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Tarzan 1

TARZAN 1 (brossurato, 208 pagine, bianco e nero, € 4,80, Edizioni If) testi e disegni di Joe Kubert VOTO 7½/10

Sono drammaticamente poche le case editrici che continuano ad investire nel mercato delle edicole.
Una di queste è senza dubbio la Edizioni IF. La casa editrice di Gianni Bono, infatti, soprattutto negli ultimi mesi, ha puntato decisamente sulle tanto vituperate edicole, e lo ha fatto con uno dei prodotti generalmente considerato più ostico, meno vendibile: le ristampe. Nell’arco di pochi mesi grazie alla IF sono ritornati in edicola il Comandante Mark, Blek, Storia del West, Akim ed ora, a questa folta pattuglia di personaggi italiani, si è aggiunto un primo importante recupero estero: Tarzan. Il celebre uomo scimmia nato nei romanzi di Edgar Rice Burroughs ritorna così, a quasi 24 anni dalla chiusura della serie Cenisio, a fare capolino nelle edicole italiane, e lo fa non con una ristampa cronologica (come a prima vista potrebbe sembrare il bimestrale della IF) ma con una serie di volumi monografici, ognuno incentrato sulla versione di Tarzan data da un particolare autore. L’autore protagonista di questo primo numero è Joe Kubert, artist che non ha certo bisogno di presentazioni, il cui estro grafico, esaltato dal bianco e nero, ci regala un Tarzan classico e moderno al tempo stesso. Apre l’albo l’adattamento a fumetti del primo romanzo di Burroughs, quel “Tarzan of the Apes” del 1912 che ritroveremo anche nei prossimi numeri nella personale interpretazione – ugualmente magistrale – di Russ Manning e John Buscema. Chiudono l’albo altre quattro storie brevi del signore delle scimmie (anche queste firmate da Kubert coadiuvato da Franc Reyes e Burne Hogart) e una di Korak, il figlio di Tarzan (l’unica del volume non realizzata da Kubert ma da Lein Wein e Frank Thorne). Come già detto i disegni sono impeccabili, il dinamismo e il pathos impresso da Kubert nelle sue tavole è impressionante. Diverso il discorso per i testi, su cui in qualche caso si fanno sentire i trent’anni d’età (ad esempio con un uso eccessivo di didascalie descrittive) ma questo non può certo mutare il giudizio su quello che non solo è un ottimo volume –impreziosito anche da un ampio apparato redazionale – ma soprattutto un fondamentale recupero storico per un fumetto, ed un personaggio, entrati nell’immaginario collettivo.


Francesco Farru
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