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L'arte di volare

001 Edizioni porta in Italia uno dei titoli più ammirati e premiati del fumetto spagnolo, El arte de volar di Antonio Altarriba e Kim, subito aggiudicatosi il Gran Premio Romics 2013. Altarriba (Saragozza, 1952) insegna letteratura francese all'Università dei Paesi Baschi, è autore di narrativa e sceneggiatore e studioso nel campo del fumetto. Kim (nome d'arte di Joaquim Aubert i Puig-Arnau - Barcellona, 1942) è un professionista delle nuvole parlanti da quasi quarant'anni, celebre in patria in particolare per la serie umoristica Martinez, El Facha, vista da noi solo brevemente su Totem Comics nei primi anni '90.

L'opera racconta, in una commistione tra realtà e finzione, la vita del padre dello sceneggiatore, Antonio Altarriba Lope (1910 – 2001), dall'infanzia al suicidio all'età di 90 anni, lungo quasi tutto il secolo breve della Spagna: dalla fine della dittatura di Primo de Rivera a quella di Francisco Franco, passando per  la seconda repubblica, la guerra civile e la seconda guerra mondiale. In questo contesto storico, del quale è a volte protagonista ma molto più spesso vittima, scorre l'esistenza di Antonio, comune a molti spagnoli della sua generazione, della quale ripercorriamo ogni evento fino ai più privati.

L'arte di volare è un lavoro potente, complesso, graficamente e narrativamente al livello delle migliori produzioni fumettistiche moderne. Una biografia insieme reale e fantastica che ha il passo del romanzo, un'analisi storico/sociale compiuta attraverso carne e sangue ancora caldi, una riflessione sulla sconfitta esistenziale di tanto genere umano di fronte alla Storia e insieme un inno all'ideale impossibile: l'arte di volare oltre le mura della meschinità umana e del Potere.

Viene alla mente, anzitutto, l'abusata definizione della Nona Arte come “letteratura disegnata”; l'opera ha un taglio letterario persino lievemente eccessivo, pur utilizzando in maniera egregia, soprattutto grazie al lavoro di Kim, le potenzialità del medium fumetto. E' di quest'ultimo [1] la scelta di una classica composizione a tre strisce della pagina, con una non grande varietà di soluzioni per quanto riguarda il numero e le relative dimensioni delle vignette all'interno di esse. Unito alla scansione temporale cronologica (solo le tre tavole di prologo fanno eccezione), questo elemento rende lineare l'esperienza di lettura di una sceneggiatura molto densa, fatalmente compressa per la quantità di informazioni, avvenimenti e personaggi presenti e caratterizzata dall'uso frequente di didascalie piuttosto lunghe. Cadenzato sulla maggiore o minore introspezione e ricchezza di eventi dei vari momenti della vita del protagonista, il ritmo rimane equilibrato e scorrevole, privo di eccessi nei cambi di registro e nei punti ove l'azione è più viva. Si mantiene un tono del narratore-personaggio malinconico ma concentrato: come di un uomo che, mentre racconta, riflette cercando di riassumere a se stesso ciò che accadde, più che provare a capirlo, a volte ricercandone il senso generale, la ragione ultima degli avvenimenti [2]. Alcune scene oniriche o surreali, che sono metafore delle situazioni narrative e quindi di avvenimenti/riflessioni della vita di Antonio, fungono da cesura nei momenti salienti del racconto, rimanendo tuttavia nell'ambito di un simbolismo sempre accessibile e proprio l'accessibilità al grande pubblico tramite un medium che racconti e nello stesso istante illustri i fatti e le ambientazioni (doppiamente importanti per il loro essere materia storica e per di più argomento delicatissimo) è del resto una delle ragioni che hanno spinto Altarriba a scegliere il fumetto.

Le tavole di Kim, in toni di grigio, descrivono, collocano perfettamente il lettore nei fatti e la singola vignetta nel quadro generale; con esse si avverte quasi la sensazione claustrofobica di trovarsi imprigionati all'interno delle fitte maglie della storia di Antonio come di quelle altrettanto fitte della Storia e della tragica e mediocre ordinarietà della vita umana. Il suo tratto rimane a metà tra l'underground americano e la pulizia di una BD;  piuttosto dettagliato negli sfondi, nonostante mostri una certa dose di caricaturismo nel disegno dei personaggi nonché qualche tocco d'umorismo grafico qua e là, non allontana mai il lettore dal verismo del racconto: un disegno personale che si fa obiettivo, neutro e un disegnatore, come ha scritto Felipe H. Cava, “partecipante” [3]. La sua matita dona equilibrio nelle proporzioni e fa un uso mirabile dei piani. Anche se posture e movimenti dei personaggi appaiono un poco rigidi, il disegno di Kim non perde nulla in espressività; l'autore spagnolo caratterizza una gamma di emozioni vastissima anche all'interno dello stesso personaggio: seguiamo per esempio l'invecchiamento del protagonista o i cambiamenti del personaggio di Pablo con una immediatezza visiva che ci dà di loro una comprensione anche maggiore del testo scritto. Non si ha quindi la sensazione di una illustrazione del testo quanto di un disegno complementare a esso e ciò conferisce unità e ulteriore spessore all'opera, cosa tanto più notevole se si considera lo spazio ridotto che spesse volte ha a disposizione Kim per via della quantità di testo e dell'affollamento e varietà di luoghi, situazioni e personaggi.

S'impara tanto da quest'opera. Non soltanto su un'epoca che ci sta proprio alle spalle, così vicina nel tempo eppure così lontana dalle vere/false convinzioni del nostro vivere d'oggi, ma sulla vita come esperienza nel suo significato etimologico di prova, tentativo. Scrive Goffredo Fofi nell'introduzione che “L'arte di volare [...] è una metafora, infine, che ci ricorda l'aspirazione di tutti a libertà, pienezza, felicità e la sconfitta di questa aspirazione che è infine di tutti, ma che è molto più dura per chi non ha rispetto a chi ha”. La memoria dei fatti della nuova vita di Antonio una volta rientrato in Spagna contiene tanta lezione quanta se ne può ravvisare nel racconto della sua militanza tra le formazioni repubblicane legate alla CNT o nell'odissea del suo esilio in Francia dopo la vittoria di Franco: avvenimenti che ci possono apparire straordinari (nel senso di non-ordinari) paragonati a quelli che viviamo oggi sono parte dello stesso percorso e della stessa esperienza (nel senso citato) di quelli a noi più comprensibili in termini di normalità. E, proprio come nel grande romanzo di tutte le epoche, diventa secondario sapere quanta verità, quanta licenza letteraria o quanta fantasia abbia scelto di impiegare il figlio-autore nel costruire questa memoria [4].

 

[1] A. Altarriba e Kim, citati in “El arte de volar, guìa didàctica”, Edicions de Ponent 2012

[2] E' il “suono” di alcune didascalie come: [“Era il castigo per aver abbandonato gli ideali (...)” p. 172];  [“Dopo tante intemperie e sventure (...) Si, ne avevo bisogno” p. 148 ]; ed altre

[3] Articolo dell'11/9/2009 su El Cultural

[4] “Tuttavia, pur inventando situazioni e personaggi, ciò che racconto è “essenzialmente” vero...E colui che compare nelle vignette, forse non del tutto identico ma assolutamente autentico, è mio padre...” Dalla postfazione di Altarriba (trad. Giliola Viglietti)

Dati del volume

  • Editore: 001 edizioni
  • Autori: Testi di Antonio Altarriba Disegni di Kim Introduzioni di Goffredo Fofi e Antonio Martìn Postfazione di Antonio Altarriba
  • Formato: brossurato con alette, 17 X 24 cm, 224 pp., b/n.
  • Prezzo: € 19,50
  • Voto della redazione: 9
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