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100% Marvel: Il Progetto Marvels

Se la Marvel vanta rispetto alla DC un universo coeso, omogeneo e coerente, perché nato essenzialmente dalla mente di un unico autore, Stan Lee, nei confronti di quest’ultima soffre però da sempre un’inferiorità palese in termini di tradizione e storia: una storia che affondi radici robuste nei primordi dell’epopea supereroistica, la Golden Age del fumetto americano, a cavallo delle Seconda Guerra Mondiale.
In quell’epoca infatti, la DC (allora National Comics) diede vita a tutte le sue più grandi figure. Questi personaggi avrebbero subito diversi rinnovamenti e restyling negli anni a venire, alcuni in corso ancora oggi, ma era nato in nuce il gotha dell’attuale DCU ed era cominciato un corso glorioso ed ininterrotto di successi fino ai nostri giorni.

Il grosso del pantheon della Casa delle Idee sarebbe invece scaturito dalla mente geniale di Lee parecchi anni dopo, nella cosiddetta Silver Age e durante gli anni ’60.
Nei primissimi anni ’40 del secolo scorso, la allora Timely Publications si affacciava dunque su un mercato affamato di supereroi ma nel quale Superman e Batman erano già star indiscusse. Tra i nuovi personaggi della Timely solo Namor il Sub-Mariner e Capitan America avrebbero retto il confronto e  conquistato un successo duraturo.
Nel suo settantesimo compleanno, la Marvel ha voluto celebrare quegli anni indimenticabili e soprattutto dimostrare di possedere anch’essa nobili, antiche origini e una galleria di personaggi non inferiori a quelli della casa editrice rivale, sui quali, forse per suo errore, non ha saputo investire adeguatamente nel corso degli anni.
L’onere e l’onore di un tale compito sono stati affidati ad uno dei suoi migliori scrittori, Ed Brubaker, e a un altrettanto talentuoso artista, Steve Epting.

Il Progetto Marvels celebra quei personaggi e racconta “i primi giorni dell’era degli eroi”, come si recita nel fumetto, e lo fa in modo encomiabile, sia da un punto di vista narrativo che grafico.
Brubaker rilegge, reinterpreta e racconta in chiave moderna le origini di Capitan America, di Nick Fury, della prima mitica Torcia Umana, l’androide Jim Hammond, del suo assistente, il mutante dai pari poteri Toro (Thomas Raymond) e di tutta una galleria di icone che si sono perse nell’immaginario collettivo, ma che sono storia della Marvel. L’autore recupera inoltre un altro grande protagonista dell’Epoca d’Oro dei fumetti, John Steele, dalla pelle a prova di proiettile e dalla forza sovraumana, un personaggio che Brubaker ha rivelato di amare molto e che ha voluto tra i protagonisti.

Il fumetto ovviamente è tutt’altro che un saggio sulle origine dell’Universo Marvel, è un'opera avvincente; l’autore celebra il mito incastonandolo nella forma di racconto che predilige ed in cui sa dare il meglio: la spy-story. La vicenda è narrata in prima persona, tecnica ideale in questa occasione, capace di trasmettere non solo la passione e la forza dei ricordi, ma anche la magnificenza della storia che diventa leggenda, con un pizzico di sano patriottismo, sentimento difficile da riconoscere e apprezzare qui in Italia.
A parlare per tutto il libro è Thomas Halloway, alias l’Angelo, pioniere e protagonista della Golden Age targata Marvel, nonché figura di spicco in quegli anni della Casa delle Idee (naturalmente dopo la triade formata da Cap, il Sub-Mariner e la Torcia). L’Angelo è un detective in costume, senza superpoteri, una figura molto vicina a Batman, anche se più solare, ed è stato un peccato per casa editrice e lettori averlo perso per strada, anche se qui si  apre uno spiraglio per poterlo rivedere all’opera. Brubaker lo rispolvera nel suo splendore, restituendogli tutto il suo originale e personale carisma, lanciandolo sulle tracce di misteriosi omicidi, tra cui alcuni di vigilanti mascherati, che si intrecciano con spie e servizi segreti tedeschi.

Siamo alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, l’America e la Germania sono lanciate nella sfida scientifica che darà loro la supremazia: il super-soldato. Cap, la Torcia e John Steele ne rappresentano tre esperimenti riusciti, seppure a caro prezzo.
Halloway riporta l’ascesa di Hitler, lo scoppio della guerra e raccoglie le confidenze e le fantasie di un vecchio circa un folgorante futuro, una nuova era popolata da esseri straordinari dai poteri sovraumani, l’età dei supereroi, di cui egli stesso sarà testimone nel corso del racconto. Il vecchio sul letto di morte è in realtà un'altra icona del periodo West della Marvel, che riconosce nell’Angelo il suo degno successore e a cui passa il simbolico testimone di giustiziere mascherato, ricucendo anche idealmente due momenti editoriali diversi e distinti della Casa delle Idee.

Le tavole di Epting sono straordinarie. Quei personaggi lontani, con quei costumi improbabili, appaiono assolutamente naturali. Ma non si tratta solo di questo: il tratto dell’artista è perfetto nel particolare, nell’espressività, nella dinamicità di soggetti così diversi come Namor, la Torcia o Cap. Epting ci porta a spasso per l’Europa e l’America degli anni ‘40 con gran maestria, tra i vicoli bui nei pressi del porto di New York, in mezzo alle macerie dei bombardamenti in Francia, nei cieli con la Torcia, sui mari solcati dai bombardieri o a terra vicino ad un assalto a sorpresa di Cap. Le immagini possiedono un alone, una patina preziosa di passato, sono suggestive come una grande pellicola di quegli anni, restaurata e rimessa al meglio.
La fusione e l’empatia tra artista e scrittore sono totali, penna e matita regalano una grande storia del passato senza mai scivolare nella retorica o peggio nel banale; quegli eroi che hanno entusiasmato lettori di tre generazioni or sono non fanno per nulla sorridere ai nostri giorni e sono ancora molto speciali.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: testi di Ed Brubaker, disegni di Steve Epting
  • Formato: brossurato, 200 pagine a colori
  • Prezzo: € 17,00
  • Voto della redazione: 9
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