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Omac di John Byrne

Omac di John Byrne (Planeta DeAgostini/DC Comics, brossurato, 192 pagine in bianco e nero, € 10,95) testi e disegni di John Byrne

Omac di John ByrneIn occasione del mese dedicato ad Omac come evento correlato al cross-over Crisi Infinita, ecco la ristampa in volume della miniserie in b&n firmata nel 1992 da John Byrne.

Byrne rielabora l’eroe del futuro inventato da Jack Kirby con una storia che, se da un lato ne rispetta background e canoni basilari, dall’altro ne esplora potenzialità e caratteristiche.
L’Omac di Byrne è infatti lo stesso Uomo Esercito di Kirby, ma tratteggiato in maniera più adulta e disillusa, e inserito in un desolante futuro dove le idee del Maestro sono felicemente portate all’eccesso: vediamo dunque Omac agire in una terra in rovina a causa della follia degli uomini e dell’uso scellerato della tecnologia (come si intuiva già nella maxiserie di Kirby), una terra nella quale protegge gli inermi e, in compagnia del fidato satellite artificiale Brother Eye, combatte le truppe corazzate del suo nemico Mr. Big, agendo in maniera metodica e spietata come solo una macchina può fare.

Mr. Big alla fine sceglie di farsi uccidere sancendo l’inutilità di quella lotta, ma questo è solo l’inizio: la realtà in cui agisce Omac è infatti una linea temporale alternativa causata da un machiavellico piano di Mr. Big che, grazie ad una macchina del tempo, è tornato nel passato (l’America degli anni ’30) alterando gli eventi e provocando quel futuro.

Per trama e disegni questa miniserie costituisce uno dei migliori lavori di Byrne: una storia moderna e poderosa in cui sono assenti gli stereotipi supereroistici in favore di una drammatica caratterizzazione fantascientifica con vari archetipi di genere SF (viaggi e paradossi temporali, realtà alternative, un futuro catastrofico), e contraddistinta da un profondo pessimismo da parte dell’autore nei confronti della natura umana.

Sicuramente è la prima parte della storia quella più godibile ed affascinante, ambientata in una terra composta da lande deserte martoriate dalla guerra. La lettura poi sale di livello e cambia scenario, diventando meno semplice a causa del complesso paradosso temporale che, pur illustrato con chiarezza nei suoi effetti consequenziali, è spiegato da Byrne in maniera farraginosa, con una lunga risoluzione che, se da un lato rallenta il ritmo narrativo della storia, dall’altro presenta un lirismo di fondo ed un escamotage che rende la miniserie tanto un seguito ideale della saga kirbyana quanto un suo prologo alternativo. Davvero ottime, infine, le caratterizzazioni psicologiche di alcuni personaggi.



Paolo Pugliese
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