Menu

Detective Dante 24

Detective Dante 24 (Eura Editoriale, brossurato, 100 pagine in b/n, € 2,70) testi di Roberto Recchioni e disegni di Walter Venturi

Detective Dante 24Sotto una pioggia di proiettili, sparando all’impazzata tra i bossoli che cadono come neve d’inverno, e tra le intenzioni di una follia in procinto di raggiungere il proprio apice: è così che si chiude l’esperienza editoriale di Henry Dante, l’ex-poliziotto deciso a portare a termine una delle crociate più deviate di tutti i tempi. Perché uccidere una città non è cosa da tutti.

Fortunatamente gli autori hanno voluto attribuire un senso a questa escalation di pazzia e violenza, sfruttando la presenza di un’arma definitiva per porre Dante di fronte a degli interrogativi antichi quanto l’uomo. In Detective Dante 24, Roberto Recchioni fa sì che il protagonista si ritrovi per le mani uno strumento di morte attraverso cui raggiungere il proprio scopo, niente meno che un ordigno nucleare pronto a spazzare via Paradise City. Di fronte a una scelta cruciale, Dante dovrà decidere se sterminare una volta per tutte i mostri che popolano la città o sradicare definitivamente quelli che abitano dentro di lui.

La risposta è un colpo allo stomaco per coloro che vorrebbero assistere a un finale senza compromessi, ma è anche una prova di coraggio intellettuale da parte del duo Recchioni-Bartoli, che di cartucce sembra averne ancora tante da sparare.

La vera pecca di questo epilogo è il poco spazio riservato a certe sequenze introspettive, le quali avrebbero inoltre necessitato di una rappresentazione visiva maggiormente onirica che ne accrescesse l’intensità. Al contrario, i dilemmi morali ed esistenziali del protagonista vengono contratti in poche pagine a favore delle solite sparatorie, e illustrati da un Walter Venturi scelto proprio per il realismo del suo tratto. Sarebbe stato preferibile alternare diversi stili grafici, com’era stato fatto per il memorabile numero 16, sfruttando quella varietà artistica, spesso incline a una certa visionarietà, di cui la scuderia Eura sembra abbondare.

Si tratta in ogni caso di un addio dignitoso che va a chiudere la terza e ultima cantica dell’opera, probabilmente la meno avvincente e la meno solida per quanto riguarda i presupposti narrativi.



Simone Celli
Torna in alto