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BeccoGiallo Essential Reading



- Unabomber
- I Delitti di Alleghe
- La Saponificatrice
- Il delitto Pasolini
- Il terremoto del Friuli



Unabomber (BeccoGiallo, 144 pagine in b/n, brossurato con sovracoperta, € 12) Testi di Igor Mavric, disegni di Paolo Cossi

Unabomber, opera che ha inaugurato la collana Cronaca Nera di BeccoGiallo, è la vicenda più recente pubblicata finora dalla casa editrice trevigiana.
Sarà per questo, forse, che, grazie alla freschezza dei ricordi, la storia sembra più “appassionante” e vicina al lettore.
La vicenda è tristemente nota: una persona (o più) da anni si diverte a far esplodere tubi metallici e oggetti di uso quotidiano (barattoli o uova acquistate al supermercato, evidenziatori, ecc.) al solo scopo di ferire il malcapitato che raccolga tali oggetti. Il campo di azione di quello che i giornalisti non hanno perso l’occasione di chiamare Unabomber, come un famoso terrorista statunitense, è, stando agli inquirenti, il Nord-Est dell’Italia.
Il caso Unabomber, iniziato ufficialmente dodici anni fa in provincia di Pordenone, è uno dei tormentoni mediatici italiani più costanti. Un uomo o più uomini attentissimi a non lasciare proprie tracce, che colpiscono obiettivi imprevedibili, in una zona apparentemente ristretta, ma comunque vasta al punto da rendere infruttuose per anni le ricerche delle forze dell’ordine.
Mavric e Cossi ci tengono incollati alle pagine con un racconto dal ritmo indovinato e dal taglio di pura cronaca.
Siamo così testimoni, nella lettura, di tutti (o quasi) gli attentati dinamitardi che hanno sconvolto il Nord-Est negli ultimi anni, nonchè dell’impotenza degli investigatori, a caccia di un fantasma che gode dell’interesse morboso della stampa.
Completa il volume un’indispensabile cronologia dei fatti ed un’ottima intervista ad uno degli ex-sospetti-Unabomber, un professore di un istituto tecnico di Udine. Il suo punto di vista, da persona che – erroneamente – è stata coinvolta in questo caso, aggiunge un’amara conferma alla soluzione apparentemente impossibile di un caso che, ad oggi, ancora non è chiuso.

Carlo Del Grande


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I Delitti di Alleghe (BeccoGiallo, 141 pagine in b/n, brossurato, € 12) Testi di Andrés Maraviglia, disegni di Gianluca Maconi

”Alleghe è un paese di montagna. In questi posti vige la cultura del proteggersi. E’ una cultura tipicamente montanara e, in fondo, dell’animo umano.”
(Mauro Corona, dall’introduzione al volume.
)

Alleghe, nell’Agordino veneto, in provincia di Belluno, è oggi una tipica e ridente località turistica di montagna. E questa sua caratteristica ha col tempo contribuito a far dimenticare il suo oscuro passato. Negli anni Trenta e Quaranta, infatti, il paese è stato teatro di misteriosi delitti che, ad oggi, ancora non possono dirsi del tutto spiegati.
La genesi di questo mistero risale al 1933, anno in cui venne trovata morta Emma De Ventura, giovane cameriera dell'albergo locale. Il fatto fu subito archiviato come suicidio dovuto forse a delusioni amorose. Ma questo episodio sembrò scatenare un catena di delitti (altri tre fino al 1946) apparentemente non correlati tra loro. Correlazione evidenziata invece più tardi, nel 1952, dal giornalista Sergio Saviane con la pubblicazione di un articolo in cui indicava come coinvolti nei fatti i gestori dell’allora Albergo Centrale. Una tesi scomoda che lo porterà a subire un processo per diffamazione ma che darà il via a delle indagini più approfondite che si concluderanno con l’arresto di quattro persone.
L’editore Becco Giallo propone, all’interno della collana Cronaca Nera, un volume che ripercorre le vicende con un taglio a metà strada tra la cronaca e il romanzo, presentando l’indagine del brigadiere Cesca che portò all’arresto dei (presunti) colpevoli.
La storia, col solo accorgimento di cambiare i nomi dei protagonisti, riporta fedelmente i fatti come oggi li conosciamo a seguito delle indagini svolte, concedendo al romanzo solo quelle poche licenze necessarie per imbastire la trama. Il resto è cronaca imparziale dei fatti. Anche i personaggi, ad esclusione forse del protagonista, restano piuttosto enigmatici, e non del tutto svelate le loro motivazioni. Non ci vengono offerte chiavi di lettura schierate o soluzioni del mistero. Piuttosto ci viene dato uno strumento per stimolare la nostra curiosità a riguardo, per spronarci ad approfondire. Stimolo ulteriormente solleticato dall’ottimo e ricco apparato redazionale che presenta, oltre a note dell’autore Andrès Maraviglia e una selezione di schizzi, una cronologia dei fatti e una bibliografia da cui attingere. Un intento certamente nobile per una collana che si prefigge di raccontare episodi conosciuti e meno conosciuti della nostra storia.
Insolito è lo spaesamento che i disegni contribuiscono a creare. A prima vista il tratto “fumettoso”, quasi caricaturale sembrerebbe più adatto ad una striscia umoristica o alla bande dessineè piuttosto che al realismo di una cronaca giornalistica. Invece man mano che si procede nella lettura, ci si rende conto di come anche attraverso questa scelta stilistica Gianluca Maconi riesca a comunicare il senso di angoscia e di mistero che la vicenda ancora oggi trasmette. Attraverso pochi, semplici segni conferisce ai personaggi tutta quella gamma di espressioni e gesti che fotografano stati d’animo e sensazioni più di qualsiasi didascalia.
Interessante è anche la differenziazione dei due periodi rappresentati nella storia. L’uso dell’acquerello per le scene ambientate nel 1933 dona un sapore a metà strada tra la rievocazione storica e la dimensione onirica e del ricordo (come la scelta di non incorniciare le vignette), quasi a contrapporre la luminosa, razionale ricerca della verità da parte del brigadiere negli anni ’50 con il nebuloso e oscuro vortice di odii, segreti e misteri dell’epoca dei delitti.

Andrea Cassola


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La Saponificatrice (BeccoGiallo, 144 pagine a colori, brossurato, € 14.50) Testi e disegni di Erika De Pieri

Una donna di mezza età uccide tre persone, le fa a pezzi e, con disinvoltura, ricava saponette dai cadaveri e marmellata dal sangue delle vittime. Prodotti, questi, che venderà come se nulla fosse.
Sembra il delirio di un folle e... lo è. Questa storia è effettivamente accaduta tra il 1939 ed il 1940, nell’Italia fascista sull’orlo della seconda guerra mondiale.
La protagonista della storia è Leonarda Cianciulli, originaria dell’Irpinia e trapiantata nella provincia emiliana dopo il terremoto del 1930. La sua follia è il filo conduttore di questo libro, che vede l’esordio della visionaria Erika De Pieri nella collana Cronaca Nera di BeccoGiallo.
Una follia, che, stando a quanto affermato dalla stessa Cianciulli, fu frutto del suo “amore materno”, del voler proteggere i figli che con tante difficoltà era riuscita a mettere alla luce.
La De Pieri ci accompagna, così, in un viaggio altalenante fra storia e delirio: la ricostruzione della vicenda si alterna agli incubi ed alle ossessioni della Saponificatrice. Ciò che ne risulta è un affresco a volte (volutamente?) confuso, ma sostanzialmente di facile lettura e comprensione.
Il tratto della De Pieri, pittrice e scultrice prestata all’arte sequenziale, si dimostra efficace, specialmente nelle sequenze onirico-ossessive della protagonista.
Forse, vista la particolarità dello stile pittorico, sarebbe stata opportuna la pubblicazione di un’appendice che mostrasse il work-in-progress dell’opera.
In definitiva, La Saponificatrice è una storia che non andrebbe dimenticata, per l’alto valore storico-sociale e per non farsi ancora sorprendere dalla ferocia di omicidi che, oggi come ieri, insanguinano la storia dell’umanità.

Carlo Del Grande


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Il delitto Pasolini (BeccoGiallo, 96 pagine a b/n, brossurato, € 12) Testi e disegni di Gianluca Maconi

Ci sono due immagini che sono, per forza di cose, rimaste impresse nella memoria di molti Italiani: quella, disarmante, del corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, coperto da un lenzuolo madido di sangue sul lungomare di Ostia, e quella, toccante e vera, di un Alberto Moravia furente e inconsolabile ai funerali del poeta. Nell’opera di Gianluca Maconi, Il delitto Pasolini, sono presenti entrambe le immagini e l’autore non si limita a dedicare a Moravia una vignetta, bensì due intere tavole.
Da questa scelta risulta chiaro un obiettivo essenziale dell’opera: dare risalto alle emozioni e ai rapporti umani, oltre che alla cronaca propriamente detta.
Nella lettura non potranno sfuggire gli incontri di Pasolini con amici e conoscenti che – dal ristoratore ad uno degli attori preferiti dal poeta (Ninetto Davoli) – si rapportano con lui con una cordialità istintiva, naturale.
Il libro, che si presenta in una confezione impeccabile e ricca di approfondimenti indispensabili per avvicinarsi al “caso”, scorre veloce ripercorrendo le ultime ore del poeta e, saltando al di qua e al di là della sua fine prematura e violenta, compone un quadro dalla chiarezza indiscutibile.
Il tratto di Maconi, pulito e morbido, si presta perfettamente alla vicenda, mantenendo alta l’attenzione del lettore. Ottima la composizione delle tavole (particolarmente riuscite le sequenze degli interrogatori), così come la costante lucidità nella narrazione.
Chiude il volume una galleria di pin-up e omaggi di vari autori tra cui spiccano, per l’originalità e la realizzazione, i nomi di Luca Bertelè, Fabio Varnerin e Marco Tonus, il quale ci presenta un Pasolini immaginario, visto per come sarebbe potuto essere oggigiorno.
Forse l’opera – opportunamente pubblicata in occasione del trentesimo anniversario della morte, avvenuta il 2 novembre 1975 – avrebbe potuto avere un respiro più ampio, dedicando maggiore spazio alle infinite attività creative del poeta/scrittore/regista ma, si sa, su Pasolini, sulla sua vita e sul suo pensiero, ci sarà sempre qualcosa da aggiungere.

Carlo Del Grande


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Il terremoto del Friuli (BeccoGiallo, 96 pagine in bicromia, brossurato, € 15) Testi e disegni di Paolo Cossi

Tutti i volumi BeccoGiallo si presentano impeccabilmente: grafica essenziale e curata, confezione solida e una bella carta pesante. Anche l’idea di fondo lascia prevedere interessanti sviluppi: narrare fatti di cronaca (nera o storica), attraverso opere a fumetti ben documentate. Questo Il terremoto del Friuli tradisce alcune delle premesse iniziali, pur affermandosi come un’opera con qualcosa da trasmettere, e sotto il profilo dei contenuti, e sotto quello della forma. Partendo dalla forma: i disegni pittorici di Paolo Cossi sono forse la cosa migliore dell’albo. Cossi, classe 1980, appoggiandosi probabilmente ad alcuni riferimenti fotografici, mette in scena la tragedia del terremoto che nel 1976 colpì 137 comuni del Friuli Venezia-Giulia con tinte quasi espressioniste: tra splendidi disegni in toni di grigio e inserti in bianco e nero à la Frans Masereel spicca la sincopata sequenza del terremoto, scandita da cinquantasette vignette, una per ogni secondo di durata del cataclisma. Bianco e nero lasciano a tratti spazio al rosso, in una bicromia particolarmente riuscita. Sotto il profilo dei testi c’è da registrare un voluto sfasamento dalle intenzioni iniziali della collana: Cossi relega la vera e propria documentazione alle appendici informative, ricercando le emozioni e il patetismo, come chiaramente affermato fin dall’introduzione, che suona programmatica “[…]Protagonista è l’animo umano, travagliato come sempre da amori, gioie, paure”. Una rinuncia all’approccio cronachistico che può far storcere il naso a chi si avvicina al fumetto sicuro di trovare inchieste, fatti e testimonianze: niente di tutto questo viene messo in primo piano. Spazio invece a storie (fittizie, presumiamo) di varia umanità, accomunate dal fatto di essere sull’orlo di una catastrofe. Una scelta non molto originale, ma che va apprezzata per la messa in scena convincente. In definitiva, un volume che non si distingue per il coraggio delle scelte effettuate dall’autore ma che, data la vicinanza dello stesso con le persone e i luoghi vittime del disastro, non ci sentiamo di condannare in toto: soprattutto per la resa grafica di grande personalità e di sicuro impatto.

Giovanni Agozzino


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