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Image Comics, 25° anniversario, le variant cover di giugno a tema LGBTQ

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Per celebrare il 25° anniversario dalla sua nascita, Image Comics propone ogni mese delle variant cover a tema.

Il mese di giugno sarà "Pride Month", mese dell'orgoglio, e il tema sarà la celebrazione della comunità LGBTQ, con 11 variant cover realizzate ad hoc.

Come fa sapere tramite una nota sul sito ufficiale, la Image devolverà la totalità dei proventi derivanti da queste cover alla Human Rights Campaign, associazione che si batte per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.

"Non è mai stato un segreto che Image Comics sostiene la libertà creativa, ma è anche importante mettere in chiaro che siamo per l'integrazione, la diversità e l'uguaglianza, ora più che mai", sono le parole del publisher Image Eric Stephenson.

In gallery potete vedere 6 delle 11 variant cover, diffuse da Image:

- Redneck #3, cover di Ed Luce
- Grrl Scouts: Magic Socks #4, cover di Jim Mahfood
- Rose #3, cover di Ig Guara
- The Divided States of Hysteria #1, cover di Howard Chaykin
- Bitch Planet: Triple Feature #1, cover di Valentine De Landro
- The Walking Dead #168, cover di Tamra Bonvillain

Le altre 5 cover, non ancora diffuse, sono:

- Crosswind #1, cover di Cat Staggs
- The Old Guard #5, cover di Leandro Fernandez
- Black Magic #6, cover di Nicola Scott
- Deadly Class #29, cover di Wes Craig
- Shutter #29, dover di Leila del Duca

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In arrivo Kingsman: The Red Diamond, il nuovo fumetto di Mark Millar

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Sulla scia del successo cinematografico di Kingsman: The Secret Service, il film diretto da Matthew Vaughan e basato sul fumetto di Mark Millar e Dave Gibbons Secret Service pubblicato per Image Comics, non solo arriverà tra poco nei cinema di tutto il mondo il sequel Kingsman: The Golden Circle, di cui vi abbiamo mostrato ieri il trailer, ma lo stesso autore dell'opera a fumetti ha annunciato su Twitter che tornerà presto a scrivere una storia su questi personaggi.

Millar ha difatti dichiarato di non aver ancora finito di narrare le storie delle super spie old fashioned e che la prossima serie che debutterà a settembre si intitolerà Kingsman: The Red Diamond. Sempre a settembre uscirà anche la nuova pellicola, anche se da noi arriverà solo il 12 ottobre.

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Il ritorno all'horror di Grant Morrison, la recensione di Nameless - Senzanome

Un asteroide proveniente dallo spazio profondo viaggia a gran velocità in rotta di collisione verso la Terra. Sulla sua superficie sono incise delle antiche rune, che annunciano la fine del mondo secondo la lingua dei maya. Chiunque le legga, a partire dagli astronomi degli osservatori, viene posseduto da un’implacabile follia omicida, che si propaga come un virus: massacri di ogni sorta cominciano ad essere compiuti in ogni parte del globo. Un individuo misterioso, un esperto di occulto autoproclamatosi “Senza Nome” per non essere colpito dagli effetti della magia nera, viene reclutato dal milionario Paul Darius per far parte di un composito team di astronauti al quale viene affidata la missione di recarsi sull’asteroide per scoprire il mistero delle rune e distruggere eventualmente il meteorite. Ma l’intera missione potrebbe essere soltanto un’allucinazione dovuta ad una seduta spiritica finita male. O forse è la seduta spiritica un’allucinazione di Senza Nome, alla deriva nello spazio dopo il fallimento della missione e la morte del resto dell’equipaggio? La risposta potrebbe trovarsi nelle trame della Dama Velata, donna misteriosa il cui unico scopo sembra quello di gettare Senza Nome nell’abisso della follia.

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Nameless, il nuovo lavoro di Grant Morrison per Image Comics portato in Italia da Saldapress, segna il ritorno dello scrittore scozzese all’horror puro, attraversato da quelle influenze esoteriche che lo hanno sempre affascinato e che hanno rappresentato spesso il sottotesto delle sue opere. Affiancato da Chris Burnham, già suo complice in Batman Inc., conclusione della sua straordinaria e pluriennale gestione delle serie del Cavaliere Oscuro, Morrison crea un’opera che parla direttamente al subconscio del lettore, infettandolo con mostruosità e carneficine che sebbene facciano pensare al ciclo di Cthulhu di H.P. Lovecraft, sono ispirate in realtà, come ammette Morrison nella post-fazione del volume, alla mitologia maya e polinesiana, alla filosofia nichilista e pessimista del XXI secolo, e all’opera delle scuole di magia tifoniana successive ad Alesteir Crowley, da sempre nume tutelare dello sceneggiatore di The Invisibles.

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È lo stesso Morrison, nella già citata post-fazione, a fornire entusiasticamente le linee guida a chi volesse approfondire questi argomenti: le indagini sull’albero della vita e i tunnel di Set di Linda Falorio e Kenneth Grant, cabala, tarocchi, il linguaggio enochiano o “lingua degli angeli”, portato alla luce nel ‘500 dall’astrologo reale John Dee dopo aver sperimentato alcuni viaggi visionari. E poi ancora Xibalba, l’oltretomba governato dagli spiriti della malattia e della morte secondo la mitologia maya, il mito del Tonal e del Nagual derivato da Carlos Castaneda. In cima a tutto, la rivincita del femminino sacro, l’immagine cabalistica di Binah, archetipo tanto della madre che allatta quanto della madre distruttrice, usata da Morrison per incitare la popolazione femminile a distruggere l’archetipo della cultura maschile dominante ed innescare una salvifica rivoluzione. Argomenti complessi che meritano un approfondimento in altre sedi. Quello che ci interessa sottolineare qui è la struttura della narrazione scelta da Morrison, l’assenza di consequenzialità e il crollo del tempo lineare tipica dei sogni o, in questo caso, degli incubi.

Il collegamento più spontaneo è quello con il surrealismo, altra influenza dello scrittore fin dai tempi di Doom Patrol, e con film sperimentali appartenenti a quella corrente come gli allucinanti Un Chien Andalou e L’Age d’Or, nati dalla collaborazione tra Bunuel e Dalì; il tutto declinato in salsa decisamente horror. La storia sembra un incrocio tra Alien, L’esorcista e Seven, diretto però da David Lynch: un mix da fare accapponare la pelle. Se qualcuno si prendesse la briga di tradurre Nameless su pellicola, ne uscirebbe fuori il film horror definitivo. C’è il sospetto di una certo compiacimento da parte dell’autore ma gli si può facilmente perdonare: Morrison è l’autentica rockstar del fumetto contemporaneo, e il fascino delle sue opere deriva principalmente dal fatto di essere eccessive e provocatorie. Nameless è il flusso di una coscienza sconvolta e infettata da immagini ancestrali ed inquietanti, un viaggio nell’inferno del subconscio a cui ci si approccia prima con titubanza, poi con compiaciuto abbandono.

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Un viaggio che non sarebbe stato ugualmente affascinante senza le illustrazioni di Chris Burnham, a cui è affidato il sostegno grafico all’immaginazione orrorifica dello scrittore scozzese. Il tratto del disegnatore di Officer Down ricorda molto quello di Frank Quitely, altro collaboratore storico dello sceneggiatore di Glasgow, ma tende più al grottesco: straordinariamente a suo agio tra interiora e bulbi oculari strappati, Burnham è bravissimo a suggerire l’orrore senza mostrarlo in primo piano, nascondendolo in campi lunghi agli occhi del lettore distratto, salvo poi farlo balzare sulla sedia facendo esplodere davanti ai suoi occhi immagini di crudeltà e supplizio. Anche grazie al suo apporto Nameless è una scheggia di ansia e terrore che si conficca nel cervello del lettore senza abbandonarlo, e che anzi necessita di più letture per decifrare ulteriori livelli di significato che potrebbero sfuggire ad una prima fruizione.

Ricordiamo che il fumetto è disponibile in edizione brossurata (pp. 168 euro 15.90) e cartonata (pp. 192, euro 24.90).

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Le 10 serie che hanno fatto la storia della Image Comics

  • Pubblicato in Focus

Il nostro ultimo approfondimento sulla Image Comics, in occasione dei suoi primi 25 anni, realizzato come media partner di Napoli Comicon, che dedicherà una mostra alla casa editrice, riguarda strettamente l'ambito fumettistico. Dopo avervi raccontato, dunque, la storia di questa realtà editoriale (parte 1 e parte 2) e aver intervistato il collezionista di tavole originali Enrico Salvini, ecco un elenco di quelle che secondo noi sono le 10 serie che hanno fatto la storia della Image. Una selezione non semplice, ma che riteniamo altamente significativa. La trovate qui di seguito, buona lettura.

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Youngblood

Tutto inizia qui, con Youngblood n.1 datato aprile 1992. L’avventura dei sette transfughi dalla Marvel inizia sotto il segno di Rob Liefeld e della sua estetica steroidea e ipertrofica. L’albo di esordio batte ogni record di vendite diventando il più venduto nella storia del fumetto indipendente. Youngblood sta agli anni ’90 come la musica tecno e un episodio di Renegade o Baywatch: pompato ed esagerato. Eroi di nuova generazione, dalle anatomie improbabili e pesantemente armati, che non si fanno scrupoli nell’eliminare un avversario se occorre. Autentico pop o trash americano a seconda dei giudizi. Nella visione di Liefeld, gli eroi si uniscono in un team non per “affrontare le minacce che nessuno avrebbe potuto affrontare da solo”, ma dopo essere stati selezionati dal governo, a cui rispondono. E sono molto sensibili alla celebrità e al fascino dei media. Elementi che verranno in seguito ripresi da autori più capaci in altri contesti, basti pensare a Mark Millar, e diventeranno un leitmotiv negli anni successivi. Oggi derisa come tutta l’opera di Liefeld, Youngblood resta, nel bene e nel male, il simbolo di un’epoca.

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Spawn

Il più grande successo commerciale della Image prima fase, che occupa stabilmente il podio delle testate più vendute negli Stati Uniti fino alla fine degli anni ’90. Todd McFarlane realizza un’originale commistione tra fumetto di supereroi e horror, genere per il quale aveva già mostrato una predilizione in alcune storie realizzate per la testata blockbuster Spider-Man per la Marvel. Protagonista della serie è Al Simmons, sicario dei servizi segreti statunitensi che ha deciso di ritirarsi ma la CIA, temendo che questi possa fare delle rivelazioni, ne ordina l’eliminazione. Una volta ucciso, Simmons si ritrova all’inferno dove stringe un patto col demone Malebolgia: guiderà il suo esercito infernale nel giorno dell’Armageddon se potrà rivedere la sua amata moglie Wanda. Il soldato torna quindi sulla terra, ma orrendamente sfigurato, benché dotato di poteri sovrannaturali e di un’armatura munita di mantello e catene senzienti. Cosciente delle sue lacune come sceneggiatore, McFarlane si servirà dell’apporto fondamentale di grandi autori come Moore e Gaiman che gli forniranno il pantheon di personaggi di contorno. Nel 1997 viene realizzato il lungometraggio lungamente vagheggiato da McFarlane, a firma del mestierante Mark A.Z.Dippé, ma il risultato artistico e commerciale è del tutto deludente.

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Savage Dragon

Anche se Erik Larsen aveva fatto esordire il personaggio già in alcune pubblicazioni degli anni '80, è nel luglio del 1992, con la nascita della Image Comics, che Savage Dragon si fa conoscere dal grande pubblico grazie a quella che è la serie attiva più longeva della casa editrice americana ancora scritta e disegnata dal suo creatore originale. L’abbozzo del personaggio viene creato dal giovane Larsen mentre si trova addirittura alle elementari. Successivamente viene ripreso e prende la forma del muscoloso forzuto dalla pelle verde e la testa a pinna. Comparso misteriosamente in fondo ad un cratere fumante, caduto da chissà dove, Dragon viene presto assoldato dalla polizia di Chicago per affrontare la piaga che assedia la città, il gruppo criminale denominato Circolo Vizioso e il suo leader, il misterioso Overlord. Serie fracassona e colorata, è una lettera d’amore di Larsen al fumetto di supereroi. Pur svolgendosi in una dimensiona puramente fantastica, la serie ha affrontato negli anni tematiche politiche e sociali care al suo autore, fino ad arrivare alle stilettate alle politiche anti-immigrati di Trump negli ultimissimi numeri. In Italia, la serie è stata pubblicata da Star Comics, Lexi ed Edizioni BD ma, purtroppo, non nella sua totalità.
Del fumetto esiste anche una serie animata in due stagioni da 13 episodi ciascuna.

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Stormwatch

Nella rosa delle proposte iniziali della Wildstorm di Jim Lee, Stormwatch viene considerata la sorella povera di WildC.A.T.S., il fiore all’occhiello dello studio. Se quest’ultima è la quintessenza dell’arte di Lee e della filosofia estetica dell’Image, Stormwatch è un ibrido malriuscito tra fumetto di supereroi e spionaggio, indecisa sulla direzione da prendere, anche perché abbandonata subito dopo la prima uscita da Lee e affidata ad una pletora di autori diversi e di seconda fascia. La musica cambia quando le sorti della testata vengono affidate a Warren Ellis, nuovo golden boy del fumetto inglese, che ha già al suo attivo serie di culto come Doom 2099, Druid, Hellstorm e Ruins in casa Marvel, oltre ad aver fatto passare un personaggio classico come Thor sotto le forche caudine del revisionismo supereroico nella saga WorldEngine. In un solo numero Ellis fa tabula rasa  delle precedenti gestioni, concentrandosi su un ristretto gruppo di protagonisti e introducendo personaggi epocali come Jenny Sparks e Jack Hawksmoor, concetti come il bleed trans-dimensionale e trasformando la serie in un avvincente kolossal a base di supereroi e cospirazioni governative. C’è qui in gestazione il fumetto di supereroi del nuovo millennio, quei widescreen comics che passando da The Authority, naturale evoluzione di Stormwatch, arriveranno fino a The Ultimates della Marvel.

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Supreme

Quando viene annunciata la collaborazione tra Alan Moore, il celebrato autore di Watchmen e V for Vendetta, e gli Extreme Studios di Rob Liefeld, il mondo dei comics ha un sussulto. Cosa  può avere a che fare il più grande scrittore di comics vivente con il controverso artista che è stato definito “l’Ed Wood” del fumetto? Tutto, se Moore dichiara di vedere nell’energia delle serie Image lo stesso entusiamo della Marvel degli inizi. Anni dopo ammetterà che gli assegni di Liefeld, Lee e McFarlane lo hanno aiutato a pagare i conti e a realizzare opere più personali. La cosa più importante è che, dalla sinergia con lo studio di Liefeld, uscirà una delle serie più celebrate degli anni ’90, Supreme. Il disegnatore ha creato il personaggio pochi anni prima, una versione folle e distorta di Superman perfettamente inserita nell’universo violento ed eccessivo di Youngblood e soci. Moore vede in Supreme la possibilità di raccontare la storia di Superman che non è più possibile raccontare, dopo la rimozione, in seguito a Crisis on Infinite Earths, di tutti gli elementi più naif del personaggio. Fatta tabula rasa di tutti gli avvenimenti precedenti, Moore trasforma Supreme in un commosso omaggio alla Silver Age dei comics, realizzando un capolavoro di metanarrativa, un fumetto che riflette sul fumetto stesso. Supreme è quello che Superman dovrebbe tornare ad essere ma non può più essere, perso in saghe infinite del sapore prettamente commerciale, a partire dalla famigerata Morte. La serie servirà anche a fornire un passato fittizio risalente alla Golden Age del fumetto all’intero universo narrativo di Liefeld.

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Astro City

Nella Image dei primi anni ’90, simboleggiata da prodotti non propriamente per palati fini, la fiaccola del fumetto d’autore viene portata da poche serie tra cui la più celebre è Astro City. Nata dall’amore dello scrittore Kurt Busiek per i fumetti della Silver Age letti da ragazzo, la serie racconta la vita della meravigliosa Astro City, città immaginaria dove individui dotati di straordinari poteri dividono la vita con persone ordinarie, semplici comparse sul palcoscenico delle loro straordinarie imprese. La serie ha la struttura di un’antologia: in un numero un eroe può testimoniare la lacerante dicotomia del passare le giornate a salvare vite, senza riuscire però ad averne una propria, in un altro osserviamo i tentativo di una persona comune nel riprendersi dopo essere stato preso in ostaggio da un supercriminale. I lettori con qualche capello bianco ricorderanno La Tua Vicinanza, commovente storia breve sugli effetti del reboot di un universo sugli abitanti “normali” di quell’universo, realizzata prima che i reboot andassero di moda. Da ricordare i disegni ombrosi di Brent Anderson, e il memorabile apporto di Alex Ross nella creazione grafica dei personaggi e delle copertine.

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Powers

Alla fine degli anni ’90, fallito il tentativo del decennio precedente di costruire un universo coeso di supereroi in grado di rivaleggiare con Marvel e DC, l’Image decide di voltare pagina, abbracciando progetti d’autore e preferendo la qualità della scrittura all’impatto delle immagini sconfessando, per la prima volta, le premesse da cui era nata. La serie che meglio rappresenta questa svolta è Powers, di Brian Micheal Bendis e Micheal Avon Oeming. Bendis è la stella nascente del fumetto statunitense, esponente del cosiddetto stile decompresso che sta cambiando il modo stesso di narrare una storia. La serie si svolge in un mondo in cui la presenza di individui con superpoteri è comunemente accettata ed alcuni sono diventati celebri vip; i protagonisti sono due agenti di polizia, Christian Walker e Deena Pilgrim, che lavorano nel dipartimento dedicato ai “casi” che coinvolgono persone con “poteri”. Lo stesso Walker è stato in passato un supereroe ma ne ha smessi i panni in seguito ad un evento tragico. La serie unisce atmosfere noir  a quelle prettamente supereroistiche, i dialoghi sono molto aderenti alla realtà e i ritmi sono quelli di serie tv come NYPD BLUE.  Precedendo di pochi anni il grande successo di The Walking Dead, è Powers il punto di svolta della Image del nuovo millennio.

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Invincible

Robert Kirkman è di certo uno degli autori più prolifici degli ultimi anni, tanto che la Image gli ha concesso di creare la sua etichetta editoriale Skybound sotto cui raccogliere i suoi prodotti. Tra questi troviamo anche Invincible, disegnato da Cory Walker, serie supereroistica che ha debuttato quasi in contemporanea con The Walking Dead ma che ha avuto un riconoscimento un po' più ritardato nel tempo. Una saga imbevuta di tutto quello che è stato il fumetto supereroistico fino agli anni 2000, mixato sapientemente con commedia e tanta tragedia, realismo narrativo e le tipiche scelte imprevedibili e sapientemente orchestrate di Kirkman. Risultato: un fumetto sorprendente e fresco, che reinventa il genere dei supereroi calandoli paradossalmente in una realtà molto più vicina a quella della gente comune, instaurando un rapporto intenso e duraturo con il lettore.

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The Walking Dead

Una serie che sicuramente non ha bisogno di presentazioni neanche fuori dal fumettomondo, complice la serie TV di successo, è The Walking Dead di Robert Kirkman, Toni Moore prima e Charlie Adlard poi, uno dei titoli di punta a livello di vendite e qualità per quanto riguarda la moderna produzione della Image, pubblicato in Italia da SaldaPress. Con un Eisner Award vinto nel 2010, The Walking Dead è sempre stato caratterizzato dall'imprevedibilità della scrittura di Kirkman, che non ci ha pensato due volte prima di far morire diversi personaggi fan-favorite alla George R. R. Martin, dando vita ad uno storytelling fresco e ricco di cliffhanger e rapidissime rampe ansiogene che tengono i lettori incollati alle pagine di un fumetto sugli zombie in cui nessun sopravvissuto è al sicuro.

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Saga

Saga di Brian K. Vaughan e Fiona Staples è senza dubbi la gallina dalle uova d'oro della Image odierna. Un successo clamoroso per una delle serie più fresche, interessanti e accattivanti attualmente pubblicate. Vincitrice di numerosi Eisner Awards, Harvey Awards e un Hugo Award, la serie è tra le più acclamate e amate dal pubblico. Celebrata per essere in grado di trattare tematiche complesse e delicate come la differenza etnica, la guerra, la varietà e la libertà della sessualità e del gender, l'evoluzione realistica e non stereotipata del nucleo familiare di fronte a difficoltà impreviste, oltre che una trama fresca e imprevedibile, sapientemente narrata da Vaughan, Saga sa arrivare direttamente al cuore del lettore, rimanendovi ancorato. E in questo non vanno di certo dimenticate le splendide tavole della Staples, che delizia i lettori ad ogni numero con trovate eccezionali e una cura meticolosa nel character design, nella composizione del layout e nelle dinamiche rappresentate.

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