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Pop Gun War

Pop Gun War (cartonato, 137 pagine, b/n con inserti a colori, € 16,50, Lain Books/Fazi Editore) testi e disegni di Farel Dalrymple VOTO 7/10

Le doti artistiche di Farel Dalrymple sono incontestabili. Basta vedere gli oli (le copertine originali) che inframmezzano un capitolo e l’altro di questo libro per rendersene conto, e ammetterlo senza problemi. Tutt’al più, nelle tavole e fumetti vere e proprie, gli si può rimproverare una chiarezza nello storytelling non sempre presente e a volte un uso gratuito dei retini che tra l’altro cozzano un po’ con l’inchiostrazione sporca dei disegni. Disegni che risultano comunque una buona mediazione tra varie influenze, tra cui spicca di certo Paul Pope, ma in cui si avvertono anche rimembranze, tra gli altri, del tratto di Mazzuchelli e Eric Powell.
Le noti dolenti del volume (tra l’altro ottimamente confezionato da Lain Books, esordiente nel settore), arrivano nella storia. La sceneggiatura è veramente troppo pretenziosa, e alla fin fine mal gestita, lasciando troppo all’interpretazione del lettore (o meglio, ancora nella testa dell’autore…). Personaggi che vengono messi sul piatto senza sosta vengono poi posti in disparte e anche i protagonisti principali agiscono senza dividersi bene i tempi. Altri poi sembrano non essere sfruttati abbastanza (come il vecchio che etichetta -letteralmente- ogni cosa). La storia del ragazzino triste che raccoglie le ali di un angelo caduto e impara a volare, in un ambiente onirico-urbano tra Lynch e Gaiman, pur partendo con l’ambizione di dire qualcosa di nuovo, alla fine si risolve nel solito, trito e ritrito, scontro col cattivo di turno e arrivo della cavalleria che vanifica gli sforzi dell’autore di proseguire su una strada inedita, anzi, diciamola tutta, post-moderna (intesa come mescolanza originale di situazioni, influenze, sensazioni). Un peccato.

Marco Rizzo
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