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Kobane Calling

Sono passate solo tre settimane dall’uscita dell’ultima fatica letteraria di Zerocalcare, e il suo Kobane Calling, edito da Bao Publishing, è già diventato un caso nazionale. Per la prima volta, infatti, un fumetto si è piazzato in cima alla lista dei libri più venduti in Italia, un successo più che meritato per un’opera che va letta e riletta per coglierne le numerose sfumature.
Preceduto dai reportage che l’autore aveva realizzato per la rivista Internazionale: Kobane Calling, appunto, e Ferro e piume, il libro assume un ruolo importante per tutto il panorama fumettistico italiano; basti pensare che il testo viene pubblicato in una tiratura di 100mila copie. Numeri importanti per un’opera che scommette sulla possibilità di unire impegno sociale e leggerezza, che vuole divertire ma soprattutto far riflettere. Una scommessa che, precisiamo subito, vince a mani basse.

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In circa 270 pagine Michele Reich racconta il suo viaggio da Roma Nord al Kurdistan, attraverso la Siria, l’Iraq, la Turchia, per raggiungere il Rovaja: un’area nel Nord della Siria non riconosciuta dalla comunità internazionale e retta da un confederalismo democratico regolato da un contratto sociale che prevede convivenza etnica e religiosa, partecipazione, emancipazione femminile, redistribuzione delle ricchezze. Una costituzione all’avanguardia che deve fare i conti con la terribile avanzata dell’Isis e che, nonostante tutto, riesce a resistere grazie alle unità di protezione del popolo curdo maschili e femminili.

Un viaggio che l’autore intraprende spinto da un’unica domanda ovvero se si trasferirebbe mai nella Rojava. Per trovare questa risposta egli ripercorre il suo tragitto, accompagnato non più dal fedele Armadillo, ma dalla figura quasi mitologica del Mammut di Rebibbia, quasi a voler sottolineare la differenza di tematiche rispetto alle opere precedenti. È lo stesso Mammut a porgli questa delicata domanda, quasi indispettito dal fatto che l’autore possa allontanarsi dalle proprie radici, da quel senso di appartenenza che ha sempre decantato nelle opere precedenti. La risposta arriva, ma non è così scontata come si possa pensare, è ragionata, ponderata, sorprendente.
Attenzione, però, ciò non significa che ci troviamo di fronte un racconto pesante e didascalico, anzi, il fumettista romano non abbandona la sua consueta ironia, e il suo punto vista strettamente personale, infarcito di elementi nerd e citazioni continue. La tematica più impegnata non altera il linguaggio, sia scritto che disegnato, riuscendo a miscelare perfettamente il racconto della realtà che incontra lungo il suo viaggio alle proprie emozioni, che sono principalmente fobie, angosce e senso di colpa, ma anche stupore, felicità, gioia, il tutto senza mai calcare di ritmo. Il lettore, così come l’autore, durante la lettura/viaggio acquisisce una consapevolezza che non scaturisce solamente dall’esperienza diretta ma anche da un racconto vero, crudo, e quindi estremamente realistico. Senza alcun tipo di retorica Zerocalcare ci mostra la vita quotidiana di chi a Kobane vive e combatte, di chi sogna e chi ama, di chi cerca di ripartire da un’ideale, in uno scenario tanto terribile quanto desolante.

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Il quadro che ne esce, infatti, è totalmente diverso da quello che vogliono raccontarci i mass media. Lo stesso autore, infatti, tende più volte a precisare che questi non sono solo luoghi dove la cultura sembra essere scomparsa, e dove l’intolleranza regna sovrana. Riconosce che le sue aspettative, o meglio dire ansie pre-partenza, crollano di fronte ad un’umanità inaspettata, a una voglia di democrazia e di cultura che noi occidentali fatichiamo a comprendere. Le popolazioni di cui ci fa testimonianza non cercano solo di resistere all’Isis, ma anche di costruire un nuovo tipo di società. Egli vuole raccontare questi tentativi attraverso gli occhi di una delle parti in campo.

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Dalle pagine di Kobane Calling emergono tutta la sensibilità, e l’umanità di un’artista che vuole semplicemente trasmetterci ciò che ha visto, e vissuto, senza alcun tipo di filtro: dalle paure più banali (come vivere senza cellulare per pochi giorni, o fare colazione con le lenticchie), all’orgoglio di essere al fianco di chi lotta ancora per un’ideale. Il fascino e l'ammirazione che Zerocalcare ha per queste persone, per questi luoghi, emerge chiaramente, senza bisogno di parole e, con lui, anche noi ne rimaniamo incantati, pur percependo quel senso di impotenza che ci lascia inermi di fronte ad una situazione così controversa.
Percepiamo chiaramente la passione e l’intensità di un racconto che sembra quasi alternare momenti intimi e personali, a momenti di puro reportage; ha il merito, e soprattutto la bravura, di immergere il lettore in una realtà tanto distante geograficamente ma quanto spesso, purtroppo, anche umanamente. Il messaggio che Zerocalcare ci vuole mandare arriva chiaro, diretto, senza sensazionalismi, sintomo di una maturità espressiva raggiunta pienamente.

Un libro che scorre via in maniera veloce, come una chiacchierata con un amico. Sorrisi, rabbia, lacrime, emozioni che rimarranno dentro, e continueranno a far battere un cuore: il cuore di Kobane.

Dati del volume

  • Editore: Bao Publishing
  • Autori: Testi e disegni di Zerocalcare
  • Formato: 26,5x19, C., 270 pp.
  • Prezzo: 20€
  • Voto della redazione: 8
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