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Comic-Conomics – Capitolo 6 – Incontri Inaspettati

Martedì scorso, al Samuel Goldwyn Theater di Los Angeles, il luogo dove i giurati dell'Academy decidono a chi dare gli Oscar, John Lasseter ha intervistato dal vivo Miyazaki Hayao. In sala c'ero anche io, ed è stata una serata emozionante. Intervallata da spezzoni dei più famosi lavori del fondatore di Studio Ghibli, la chiacchierata è durata un paio d'ore, e aveva il sapore di un incontro informale tra due vecchi amici. Solo che uno era il presidente di Disney / Pixar e l'altro è il massimo esponente dell'animazione analogica al mondo. In sala, ho avuto la sensazione che la maggior parte del pubblico avesse visto non più di tre o quattro film del maestro, ma la cosa potrebbe essere dovuta alla tardiva distribuzione nel continente nordamericano. Quando Miyazaki ha rivelato, come niente fosse, che Il Castello di Cagliostro fu realizzato in quattro mesi e mezzo, Lasseter ha praticamente strabuzzato gli occhi.
Assistere al confronto tra fautori di tecniche di animazione tanto diverse è stato molto interessante, ma è stato il loro stesso approccio al narrare, a rivelarsi profondamente differente, nel corso della chiacchierata. La regia di Miyazaki indugia, esita, si ferma sugli elementi ambientali tanto da dar l'impressione che a volte gli importi più della natura che della trama. Lo stile Pixar è fortemente character driven, sfrutta il montaggio in modo più conciso e allusivo, sembra avere più fretta di raccontare fatti che mondi.
Eppure si stimano, si confrontano, si ispirano a vicenda, si imitano. Avreste mai detto che Laputa ha ispirato alcune scene di Bug's Life?
Al momento di rispondere alle domande del pubblico, l'umorismo secco e garbato di Miyazaki ha dato il meglio. «Cosa consiglia a quanti stiano intraprendendo la carriera di animatore, di regista, o in generale di narratore di storie?» gli ha chiesto la mia amica Amy Kibuishi. «Di non usare niente che avete visto o sentito altrove, anche se vorrei poter dire di non averlo mai fatto io stesso. Certo... se vi siete dimenticati di aver visto o sentito quella cosa, allora potete usarla!»
Un altro spettatore ha ricordato a Miyazaki che, più o meno dai tempi de La principessa Mononoke, dopo ogni film qualcuno asserisce che il grande regista voglia andare in pensione. «La prima volta l'ho detto dopo aver girato Nausicaa, anche se l'ho annunciato solo a mia moglie. Il fatto è che ormai non mi crede più nessuno, così mi tocca continuare a lavorare.»
Al momento il maestro non sta lavorando a un film, ma solo al suo nuovo manga. Il pubblico americano sta ancora aspettando l'uscita nelle sale di Ponyo, di cui c'è stato uno special screening al Comic-Con. E io, rivedendo un celeberrimo spezzone di Porco Rosso ho pensato ai Navigli immaginati da un giapponese, e nel bel mezzo di Beverly Hills, mi sono sentito a casa.
Grazie per aver letto questi miei pezzi. È stato bello scriverli. 

Michele Foschini

PS: Vi sto scrivendo dall'aeroporto di San Diego. Da domani sarò di  ritorno, e i racconti del dopo continueranno, come sempre, qui: http://menoseghepiusaghe.splinder.com


Redazione Comicus
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