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Superman 1 -2 (116-117)

Grazie a Convergence e il one-shot di Rinascita, i lettori delle avventure di Superman hanno iniziato a familiarizzare con due eventi dalla grande portata narrativa e legati tra loro: le avventure del kryptoniano eroe che hanno iniziato a leggere con il reebot New 52, cinque anni fa, erano le avventure di un altro Superman e questo Superman ora è morto. Ma di chi sono, dunque, le storie contenute in questo primo albo di Rinascita? Comunque di una vecchia conoscenza per i lettori, il Superman di cui hanno letto dal 1985 fino al 2011 e, precisamente, si tratta dell’Uomo d’acciaio tra l’evento Crisi sulle Terre Infinite e l’inizio di New 52.

Peter Tomasi e Pat Gleason, alla sceneggiatura, introducono questo familiarmente sconosciuto Clark Kent, sposato con Lois Lane e con figlio, che accetta, con non poche reticenze, di ereditare il mantello del Superman deceduto, ufficiando la sua presenza come eroe, dopo gli anni passati ad agire, raramente, nell’ombra. Il racconto vira fortemente sui toni intimisti lasciando l’azione fuori dalla lettura e concentrandosi sulle emozioni e le intenzioni dei protagonisti. L’intera storia ruota attorno al perno della morte: da eroe, Clark Kent, vuole scongiurarla, da essere umano, Lois Lane, vuole rispettarla, ma entrambi sono bisognosi di accettare il cammino che gli si profila davanti. Una sceneggiatura sobria, con l’obiettivo di introdurre il nuovo status quo delle avventure dell’eroe kryptoniano, che si interroga, attraverso i due personaggi, sul valore del sacrifico, non necessariamente come “sacrificio ultimo”, ma come frutto di scelte altruistiche che possono, o meno, condurre a strade a volte inaspettate, a volte necessarie. Le matite di Doug Mahnke restituiscono con grande maestria e tecnica l’approccio quasi distaccato, filosoficamente raziocinante della sceneggiatura, attraverso le granitiche figure che popolano le vignette del racconto.

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Il piccolo Jon è il protagonista e la voce narrante del secondo numero: cosa vuol dire vivere con i superpoteri accanto ad un padre che, dopo anni, ha deciso di intraprendere la vita superoistica? Jon ancora non sa come usare i suoi poteri, cosa vuol dire celarli al mondo e quali possono essere le conseguenze del loro utilizzo senza la supervisione di chi, come lui, ha già affrontato tali questioni. Il conflitto generazione padre-figlio è alle porte e preannuncia una sotto-trama che, se sviluppata nelle prossime uscite, potrebbe dare un'inedita versione di Superman, alle prese con le proprie questioni irrisolte legate alla sua adolescenza. Tomasi e Gleason scelgono solo di introdurre tale questione, rendendo Jon un protagonista con un ruolo, probabilmente, determinante nelle avventure dell’Uomo d’Acciaio. Le matite di Mick Gray assolvono al loro dovere di illustrare il racconto dal punto di vista del piccolo Jon: la figura imponente del padre, per lui punto di riferimento, è scultorea e granitica, anche nel momento del conflitto, mentre un tratto maggiormente cartoonesco si presta per la raffigurazione del giovanissimo ragazzo.

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Se questo numero riparte da 1, non lo fa Action Comics che prosegue con la numerazione pur allacciandosi alla “rinascita” di Superman. La figura di Doomsday è maggiormente presente, dopotutto, ai testi, troviamo il deus ex machina dietro La Morte di Superman (1992), Dan Jurgens.
Meno intimista e più d’azione, il “nuovo” Superman deve prendere una posizione definitiva tra il rimanere nascosto o prendere il posto dell’Uomo d’Acciaio. Durante una rapina ad una banca, consapevoli della morte dell’eroe, i quattro rapinatori non si aspettano la presenza dello stemma della famiglia El e si aspettano ancora meno che ad indossarlo è Lex Luthor, in armatura rosso-blu che pubblicamente si proclama come erede di Superman. La sceneggiatura di Jurgens si concentra sullo scontro identitario tra i due protagonisti, l’uno che dubita dell’altro. Lo scontro fisico è anche sul piano ideologico: chi deve ereditare il “mantello” di Superman? Quali sono le motivazioni dietro Lex Luthor? Risposte destinate a rimanere insolute per l’arrivo di un personaggio ben noto ad entrambi. Il racconto è ricco di colpi di scena e il punto di vista a cui il lettore aderisce e quello della moglie Lois Lane e del figlio Jon che guardano in diretta lo scontro tra Lex e Superman: tante le domande, molti i dubbi, diverse le cose che sorprendono e i testi di Jurgens concedono poco spazio alla risoluzione narrativa in favore di un crescendo misto di ansia e curiosità che rende avido il lettore in attesa di conoscere il prosieguo del racconto.
Per la storia, prepotentemente virata sull’action supereroistico, i protagonisti muscolari sono disegnati con un tratto felicemente poco pulito da Patrick Zircher, che concentra la sua attenzione, e quella dell’eroe kryptioniano, sul “fantasma” Doomsday: l’ultimo, devastante, scontro con l’alieno era costato molto caro a questo Superman.

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Il terzo racconto degli albi della “rinascita” di Superman, vede come protagonista un personaggio che sembra essere agli antipodi rispetto all’Uomo d’Acciaio: Kong Kenan, bulletto adolescente, di Shanghai, scapestrato, irriverente, pronto a mettersi in mostra. Mentre vessa, come d’abitudine, il suo compagno di scuola Luo Lixin, l’arrivo del supercattivo Condor Blu scatena in lui qualcosa di inaspettato: lancia una lattina al criminale che stava tentando di rapire Luo, facendogli perdere la presa e costringendolo alla ritirata. Il gesto eroico non passa inosservato e Kang viene subito intercettato da Laney Lang, giornalista di Primetime Shangai. Ma la giovane reporter non è l’unica ad averlo notato: pronto a farlo diventare un eroe, nell’ombra, agisce il Ministero dell’Autonomia. L’aria che si respira nella sceneggiatura di Gene Luen Yang è quella del dejavù: oltre l’assonanza dei nomi dei protagonisti, le “strizzate d’occhio” al lettore di Superman sono disseminate ovunque, ma quello che leggiamo è una sorta di remake-reboot cinese delle avventure di Superman. La genesi del protagonista non potrebbe essere più differente: orfano alieno Superman, padre assente per Kong, principe kryptoniano il primo, bullo di periferia cinese il secondo, identità segreta per l’Uomo d’Acciaio, vanto per il neo Super-Man (fondamentale la presenza del trattino). Eppure entrambi accomunati dal bisogno inconscio ed irrefrenabile di aiutare il prossimo. Il racconto non riesce, comunque, a convincere del tutto: il voluto “tarocco” made in china risulta essere troppo stucchevole nel voler rimandare ai personaggi originari e il protagonista non ha ancora la complessità per reggere l’intera narrazione. I disegni di Viktor Bogdanovich non aiutano lo svolgimento: forse troppo “canonici”, non osano con sperimentazioni grafiche che avrebbero, forse, accresciuto il valore del “gioco” iconico, a tratti parodico, che la sceneggiatura tenta di conferire al racconto. Dopotutto, siamo all’inizio delle avventure di Super-Man, e bisogna attendere che il terreno si stabilizzi.

Con il difficile compito di non ripartire, ma di raccogliere le fila editoriali di Superman, questo primo albo riesce nell’intento di porsi tra ponte tra gli assidui lettori dell’Uomo d’Acciaio e i prossimi sviluppi narrativi, ma anche come incipit per i nuovi lettori, ricostruendo il passato dell’eroe necessario alla comprensione di ciò che avverrà.

Dati del volume

  • Editore: RW Edizioni
  • Autori: Testi di Peter Tomasi, Pat Gleason, Dan Jurgens e Gene Luen Yang, disegni di Doug Mahnke, Mick Gray, Patrick Zircher e Viktor Bogdanovich
  • Genere: Supereroistico
  • Formato: 16,8×25,6, S, 72 pp, col. (Cad.)
  • Prezzo: 3,75€
  • Voto della redazione: 7
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