione il vecchio Logan.

Nel 1963 la Silver Age Marvel non ha ancora espresso tutto il suo potenziale. Dopo aver parlato alla gente dei problemi dell'uomo comune con superpoteri, il tandem collaudato Stan Lee-Jack Kirby propone ai lettori degli Stati Uniti un interessante e innovativo sguardo sulla diversità.
In piena guerra fredda, con il costante timore che l'equilibrio precario tra i blocchi potesse incrinarsi e sfociare in una guerra atomica, Marvel Comics pubblica The X-Men, ricettacolo di una nuova umanità a tratti mostruosa, percorsa da una gamma di tematiche collaterali che vanno dall'accettazione del diverso e alla coesistenza fino alle problematiche xenofobiche, e a quelle "canoniche" legate ai risvolti degli esperimenti atomici.

Vettore della diversità saranno i mutanti, o homo superior (secondo la dizione xavieriana), esseri umani nati con un particolare gene (chiamato dallo stesso Xavier, con un lieve moto di protagonismo, "gene X") in grado di conferire al suo portatore sorprendenti abilità, in genere a partire dalla pubertà (anche se numerosi sono i casi di mutanti bambini). Sfortunatamente sul binario parallelo delle abilità viaggiano deformità o problematiche legate al potere acquisito, aspetti che portano presto alla discriminazione dei mutanti da parte delle frange più estreme della società; discriminazione che, ovviamente, coinvolge anche i più ingenui, spaventati e diffidenti membri della popolazione umana.

Siamo nel luglio del 1963 (l'albo sarà tuttavia marcato settembre) quando esordisce il primo numero di The X-Men, che inizia a narrare le avventure del supergruppo di giovani mutanti raccolti attorno alla guida di Charles Xavier.
Nella prima squadra (ben diversa da quella che vedremo al cinema in "X-Men: L'inizio") militano un Ciclope ancora inesperto e insicuro, una Bestia inizialmente dall'aspetto umano e priva della pelliccia blu che lo ha caratterizzata negli anni successivi, un Angelo molto più disinvolto e meno oscuro, un Uomo Ghiaccio inizialmente più vicino a un pupazzo di neve, e Marvel Girl, Jean Grey all'epoca dotata dei soli poteri telecinetici, con i poteri telepatici sotto chiave in seguto al trauma della morte di Annie Richardson.

Con il primo numero inizia così un'epopea destinata a durare negli anni, tra gli inevitabili cambi di team creativo e le rivoluzioni e ai riassestamenti narrativi che una serie ormai cinquantennale non può che imporre.
Lo stile narrativo della serie è fresco, nonostante le implicazioni discriminatorie arrivino in breve tempo ad appesantirne i toni; il tratto di Kirby non è ancora quello definito che lo renderà noto a tutto il mondo, ma presenta già in nuce alcuni elementi di quello che verrà in futuro, come si evince dai primi piani dai toni netti e, soprattutto, dalle splash page iniziali, veri e propri saggi della potenza e del grande dinamismo stilistico.
La storia comincia in medias res, mostrandoci una sessione di allenamento dell'ancora incompleto team iniziale, con tavole in cui Kirby si diverte in brevi dimostrazioni del potenziale di ogni membro, in una tensione ludica che si scioglie con l'arrivo di Jean, che subito catalizza l'attenzione dei quattro giovani (e, come si scoprirà in seguito, anche quella del loro mentore).
Accanto al gruppo di partenza, The X-Men #1 introduce anche il polo negativo di tante trame a venire, Magneto, signore del magnetismo e giurato rivale (nonché, un tempo, fidato amico) di Xavier nel tentativo di trovare una risoluzione alle problematiche di convivenza tra umani e mutanti.
I giovani mutanti, nelle ventitre pagine concesse loro dal "Sorridente" Stan, salvano la situazione e si guadagnano la gratitudine dell'esercito americano. Ma la situazione è ben lungi dall'essere definitiva, perché nel giro di un paio d'anni la calma apparente si incrinerà: con il numero 14 Stan Lee, affiancato alle matite da Jay Gavin (Kirby aveva lasciato le matite al numero 12, pur fornendo schizzi e layout per i cinque numeri successivi), introduce nelle vite dei giovani uomini-X Bolivar Trask e le sentinelle, affiancate da un potenziato senso di paura e odio che daranno inizio a una nuova caccia alle streghe.
Una cosa interessante da notare è la paura e l'odio che i mutanti riescono, in breve tempo, ad attirare su di sé, situazione che non si verifica con gli altri supereroi Marvel (se non in tempi più recenti), nemmeno con quelli la cui affiliazione ai "buoni" è più volte messa in dubbio (si pensi a Spider-Man).

La prima fase narrativa regala ai lettori personaggi destinati a entrare nella storia della serie e dello stesso Universo Marvel, dallo Svanitore a Blob, da Scarlet e Quicksilver alle Sentinelle e al Fenomeno; non mancarono poi le apparizioni di celebri personaggi quali i Vendicatori, Namor o Ka-Zar.
A voler essere proprio precisi, il primo mutante Marvel non è uno dei giovani allievi di Xavier, bensì Tad Carter, protagonista della breve storia The Man in the sky! (di Stan Lee e Steve Ditko) apparsa per la prima volta su Amazing Adult Fantasy #14 (che in quegli anni aveva più volte cambiato nome e che, nata come Amazing Adventures, sarebbe deceduta con il numero successivo, il 15, come Amazing Fantasy, lasciando in eredità un ben noto arrampicamuri), che precedette di un anno The X-Men. In quella breve storia Tad Carter scopre di avere poteri telecinetici, che lo rendono il fulcro dell'odio ottuso di un gruppo di ragazzi che lo temono perché diverso. Concentrandosi riesce a usare i suoi poteri per volare e, mentre è in cielo, viene contattato telepaticamente da una figura anziana che lo esorta a raggiungerlo per attendere, assieme ad altri che come lui sono "mutanti" (è la prima volta che il termine viene utilizzato), il giorno in cui la convivenza pacifica sarà possibile.

Dopo un decennio di alti e bassi, mensilità e bimestralità, nonostante l'apporto di autori come Roy Thomas o Neal Adams, la serie chiude con il numero 66, ma prosegue nella sua numerazione per i primi anni '70 proponendo ristampe a cadenza bimestrale; poi, nel 1975, con Giant Size X-Men, Len Wein e Dave Cockrum regalano al mondo un nuovo team mutante, figlio di un modo meno ostile alla diversità, frutto della contestazione e della società interrazziale. Per la prima volta in casa Marvel si vede un gruppo dalla composizione multietnica che, preso in mano da Chris Claremont a partire dal numero 94, verrà da questi portato fino ai primi anni '90. Il nuovo team, composto da Tempesta, Colosso, Nightcrawler, Wolverine, Banshee, Warpath, Sole Ardente e dall'ubiquo Ciclope, diverrà la matrice delle storie a venire di una famiglia destinata ad espandersi sul piano sia narrativo che editoriale.
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