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Perchè Non Accada, intervista ai promotori

Tra le varie conferenze di Lucca Comics non possiamo esimerci dal segnalare un'iniziativa degna di lode, che ha visto coinvolti autori del calibro di Silver, Massimo Bonfatti, Bruno Bozzetto, solo per citarne alcuni. Si tratta di "Perché non accada", campagna sociale e culturale per la sensibilizzazione sul sempre più dilagante fenomeno della diagnosi della ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ovvero il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Lo scopo principale è infatti quello di informare dei rischi cui si può andare incontro nel curare la malattia in questione, di promuovere l'autodeterminazione dei cittadini e di fornire un punto di vista differente sull'argomento. Per maggiori informazioni in merito vi rimandiamo al loro sito ufficiale.

Lucca Comics è stata l'occasione per presentare al pubblico Lupo alberto in: psicosa? psicome? ...psichi?, un albo cartonato a grande tiratura contenente una lunga storia di Lupo Alberto sull'argomento, oltre ad un fornito apparato redazionale illustrato da vari autori che cerca di fornire quanta più informazione possibile.

Presentato anche un corto animato ad opera di Bruno Bozzetto, visibile anche su toutube.

Comicus ha approfittato dell'occasione per parlare di questo progetto e delle problematiche che questo rappresenta con alcuni dei promotori. Di seguito vi presentiamo la ricostruzione delle nostre interviste.

Il direttore scientifico dell'iniziativa, il dottor Roberto Cestari, internista:

Qual è stata l'idea iniziale che ha dato lo spunto per questa iniziativa?


L'idea iniziale è stata sicuramente quella di far prendere coscienza alla gente di concetti non semplici che permettano una più completa conoscenza del fenomeno. Al giorno d'oggi ogni comportamento atipico del bambino è visto come malattia e i genitori sono presi in contropiede dalla loro mancanza di informazioni in merito.

Perché scegliere un fumetto come mezzo di informazione?

Beh, perché il fumetto è un linguaggio diretto, divertente, accessibile per cercare di rendere comprensibile quanto presentato.

Ci parli più nel dettaglio della problematica che volete denunciare.

Il nostro scopo è anche quello di riscoprire la validità di quattro cardini dell'evoluzione della civiltà, che sono l'arte e la creatività, lo sport, il contatto con la natura, la didattica, tutti messi in pericolo dagli stessi principi con cui vengono diagnosticate, o curate, presunte malattie come l'ADHD. Oggi c'è la tendenza e la comodità a classificare ogni comportamento umano come una malattia, una vera e propria truffa in cui si illude il genitore che esista una soluzione semplice e farmacologica per i problemi dei figli, che invece hanno radici ben più complesse e di non facile risoluzione.

I medici vengono in generale visti come somministratori di medicinali; lei come si pone nei confronti dei suoi colleghi? C'è davvero una omologazione della comunità scientifica all'etichettare i bambini più vivaci come bisognosi di cure?

C'è chi ci tiene a curare le persone, a rispettare le regole e a non essere comprati. Questi medici vanno solo apparentemente contro i loro interessi nel promuovere l'autodeterminazione dei propri pazienti, in realtà molte cause contro i medici sarebbero evitate se si smettesse di confondere i sintomi con le malattie. Sono molti i casi in cui si sono dati farmaci antidepressivi a chi invece aveva malattie ben più gravi, addirittura tumori nei casi peggiori, quando invece la depressione era un sintomo. Noi non sosteniamo certo che non esistano bambini vivaci, ma non è certo quella la malattia, ed occorre scoprirne il motivo, che nella maggior parte dei casi è sociale e dipende dalla situazione familiare del bambino.

A suo parere come mai a molti bambini viene diagnosticata questa malattia?

I motivi sono molti. Ad esempio esiste un test fornito dalle ASL alle scuole per determinare se un bambino è affetto dall'ADHD, che però è fatto in maniera tale che un grande numero di bambini risulta positivo. Inoltre molte ditte farmaceutiche produttrici dei farmaci che "combattono" l'iperattività dei bambini "sensibilizzano" l'opinione pubblica su riviste popolari e assolutamente non scientifiche, diffondendo di fatto la consapevolezza dell'esistenza di malattie sempre più improbabili, quali il Disturbo da Calcolo (malattia inventata recentemente che colpirebbe chi non è bravo in matematica, ndr). I soldi spesi per questo genere di "pubblicità" sono moltissimi, nell'ordine dei 250mila euro, e rendono paranoici i genitori.

L'albo presentato a Lucca è la conclusione di questa iniziativa o solo un primo passo?

L'idea che ci siamo fatti è che Lupo Alberto in: psicosa? psicome? ...psichi? sia solo il primo di una collana, con una periodicità annuale, e con Cattivik ideale protagonista del prossimo libro, anche se non escludiamo la partecipazione di molti altri fumettisti.

La ringraziamo per la disponibilità.

Grazie a voi.

Abbiamo poi intervistato brevemente Massimo Bonfatti ed Elisabetta Armiato, ètoile della Scala e madrina dell'iniziativa.

Cosa vi ha spinto a partecipare a questa iniziativa?


Bonfatti – È stata la verità dietro a questa battaglia la molla principale, oltre alla voglia di combattere contro la volontà delle ditte farmaceutiche di vendere nuovi farmaci, "drogando" la gente. Volevamo definire queste droghe come un pericolo, non solo per i suoi effetti fisici sui bambini, limitandone tra l'altro la creatività e la vitalità, ma anche dannose nel creare una dipendenza morale, che ci rende vulnerabili.

Armiato – Ciò che maggiormente ci interessa è promuovere la conservazione dell'istinto di sopravvivenza, oltre a premere affinché non si considerino come malattia i comportamenti che anni fa sarebbero stati definiti comuni e che sono stati alla base dell'infanzia di molti artisti. L'energia di un bambino è il suo potenziale e non dobbiamo reprimerla. Io stessa e Bonfatti siamo stati particolarmente vivaci nella nostra infanzia. Lo stesso Silver è decisamente distratto e al giorno d'oggi sarebbe stato classificato come malato da Deficit di Attenzione.

Perché utilizzare un fumetto per questa iniziativa?

Bonfatti – Beh, personalmente ritengo il fumetto lo strumento di comunicazione di massa più economico ma allo stesso tempo più rivoluzionario, un'idea concepibile in maniera universale dalla potenza micidiale. Nel mezzo visuale traspare la potenza del committente e del suo messaggio, ed in questo caso la potenza rappresenta l'opinione pubblica.

Vi ringraziamo della disponibilità e del tempo concessoci.



Riccardo Galardini
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