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Speciale Movie Comics: Spider-Man 3

Il ritorno di Spidey

Sono passati tre anni da quando un gioioso Peter Parker svolazzava come Uomo Ragno per i grattacieli di New York nelle sequenze finali di "Spider-Man 2", dopo aver finalmente coronato il suo sogno d'amore assieme alla bella Mary Jane Watson, il cui primo piano che chiudeva la pellicola lasciava intuire tempi cupi per l'arrampicamuri.

E infatti "Spider-Man 3", che segna il ritorno sul grande schermo di uno dei franchise più acclamati degli ultimi anni, si annuncia come un blockbuster dai toni fortemente oscuri in cui il regista Sam Raimi continuerà, dopo il viaggio tra maturità, sacrificio e responsabilità intrapreso nel precedente capitolo, a scavare in profondità nell'anima di Peter Parker, in un’evoluzione del personaggio che ne metterà in crisi le più radicate convinzioni, e che il regista descrive come una sorta di sfida morale: "Questo film è una reale continuazione di 'Spider-Man 2'. Segue Peter Parker e la sua vita, e lo segue come essere umano e come persona morale. Lo troviamo in un momento della sua vita in cui deve apprendere una lezione. E questa volta si tratta di una lezione di umiltà".

Attraverso la sceneggiatura di Alvin Sargent, realizzata su un soggetto dello stesso regista in collaborazione con il fratello Ivan Raimi, "Spider-Man 3" riprende e amplifica molti degli spunti narrativi lasciati in sospeso alla fine del secondo film. La vita di Peter Parker (Tobey Maguire) sembra ormai aver trovato un suo equilibrio, cosa di cui ha fortemente beneficiato la sua relazione con l'amata Mary Jane Watson (Kirsten Dunst), alla quale Peter ha intenzione di chiedere di sposarlo, mentre anche la sua carriera di arrampicamuri procede per il meglio, grazie a un opinione pubblica ormai quasi interamente schierata dalla sua parte, nonostante i quotidiani attacchi del Daily Bugle.

Ma se da un versante le cose per il protagonista vanno splendidamente, dall'altro a minacciare una ritrovata tranquillità c'è la figura dell'amico Harry Osborn (James Franco), ormai dilaniato dalla vendetta per la morte del padre e a conoscenza della doppia vita di Peter, oltre all'arrivo di due nuovi e letali avversari, in un film che ancora una volta vedrà intrecciarsi le vite dei protagonisti, in un mix collaudato di divertimento, azione, dramma e colpi di scena.

"Penso che siamo riusciti a mantenere questa saga fresca e originale – ha dichiarato Tobey Maguire – mantenendo allo stesso tempo una continuità nei personaggi e facendo evolvere la storyline dal primo al secondo film. E penso che abbiamo fatto decisamente un ottimo lavoro. Ci sono un sacco di svolte nella storia e rispondiamo a molte delle domande che sono state poste nei primi due film. Penso che sia un buon seguito". Una frase su cui si trova d'accordo la co-protagonista Kirsten Dunst: "In questo film i personaggi sono più vecchi, e i rapporti sono più profondi. Non riposiamo mai sugli allori con questi film, proviamo sempre a renderli migliori e credo che questa pellicola lo dimostrerà".

Volti vecchi e nuovi

Dopo il successo dei primi due film, la saga dell'arrampicamuri torna con gran parte del collaudato cast confermato, ma anche con qualche interessante novità. Il regista Sam Raimi infatti, notoriamente un grande fan dell'eroe Marvel, ha deciso di continuare a ripescare dalle storie del ragnetto personaggi, villain e comprimari facenti parte del grande affresco disegnato da Stan Lee, Steve Ditko, John Romita e altri autori in oltre 40 anni di storie.

Ad affiancare i già noti Tobey Maguire, Kirsten Dunst e James Franco troviamo infatti l'attore Thomas Haden Church, nomination all'oscar nel 2005 per "Sideways", chiamato ad interpretare il ruolo dello sfuggevole e minaccioso Uomo Sabbia, mentre il giovane Topher Grace, noto in Usa soprattutto per il ruolo di Eric Forman nella serie tv "That's '70 Show", darà il suo volto al personaggio più atteso del sequel, vale a dire Eddie Brock/Venom. Vera e propria novità, dal punto di vista narrativo e per quanto riguarda i comprimari storici, è stato l'ingresso nel cast di un nuovo volto femminile, quello dell'eterea Bryce Dallas Howard, figlia del regista Ron Howard e talento in veloce ascesa tra i giovani attori di Hollywood, divenuta famosa per "The Village" e "Lady in the Water", che in "Spider-Man 3" darà vita alla bionda più dolce e indimenticabile della serie a fumetti, vale a dire la bella Gwen Stacy. Alla Howard si affiancherà il grande caratterista James Cromwell ("L.A. Confidential") nel ruolo del padre di Gwen, il capitano di polizia George Stacy.

Completano il cast volti già noti al grande pubblico come Rosemary Harris nella parte dell sempre amabile Zia May, J.K. Simmons in quella del burbero J. Jonah Jameson, mentre Bill Nunn, Elizabeth Banks e Ted Raimi completano lo staff del Daily Bugle rispettivamente nelle vesti di Joseph "Robbie" Robertson, Betty Brant e Hoffman, oltre all'attore Dylan Baker in quello del Dr. Curt Connors, professore di Peter all'Università e di una rediviva, dal punto di vista cinematografico, Theresa Russell nel ruolo della moglie di Flint Marko/Uomo Sabbia. Non sono infine da dimenticare Cliff Robertson e Willem Dafoe, i quali tornano, anche se in due sequenze distinte, nei ruoli di Ben Parker e di Norman Osborn.

L'Uomo Sabbia

"È uno dei cattivi storici della serie a fumetti. È stato introdotto dagli autori nel quarto numero della serie. Si tratta di un individuo che talvolta si trasforma totalmente in sabbia, mentre altre volte mantiene la sua forma umana. È una figura evasiva, ma quando è un uomo normale è un vero duro. È il tipico individuo cresciuto nelle strade. È un tipo piuttosto isolato, un uomo reale. È uno di quegli uomini con problemi che hanno a che fare col dilemma, con la tristezza e l'esaltazione. Ogni cosa che avete vissuto come esseri umani in questo pianeta, questo è lui. Questo è Flint Marko.
Questo è l'Uomo Sabbia. È un uomo normale coinvolto in una situazione e circostanze straordinarie e che cerca di reagire come può. Talvolta il risultato delle sue reazioni e delle sue risposte è la violenza. Altre la tristezza. Altre volte è semplicemente sconvolgente. Potrebbe essere il personaggio più completo che io abbia mai interpretato".

Così Thomas Haden Church descrive il personaggio di Flint Marko, un insieme di emozioni contrastanti, di forza bruta ma anche di umanità che nel film assume un importanza basilare ai fini della storia. Marko infatti non è solo una delle nemesi che l'arrampicamuri dovrà affrontare nel corso della pellicola; dietro al personaggio del detenuto evaso e trasformato da un incidente, si nascondono due delle storyline più importanti di questo terzo capitolo. Se la prima toccherà il passato di Peter Parker e la morte dello zio Ben, una vicenda che diventerà centrale nella caduta di Spidey verso la vendetta e verso il proprio lato oscuro, la seconda invece presenterà agli spettatori un lato inedito del criminale, facendone conoscere la tormentata e triste vicenda familiare.

Un elemento questo che per il regista Sam Raimi sottolinea la differenza del personaggio rispetto ad altri supervillain: "Sandman è un criminale in perenne conflitto con se stesso. Ma in un certo senso non lo si può definire propriamente un cattivo. Non è interessato ad obiettivi specifici come il dominio del mondo o del governo degli Stati Uniti come altri supercriminali dei fumetti. Quello che lui vuole veramente è soltanto il meglio per lui e la sua famiglia".

Un villain a tutto tondo quindi, dove a prevalere è l'umanità e il desiderio di una vita normale, e che l'attore ha interpretato in maniera completa, sottolineandone fortemente l'aggressività. Una cosa non facile ma che Church è riuscito a costruire grazie anche a una grande collaborazione con il regista Sam Raimi, che l'attore definisce così: "Sam è specificatamente un regista di attori. È molto preciso ed esigente quando si tratta di interpretazione. È molto pignolo ed esige moltissimo, ma dà anche alte gratificazioni. Un giorno girai una scena molto intensa emotivamente per il mio personaggio. E non riuscivo a capire... Avevamo girato e rigirato per tutto il giorno delle scene e cominciavo a sentire una specie di frustrazione. Potevo sentirla. Cominciavo persino a divenire irritabile. Nel corso della giormata continuammo le riprese e durante la pausa pranzo mi sentivo in uno stato d'animo tipo 'Beh, questa è una stronzata. Io mi sto facendo il culo qui e Sam sembra prendersela con calma'. Poi tornammo dal pranzo e continuammo a lavorare, e c'erano un sacco di cose di cui occuparsi, c'erano tanti cambiamenti di luci, perché c'è un sacco di lavoro dietro ad una finestra che esplode o un temporale che scoppia... e io mi sentivo diventare sempre più fisicamente aggressivo. Poi mi puntarono le cineprese e cominciammo delle riprese. Io colpì violentemente lo stunt-man; lo afferrai e lo sbattei davvero violentemente al muro.. Sam mi si avvicinò e disse: 'Adesso sei pronto per i primi piani'. Lui sapeva esattamente cosa stava facendo. Questo semplicemente mi galvanizzò. Sapeva esattamente cosa stava facendo in ogni momento della giornata... Sapeva che in quel momento mi sentivo esattamente come dovevo essere in quella scena, il che voleva dire essere super-aggressivo, aggressivo in maniera quasi omicida. Girò i primi piani, poi passò al resto della scena".

Venom

"Avi Arad mi ha detto che i fan volevano vedere Venom. Io vengo da un’altra generazione, leggevo i fumetti negli anni '70, quando c'erano Goblin, l'Uomo Sabbia, Electro, Mysterio, mentre Venom è uscito fuori alla fine degli anni '80. Solo che Avi mi ha detto 'Ascolta, lo stanno davvero aspettando. Non fare l'egoista, Spider-Man è il mito di tutti, non solo il tuo'. E così l'ho fatto".

Con queste parole il regista Sam Raimi rivelò qualche mese fa, durante la Comic-Con di San Diego, la decisione di inserire nella pellicola uno dei villain più letali e affascinanti dell'universo ragnesco, una scelta questa che sin dalle fasi iniziali della pre-produzione è stata coperta da una riservatezza senza precedenti da parte della major, aumentata con l'ingresso nel cast dell'attore Topher Grace, noto protagonista della serie televisiva "That's 70's Show", chiamato a una difficile prova, quella di portare sul grande schermo la complessità di un personaggio che fin dal suo esordio ufficiale, avvenuto per mano di David Michelinie e Todd McFarlane nel 1989 sulle pagine di un indimenticabile The Amazing Spider-Man 300 (anche se nel numero 299 ci fu la sua prima vera apparizione), divenne sinonimo di spietatezza, terrore, di una furia micidiale e anche di follia: "C'è molta libertà nell'interpretare un cattivo – ha invece aggiunto Topher Grace – questo perché quando si è il protagonista, e quando ci si allontana da quello che si deve fare, suona una sorta di campana che ti avverte che hai una responsabilità verso il pubblico, ma quando sei un cattivo, e specialmente quando lo sono io, la campana non suona".

Ma trasferire sullo schermo solo Venom non era l'unico obiettivo del regista, il quale sin dall'inizio ha voluto che nel film fosse ben presente il suo lato umano, Eddie Brock, e sopratutto l'evoluzione delle motivazioni che lo porteranno a trasformarsi nel letale villain: "Per quanto riguarda Eddie Brock, Topher ha fatto un lavoro eccellente, si è impegnato a fondo nel capire chi Eddie fosse. Il passato del personaggio è stato sviluppato, e nel film ogni cosa giustifica le sue azioni nelle scene con Peter Parker al Daily Bugle. Nel film vedrete come la sua vita diventerà, in un modo che forse i comic book non hanno necessariamente approfondito, vedrete come questo personaggio avrà un rapporto reale con gli altri protagonisti, un qualcosa che per me lo ha reso molto completo e soprattutto umano. Questa è stata la lotta principale per me, il designer di produzione, il costumista e l'attore. Tutti ci siamo chiesti come potessimo dare un senso a questo personaggio. Ci siamo resi conto che Eddie Brock è un essere umano, e che la forza di questi film è sempre stata quella di avere gli esseri umani al centro della storia. Brock è un tipo normale a cui accade qualcosa di straordinario. E Venom è un personaggio straordinario. Abbiamo cercato gli elementi umani che erano in lui e li abbiamo utilizzati al meglio".

Nel film infatti osserveremo la vita di Brock, fotografo rivale di Parker al Daily Bugle, e l'evoluzione di un rapporto tra i due character che pian piano scaverà nel personaggio intepretato da Grace un odio profondo nei confronti del collega, e che il protagonista Tobey Maguire così descrive: "Il modo in cui è stato scritto e il modo in cui Topher ha ritratto il personaggio è veramente grande, perché è divertente ed è lì che si vede una rivalità che diventa paurosa e pericolosa in certi punti. Penso che la dinamica di questa relazione, così come con tutti gli altri personaggi del film, sia stata davvero interessante".

Una relazione che l'attore Topher Grace indica come il riflesso di due facce della stessa medaglia, cosa che rivela ancora di più i punti di contatto, ma anche le differenza, tra Eddie Brock e Peter Parker: "È differente da Peter. È fondamentalmente come se qualcuno avesse ottenuto gli stessi esatti poteri che possiede Spider-Man, non avendo però avuto una figura come lo Zio Ben che gli spiegasse che 'Da un grande potere deriva una grande responsabilità'. Eddie non ha mai imparato quella lezione. È una cosa di cui io e Sam abbiamo discusso molto sul set durante la lavorazione. È grande vedere due figure che sono molto simili all'inizio, e di come il potere li rende totalmente diversi, fondalmentalmente degli opposti".

Lato oscuro

"Quello che rende i film di Spider-Man diretti da Sam qualcosa di differente da altre pellicole del genere è che, nonostante Peter Parker sia sempre Peter Parker in tutti i film, ogni pellicola è così diversa dalla precedente da non annoiare mai. Recitare come Spider-Man non mi ha mai dato l'impressione di fare qualcosa di ripetitivo, e questo è merito anche dello sceneggiatore Alvin Sargent che questa volta ha rimesso in gioco il mio personaggio. Il mio approccio a Peter stavolta è stato del tutto differente, questo perché Spider-Man non è solamente l'eroe buono o tormentato, ma entra in contatto con la sua parte più oscura e malvagia".

Nelle parole di Tobey Maguire viene riassunta una delle storyline di "Spider-Man 3", ovvero il combattimento di Peter Parker con una parte inedita e nascosta di se stesso che gli spettatori conosceranno, guardando ancora di più nel profondo di un personaggio che ha fatto della sua umanità il fulcro del proprio successo in ambito fumettistico e cinematografico. E proprio le debolezze di Peter saranno al centro di una caduta dell'arrampicamuri in una specie di girone dantesco, trasformandolo in una sorta di antieroe consumato da emozioni negative e contrastanti, come il desiderio di potere e la vendetta, un sentimento questo che sarà la chiave di volta che permetterà al simbiota alieno, che i produttori considerano come un "quarto villain" della pellicola, di avvicinarsi a Peter e corromperne l'anima, ma non solo.

Il lato oscuro che avvolgerà Peter avrà pesanti conseguenze nella relazione tra Peter e Mary Jane, arrivando quasi a incrinare un rapporto costruito in maniera difficile dopo anni costellati di speranze, delusioni e pericoli.
Per i due sarà un’ulteriore evoluzione verso una maturità definitiva, e una MJ ormai matura è il personaggio che descrive l'attrice Kirsten Dunst, la quale sottolinea la crescita sua e del personaggio: "Mary Jane è cambiata, e io con lei. Mi sento più sicura e più matura. Il mio modo di interpretarla è aumentato e assieme a Tobey ho ormai una alchimia perfetta. Spesso non sapevo come dovevo interpretare una certa scena e chiedevo consigli a lui".

Alla fine la sfida finale di Peter non sarà solo quella di ritrovare se stesso e di ricucire i tasselli di una vita smembrata, ma soprattutto ridare significato alle parole dello Zio Ben, e al significato che queste hanno avuto nel sentiero di maturazione che ha intrapreso il personaggio di Peter Parker, una maturazione che in "Spider-Man 3" affronterà il suo test più grande.

La vendetta di Harry

Nelle scene finali di "Spider-Man 2", un Harry Osborn che aveva da poco scoperto il segreto di Peter Parker intraprendeva il percorso che in "Spider-Man 3" lo porterà ad abbracciare l'eredità di follia lasciatagli dal padre Norman Osborn, e lo scopo della sua esistenza: vendicarne la morte e uccidere Spider-Man: "In questo film il mio personaggio finalmente si confronta con Peter Parker", ha dichiarato James Franco, "nei due film precedenti non c'era molta azione nel confronto tra me e Peter Parker e così è stato molto gratificante lavorare a queste scene con Tobey e Sam. Queste sono sicuramente le mie parti preferite. Trovo che in questi film vi sia un processo meticoloso che fa sì che queste sequenze siano veramente drammatiche".

Se nel precedente capitolo Harry arrivava a collaborare con il Dottor Octopus per raggiungere il suo scopo, nel nuovo sequel scende in campo in prima persona attaccando Peter in una delle sequenze più violente e tese mai viste prima in un film dell'arrampicamuri e che l'attore spiega così, scherzando sul nuovo aliante, versione moderna di quello utilizzato da Goblin nel primo film della saga: "Pensereste che sia necessario essere esperti in cose come snowboarding o skateboarding. Ho fatto un po’ di skateboarding quando ero ragazzino, ma vorrei che sapeste che per quanto la cosa è attraente, quello che faccio è solo agitarmi come una marionetta, e molti degli spostamenti che compio sull'aliante sono programmati dai fili che mi tengono".

Una scena che apparentemente diventa l'apice della dissolvenza dell'amicizia del giovane Osborn con Parker, e l'inizio della sua definitiva trasformazione in un essere ossessionato dall'odio e dalla vendetta, una figura che il regista Sam Raimi non ha mai smesso di analizzare continuando una traccia narrativa intrapresa sin dal finale del primo capitolo.
Un’analisi che in questo film fornirà la parola fine alla tormentata vicenda di Harry, e in cui il pubblico assisterà alle scelte che questo personaggio farà: trascinare se stesso e coloro che un tempo amava in un baratro, o invece scegliere di tornare a essere quello che era, in un atto di redenzione conclusivo, rifiutando il retaggio degli Osborn e aprendo gli occhi sulla figura del padre.

Arriva Gwen Stacy

Una delle sorprese più grandi di "Spider-Man 3" ha avuto luogo poco prima dell'inizio delle riprese quando, il 19 gennaio, la Sony annunciò che l'attrice Bryce Dallas Howard era entrata nel cast nel ruolo di Gwen Stacy. La notizia fece nascere tra i fan decine di discussioni sulla scelta di Raimi di inserire solo ora, in quello che a detta di molti potrebbe essere il capitolo conclusivo della saga, un personaggio che anche oggi, dopo 40 anni, continua a risvegliare tra gli appassionati del ragnetto ricordi densi di felicità e di tristezza, che culminano nelle tavole conclusive di "La notte in cui morì Gwen Stacy" sulle pagine di The Amazing Spider-Man 121.

Un’importanza, quella che circonda la figura di Gwen Stacy, che la Howard ha colto immediatamente, aggiungendo inoltre di essersi documentata molto attraverso gli albi a fumetti: "Quello che mi ha interessato di Gwen e di questo film, di questo franchise, di questi comic books, era l'amore che i fan provano per i personaggi. È una sfida e un’opportunità entrare in una situazione dove un personaggio è così amato. Si deve essere rispettosi di questo, ma si deve anche creare qualcosa che vada ad aggiungere un poco più di pepe e un pò più di sorpresa nel pubblico. Questo è quello che mi interessava. Circa la persona che lei è... amo quello che è... Nel primo film ci sono stati conflitti così vari e differenti crisi per questi personaggi e Gwen Stacy arriva potenzialmente illesa da tutto questo. Entrando in questo mondo e nel caos che ne risulta, la sua sensualità inconsapevole e innocente è quello che ho apprezzato di più di lei – ha dichiarato la Howard in una recente intervista alla rivista Wizard – Quello che mi ha avvicinato ai comics, che mi ha portato ad amare questo franchise, è stato vedere i precedenti film. Quando ho visto il primo e in seguito ho visto il secondo ho esclamato 'Che cos'è? È stupefacente! Cosa accadrà?'. Solo in seguito mi sono interessata ai comic books, e quando sono entrata nel cast e durante le riprese mi sono trasformata in una lettrice vorace. È fantastico e so che c'è una tradizione che circonda chi legge i fumetti. Tutti i ragazzi con cui ho parlato, che leggono fumetti e sono cresciuti con essi… capisci che c'è qualcosa che li unisce, una connessione istantanea".

Per interpretare Gwen Stacy, la Howard ha dovuto apportare una piccola modifica al suo look, trasformandosi da testa rossa a bionda mozzafiato, una situazione su cui l'attrice ha scherzato molto: "Gwen Stacy è una biondona, mentre io sono rossa di capelli. Sono rimasta sconvolta, specialmente quando ho visto delle immagini del personaggio. Ho pensato: ci sono migliaia di altre attrici in giro per Los Angeles che sono identiche a questa qua!. L'aspetto del personaggio era imperativo fosse quello dei comics. E in più, dovevamo spiegare da quale mondo proviene questa ragazza. Voglio dire, lei viene da un mondo molto, ma molto diverso da quello di Mary Jane. Hanno un background familiare differente tra loro".

Nel film la presenza della bionda Gwendolyne giocherà un ruolo molto importante in quello che si annuncia come un interessante triangolo amoroso che metterà a dura prova la relazione tra Peter e Mary Jane, e cadrà anche lei nella intricata ragnatela di vicende che ruotano attorno alla vita dell'arrampicamuri, come spiega il regista Sam Raimi: "Il suo non è un ruolo gigantesco. È, più di ogni altra cosa, un’introduzione, l'introduzione di Gwen nella storyline. La incontriamo e lei avrà questa interazione molto forte con Peter, con Spider-Man, con Mary Jane e con Eddie Brock. Ma è più o meno la presentazione del personaggio nel mondo di Spider-Man, dato che non potevo mostrare tutto in questo film...", un coinvolgimento che la Howard infine riassume in un ricordo indelebile di una scena girata sul set di New York: "Ero sulla 52ma strada a New York e sono venuta giù da 5 piani di un palazzo in braccio a Spider-Man. È stato fantastico e incredibile!".

Effetti ragneschi

Come per i capitoli precedenti, anche la realizzazione di "Spider-Man 3" ha visto l'utilizzo massiccio delle nuove tecnologie in campo cinematografico. Molte sono state infatti le società che hanno lavorato agli effetti speciali del sequel, e tra queste sono da citare la Sony Imageworks, il cui direttore del settore tecnologie Daniel P. Ferreira ha lavorato a quelli riguardanti il personaggio dell'Uomo Sabbia, la FX Masters, e la Vicon, specializzata nella motion capture Non sono poi da dimenticare altre compagnie che hanno preso parte alla lavorazione in campi differenti, come la Professional Visual Care, che ha fornito alla Sony speciali lenti a contatto, o la Room 32, che ha lavorato intensamente al design, la Amalgamated Dynamics Inc. per il make up, e la Pixel Liberation Front, specializzata nella previsualizzazione del film, ovvero gli storyboards.

Il costumista James Acheson ha avuto molto da fare in questa pellicola, con la creazione di numerosi costumi in collaborazione con la Digital Fusion: "Nel primo film avevamo 28 costumi,e per il secondo film 35. Attualmente per la terza pellicola sto lavorando a circa 40 costumi, e crescono di numero ogni settimana". Acheson ha inoltre sottolineato che con "Spider-Man 3" continuerà il "matrimonio" tra la vecchia creazione di un costume e la CGI: "Abbiamo molte nuove tecniche, lavorando con la UCLA abbiamo creato nuovi metodi, siamo diventati molto abili nel creare non solo il costume, ma anche l'attore, in maniera tale che nessuno possa vedere la differenza tra il costume reale e il costume in computer-grafica. Con 'Spider-Man 3' lo spettatore non capirà se sta guardando del vero spandex o un insieme di pixel".

Scott Stokdyk, vincitore dell'Oscar per gli effetti di "Spider-Man 2" e supervisore della squadra della Sony Imageworks, ha creato, con la collaborazione dei New Deal Studios, una miniatura di un palazzo in scala 1/16 che nel film sarà protagonista di una scena mozzafiato in cui ne vedremo il crollo, grazie all'inserimento della CGI. Da ricordare che i New Deal Studios hanno lavorato in precedenza a film quali "Fantastic Four" e "X-Men 3" (di loro creazione il modellino della casa di Jean Grey).

Il regista

Sam Raimi


Nato il 23 ottobre 1959 a Detroit (Michigan), Sam Raimi si appassiona all’arte cinematografica fin da bambino, prendendo parte ad alcune produzioni con il padre alla regia. A 18 anni gira i suoi primi cortometraggi, fino a che, finita l’Università, fonda una sua casa di produzione e gira nel 1982 il suo primo film per il grande schermo, “La Casa”, che diviene un successo inaspettato e in cui Raimi stesso compare, all’inizio del film, nel ruolo di un passante assieme al produttore della pellicola, Robert Tapert.

In seguito, assieme alla collaborazione alla sceneggiatura dei fratelli Joel ed Etahn Coen, realizza nel 1985 “I due criminali più pazzi del mondo” (una pellicola grottesca che incrocia commedia e horror), dopodiché scrive la sceneggiatura di “Mister Hula Hoop” e, nel 1987, con i soldi e i mezzi di De Laurentiis, gira “La Casa 2“, un seguito che è più un remake e che ne conferma ancora di più il talento visivo. Un talento visivo che continua ad esprimersi in “Darkman” e ne “L’armata delle tenebre”, entrambi del 1990. Artista dell’horror, Raimi finisce anche per toccare il genere western con “Pronti a morire” del 1995, ma la vera pellicola rivelatrice arriva nel 1998 con “Soldi sporchi”, bellissimo e toccante noir con Bill Paxton e Billy Bob Thornton.

Meno convincente è invece il suo ingresso nel cinema romantico con “Gioco d’amore” (2000), che fino ad oggi risulta come il suo primo e solo flop al botteghino, dal quale si riprende con “The gift”, in cui torna alle tinte horror supportato da un ottimo cast con in testa una convincente Cate Blanchett. Nel 2000 dirige “Spider-Man”, grande successo di critica e di pubblico che lo lancia definitivamente come uno dei registi più apprezzati di Hollywood, seguito nel 2004 da "Spider-Man 2".

Il cast

Tobey Maguire

Nato a Santa Monica (California) il 27 giugno 1975, da Vincent e Wendy Maguire, un cuoco e una segretaria che poco dopo la sua nascita si separano, Tobias Vincent Maguire approda sul grande schermo, dopo una serie di comparsate in telefilm e spot commerciali, nel 1993 in un ruolo secondario nel film “Voglia di ricominciare” di Michael Caton-Jones. Poi un altro ruolo in “S.F.W.” (1994) che coincide con una profonda crisi esistenziale dell’attore, che esplode sul set di “Empire Records”, dove la sua parte viene tagliata al montaggio. Maguire sparisce nel nulla, per poi riapparire in “Tempesta di ghiaccio” (1997) di Ang Lee, dove ottiene il suo primo vero ruolo importante che lo fa notare al grande pubblico e alla critica.

Il successo di “Tempesta di ghiaccio” lancia Maguire come divo emergente della nuova generazione di talenti recitativi formatasi negli ultimi 4 anni a Hollywood, e la sua parte da protagonista nel bellissimo e poetico “Pleasantville” (1998) di Gary Ross sottolinea la sua recitazione asciutta, sottotono e soprattutto il suo “diventare” i personaggi che interpreta.

Gli anni successivi sono per Maguire densi di lavoro: compare in “Harry a pezzi” di Woody Allen, in “Paura e delirio a Las Vegas” di Terry Gilliam, ma soprattutto in “Le regole della casa del sidro” di Lasse Hallström. Qui, interpretando il ruolo dell’orfano Homer Wells, si farà apprezzare ancora di più dalla critica, e anche se non riceverà la nomination all’Oscar come miglior attore il film ne otterrà sette, vincendo due delle ambite statuette.
Il 2000 è il suo anno: dopo “Wonder Boys” di Curtis Hanson accanto a Michael Douglas, e “Cavalcando col diavolo” (dove ritorna a lavorare con il regista che l’ha lanciato, Ang Lee), il 26enne attore viene scelto, tra una ridda di candidati, per interpretare il ruolo di Peter Parker/Spider-Man nel lungometraggio diretto da Sam Raimi, e la scelta si rivela azzeccata.

Dopo “Spider-Man”, che diventa un successo mondiale al box office, Maguire sorprende ancora con “Seabiscuit”, pellicola in cui interpreta in maniera eccelsa il ruolo del fantino Red Pollard e che ottiene 8 nomination all’Oscar, mentre in seguito è accanto a George Clooney e Cate Blanchett in "Intrigo a Berlino" di Steven Soderbergh. Non solo attore, Maguire è anche produttore: tra le pellicole che ha finanziato è da citare "La 25esima ora".

Kirsten Dunst

Nata a Point Pleasant (New Jersey) il 30 aprile 1982, Kirsten Caroline Dunst è attrice dall’età di tre anni, quando comparve per la prima volta in uno spot commerciale di una bambola. Il suo esordio sul grande schermo avviene nel 1989, in un ruolo non accreditato nel film “New York Stories”, una pellicola a episodi diretta da Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Woody Allen. Nel 1990 compare con un piccolo ruolo in “Il falò delle vanità” di Brian De Palma, ma il grande salto lo compie nel 1994, quando ottiene il ruolo cruciale di Claudia nel gotico e bellissimo “Intervista col vampiro” di Neil Jordan, accanto a due attori del calibro di Tom Cruise e Brad Pitt.

Con questo ruolo, la critica e il pubblico iniziano a notarla: per la sua interpretazione di Claudia, Kristen ottiene la nomination al Golden Globe, vince un MTV Movie Award come attrice emergente, e compare tra le 50 personalità più belle del 1995. E tutto questo a soli 13 anni. Il successo la porta a lavorare moltissimo in produzioni che la vedono affiancare le più grandi star di Hollywood: compare in “Piccole donne” (1994) di Gillian Armstrong accanto a Winona Ryder e Susan Sarandon, in “Small Soldier” di Joe Dante, e nel successo di incassi “Jumanji” (1995) di Joe Johnston accanto a Robin Williams.

Negli ultimi anni è comparsa nell’acclamata satira politica “Sesso e potere” di Barry Levinson, ha prestato la sua voce ad Anastasia nell’omonimo lungometraggio animato e, nei panni di una cheerleader, ha ottenuto un forte successo personale con “Bring it On”, film che ha sbancato i botteghini USA e ottenuto critiche lusinghiere. Kirsten interpreta il suo personaggio più difficile ne “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola, che ottiene un buon successo nei circuiti del cinema indipendente come il Sundance Film Festival di Robert Redford.

È anche grazie anche a questo ruolo che la Dunst ottiene quello di Mary Jane Watson in “Spider-Man” di Sam Raimi, sbaragliando concorrenti del calibro di Alicia Witt e Kate Hudson. In seguito partecipa a film come "Monnalisa Smile", accanto a Julia Roberts, riprende il ruolo di MJ in "Spider-Man 2" (2004), mentre recentemente l'abbiamo vista nel romantico "Elisabethtown" con Orlando Bloom, e in "Maria Antonietta", con cui è tornata a recitare per la regia di Sofia Coppola. Un’attrice che ha dalla sua non solo professionalità e bellezza, ma una serie di successi di pubblico e critica che l’hanno fatta apprezzare come uno dei talenti emergenti della nuova Hollywood.

James Franco

Nato il 19 aprile 1978 a Palo Alto (California), James Edwards Franco fa parte anch’esso della nuova e talentuosa generazione di attori hollywoodiani. Prima di giungere alla notorietà con “Spider-Man” è apparso in film quali “Mai stata baciata” (1999) e “Costi quel che costi” (2000) per poi ottenere un ottimo successo di critica con la sua interpretazione di James Dean nel film per la Tv “James Dean” del 2001.

È inoltre stato protagonista accanto a Robert De Niro del thriller “Colpevole di omicidio”, diretto da Michael Caton Jones, per poi affiancare Neve Campbell nel bellissimo “The Company” di Robert Altman.

In seguito ha preso parte al film bellico "The Great Raid" e a "Tristano e Isotta".


Thomas Haden Church


Nato il 17 giugno 1960 a Kerrville (Texas), Thomas Haden Church, dopo essersi laureato alla University of North Texas, inizia a lavorare in radio. In seguito, partecipa a un film indipendente con un piccolo ruolo, e l'esperienza lo spinge a intraprendere la carriera di attore. Partecipa a una serie televisiva ("Wings") per cinque stagioni sulla NBC, e poi alla pellicola "George of the Jungle", tratto dalla famosa serie animata.

Dopo altri film più o meno noti, Church ottiene il ruolo di protagonista in "Sideways" accanto a Paul Giamatti, suo grande amico. La sua interpretazione gli fa guadagnare un Independent Spirit Award e la sua prima candidatura a un premio Oscar. In seguito presta la sua voce a uno dei personaggi del film di animazione "Over the Hedge".

Topher Grace

Nato il 12 luglio 1978 a New York City, Christopher Grace cresce a Darien (Connecticut), dove conosce Kate Bosworth e Chloe Sevigny. Nel 1998 viene notato da un produttore e gli viene assegnato il ruolo che lo farà diventare famoso, ovvero quello dello sfortunato Eric Forman in "That's 70s Show", parte che interpreta fino al 2005.

Nel 2004 ha partecipato a due film per il grande schermo: "Win a date with Tad Hamilton" e "Good Company" accanto a Dennis Quaid e Scarlett Johansson.


Bryce Dallas Howard

Nata il 2 marzo 1981 a Los Angeles (California), Bryce Dallas Howard (il secondo nome per il luogo in cui fu concepita) fa parte di una nota famiglia di Hollywood essendo figlia del famoso regista Ron Howard e di Cheryl Alley Howard, attrice e sceneggiatrice. Cresciuta a Greenwich (Connecticut), in seguito frequenta il Steppenwolf School and Stagedoor Manor Performing Arts Camp, dove conosce quella che diventerà una sua grande amica, oltre che un’altra star del cinema americano, Natalie Portman, che le farà conoscere il mondo della recitazione.

Dal 1999 al 2003 studia allo Stella Adler Conservatory e alla New York University Tisch School of Arts dove consegue un titolo di studio in drammaturgia. Inizia a recitare soprattutto in teatro a Broadway classiche piece tratte dai lavori di George Bernard Shaw, Shakespeare e Cechov.

La sua prima apparizione cinematografica è comunque in un cameo da bambina in "Apollo 13", mentre il vero e proprio debutto è in "Book of love" (2004). Impressionato da un suo spettacolo teatrale, il regista M. Night Shyamalan la chiama per "The Village" (2004), in un ruolo che le dà un’immediata notorietà e in cui sfoggia tutto il suo talento. In seguito rimpiazza Nicole Kidman in "Manderlay" di Lars Von Trier, per poi essere la protagonista anche di "As you like it" (2006) di Kenneth Branagh e nuovamente con Shyamalan in "Lady in the Water".
È sposata da circa un anno con l'attore Seth Gabel, da cui ha avuto una figlia.

Rosemary Harris

Nata il 19 settembre 1930 nel Suffolk (Inghilterra), Rosemary Harris ha esordito sul grande schermo nel 1954 in “Lord Brummell”, accanto a Elizabeth Taylor, Stewart Granger e Peter Ustinov. In seguito è comparsa in numerosi film come “La pulce nell’orecchio”, “I ragazzi venuti dal Brasile” (accanto a Laurence Olivier e Gregory Peck), “Dall’altro lato della strada”, “La mia vita fino ad oggi” e “Hamlet” di Kenneth Branagh, e in “The gift” di Sam Raimi, che proprio grazie a questa pellicola l’ha scelta per il ruolo di Zia May.

In televisione ha lavorato nella miniserie “A notorious woman”, per la quale ha vinto un premio Emmy, e in “Holocaust” nel 1978, che le ha valso un Golden Globe.


J.K. Simmons

Nato il 9 gennaio 1955 a Detroit (Michigan), Jonathan Kimble Simmons ha esordito dapprima come cantante, grazie al suo diploma in musica conseguito presso l’Università del Montana, per poi scoprire la sua vera vocazione di attore. Inizia quindi la sua carriera teatrale negli anni ’70, dopodiché si trasferisce a New York verso la metà degli anni ’80, esibendosi a Broadway per poi arrivare alla televisione comparendo nel serial “Oz”, trasmesso dalla tv via cavo HBO.

Nello stesso tempo molte le sue comparsate in numerosi film, tra i quali sono da citare “The Jackal” (1997), “Gioco d’amore” (in cui incontra per la prima volta Sam Raimi), “Soluzioni estreme”, “The Mexican” (accanto a Brad Pitt e Julia Roberts), e infine ”The Gift”, dopo il quale ottenerrà il ruolo del burbero J. Jonah Jameson, editore del Daily Bugle.

James Cromwell

Nato il 27 gennaio 1940 a Los Angeles (California), James Oliver Cromwell è uno dei più noti caratteristi del cinema statunitense. Dopo aver studiato alla Carnegie Mellon University inizia la carriera di attore in televisione negli anni '70, partecipando a numerose serie tv, per poi debuttare negli anni '80 sul grande schermo partecipando alla saga "La rivincita dei Nerds".

In seguito lo vediamo in vari ruoli in film quali "Larry Flint", "L'eliminatore", e "L.A. Confidential", pellicola che lo rende popolare tra il grande pubblico, e poi in "Babe: maialino coraggioso", "Deep Impact", "La neve cade sui cedri", "Il miglio verde" e recentemente in "The Queen".






Carlo Coratelli
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