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XIII 18: La Versione Irlandese

XIII 18: La Versione Irlandese (The Kelly Brian story)E così dopo ventitré anni siamo giunti al rush finale…
Questo volume, quasi un fuori serie nella serie, è al tempo stesso il preludio al volume 19 dove sembra chiudersi definitivamente la vicenda del Numero Tredici (o MacLane, Fly, Mullway, Rowland, e gli altri nomi che ha assunto nello sviluppo della saga) e la premessa dell'intera vicenda.

Ai pennelli la guest star Jean Giraud che, dall'alto della propria personalità artistica, fornisce una prova affatto esaltante per quanto riguarda la rappresentazione grafica dei personaggi, quasi irriconoscibili rispetto alla raffigurazione voluta dal creatore artistico William Vance, anche per delle imperfezioni anatomiche che affiorano qua e là.
D'altra parte sarebbe stato forse sciocco chiedere a un ospite così noto e di tale richiamo nell'ambiente del fumetto di riprendere pedissequamente le tracce di un collega dalla carriera altrettanto importante.
La messa in scena dei personaggi invece ci rincuora: qui riconosciamo la bravura dell'alter ego di Moebius.

La colorazione è dello stesso Autore insieme a Claire Champeval: funzionale al disegno, spesso rafforza l'intrinseca intensità espressiva dove però emergono le pecche di carattere stilistico del celebrato Giraud – gli sfondi poco dettagliati, ad esempio – ma è davvero troppo distante da quella alla quale Petra (la colorista titolare) ci aveva abituati.

Di contro, la sceneggiatura appare appassionante pur nella sua non elevata originalità: Jean Van Hamme condisce con tanto ottimo mestiere un intreccio sociale visto più volte anche nel media fumetto – la questione politico-religiosa legata alla quotidianità irlandese del secolo scorso con tanto di riferimenti all'IRA e alla sua lotta armata – aggiungendo il solito tocco di classe autoriale che tiene il lettore incollato fino all'ultima tavola, curioso di vedere "come andrà a finire".
L'atmosfera che aleggia è quella già percepita in altre opere a fumetti, letterarie e cinematografiche che raccontano la situazione della Terra del Trifoglio.

Ma chi è XIII? L'americano Jason Fly oppure l'irlandese Kelly Brian, le cui vicende si intersecano? Lo scopriremo (forse) in questo volume…
Le situazioni personali del protagonista sono ben lungi dall'essere risolte, come il rapporto col tenente Jones. A questo sarà dedicato in parte l'ultimo volume, significativamente intitolato "L'ultimo round" che vuol dire tutto e niente, l'estrema mossa dello sceneggiatore per racchiudere la vicenda in maniera circolare.

Come accennavamo, la vicenda si svolge ancora prima dell'amnesia che ha colpito l'eroe della storia – quindi è precedente a quanto narrato nel primo volume – e si integra nella stessa con vari richiami che l'ottimo sceneggiatore dissemina qua e là, sembra quasi che Van Hamme abbia progettato da tempo questa situazione.
Poca azione, tutto sommato, a favore di un abile gioco di puzzle ricomposti.

In ultima analisi, un volume piacevole ma non particolarmente affascinante: la presenza della guest star anziché dare una marcia in più è semmai un ostacolo visivo (leggi grafico) nell'economia della saga.
Una lezione esemplare di sceneggiatura per un libro che forse avrebbe potuto risultare più coinvolgente se inserito appieno nel menage autoriale a cui eravamo affezionati.


Giovanni La Mantia
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