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Il Mostro sulla Collina

Stocker-Al-Colle è una cittadina come tante altre. Immersa in un'Inghilterra fantastica di metà '800 si distingue per il clima tranquillo e sereno che permea ogni singola casa e strada. Un posto ideale per vivere, se non fosse per un piccolo particolare: sono passati ben 563 giorni dall'ultimo attacco del mostro. Per chiunque questa sarebbe una notizia positiva, ma non per gli abitanti di Stocker. Ogni città che si rispetti è terrorizzata da una bestia feroce che ne diventa il simbolo, l'orgoglio cittadino, attirando turisti e facendo girare l'economia. Ovunque... tranne che in questo sfortunato paese.
Il Mostro sulla Collina, realizzato da Rob Harrell ed edito in Italia da Panini Comics, ci racconta la storia di Dorsorosso, un mostro che assomiglia a un drago ma che non vola, nonostante abbia le ali, e che non sputa nemmeno fuoco. In fin dei conti si può dire che non sia molto spaventoso, anzi, a dirla tutta è anche un po' giù di morale.

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Le casse della cittadina sono ormai quasi vuote e gli abitanti sono demoralizzati, bisogna quindi trovare una soluzione, fare qualcosa per far diventare Dorsorosso un mostro temibile e attivo. per riuscire in questa impresa troviamo l'eccentrico dottor Charles Wilkie e lo strillone Timothy. Ma risollevare il morale di Dorsorosso non sarà una missione tanto semplice: depresso, piagnucoloso e per nulla spaventevole, il mostro passa la giornata sospirando e lamentandosi. I primi tentativi non vanno a buon fine, non bastano nemmeno degli allenamenti mostruosi per migliorare la situazione, Dorsorosso si sente incapace, pensa di non aver nessun talento, in pratica sostiene di essere l'antimostro. Quando non sembra esserci più alcuna speranza, un'idea balena in testa a Timothy e a Wilkie: partire per un viaggio e andare a trovare qualche altro mostro per farsi insegnare un paio di trucchi del mestiere. In questa avventura i tre scopriranno quelli che sono i loro punti deboli e i punti di forza e, grazie all'amicizia che si formerà, riusciranno a superare prove che poc'anzi sembravano impossibili. Nel loro viaggiare, alla ricerca della conoscenza e dell'autostima, affronteranno avventure che li faranno maturare fino a quando si sentiranno pronti a tornare a casa.

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I temi che vengono trattati sono evergreen che portano alla riflessione e che consentono una rapida immedesimazione con i protagonisti: la forza dell'amicizia, i deboli che aiutandosi a vicenda trovano nell'unione la forza di superare i propri limiti, il riscatto e la diversità. Tutti questi elementi si ritrovano in Dorsorosso, ma non solo, infatti sono presenti in parte anche negli altri personaggi, consentendo una lettura su più livelli.
La storia di Dorsorosso è adatta a tutte le età. A prima vista, sfogliando il volume e guardando distrattamente i disegni, si percepisce con facilità che il prodotto è adatto a un pubblico giovane, ma le molteplici chiavi di lettura fanno sì che risulti interessante anche per un adulto con una maturità e un'esperienza nel campo del fumetto maggiore rispetto a quella di un ragazzino. La storia prosegue proprio come ci si aspetta che debba andare, seguendo uno schema semplice e ben rodato, ma nonostante questo il modo in cui Harrel racconta le singole vicende risulta appassionante e intriso di un'ironia capace di fare sorridere anche i lettori più smaliziati.

L'idea che sta alla base de Il Mostro sulla Collina è un'idea semplice. È per questo motivo che si rimane ancora più stupiti del buon lavoro dell'autore. Una fantasia disarmante, ma mai esagerata e fuori luogo. Situazioni poco articolate eppure in grado di attirare l'attenzione. Leggere questo volume è come staccare la mente, tornare ragazzi per un po' e lasciare che l'avventura fantastica ti porti in un altro mondo. In fin dei conti questo è quello che dovrebbe fare qualsiasi opera fantasy, il problema è che spesso non è proprio così, Harrell invece ti prende per mano e ci riesce abilmente.
Le sue tavole sono caratterizzate da vignette chiuse in cui risaltano i colori primari. Le luci e le ombre, queste ultime quasi mai rappresentate da neri pieni, vengono create con diverse tonalità di colore o con sfumature. I personaggi e le ambientazioni sono tratteggiati con uno stile cartoonesco che, seppur semplice, rimane attento ai dettagli, focalizzandosi maggiormente sulla trasmissione delle emozioni piuttosto che sulla mera rappresentazione della realtà.

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Un fantasy appassionante e divertente con protagonisti dalle emozioni umane nonostante l'aspetto mostruoso. A lettura terminata è un dispiacere chiudere l'albo e riporlo in libreria, si vorrebbe continuare a leggere ancora un po' le vicende di Dorsorosso, ma è la fine stessa, il sapere che ciò che si doveva dire è stato detto, a donare qualcosa di speciale a questa storia. È un viaggio nelle debolezze e nei punti di forza dell'essere umano visti attraverso gli occhi di un artista capace di far sognare.

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La Guardia dei Topi - Autunno 1152 e La Scure Nera

Per leggere l'intervista, clicca qui.

"I topi hanno una cultura tutta loro: troppo piccoli per integrarsi con gli altri animali". Tutto ha avuto inizio da questa breve annotazione di David Petersen su un foglietto di carta. Un'intuizione dalla quale sono partite altre riflessioni, una piccola scintilla che poco alla volta si è trasformata in un grande fuoco che ha acceso la creatività di un giovane autore americano. Questo accadeva più di quindici anni fa, ci è voluto del tempo prima che le idee fantasiose e gli appunti sparsi prendessero vita sulla carta, ma nel 2005 fecero finalmente il loro esordio i tre topolini guerrieri protagonisti delle avventure de La Guardia dei Topi, tre volumi usciti negli USA e in ben tre Premi Eisner. Recentemente Panini Comics ha pubblicato in Italia, sotto l'etichetta 9L, due volumi de La Guardia dei Topi: Autunno 1152 e La Scure Nera.

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Il mondo creato da Petersen è simile al nostro medioevo, ma i protagonisti non sono gli esseri umani, bensì i topi e gli altri animali che popolano i boschi, i cieli e i mari. Riuniti in città, in piccoli villaggi, in comunità organizzate secondo le loro tradizioni, questi piccoli esseri cooperano tra di loro per cercare di vivere una vita il più serena possibile sopravvivendo ai pericoli che si celano al di là delle fortificazioni. Affinché ciò avvenga, molti anni addietro, venne creato un ordine il cui compito era quello di difendere il popolo dei topi: la Guardia. Essi sono soldati, ma nei periodi di pace diventano abili sentinelle, battitori ed esploratori.
I due volumi editi da Panini Comics sono fruibili singolarmente seppur per una maggiore comprensione dell'universo narrativo sia consigliabile leggerli entrambi. Anche l'ordine di lettura non cambia, si può leggere prima l'uno o l'altro senza alcun problema: Autunno 1152 è il primo albo realizzato da Petersen, ma la storia narrata si svolge dopo a quanto raccontato in La Scure Nera che funge come una sorta di prequel.
In Autunno 1152 facciamo la conoscenza dei tre topi sopracitati: Lieam, Kenzie e Saxon. Inviati da Gwendolyn, capo della Guardia, sulle tracce di un mercante di grano scomparso, ciò che scopriranno sarà ben peggiore di quanto potessero aspettarsi e dovranno correre ai ripari visto che un pericolo che si insinua tra i propri simili potrà mettere in pericolo l'intera comunità. Ma quando un grande male sorge, un eroe si erge in difesa degli oppressi e il guerriero delle leggende dei topi porta il nome dell'arma che brandisce: la Scure Nera.
Facciamo ora un salto indietro nel tempo agli eventi narrati ne La Scure Nera. Come suggerisce il titolo di questo volume ci imbatteremo in una storia nella storia: la Scure Nera è una leggenda che si tramanda da generazioni, un'arma potente forgiata nel dolore tale da renderla maledetta. Non tutti possono impugnarla, è un fardello troppo pesante da sostenere come un vecchio saggio ci ricorda con le sue accurate parole: "Per divenire la scure, il topo scelto rinuncia a nome, incarichi e affetti. Chi brandisce la scure diviene una leggenda immortale, destinato a una vita solitaria in cui ogni topo e città avranno uguale valore ai suoi occhi".

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Sfogliando La Guardia dei Topi e osservando le tavole si può pensare, a una prima impressione, che si tratti di una storia per soli ragazzi: niente di più sbagliato. La narrazione è contraddistinta da un tono maturo, a volte anche cupo, in cui i personaggi sono messi davanti agli orrori della vita in modo fin troppo reale. È un fumetto ambientato in un medioevo fantastico, con degli animali come protagonisti, ma i problemi o le gioie che essi provano sono fin troppo umani. Risulta semplice affezionarsi a loro, condividerne i sentimenti, esultare o rattristarsi per ciò che accade. Questa caratteristica contraddistingue l'intera opera ed è uno dei suoi punti di forza. Petersen riesce, in modo semplice e pacato, a far legare il lettore con gli abitanti dei boschi, e cosa c'è di meglio che l'impeto di girare pagina per scoprire cosa accadrà al nostro preferito? Un impulso irresistibile che si protrae per tutta la durata del racconto, non lasciandoci il tempo di pensare o di distrarsi: un'immersione in un mondo che ti avvolge per lasciarti solo all'ultima vignetta. Petersen è riuscito a creare un modo fantastico in cui l'epicità fa parte del quotidiano, ma che se vista attraverso gli occhi del lettore prende un'altra forma mutando e divenendo mito.

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Trattandosi di un autore completo Petersen ha avuto modo di lavorare su La Guardia dei Topi con meticolosa perizia per quanto riguardo ogni aspetto. La narrazione procede senza tempi morti in un'ascesa di accadimenti che risucchiano il lettore come un vortice fino al climax della storia. Un inizio lento, una preparazione dei vari elementi narrativi, che poco alla volta si mescolano tra di loro e si sommano fino all'esplosione finale. L'autore, a tratti, fa un uso molto ampio delle didascalie per conferire epicità agli eventi mentre i dialoghi risultano naturali e ben caratterizzano i sentimenti e le caratteristiche di ogni singolo personaggio.
Gli animali, in particolar modo topi e furetti, sono "umanizzati" in maniera più che convincente dal tratto di Petersen: i loro sguardi comunicano i sentimenti al pari dei loro visi espressivi e degli atteggiamenti. Vignette ricche di dettagli vanno a comporre tavole che parlano di onore e di duelli, di battaglie e di viaggi in mondi ignoti. Il tratto, lievemente più acerbo in Autunno 1152, è bilanciato da un uso dei colori che riesce a trasmettere le sensazioni tipiche di quella stagione: l'aria che si fa più pungente in attesa dell'inverno mentre si è circondati dalle gradazioni di giallo e rosso dei boschi, del legno e delle fronde degli alberi.

Una volta entrati nei Territori dei Topi sarà difficile uscirne senza portare con sé qualcosa: una riflessione sull'onore e sul dovere, sull'amicizia, sull'amore o sulla dedizione. Avventure in cui l'eroismo e il coraggio sono presenti senza alcuna ostentazione in una saga che non ha nulla da invidiare ad altri cicli fantastici appartenenti a ogni media.

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Molecole instabili - La Vera storia dei Fantastici Quattro

Non fatevi ingannare dal sottotitolo, Molecole Instabili non è la "vera" storia dei Fantastici Quattro. Il tutto parte dalla domanda "E se Stan Lee e Jack Kirby si fossero ispirati a persone realmente esistenti per creare i Fantastici Quattro?". E in effetti, quasi al termine del racconto, scorgiamo i due autori (e i loro editor) durante un ricevimento a casa dei protagonisti, a testimonianza del suddetto incontro.

Molecole instabili, dunque, non è una storia di supereroi. È la vicenda familiare di 4 vite immerse appieno nell'America degli anni '50, quella della Guerra Fredda, della conquista dello spazio, del finto perbenismo nascosto dietro ipocriti sorrisi, dei fumetti pulp e delle prime ribellioni giovanili.
Reed, Susan, Johnny e Ben sono quattro persone comuni che, come chiunque altro, ha i propri problemi nascosti fra l'apparenza di una vita serena. Ogni personaggio, a cui indicativamente viene dedicato un capitolo, ha in sé una scintilla pronta ad esplodere come una bomba, una scintilla chiusa in un'apparente e fragile normalità. Una normalità ricca di imperfezioni.
Reed è uno scienziato brillante che trascura l'amore della cara Susan che sopprime, a sua volta, la sua insoddisfazione e tenta di educare il fratello Johnny che la odia. Johnny, chiuso in un mondo suo e pronto a lasciare tutto e a lasciarsi andare per trovare soddisfazioni altrove e, infine, Ben, amato da tutti ma segretamente innamorato di Susan, la donna del suo migliore amico. Un equilibrio fragile che, come dimostra lo sviluppo della storia, è destinato a spezzarsi.
Per comprendere fino in fondo queste persone, queste molecole instabili, non è possibile isolarle ma è necessario studiare la loro relazione. Una bella metafora non solo applicabile al celebre quartetto Marvel ma a tutti noi.

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Ci sono voluti 11 anni per vedere in Italia questo piccolo gioiello firmato James Sturm e Guy Davis, ma la lettura ripaga ampiamente l'attesa. Molecole instabili, vincitore del Premio Eisner, è una storia intimista che viaggia su due binari. Sturm, infatti, giocando con l'assonanza del proprio cognome con quello Storm Marvel, costruisce una vicenda dalla doppia lettura: i personaggi sono autonomi e le loro vicende rappresentano un amaro ritratto dell'America anni '50 ma, al tempo stesso, possono fornire un'interessante lettura alternativa (ma non troppo) degli eroi a fumetti cui si ispirano (e che, nella finzione, sono serviti da ispirazione). Reed, Susan, Johnny e Ben non sono i Fantastici Quattro, ma se li identifichiamo in loro tutto diventa immediatamente familiare e acquista un valore aggiunto.

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Molecole instabili è uno di quei rari fumetti  capace di far incontrare mondi e lettori differenti, infatti lo potranno apprezzare sia gli amanti del fumetto d'autore e indipendente, sia i lettori che abitualmente leggono le avventure Marvel.
La storia, divisa in 4 capitoli, ha una narrazione lenta, che scava nel microcosmo dei protagonisti. Tutta la vicenda si svolge in poche ore, non viene narrata nessuna grande storia, solo il grande dramma della vita quotidiana. Il tratto sottile di David ben cattura gli stati d'animo dei protagonisti e riporta su carta uno scenografia storica credibile. I colori di Michel Vràna, netti e fumettistici, creano un contrasto interessante fra la finta solarità che appare in superficie e la profonda depressione che realmente si annida.
Una colorazione esaltata anche dall'ottima carta lucida dell'edizione Panini 9L che rende pregio a un fumetto da avere in collezione.

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