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Moon Knight 1: Dalla morte

Anticipate dalla recensioni entusiaste della critica americana e dalla calda accoglienza riservatagli dal pubblico d’oltreoceano, sono finalmente arrivate anche in Italia le storie di Moon Knight prodotte dal duo Warren Ellis (testi) e Declan Shalvey (disegni). Attesa ripagata per un ciclo di storie che si avvia a diventare un classico moderno. Dopo la trasferta losangelina narrata nel ciclo di Brian Micheal Bendis e Alex Maleev, Ellis riporta il Cavaliere Lunare nella Grande Mela, ambiente più consono per il personaggio e per le storie dal tono noir che lo scrittore inglese è interessato a raccontare.

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Come nei cicli più ispirati della sua carriera, Ellis si avvicina al character di cui si appresta a raccontare le vicende rispettando la tradizione del personaggio, ma allo stesso tempo sconvolgendone lo status quo e proiettandolo nel futuro. Lo scrittore inglese opta per lo stile asciutto e infarcito di azione, simile ad un episodio del serial 24, da lui inaugurato con Global Frequency durante il suo periodo alla Wildstorm e utilizzato ancora durante il suo breve ciclo di Secret Avengers. Proprio in queste storie Ellis cominciava la sua marcia di avvicinamento al personaggio di Moon Knight, ridefinendone il look grazie alle matite di Micheal Lark nella storia Aniana e trasformandolo da problematico vigliante notturno in preda a una perenne crisi di identità a risoluto agente segreto. Ellis porta a compimento l’opera di trasformazione del personaggio in questo volume: viene sancito definitavamente che la teoria che stava alla base di tutte le precedenti versioni del personaggio, cioè che il Cavaliere Lunare fosse afflitto da DDI (Disturbo Dissociativo dell’Identità), era sempre stata errata. Moon Knight è stato davvero scelto da una entità ultraterrena per essere il suo agente nel nostro mondo, e il suo cervello ha creato identità diverse per accettare quello che alla ragione umana risulta inspiegabile.

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Ellis non rompe con la tradizione del personaggio: c’è sempre il crociato notturno di bianco vestito, l’aliante a forma di mezzaluna, il dio egizio Khonshu… ma tutto è completamente diverso.  Se con Stormwatch aveva trasformato una serie di scarso successo incentrata su un supergruppo non troppo originale nella serie più influente e imitata degli anni '90 e primi anni 2000, con Moon Knight lo sceneggiatore inglese compie l’ennesimo strabiliante rinnovamento di un franchise che sembrava aver ormai giocato tutte le sue carte. I dialoghi taglienti come rasoiate, lo script che catapulta immediatamente il lettore nel vivo dell’azione senza inutili fronzoli, sono il marchio di fabbrica di un Ellis che segna un distacco profondo dallo stile prolisso e, come è stato definito dalla critica, decompresso, di Brian Micheal Bendis, deus ex machina dell’ultimo decennio del Marvel Universe e ultimo sceneggiatore ad essersi cimentato con le avventure di Moon Knight prima dell’avvento dell’autore inglese. In ultima analisi, quello operato di Ellis è l’aggiornamento brillante di un topos, quello del Cavaliere Solitario che arriva in città per portare la giustizia e raddrizzare i torti, l’escluso rancoroso verso il sistema che opera ai confini della legge, togliendo le castagne dal fuoco ad istituzioni ormai inadeguate.

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Il risultato finale, però, non sarebbe potuto essere ugualmente entusiasmante senza le tavole di Declan Shalvey, giovane disegnatore irlandese fattosi notare precedentemente con Thunderbolts e Deadpool. Le pagine di questo volume di Moon Knight ci parlano di un talento puro, uno dei più cristallini tra quelli emersi sulla scena fumettistica degli ultimi anni. Le illustrazioni di Shalvey accompagnano la sceneggiatura di Ellis con uno storytelling fluido ed essenziale, che riesce nel compito, non facile, di tradurre in immagini lo stile narrativo dello scrittore. La composizione tradizionale della tavola lascia spesso il campo ad ardite soluzioni sperimentali che lasciano di stucco il lettore: il climax dell’arte di Shalvey viene toccata nella quarta storia del volume, Sonno, dove la rappresentazione onirica della dimensione del Sogno raggiunge vette di eccellenza artistica inusuali per un comic book seriale, quasi da avanguardia. Menzione d’onore per i colori densi di Jordie Bellaire, completamento ideale ai disegni di Shalvey.

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Moon Knight: Dalla Morte rappresenta una felice eccezione nella produzione Marvel più recente, dominata da logiche commerciali e da una certa sudditanza nei confronti della propria divisione cinematografica. Ellis & Shalvey confezionano un manuale in sei capitoli su come si possono (e, aggiungerei, si devono) realizzare i fumetti di supereroi nel 2015, rendendo degli stereotipi ormai ampiamente abusati nuovamente freschi ed originali. Particolarmente felice poi la veste editoriale scelta della Panini, un elegante volume cartonato dal costo contenuto che ci sembra il modo ideale di presentare questo primo, vero must have del 2015.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Warren Ellis, disegni di Declan Shalvey
  • Formato: 17x26, C, 128 pp, col.
  • Prezzo: 12€
  • Voto della redazione: 8
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