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Lanciostory Skorpio Maxi #13

Dalle ceneri dei due mensili vintage dell’Aurea in grande formato, figli degli storici settimanali Lanciostory e Skorpio, ne è sorto uno solo però potenziato nell’offerta e nella confezione.
Il formato “maxi” è rimasto invariato ma l’allestimento è mutato in albo brossurato con carta di grammatura leggermente superiore, più gradevole a vista e tatto, e l’inserimento in pianta stabile di produzioni franco-belghe provenienti anch’esse dal glorioso passato Eura, proposte in tomi completi all’interno della rivista. Oltre a ciò spicca una foliazione più sostenuta, con tre sedicesimi in più rispetto alle preesistenti incarnazioni, che danno uno spessore più vigoroso con la promessa di tempi di lettura allargati.

Non del tutto sopiti, purtroppo, i temuti “svarioni tecnici”: una rilettura più approfondita prima di andare in stampa impedirebbe gli errori nati dalla fretta come quelli di battitura nel lettering o nella composizione dei titoli di portata in copertina, nel sommario, all’interno, oppure nell’attribuzione dei credits (non va bene sbagliare il nome di battesimo di Saccomanno, un autore pubblicato diverse centinaia di volte, ma non c’è solo questo).
Alcune scelte grafiche discutibili, vedi la fascia colorata con numero e prezzo di copertina in caratteri enormi, come anche lo strillo sul numero di pagine o lo stesso confusionario logo della testata che non ha un’identità grafica ben definita (magari sarebbe stato più utile far risaltare la dicitura Maxi e ridurre i loghi dei settimanali, comunque riconoscibili), concorrono a una sensazione di last minute, di un prodotto chiuso in tipografia all’ultimo minuto utile causa scadenza per pubblicazione imminente, senza che sia stato possibile rivedere il tutto con calma.
Eppure su altre testate - ad esempio Gli Integrali BD - si nota la dovuta attenzione e il prodotto risulta indiscutibilmente più curato, praticamente inattaccabile a qualsivoglia critica alla resa del prodotto dal punto di vista grafico e di confezione globale.

Dietro una copertina illustrata da Hermann che riproduce il primo volume di Jugurtha, l’albo si apre con un emozionante episodio della saga di Hor il temerario (figlio dello Yor indicato in copertina e nel sommario). I disegni di Juan Zanotto impreziosiscono questa dozzina di pagine sceneggiate da Diego Navarro (ovvero Eugenio Zappietro) e viene voglia di leggerne ancora altrettante, ma a quanto sembra ciò accadrà soltanto nel prossimo numero dove è prevista una doppia razione di episodi.

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Larry Mannino - Distretto 56 salta misteriosamente un capitolo della sua cronologia e passa al presente episodio. Comprendiamo la scelta di decolorare le tavole pubblicate quarant’anni fa, ma allora perché non affidarsi alle tavole già lavorate dall’Eura per la versione-inserto che erano già in bianco e nero? Sulla storia poco da dire: classico poliziesco agrodolce del commissario Eugenio Zappietro (qui si firma Ray Collins) per gli efficaci disegni di Lito Fernández e del suo studio.

Il primo dei tre autoconclusivi di quest’albo. Aquila di Emilio Balcarce e Frank Szilágyi è una dura storia, ambientata durante la seconda guerra mondiale, in cui non c’è proprio spazio per il riscatto.

È il turno quindi di Casanegra Hotel, claustrofobico horror firmato da Iván Guevara e disegnato da Alberto Balbi con interventi anonimi di altra mano. Bella la costruzione delle tavole per una storia assai piacevole da leggere.

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Eccoci alla bédé in volume completo. Si è scelto di partire con “ugurtha, peplum d’antan firmato da Jean-Luc Vernal e affidato nei suoi primi due tomi a un Hermann ancora “in fieri” dall’essere il rinomato autore di caratura internazionale. La serie fu ripresa circa un decennio dopo dal medesimo sceneggiatore, con trame di respiro maggiore e lunghezza canonica e i disegni dell’eccellente Franz.
Il genere non è per tutti i palati e la suddivisione in brevi capitoletti - le storie furono precedentemente pubblicate sulla rivista Tintin e solo successivamente raccolte in album - appare desueta al lettore di oggi, maggiormente orientato verso una lettura omogenea, eppure la maestria di Vernal è tale da trasmettere perfino la sensazione della sabbia rovente. Hermann un po’ lezioso e forse non perfettamente a suo agio come invece su altri suoi lavori dell’epoca, ma appone comunque una sua precisa impronta alla serie.
Il personaggio Jugurtha è decisamente arrogante e poco incline a riconoscere gli altrui meriti, ma leggere le sue avventure è soddisfacente.

Con Skorpio, il vendicatore solitario ritroviamo il talento artistico enorme di Ernesto García Seijas ma la storia di questo numero, ideata dal solito Ray Collins, non è delle sue migliori. La sensazione di “déjà-lu” impera.

L’ultima storia libera Né tanto alto né tanto lungo è tra le più ficcanti parabole ideate da quello scrittore di razza che è Guillermo Saccomanno, maestro nel descrivere l’animo e le miserie umane. Qui eccezionalmente in team con Quique Alcatena, meno visionario e allegorico rispetto al solito, ma sempre capace di meravigliare il lettore con le sue personali evoluzioni grafiche.

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I Partigiani: Operazione Fiocco di Neve chiude la rivista. Un’altra storia di guerra, stavolta da parte di Djordje Lebovic e Jules, esperti autori slavi. Nonostante le premesse, la storia risulta piuttosto noiosa, con delle soluzioni poco credibili nello svolgimento della trama. Nel prossimo numero tale serie dovrebbe giungere a termine, nella speranza che venga rimpiazzata non necessariamente da un altro lavoro inedito (anche se ciò sarebbe allettante), sarebbe preferibile che l’Aurea lasciasse maggiore spazio di manovra alle serie già in pubblicazione e a quelle che vorrà riproporre nell’imminente futuro, con due o tre capitoli per volta in modo da pervenire al loro completamento quanto prima.
Non siamo più negli anni ’70 e ’80, quando sui settimanali tra un episodio e l’altro di una serie intercorrevano anche un paio di mesi. Siamo nell’epoca del “tutto e subito” e bisogna che ci si adegui: se non “subito”, perlomeno “presto”.

Infine una nota-flash su editoriali e rubriche. Vanno benissimo così, la bravura e la capacità nel saper coinvolgere chi legge di Roberto Vacca e Luca Raffaelli è fuori discussione. Al massimo bisognerebbe aggiungere di tanto in tanto qualche nota bio-bibliografica sugli autori dei fumetti presenti nell’albo qualora lo spazio lo permettesse.

L’operazione-brossurato è, dunque, felicemente riuscita per quanto riguarda la confezione, bisognerebbe concentrarsi di più sul livello di attenzione redazionale. A livello artistico, ovvero il “core” del prodotto, ci siamo: in una rivista è corretto e oltremodo normale che siano presenti più voci, più stili, più generi. Il gusto personale è una variabile che l’editore non può ponderare, al limite può provare ad anticipare o cavalcare le tendenze attuali di genere.

Dati del volume

  • Editore: Editoriale Aurea
  • Autori: Testi di Diego Navarro, Ray Collins, Emilio Balcarce, Iván Guevara, Jean-Luc Vernal, Guillermo Saccomanno, Djordje Lebovic, disegni di Juan Zanotto, Lito Fernández, Frank Szilágyi, Alberto Balbi, Hermann, Ernesto García Seijas, Quique Alcatena, Jules
  • Formato: 19x27, B, 148 pp
  • Prezzo: 4,90€
  • Voto della redazione: 7,5
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