Il Grande Diabolik 2-2010
- Scritto da Redazione Comicus
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Merita approvazione e riconoscimenti senza riserve questo numero de Il Grande Diabolik: Giù la maschera!. La seconda volta in quasi quarant’anni, spiega Mario Gomboli nell’introduzione, di un Diabolik policromatico, ma allo stesso prezzo degli altri speciali. Nella fortunata, sfrenata corsa ai colori (si pensi a Dylan Dog o Tex), il Re del Terrore non sfigura.
Per i puristi Diabolik potrà essere solo in bianco e nero, ma quella calzamaglia blu notte è magica, magnetica. Il colore è tuttavia sobrio ed elegante, come il tratto di Emanuele Barison per una storia ancora una volta semplice ed irresistibile. Lo spunto è un lontano numero di Diabolik del 1974 ed una macchina in grado di riconoscere le maschere ed i camuffamenti del protagonista, una dimostrazione di continuity esemplare, grazie anche all'iniziativa pregevole di raccogliere suggerimenti e idee dai lettori per nuove storie.
La vicenda sviluppata da Tito Faraci è sempre avvincente, i colpi di scena e le evoluzioni del racconto sono divertenti e riuscitissime, la trama invulnerabile, come il personaggio che esalta.
Per i puristi Diabolik potrà essere solo in bianco e nero, ma quella calzamaglia blu notte è magica, magnetica. Il colore è tuttavia sobrio ed elegante, come il tratto di Emanuele Barison per una storia ancora una volta semplice ed irresistibile. Lo spunto è un lontano numero di Diabolik del 1974 ed una macchina in grado di riconoscere le maschere ed i camuffamenti del protagonista, una dimostrazione di continuity esemplare, grazie anche all'iniziativa pregevole di raccogliere suggerimenti e idee dai lettori per nuove storie.
La vicenda sviluppata da Tito Faraci è sempre avvincente, i colpi di scena e le evoluzioni del racconto sono divertenti e riuscitissime, la trama invulnerabile, come il personaggio che esalta.
Francesco Borgoglio