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DC Sagas 1: Legends

DC Sagas 1: Legends (Planeta DeAgostini, cartonato, 158 pagine a colori, € 11,95) testi di John Ostrander e Len Wein, disegni di John Byrne

Leggere Legends oggi porta alla mente il cambiamento dei tempi, specie se si fa il paragone, assolutamente naturale e prevedibile, con la recentissima Civil War della Marvel. Per entrambe le saghe, un incidente causato da un supereroe porta alla crescita dell'odio da parte dell'opinione pubblica verso la categoria. Ma mentre in Civil War manca un cattivo dietro le quinte che tiri le fila e tutto proviene dalle fragilità e dall'umanità dei supereroi stessi (in pura chiave post-revisionista), in Legends ovviamente non mancano le care vecchie scazzottate. La storia raccolta in questo volume della neonata collana DC Sagas è il primo crossover uscito in casa DC subito dopo Crisis, tra il 1986 e il 1987, con lo scopo, tra l'altro, di reintrodurre alcuni personaggi (Wonder Woman e la Suicide Squad su tutti) e presentare la nuova formazione della JLA.

Alle redini della storia il duo Ostrander/Wein, e ai disegni un John Byrne forse non all'apice della sua carriera, ma certamente al di sopra dei livelli attuali. Così come per Civil War, insomma, l'editore ha investito non solo sulla storia ma anche sugli autori, coinvolgendo quelle che erano le star del momento. La storia è sempre piacevole da leggere, seppure il finale possa sembrare un po' affrettato e alcune promesse non mantenute (Wonder Woman appare poco o niente, nell'ultimo capitolo; la rabbia dei civili contro i supereroi poteva essere uno spunto da approfondire meglio), ma forse noi lettori di oggi siamo più esigenti. Di certo c'è che una collana di ristampe in volumi cartonati ad un prezzo assolutamente popolare è un'iniziativa a cui ci eravamo disabituati (o forse mai abituati).

Peccato per i soliti problemi di adattamento: si va dal pacchianissimo "supervillano" come traduzione di "super-villain" a frasi criptiche come "Sono Nuclear Man [Firestorm..., NdR] e formiamo un insieme di 13 cose", con il sospetto che chi abbia tradotto non solo non conosca l'italiano ma neppure l'inglese.
L'articolo introduttivo, poi, è decisamente poco scorrevole nella lettura e presenta un errore imbarazzante che vi riportiamo testualmente: "Len Wein è rinomato per aver creato Lobezno". Lobezno è il nome iberico di Wolverine. Al traduttore non è venuto in mente che forse dalle nostre parti i personaggi mantengono sì il nome straniero, ma che la lingua di riferimento è caso mai l'inglese e non lo spagnolo?

Speriamo al più più presto in mamma Magic. Intanto, per chi è disposto a soprassedere a certe pecche, l'acquisto è consigliatissimo.



Marco Rizzo
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