Rubato Il Segreto del vetro
- Scritto da Redazione Comicus
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Arriva dal blog di Tito Faraci proprio poche ore fa la notizia che le tavole originali della storia Il Segreto del vetro sono state rubate.
Per chi non lo sapesse, Il Segreto del vetro, è la prima avventura tutta italiana di Spider-Man ambientata a Venezia e realizzata nel 2003 (mentre del 2004 è la versione a colori) da Tito Faraci e Giorgio Cavazzano.
Le tavole erano custodite all'interno di una valigetta nello studio di Cavazzano, luogo dove, a sentire lo stesso Faraci «passa tanta gente: ammiratori, appassionati, aspiranti autori... gente che Giorgio reputa amica e accoglie volentieri».
I due autori, pur continuando a sperare nella svista, si sono ormai rassegnati all'idea che le tavole siano state rubate da qualcuno dei tanti visitatori dello studio di Cavazzano negli ultimi sei o sette mesi.
Se così fosse sarebbe l'ennesimo stupido, un gesto che - come ben sottolinea Faraci - non è giustificabile neanche da una grande passione. Un gesto destinato, anzi, a daneggiare il mondo del fumetto, che si vede così privato - al di là del valore affettivo degli autori - di nuove possibili esposizioni.
Per chi non lo sapesse, Il Segreto del vetro, è la prima avventura tutta italiana di Spider-Man ambientata a Venezia e realizzata nel 2003 (mentre del 2004 è la versione a colori) da Tito Faraci e Giorgio Cavazzano.
Le tavole erano custodite all'interno di una valigetta nello studio di Cavazzano, luogo dove, a sentire lo stesso Faraci «passa tanta gente: ammiratori, appassionati, aspiranti autori... gente che Giorgio reputa amica e accoglie volentieri».
I due autori, pur continuando a sperare nella svista, si sono ormai rassegnati all'idea che le tavole siano state rubate da qualcuno dei tanti visitatori dello studio di Cavazzano negli ultimi sei o sette mesi.
Se così fosse sarebbe l'ennesimo stupido, un gesto che - come ben sottolinea Faraci - non è giustificabile neanche da una grande passione. Un gesto destinato, anzi, a daneggiare il mondo del fumetto, che si vede così privato - al di là del valore affettivo degli autori - di nuove possibili esposizioni.
Alfredo Goffredi
