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Omac

Omac (Planeta DeAgostini, brossurato, 192 pagine a colori, € 13,95) testi di Bruce Jones, disegni e colori di Renato Guedes

Omac 1L’epilogo de Il Progetto OMAC aveva lasciato intendere che la minaccia di Brother Eye fosse stata sventata per sempre. Ma Bruce Jones ci racconta come il sistema di controllo dei metaumani ideato da Batman, poi divenuto senziente, avesse predisposto un piano d’emergenza basato sul diciassettenne Mike Costner, un ladruncolo tossicodipendente dietro cui si cela nientemeno che un’unità OMAC dormiente. Una nuova minaccia per l’umanità, o magari un nuovo eroe.

È con questo volume che la Planeta DeAgostini inizia la pubblicazione delle miniserie a cui il recente Brave New World ha fatto da antipasto. Proprio su quelle pagine la freschezza appena forzata dei testi manteneva comunque alte le aspettative, parzialmente tradite da un Jones troppo concentrato sulla componente adrenalinica per riuscire a non perdere d’occhio la solidità del narrato. Si fanno così evidenti tutte le leggerezze di una mancata simbiosi tra azione e intreccio, dove la preponderanza della prima finisce per erodere la consistenza del secondo.

L’esordio è carico di tensione, ma si perde progressivamente nella ridondanza della fuga (soluzione narrativa che lo sceneggiatore deve aver ereditato dai tempi di The Incredible Hulk), fino a un epilogo in cui i personaggi improvvisano una serie di stratagemmi francamente poco plausibili.

Di OMAC non rimane che lo spasso di un’avventura on the road in salsa supereroistica, tra le pagine radiose di un Renato Guedes a cui bastano pochi segni di matita e una colorazione ad hoc per illuminare a dovere una storia che, nel bene o nel male, si conserva solare anche nei frangenti più drammatici.



Simone Celli
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