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Thor: conferenza stampa

Sicurezza rafforzata, controlli al metal detector, moduli da firmare, divieto assoluto di riprese video. No, non stavo cercando di fare un viaggio negli Stati Uniti, ma di accedere alla blindatissima proiezione stampa dell'attesissimo film di Thor, in uscita in Italia il 27 aprile in ben 600 copie. Purtroppo è ancora presto per poterlo recensire, c'è l'embargo fino al 18 aprile, ma l'atmosfera del film è perfettamente intuibile già nel guardare il materiale disponibile e, soprattutto, ascoltando cosa hanno risposto ai giornalisti il regista-mito Kenneth Branagh e il protagonista della pellicola, il quasi esordiente Chris Hemsworth.

In conferenza non sono mancati i momenti di ilarità, a partire da una collega che ha chiamato il Dio del Tuono 'Tord', fino alle congratulazioni che Kenneth Branagh, dopo un paio di domande molto nerd, ha rivolto al sottoscritto per "l'ottima preparazione fumettistica". Lo riporto soltanto per condividere questo complimento con tutti i lettori di Comicus, molti ben più esperti di me, che tramite il forum o gli articoli hanno contribuito ad accrescere le mie conoscenze. Qui di seguito trovate le domande e le risposte così come date in conferenza e vi sfido a riconoscere quelle che ho posto io, assicurandovi che sarà semplicissimo. Come vedrete Branagh non ha dato una risposta precisa, ma ha indirettamente confermato, secondo il sottoscritto, la presenza nel film di un personaggio non annunciato.

Giornalista: Anche se è un film di supereroi questo è di sicuro anche un film di Branagh, non è così? E Chris, come è stato lavorare con Kenneth?

Branagh: Di certo è una pellicola ricca di passione, soprattutto quando me l'hanno offerta ho percepito che potesse essere un grande spettacolo pieno di azione con una storia coinvolgente, ma volevamo fare in modo che crescesse a partire dalla performance di questo giovane attore insieme con altri grandi attori. Lo scopo era raccontare la storia in maniera vera e onesta ma anche leggera per trovare l'equilibrio giusto. La Marvel mi ha detto che questo era il loro progetto più difficile.

Chris Hemsworth: È stata una grande opportunità poter avere questo ruolo: quando si è bambini si corre per i corridoi pensando di essere un supereroe e non si pensa di poterlo essere davvero un giorno. Lavorare con Anthony Hopkins ed essere diretto da Kenneth Branagh è stato meraviglioso, ho potuto esplorare tante opportunità, è stata la migliore formazione al mestiere.

G: Senza la prospettiva del film Avengers, questo Thor sarebbe stato diverso?

B: Domanda molto interessante, ma a dire la verità non mi sono posto il problema, sapevo dall'inizio che sarebbe stato così. Sono sempre stato appassionato dell'Universo Marvel, mi piace come i vari personaggi interagiscono. Per questo sono stato contento quando dalla Marvel mi hanno chiesto dei cambiamenti per collegare il film con gli altri, ma non si è mai trattato di un’imposizione. Però, ad esempio, non ho avuto niente a che fare con il merchandising o altre declinazioni del film, era un progetto già grande in sé. La cosa straordinaria della Marvel è che si tratta di un piccolo studio come dimensioni ma pieno di persone che si definiscono nerd e non pensano ai soldi ma solo alla passione e all'entusiasmo per il loro lavoro.

H: Io comincerò a girare Avengers appena finito il tour delle conferenze stampa per Thor, sarà emozionante poter rifare lo stesso personaggio con un cast diverso e lo scontro-incontro tra i vari personaggi sarà bellissimo.

G: A quale incarnazione di Thor si è maggiormente ispirato? Kirby, Simonson o altri?

B: In realtà avendo tra gli sceneggiatori Straczynski ci sono delle scene ispirate al suo recente ciclo di storie. Tra l'altro c'è anche un suo cammeo nel film: è il primo che cerca di sollevare il martello. Siamo tutti consapevoli del lavoro di Jack Kirby che ha dato vita all’essenza del personaggio e ho lavorato con Stan Lee per il processo creativo. Nel regno degli dei, Asgard, ci sono influenze di architettura contemporanea, pitture rupestre, c’è una chiesa di legno norvegese e navi vichinghe, ma è un nuovo universo cinematografico che fonde il meglio della tradizione con il meglio della modernità.

G: Perché avete usato il 3D che riduce la luminosità?

B: Quando alla Marvel mi hanno parlato del 3D io ho subito chiesto "Lo volete solo per i soldi?", perché il pubblico lo capisce, è intelligente. Invece mi hanno risposto che vogliono investire molto in questo processo per dimostrare come si possa usare questa tecnologia per esaltare la narrazione e amplificare le emozioni. Io sono orgoglioso anche del 2D ma nel 3D c’è una maggiore profondità e quindi vi consiglio di vedere il film in un cinema IMAX.

G: Perché non si è ritagliato un ruolo nella pellicola?

B: Non ho potuto recitare, ero già troppo preso dalla regia! Mi piace anche vedere altri recitare e questa volta ho dovuto scegliere in quale ruolo stare.

G: Chris, come si supera la timidezza di recitare vicino ad Anthony Hopkins?

H: Ero certo che mi sarei intimidito di fronte a una leggenda come lui, ma appena l’ho conosciuto ho notato che era una persona che metteva a proprio agio, che dimostra la sua passione per il cinema e vuole trasmettere il suo entusiasmo. Nei momenti di pausa, poi, era anche divertente e riusciva a creare un ambiente eccezionale. Osservalo mentre lavora è stato un sogno.

G: Come avete lavorato con il linguaggio? L'aver inserito dei dialoghi forbiti è stata una scelta precisa?

B: Nei comics originali, Stan Lee ha detto che i discorsi degli asgardiani dovevano sempre trovarsi a metà tra William Shakespeare e la Bibbia. Io volevo mantenere un linguaggio alto e colto all’interno del regno degli dei, ma volevo che si avvertisse la naturalezza. Questa è stata una bella sfida per tutti gli attori. Chris, ad esempio, ha dovuto andare a lezione di Shakespeare per esercitarsi: proprio nelle opere del grande drammaturgo inglese è la lingua che più di tutto definisce i personaggi.

G: Le storie recenti di Thor sono ambientate a Broxton, in Oklahoma: perché avete spostato l'ambientazione in New Mexico?

B: Beh, prima di tutto in New Mexico ci sono ottimi sgravi fiscali! Soprattutto, però, sapevo che quello ero lo Stato con il grande firmamento, c’erano grandi spazi aperti e volevo che la città di Jane Foster fosse nel cuore del deserto con un look anni Cinquanta per colori, tensione, risonanza visiva. Volevo far sì che tutte le emozioni potessero relazionarsi con lo spazio. E poi il New Mexico è la sede della maggior parte delle attività UFO, è lo stato di Roswell.

G: Nel film abbiamo visto una scena con Occhio di Falco, ma già nel trailer si vede la scena in cui il Thor senza poteri combatte con un grosso uomo di colore che riesce a contrastare l'impeto dei suoi pugni solo con il proprio corpo. Possiamo dire che si tratta di Luke Cage?

B: Mi piaceva l'idea di inserire Occhio di Falco, ma per il resto non posso dire nulla, dobbiamo essere cauti sugli Avengers, perché altrimenti dovremmo eliminarvi, dovrete aspettare per saperne di più.

G: Chris, il tuo Thor sembra un mix di quello classico e di quello dell'Universo Ultimate: a quale ti sei ispirato di più?

H: Ho letto molti comics, ma mi sono attenuto alla sceneggiatura che era già scritta molto prima che io cominciassi a documentarmi. L'obiettivo era avere un Thor realistico, io non ho pensato a uno specifico ciclo a cui ispirarmi.

G: Thor è arrogante, ma è fondamentalmente buono, ma chi sono i buoni oggi?

B: La cosa interessante dei film di supereroi è che innescano il dibattito su chi sono i supereroi. In una storia come questa dobbiamo cercare di porre in rilievo l’eroismo personale, come si reagisce quando si perdono cose importanti come famiglia e potere e si deve maturare. Da questo nasce l’eroismo, prima verso se stessi e poi va riconosciuto negli altri. Ce n’è bisogno nei leader politici, in chi governa, ci vuole più idealismo, come con l’elezione di Barak Obama, o con Nelson Mandela, tutti noi vogliamo vedere queste persone che sono come noi ma riescono a risolvere i problemi come noi vogliamo.

G: Chris, qual è stato il tuo rapporto con Natalie Portman?

B: Così come ho lavorato con gli altri ho dovuto studiato molto e sono stato disponibile a imparare. Natalie Portman è stata meravigliosa, aveva appena finito Black Swan, e qui la preparazione è stata del tutto diversa e abbiamo lavorato bene insieme.

G: Perché non c'è la dicotomia uomo-dio del fumetto, con la presenza di Donald Blake?

B: All’inizio abbiamo lavorato sui punti deboli del fumetto per renderli punti di forza nel film. Questa dicotomia c'è, ma è racchiusa in un unico personaggio, così si vede un dio che ama il caffè o va in un negozio di animali a chiedere un cavallo. Abbiamo mostrato un dio che è una persona come noi e abbiamo privilegiato una storia con una struttura classica, per poi arricchirla man mano di elementi di originalità.

G: Nel film si avvertono alcune citazioni, ad esempio al film Il cielo sopra Berlino e al western. Ma allora cosa vede Kenneth Branagh quando va al cinema?

B: Sì, abbiamo tratto ispirazione da tante fonti, Metropolis, 2001 Odissea nello spazio, ma abbiamo mantenuto lo spirito di Thor cercando di creare un universo guerriero variegato. Io vado almeno due volte alla settimana al cinema a vedere tanti tipi diversi di film e mi piace andare il primo week-end di programmazione. Voglio essere in grandi sale con tante persone per poter condividere le emozioni. Questo è il bello del cinema.

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