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Lupus

Lupus (Kappa Edizioni 2006, pp. 192, b/n, brossurato, € 16,00), testi e disegni di Frederik Peeters

Lupus è l’ennesimo bel romanzo a fumetti di Frederik Peeters. Il progetto in Italia non è ancora concluso: i primi due libri sono apparsi infatti per la Kappa Edizioni solo da qualche mese in un unico volume, mentre in Svizzera essi hanno visto la luce nel 2002, il primo, nel 2003, il suo seguito.
La bravura di questo giovane scrittore e disegnatore ginevrino sta tutta nella capacità (rara) di raccontare storie difficili con un linguaggio immediato e mettendo subito a suo agio il lettore. Nonostante gli argomenti. Già noto al nostro pubblico per la toccante e gradevolissima storia di AIDS e di amore raccontata in Pillole blu, Peeters dà ancora una volta prova di grande sensibilità e finezza.
La storia ha inizio con una vecchia astronave, comprata con i risparmi, e con un quantitativo di droghe da galera. Gli avvenimenti che toccheranno Lupus, il protagonista, Tony, l’amico estroverso che ne rappresenta l’alter ego, Saana, la bella e dolce compagna di avventure, sono riassumibili quindi in un lungo viaggio alla scoperta di se stessi, con l’inconveniente di perdersi strada facendo in un universo aperto e ‘globalizzato’, o di non ritrovarsi subito per poi riscoprirsi diversi da come si era.
Il disegno dal tratto nervoso e deciso, rigorosamente in bianco e nero per sondare solo con l’immaginazione i risvolti dell’animo umano, contribuiscono a immergere il lettore in un’atmosfera via via più irreale. Il male di vivere dei protagonisti, nelle sue innumerevoli sfaccettature, l’ansia di evadere e poi il ‘colpo di scena’ del primo libro, che ridarà una dimensione molto diversa, simbolica, al viaggio, sono gli ingredienti pazientemente dosati da Peeters. Il secondo libro si articola invece attraverso fughe e lunghe pause in compagnia di personaggi strambi ma assolutamente autentici. Nyargance e Louisa, i due anziani che vivono su un pianeta apparentemente senza tecnologia, sono infatti grandi conoscitori della psiche dell’uomo, dei suoi difetti e delle sue potenzialità. Saranno loro ad accogliere i nostri protagonisti e a spingerli a ritrovare almeno una parte di se stessi grazie alla Natura e al contatto autentico con l’altro, senza mediazioni e compromessi. Non a caso, la «maglietta sensibile a tutte le informazioni esterne» di Saana o la barba incolta di Lupus (nomina numina!) che crescerà fino a coprirne il volto sempre preoccupato testimoniano di questo viaggio regressivo dove il tornar bambini, o le tante immagini fetali disseminate per tutto il romanzo, o i sogni angoscianti che si risolvono con un brusco risveglio ci guidano fino a far(ci) ritrovare l’essenza delle cose.
Una storia costruita per coinvolgere il lettore e per intrappolarlo in quegli stessi meandri che porteranno il protagonista, alla fine del secondo libro, a rendersi conto che una parentesi idilliaca non è fatta per durare a lungo. Finisce presto.
Da comprare subito, da leggere e da rileggere.

Nadia Rosso





Andrea Antonazzo
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