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Lupo Alberto - L'integrale 1

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Dovendo coniare un aggettivo per Lupo Alberto - L’integrale, la scelta più azzeccata sarebbe silveriano, che è brutto da sentire ma rende l’idea di un autore, Silver, in grado di plasmare la materia umoristica a proprio uso e consumo, distillando le influenze più disparate e arrivando a una soluzione nuova, in bilico tra ironia adulta e trovate bambinesche. Come già detto: Lupo Alberto è un fumetto speciale.

Panini Comics, continuando l’opera di inglobamento del fumetto nazionale e non (da Charlie Brown a Topolino, hanno tutti passato almeno una notte nell’harem di Sallustro), dà alla stampe il primo volume dell’opera (quasi) omnia del personaggio, con gli anni 1974-1985. “Quasi” perché qualcosa, da tutto il cucuzzaro, manca.
Va sgombrato il campo da inevitabili equivoci e sgambetti comunicativi: la raccolta inizia con le tavole autoconclusive e lascia fuori le prime mille strisce, pubblicate a più riprese da Rizzoli e Mondadori. Quindi proprio “integrale” non è. Il perché dell’uso del termine “strisce” è probabilmente imputabile alla volontà di non confondere il lettore generalista con un termine troppo tecnico come “tavole”. Ma di questo si tratta, delle tavole.
Di fatto, è l’unico punto critico di tutta l’operazione, che si sperava potesse assurgere a raccolta definitiva e parte invece zoppa. Le decisioni sul perché e sul per come della scelta lasciano il tempo che trovano. Da qui, però, possiamo iniziare a ragionare sul materiale.

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Il volume mostra in nuce le componenti fondamentali della serie. Il cast, innanzitutto. Per quanto il fumetto sia focalizzato sull’eroe eponimo, grande elemento del testo è la coralità: poche strisce del genere funny animals possono vantare un cast di comprimari così ben caratterizzato o con una struttura così ben definita, non solo nel primo piano ma anche sullo sfondo. Lavori come Mutts o Garfield puntano tutto sui loro protagonisti ed è difficile pensare a un comprimario ben caratterizzato. Anzi, è difficile pensare a un qualsiasi comprimario di questi due titoli - mentre il compito si fa più facile con Lupo Alberto, anche solo a spanne (leggi “il maiale sarcastico”, “il papero stupido”, “la gallina ninfomane”). Ancora, sono presenti assaggi della metatestualità, qui declinata nelle più varie forme: la consapevolezza della fattoria di essere un fumetto, le rare intrusioni dell’autore, il fumetto dentro al fumetto che Enrico cerca di produrre, con scarsi risultati; il doppio livello referenziale è sfruttato spesso nelle tavole di Silver, il più delle volte con fare estemporaneo, altre con intenti più seriosi.

Le trecento e rotte pagine del tomo sono un reperto storico con cui il lettore può ammirare il modo in cui Silver scolpisce nel tempo il proprio personaggio: col passare delle pagine, e degli anni, Lupo Alberto e soci cambiano, tanto di forma quanto di sostanza. Segni di instabilità creativa, ma allo stesso tempo di versatilità dei personaggi. Enrico passa dall’essere un compassato reduce di guerra (non importa quale, tant’è che cambia ogni volta) alla parodia del fumettista tormentato. È il molesto inquisitore di Silvietta, la passera scopaiola, è spalle e aiutante in una striscia e protagonista in quella dopo. Il Lupo, invece, è tra i personaggi più malleabili dal punto di vista estetico. Di solito esistono due vie percorribili: il personaggio dal design immutabile, dalla prima all’ultima vignetta resta quello che è, sufficiente a sè stesso e imperturbabile di fronte al tempo che passa. Ci rientrano Calvin & Hobbes, per esempio, che non sono mai cambiati di una virgola. Poi ci sono quelli incoerenti, instabili per la capacità di adattarsi alla forma del proprio presente, che rischiano di risultare datati ma allo stesso tempo assurgono a testimoni grafici delle fasi di una vita, la propria, quella dell’autore o del lettore. Alberto si situa in quest’ultima categoria, insieme a Charlie Brown e Snoopy. Il tratto da minuto e sottile si irrobustisce, diventa viscoso e spesso, perdendo di definizione ma guadagnandone in voluminosità dei corpi, per poi arrivare a una sintesi delle due opposizioni che è tuttora visibile sul mensile.

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Ma a evolversi è soprattutto il tono, che dopo un bagno nell’umorismo un po’ beota di Chuck Jones (la finta pubblictà del dentifrico Furbam’s, le esplosioni con la scritta “Fine!”) è stato spurgato dalle tossine dell’influenza creativa dei maestri. Certa roba è un po’ invecchiata, certi trovate appaiono ingenue, ma alcune tavole restano brillanti e incisive. Perché certe cose ancora funzionano? Qual è l’alchimia di scrittura e disegno che rende efficace il prodotto? C’è qualcosa di ineffabile nell’umorismo del Lupo, frutto di scelte che sfruttano tutti i livelli del mezzo fumetto. A volte fa ridere anche solo un’attitudine, un atteggiamento. Non servono battute nelle War memo, strisce in cui Enrico la Talpa rievoca fittizie esperienze belliche. Basta il talpide in posa crepuscolare, disegnato con tratto fluido, e l’onomatopea “Sob!” per creare qualcosa di intrinsecamente comico. Proprio con le onomatopee Silver sfoga il suo estro; l’autore non si accontenta delle canoniche “sigh”, “sniff” o “zzz”, crea e modella il linguaggio a proprio uso e consumo, uscendose con mostruosità lessicali come “Tapum!”, “Sbrenghete!”, “Srabadan-Pum!”. Picco del volume e della produzione generale di Silver è Storia di uccello, che si configura come una reazione di Silver al clima di piombo degli anni settanta: Alberto si fa involontario tutore di un uccellino che deve imparare a volare. Di fronte all’ipocrisia di un fumetto che mostrava le armi ma mai gli effetti del loro uso, l’autore modenese mette in scena una tragedia interrazziale venti anni prima di Sepúlveda, mescolando ironia distaccata a un senso di coinvolgimento emotivo che sconfina nell’incapacità del fumettista di proseguire con la narrazione.

L’edizione, riecheggiante dello studio sulla confezione effettuato da Fantagraphics Books, è minimalista; pur costituendo una buona contestualizzazione al neofita, l’introduzione e l’intervista incipitale a Silver di Aurelio Pasini rimangono nell’ovvio e non aggiungono nulla a quanto già scritto negli anni. Nonostante i lievi difetti, Lupo Alberto - L’integrale è un’ottima occasione per riscoprire - o far scoprire - un personaggio capitale all’interno del fumetto italiano che di italiano ha davvero molto.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi e disegni di Silver
  • Formato: 21x16 cm, brossurato, 320 pp., b/n
  • Prezzo: 28 €
  • Voto della redazione: 8
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