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Satira, fumetti e religione: atto terzo

Dopo il clamoroso caso delle vignette satiriche danesi raffiguranti Maometto, che lo scorso anno hanno causato un vero e proprio incidente internazionale, e dopo il processo alla rivista satirica Charlie Hebdo intentato da un’associazione islamica (processo appena conclusosi con una assoluzione piena per la rivista) e passando dal recentissimo sfogo della Fondatione del Cinema Farabi (organismo incaricato di promuovere il cinema iraniano agli stranieri e direttamente dipendente del Ministero della Cultura e della Guida Islamica Iraniana) contro il lungometraggio di Marjanne Satrapi ”Persepolis” e la stessa organizzazione del Festival di Cannes, dalla Francia arrivano notizie della conclusione dell’ennesimo processo intentato da un’associazione (in questo caso di matrice cattolica) contro l’opera di un vignettista satirico e il giornale che l’ha pubblicata.

Antefatto.

Il 25 aprile scorso, stigmatizzando la posizione della Chiesa che ha vietato ai suoi fedeli l’uso del preservativo, il vignettista Willem disegna nel giornale Libération, secondo i termini stessi del tribunale “un Cristo in gloria, le braccia totalmente aperte, nudo e con il sesso coperto da un preservativo”. E sotto di lui “un gruppo di cardinali terrorizzati, tanto che due di loro continuano a discutere. Uno, bianco, dice all’altro, che è nero: ‘Lui stesso avrebbe senza dubbio utilizzato un preservativo’”.

È stata quindi sporta una querela per ingiuria, nei confronti del vignettista e del giornale stesso, da parte del movimento denominato AGRIF (Alleanza Generale contro il Razzismo e per il Rispetto dell’Identità Francese e Cristiana), il cui presidente è Bernard Antony, attualmente membro del Fronte Nazionale.

Il disegno di Willem che rappresenta il Cristo agghindato con un preservativo non configura però reato, ha decretato la Corte di Cassazione il 4 maggio scorso, ribadendo così la precedente sentenza della corte d’appello, emessa nel novembre 2006.



Fabio Maglione
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