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Leonardo Cantone

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Il ritorno a fumetti di The Mask

  • Pubblicato in News

The Mask ritorna con una nuova miniserie a fumetti composta da quattro numeri per la Dark Horse Comics, dal titolo The Mask: I Pledge Allegiance to the Mask. La mini sarà curata dallo scrittore Christopher Cantwell e dal disegnatore Patric Reynolds.

"Anni fa, una strana maschera di origine sconosciuta e dalla potenza illimitata fu sepolta nel cemento del piano seminterrato di un condominio […] Edge City e i suoi abitanti hanno quasi dimenticato il misterioso killer dal volto verde conosciuto solo come "Big Head". Ma ora, decenni dopo, gli strani omicidi in stile Tex Avery stanno accadendo di nuovo e sono in rotta di collisione con una bizzarra campagna politica in cui un maniaco omicida vuole "fare l’America nuovamente verde!". Questa la descrizione rilasciata dalla Dark Horse per la nuova miniserie.

A Cantwell e Reynolds si uniranno il colorista Lee Loughridge e il letterista Nate Piekos.

Il personaggio di The Mask è stato creato nel 1987 da Mike Richardson e Mark Badger, diventando una popolare serie di fumetti, e un ancor più popolare film con Jim Carrey. La miniserie segna il ritorno a fumetti del personaggio lontano dal 2015 con Itty Bitty Mask. The Mask: I Pledge Allegiance to the Mask #1 (di 4) è previsto per il 16 ottobre in USA.

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(Via Newsarama)

The Black Cat, recensione: il racconto di Edgar Allan Poe rivisto da Nino Cammarata

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Il nome di Edgar Allan Poe è stato uno dei più grandi nomi dell’immaginario orrorifico dal diciannovesimo secolo fino ad oggi. Lo scrittore di Baltimora è stato l’autore che, forse, meglio è riuscito ad incarnare le tensioni sociali a lui contemporanee con grande acutezza, tanto da essere capace di delineare traiettorie pisco-emotive proprie dell’identità dell’essere umano.
Questa è proprio una delle ragioni per cui, dopo quasi due secoli dalla sua morte, l’opera di Poe è ancora un terreno fertile per autori di qualsiasi media.
Il fumetto, come medium, non poteva, dunque, non intercettare le nevrosi letterarie del maestro dell’horror. Uno sposalizio, questo tra il mondo dei comics ed Edgar Alla Poe, di lunga data e capace di attraversare i confini natii dello scrittore.

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La NPE, per la sua collana horror, pubblica The Black Cat, adattato e disegnato da Nino Cammarata. Il Gatto Nero è probabilmente uno dei più conosciuti racconti di Poe: un uomo, di indole buona, scivola lentamente verso la follia e la brutalità ferina, ossessionato dal suo gatto nero a tal punto da perdere ogni aderenza con la realtà circostante, commettendo, così, atrocità.

Se il luogo comune vuole “tradurre è tradire”, Cammarata opera in modo da non rischiare di alterare o condizionare l’adattamento del racconto. Il testo di Poe, infatti, è la matrice narrativa della versione fumettistica dell’autore italiano. Anche lì dove un dialogo sarebbe stato coerente con il linguaggio del medium, Cammarata lo riporta, con un elegante trovata grafica, desunto dal testo originale.
Una scelta, questa, assolutamente ideale per permettere al lettore di assistere al lento ed inesorabile precipitare del protagonista nella follia. Emotivamente, per i gesti violenti e nevrotici dell’anonimo personaggio, chi legge è distaccato ma, come su di una terrificante giostra, non può che assistere impotente agli eventi che si svolgono davanti i suoi occhi.

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Grazie a tale struttura narrativa, Cammarata è libero da griglie e schemi obbligati. Le tavole spaziano tra dettagli serrati e ricche composizioni grafiche a tutta pagina, in una continua rielaborazione delle unità compositive proprie del medium fumetto. Come la mente del protagonista, anche le tavole sono scomposte, prima ricche e poi scarne, creando un’altalena di immagini che, costantemente, plasmano un cortocircuito visivo che vivifica le nevrosi del personaggio principale.

Riguardo la colorazione, Cammarata sceglie di ottenebrare l’intera storia con neri scuri e grigi. Quello di The Black Cat è un racconto popolato di ombre, in cui sono le tonalità fredde a trovare maggiore spazio. Quando, invece, sono i colori caldi a dominare l’impianto coloristico, questi sono sempre legati al sangue, al fuoco, all’alcol. Elementi che fungono o da caratteristiche del protagonista o da elemento narrativo determinate la storia.

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Il volume editato dalla NPE magnifica il lavoro di Nino Cammarata grazie ad un cartonato di grande formato e di grande qualità, corredato dall’editoriale di Paolo Di Orazio, interessante compendio per comprendere il fecondo rapporto tra Poe e il medium fumetto.
The Black Cat è, senza dubbio, un felice esperimento romanzesco-fumettistico di grane ricercatezza visiva e narrativa, apprezzabile da più fedeli estimatori di Poe e godibile per gli amanti dell’horror dal sapore letterario.

Costruire il mondo di Daisy: intervista a Lorenza Di Sepio e Marco Barretta

Per leggere la recensione di Daisy, clicca qui.

Marco Barretta ai testi e Lorenza Di Sepio ai disegni, reduci della collaborazione su Simple & Madama: Procastination, realizzano per la collana Tipitondi della Tunuè, il fantasy Daisy. La storia, destinata, principalmente, ad un pubblico giovanile, prende diramazioni articolate e leggibili a più livelli. Al Comicon di Napoli abbiamo avuto modo di incontrarli e di intervistarli.

Com’è nato il progetto di Daisy?
Lorenza Di Sepio: Nasce, come primo impatto, come una mia esigenza di fare qualcosa di diverso da Simple & Madama. È nato da una battuta su Instagram, scritta sotto a una fan art che avevo realizzato con uno stile diverso: “Ah, ma allora non sai fare solo pupazzetti!!!”. Voleva essere un complimento [ride]. E l’ho presa come rivalsa. Con lui [Marco Barretta] ci siamo messi a tavolino ed è uscito fuori Daisy.

Marco, quando è arrivato il tuo contributo al volume?
Marco Barretta: È arrivato subito. Comunque, avendo già lavorato con Lorenza su Simple & Madama: Procastination, siamo partiti subito. Nel momento in cui abbiamo iniziato a costruire Daisy, è stato facile lavorare insieme. Abbiamo ragionato se realizzare un prodotto solo per bambini o anche per adulti e, lavorando spalla a spalla, abbiamo costruito la nostra storia. Quando io realizzo fotografie, un video, vado a sensazione. So che non si dovrebbe fare [ride]. Anche Lei [Lorenza Di Sepio], quando disegna, una vignetta, un’illustrazione, si lascia prendere dalle emozioni. E Daisy è nato così.

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Avete già lavorato, dunque, insieme con Simple & Madama: Procastination, che ha un tipo di narrazione, di comicità, differente rispetto a Daisy. Com’è stato passare da una tipologia narrativa ad un’altra?
LDS: Per me è stato abbastanza complicato, non tanto per lo stile di disegno, quanto nell’affidarmi totalmente alla sceneggiatura di qualcun altro. Procastination è stato un lavoro di scrittura a due poi, avendo comunque un passato da autrice unica, ero un po’ “gelosa”. Invece, in Daisy è farina del suo sacco, mi sono affidato ad un altro “cervello”. Per quanto riguarda lo stile, è stato più semplice perché già mi stavo esercitando con delle fan art. Ed è stato un vero e proprio sfogo dopo cinque, sei anni di Simple & Madama, di capoccioni e braccettine [ride].
MB: Per me è stato un piacere. Ho sempre letto fumetti, ho sempre immaginato storie e, vederne una realizzata da un’autrice di talento. È quasi magia: quando hai un’idea e lei la realizza così come la immaginavi.

Daisy è un fantasy, pensato principalmente per un pubblico giovane, ma che si apre anche a letture più stratificate. Come avete costruito il vostro racconto?
LDS: La difficoltà è stata proprio quella, come dici tu, di stratificare la narrazione, dare diverse chiavi di letture. Fare una storia leggibile dai nostri vecchi fan, che sono più grandi, e contemporaneamente realizzare qualcosa che potesse essere fruibile ad un pubblico dai cinque anni in su. La narrazione ha, volutamente, un ritmo sostenuto per immettere il lettore nella storia fino alla fine.

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Marco, tu sei un fotografo. La fotografia è un medium che lavora sulle immagini, così come il fumetto che è una narrazione per immagini. Com’è stato passare ad una narrazione scritta?
MB: Io ho scritto una bozza del soggetto. Venendo da un altro media, con Lorenza abbiamo lavorato costruendo la sceneggiatura in sinergia con i disegni. Proprio per quello che dicevo prima sull’istintività della creazione di Daisy. Avevamo una bozza della storia, poi Lorenza ha iniziato ad abbozzare registicamente le tavole, intervenivo io con la sceneggiatura e il disegno è stato modulato sul testo.
LDS: Anche se, in realtà, non abbiamo cambiato quasi nulla. Eravamo talmente in sintonia che non abbiamo dovuto cambiare molti elementi.

Ultima domanda. Avete già pensato se e come sviluppare il mondo di Diasy?
LDS: Daisy nasce come prodotto autoconclusivo, ma abbiamo voluto lasciare un finale, speriamo originale, che lascia riflettere il lettore…
MB: Lascia riflettere, ma anche incuriosire. Abbiamo creato un mondo, che, forse, all’inizio abbiamo sottovalutato. Ora, vediamo quali sviluppi affronterà.

Daisy, recensione: la magia della parola scritta

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Per leggere l'intervista a Lorenza Di Sepio e Marco Barretta, clicca qui.

L’oggetto libro non è solo uno strumento di conoscenza o di studio ma, da quando è nata la parola scritta, è stato potente veicolo comunicativo ed estensione dell’umana fantasia. Il cinema, come stesso il romanzo e, ovviamente, il fumetto si è spesso interrogato sulle potenzialità del racconto racchiuso nelle pagine scritte.
Daisy, di Marco Barretta e Lorenza Di Sepio, esplora il ruolo fondamentale del libro per l’immaginazione umana e la fantasia.

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Daisy è una ragazzina, orfana di madre, con un padre all’apparenza severo ma molto accogliente. Un giorno trova nella polverosa cantina di casa sua un pacchetto con un libro, sfoglia le pagine ed ecco apparire un uomo di paglia. L’incontro con la magica creatura non è l’unico. Dal libro fuoriesce anche una nube viola con una maschera dalle palesemente cattive intenzioni. La vera avventura, però, comincia quando saranno Daisy e Paglia ad entrare nel mondo del libro.

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Il volume appartiene alla collana Tipitondi della Tunuè e sembrerebbe destinato ad un pubblico prettamente giovane. Se, dal punto di vista del racconto, il meccanismo identificativo è, indubbiamente, più semplice per un pubblico di giovane età, la materia narrativa si apre a lettori di qualsiasi età. Barretta e Di Sepio costruiscono un mondo nel mondo e, così, facendo gettano le impalcature per diversificare le traiettorie narrative.
Indubbiamente, il nucleo centrale è proprio la capacità del libro – palesata dall’approccio fantasy del racconto – di permettere viaggi immaginifici e di liberare la fantasia. Ma gli autori scelgono di abbracciare, più in profondità, anche questioni differenti e di maggiore densità.
Un esempio è il ruolo della fantasia come fuga dalla realtà. Nel mondo di Daisy, infatti, il ruolo del “fantastico” assume anche una sfaccettatura più malinconica: lo scontro e il cortocircuito tra realtà e fantasia genera conflitti e drammi identitari e relazionali.
Interessante, è anche il ruolo “metanarrativo” della fantasia: un autore si affeziona alla propria storia, ama i personaggi, ma li odia anche, entra in conflitto con loro e rifiuta il proprio lavoro. Ad una lettura più approfondita, questa è una tematica che emerge, alimentando il velo malinconico del racconto.

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Nonostante sia lontano dai lavori a cui la Di Sepio ha abituato il lettore, la resa visiva del volume è di grande forza. Lontano dalle sproporzioni caricaturali di Simple & Madama, il disegno si assesta, comunque, sulla stilizzazione di personaggi e ambienti. Lo stile grafico si compone di linee leggere ed eleganti che riescono, comunque, a dare grande forza espressiva alle figure e agli ambienti. Ed è, principalmente, sulle figure che si concentrano le tavole: i personaggi – tutti – e le loro emozioni sono, dopotutto, il fulcro narrativo della vicenda. È insieme al loro che il lettore entra nel libro ed è su di loro che si concentra la storia.

Barretta e Di Sepio, dunque, realizzano un racconto capace di disvelare il multiforme rapporto che il lettore ha con la propria fantasia, senza dimenticare il valore necessario di un racconto d’avventura spensierato. Ed è grazie a questa sensibilità e accortezza artistica, che gli autori hanno saputo costruire un volume dalla grande intensità narrativa.

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