Menu
Alfredo Goffredi

Alfredo Goffredi

Ren Books: intervista a Nino Giordano e Fabio Freddi

Per tornare allo speciale, clicca qui.

logorenQuali sono le esigenze che portano alla nascita di un editore come Ren Books? Quali gli obiettivi? E quali i problemi? Di certo l'idea di una casa editrice a tema LGBT viene a riempire un vuoto editoriale, collocandosi in una nicchia pressoché disabitata. Rimane però, per le sue caratteristiche e il target a cui si propone in prima battuta (per quanto - come leggeremo - è un target solo ideale, ben più ridotto di quello effettivo), una scelta che comporta un certo fattore di rischio.
Ne abbiamo parlato con Nino Giordano e Fabio Freddi, editori, che abbiamo raggiunto per entrare nel merito della realtà Ren Books.

Ciao Fabio, ciao Nino. Benvenuti su Comicus!

Ciao a voi! Grazie per l’ospitalità!

Renbooks nasce da Ren Comics, a sua volta emanazione editoriale del Ren Studio. Volete ripercorrere per noi le tappe che hanno portato alla nascita di Renbooks?

Renbooks è stata una sorta di naturale evoluzione di Ren studio. Diciamo che negli ultimi due anni la nostra situazione lavorativa era drasticamente cambiata, così ci siamo messi in testa di aprire una casa editrice. Ma ci sembrava inutile aprire un’altra casa editrice generica di fumetti, serviva un’idea originale e interessante, ma soprattutto “innovativa”o avremmo rischiato di sparire dopo la prima uscita. In quanto gay dichiarati e appassionati di fumetti, la cosa più logica che ci è venuta da fare è stata una casa editrice di fumetti a tematica LGBT. Quello che ci siamo detti è stato che se esistono case editrici di libri LGBT perché non poteva essercene una di fumetti? Così ci siamo lanciati!

Renbooks si propone come la prima casa editrice completamente a tematica LGBT. Come mai questa scelta di concentrarsi su un genere così di nicchia?

Come dicevamo poco sopra, ci è venuto quasi naturale rivolgerci al pubblico della nostra “comunità”. In Italia le proposte fumettistiche a tema LGBT non mancano, ma non sempre questi titoli hanno la dovuta visibilità, e abbiamo pensato che creare un marchio di fumetti a tematica LGBT avrebbe portato visibilità a questo genere, non solo per quanto riguarda i fumetti della nostra casa editrice. Abbiamo cominciato con i manga, e c’è più di un motivo per questa scelta: intanto tutti i collaboratori di Ren arrivano da esperienze in campo manga, e poi, motivazione più importante, è che in Italia è stato sempre snobbato il “Bara manga”, cioè il fumetto giapponese a tematica gay vero e proprio, mentre vengono importati i Boys’ love, cioè dei manga per ragazze con protagonisti gay. Titoli che solo con qualche rara eccezione possono riferirsi veramente al mondo gay in quanto creati da donne per altre donne (ma, almeno in Italia, li leggiamo anche noi gay!). C’era bisogno di titoli Bara e abbiamo deciso di importarli in maniera continuativa, visto che fino ad oggi le case editrici (eccetto la Black Velvet con Racconti estremi) avevano snobbato questo tipo di produzioni. E siamo molto felici ed orgogliosi della scelta fatta.

Fino ad ora avete cinque titoli e spaziate dal manga al graphic novel. Cosa dovranno aspettarsi i vostri lettori in futuro?
Sempre più fumetto italiano, innanzitutto. Stiamo preparando vari volumi di autori italiani ed altri li stiamo vagliando. Ma i primi nomi che fanno parte della nostra scuderia sono una garanzia: Giulio Macaione (il web comic Ofelia è un successo e i suoi precedenti volumi a fumetti sono andati a ruba), Mattia Surroz (che con 001 ha fatto un lavoro fantastico) e infine Flavia Biondi, esordiente, che fin dalle prime immagini ci ha conquistato con il suo Barba di perle. Questi sono solo i primi 3 nomi, ma ne avremo altri… Arriveremo con gli Yuri, cioè i manga a tematica lesbica (finora rappresentati nel nostro catalogo solo da Rica), ci concentreremo molto anche sul fumetto europeo, in particolare spagnolo, e proporremo alcuni titoli americani. Uno dei punti fermi di Ren per il tardo 2012 sarà dare spazio al fumetto a tematica lesbica, perché c’è carenza di fumetti dedicati al pubblico delle lesbiche e questo vuoto è inammissibile.

Presentate il vostro catalogo ai lettori: cosa rende queste opere uniche e degne della vostra attenzione?

Il fatto che i nostri siano i primi Bara manga a vedere la luce sul mercato italiano è già un punto a favore per il nostro catalogo: abbiamo portato in Italia qualcosa che non c’era. Inoltre, i nostri fumetti sono ben curati sotto tutti i punti di vista: dalla carta alla grafica, dalle traduzioni al rispetto dell’opera originale, quindi un lettore esasperato da un mondo editoriale (non solo a fumetti) pieno di refusi e traduzioni inventate troverà in Ren un’oasi felice.

Si potrebbe pensare che il vostro pubblico di riferimento sia univoco, ma ovviamente non è così. Quando presentate le vostre pubblicazioni alle varie fiere quale tipo di pubblico si presenta al vostro stand?

Bè, in fiera ci siamo stati una sola volta con uno stand, a Mantova, ma l’accoglienza è stata favolosa. Oltre ai ragazzi gay e le ragazze lesbiche, siamo stati ben accolti da buona parte del mondo dell’editoria (nostri colleghi di tutto rispetto ci hanno fatto i complimenti per l’iniziativa) e anche le lettrici di Boys’ love ci hanno dato una calorosa accoglienza. Ci siamo stupiti del pubblico etero: intanto nessuno ha gridato allo scandalo, ma in fiera anche papà e mamme con figli a seguito hanno comprato i nostri volumi (Rica e Baciando il cielo sono effettivamente “per famiglie”) senza battere ciglio. Questo significa anche che i tempi sono cambiati e che nonostante l’Italietta bigotta, c’è spazio per tutti.

Andando a memoria, pensando alle tematiche come da voi proposte gli esempi, sotto gli occhi di tutti, sono due: da un lato gli hentai e gli shonen/shojo-ai (e dunque la pretestuosità dell'orientamento sessuale), dall'altro sparuti personaggi dell'universo supereroistico USA che dichiarano la propria omosessualità senza che questa venga minimamente approfondita ma, semplicemente, sbandierandola (il tutto con le rare e dovute eccezioni). Perché, secondo voi, va per la maggiore quest'approccio contenutisticamente povero?

Riguardo ai Boys’ love (shonen ai), semplicemente si tratta di intrattenimento puro senza pretese (benché di esempi profondi e capolavori del genere ce ne siano e magari vengono ignorati perché non conosciuti abbastanza), anzi si tratta nella maggioranza dei casi di prodotti che stimolano l’immaginario erotico, quindi non si approfondisce più di tanto. Riguardo ai supereroi, intanto, è chiaro che quando ad occuparsi di personaggi omosessuali sono autori etero neanche minimamente interessati alla questione che se li ritrovano tra le mani senza sapere bene che farci saltano fuori stereotipi e banalità. Anzi ci si stupisce quando un autore riesce a rendere un personaggio gay tridimensionale come i compagni di squadra. Spesso si è critici verso gli autori che non riescono o non vogliono affrontare le tematiche LGBT in maniera approfondita, ma secondo noi è inutile forzare qualcuno a parlare di qualcosa che non è nelle sue corde e comunque non si può neanche pensare di stravolgere all’improvviso un fumetto come quello supereroistico che è rivolto a target di ogni tipo. Comunque vogliamo metterla, l’argomento LGBT è molto delicato e molti autori preferiscono affrontarlo superficialmente. Molte volte, semplicemente, non si ha il coraggio di osare, ma questo non riguarda solo la sfera LGBT. In ogni caso le cose stanno cambiando: teenager LGBT nei Giovani vendicatori e Northstar che sembra stia per sposarsi… Non sono passi da poco…

In un momento in cui, vi cito, "la comunità GLBTQI è sotto l'occhio del ciclone" un simile approccio non rischia di essere nocivo, banalizzando o portando all'eccesso?

Ci sembra giusto che ogni autore affronti il tema nella maniera che gli è più naturale. Va bene anche un approccio banale, ma l’importante è che in favore di questo approccio banale non vengano censurati autori che hanno qualcosa da dire e soprattutto che non vengano trasmessi messaggi nocivi. Ma un Northstar o un qualunque supereroe gay sono già un gran passo avanti, lo dico a costo di ripetermi.

Nella vostra produzione, ad esempio, l'aspetto sessuale delle relazioni, nella maggior parte dei casi, non è mai fine a se stesso e sembra avere sempre un fine narrativo. In fase di selezione dei titoli da proporre come avete valutato questo particolare aspetto?

Ci siamo molto impegnati nel cominciare col proporre titoli nei quali le scene sessuali non fossero fini a sé stesse. Anche Nakayoshi wanko, finora il più spinto tra quello pubblicati, non è un’accozzaglia di scene di sesso messe lì per far eccitare il lettore. Il nostro fine ultimo è accontentare tutti i gusti (arriveremo a pubblicare anche opere porno vere e proprie) ma per attitudini personali e professionali di solito la scelta di un titolo avviene in base alla profondità e alla qualità della storia e dei disegni. Stiamo molto attenti al tratto, alle sceneggiature e al messaggio che un autore vuole trasmettere.

Quali sono state le difficoltà più grandi al momento di aprire una casa editrice?

I costi di partenza ti uccidono. Ma è uno scotto da pagare se vuoi partire e bisogna essere abili a rifarsi in tempi medio/brevi. Il punto di maggior problematica è nel momento in cui, dato che siamo un editore nuovo e piccolo, le fumetterie non investono su di noi e non ordinano i nostri volumi, così ci facciamo la fama di essere introvabili. E’ che il momento storico in cui ci troviamo è molto particolare ed è giusto che un negoziante faccia attenzione a quello che vende, ma per attirare nuovo pubblico in fumetteria (dico fumetteria, perché abbiamo preferito questo canale e la vendita online per distribuire i nostri fumetti) una casa editrice come la nostra è un amo bello grosso. E lo vediamo qui a Bologna, per esempio, da Alessandro libreria: i nostri fumetti vengono venduti con molta rapidità e per la maggior parte a gente che in fumetteria non ci metterebbe piede. Ma forse stiamo divagando…

Vi è mai capitato di avere problemi legati al genere di materiale che proponete e alle tematiche affrontate?
Sì, ovviamente. Ma non così tanti come ci aspettavamo: intanto i tipografi non hanno fatto una piega, mentre ricordo che con gli shonen ai avevano avuto qualche problema , ma parliamo di 10 anni fa. I librai hanno avuto più remore: uno un giorno ci ha guardati e ci ha detto “ragazzi, io queste robe non le vendo. Non ne ho clienti ‘così’.” E nel frattempo c’erano gay che sculettavano per tutta la libreria… Ma capisco, ripeto, il libraio che non vuole rischiare. Di veri e propri casi di “omofobia” non ne abbiamo avuti. Qualcuno, gay, ci ha detto che così ci ghettizzavamo ancora di più, ma non ha senso: ci sono meno di una decina di case editrici a tema LGBT in Italia e tutte pubblicano romanzi e saggi, pubblicare fumetti è invece dare nuova linfa ad un mercato, quello dell’editoria LGBT, che si sta sempre più chiudendo in un circolo.

In una precedente intervista Nino faceva riferimento ad una sostanziale mancanza di appoggio da parte delle associazioni LGBT alle vostre scelte editoriali. La situazione è mutata?

Faccio una premessa: le associazioni gay non hanno voce in capitolo in merito alle nostre scelte editoriali, perché non sarebbe giusto. Una casa editrice è un’impresa e non un’associazione e quindi confondere le due cose sarebbe veramente poco professionale. In verità, c’è voluto del tempo e tanta pazienza ma le associazioni gay si sono fatte sentire e stanno sostenendo Renbooks davvero molto grazie al passaparola, alla pubblicità ed ai tanti eventi che organizzano invitandoci. Siamo continuamente “corteggiati” dalle associazioni, tanto che, per fare dei nomi, i volontari del Bologna pride, L’Agedo e Antagonismo gay, i ragazzi del T. p.o, ci stanno veramente aiutando con interviste, eventi, ospitate in radio etc, dall’Arcigay di Mantova sono venuti a trovarci di persona in fiera e vedrete quanto e come saremo attivi e partecipi al gay pride di quest’anno… Ci voleva solo del tempo.

Per quanto riguarda la distribuzione, invece, sappiamo per certo che in diverse città i vostri volumi sono di difficile reperibilità. Qualche delucidazione sulle zone del paese in cui si potranno trovare senza problema?

Qui il problema è spinoso e riconduce alla purtroppo non sempre facile scelta del libraio in merito a cosa ordinare: come dicevo prima il libraio non rischia in questo momento e una casa editrice piccola come la nostra viene penalizzata. Il periodo è quello che è e bisogna mettere in conto anche questo. La cosa, però, che mi preme sottolineare è che il mio cliente non è la fumetteria, ma il lettore e quindi deve essere il lettore in prima persona ad attivarsi ad ordinare i nostri volumi, perché magari un libraio non lo farà mai senza nessun ordine di partenza. Il problema vero della distribuzione è questo. In merito alla distribuzione, comunque, bisogna rivolgersi ai ragazzi di Alastor che stanno facendo un ottimo lavoro e ci stanno promuovendo in mille modi. E se avete difficoltà, il nostro shop online è sempre attivo: è vero che ci sono le spese di spedizione, ma a maggio e giugno avremo tutto scontato a più del 50% e da luglio tutti i volumi saranno di base scontati del 10%. Senza contare che facciamo promozioni di continuo, basta tenerci d’occhio.

Come vi siete mossi per quanto riguarda lo scouting di autori e storie da proporre?

Scavando profondamente nelle opere a tematica gay moderne e classiche e scegliendo quello che ci sembrava più originale e allo stesso tempo più appetibile per il tipo di pubblico a cui ci rivolgiamo. E il sentimento d’amore verso il fumetto e l’essere prima di tutto lettori ha fatto il resto.

Se aveste carta bianca e la certezza di una risposta affermativa quale autore contattereste e per quale opera?

Naoko Takeuchi per Sailor Moon! Insomma, cosa c’è di più LGBT della combattente che veste alla marinara? Scherzi a parte, sicuramente ci capiterà prima o poi di incappare in qualche autore inarrivabile, ma finora non ce ne sono. Insomma, facciamo sempre i favolosi, quindi quando vogliamo pubblicare un autore gli chiediamo il permesso. ;)

Grazie mille per la disponibilità. Vi auguriamo buona fortuna per il futuro.

 Grazie a voi! :)

Ren Books: Anno 1 - Intervista a Giordano, Freddi e Rica Takashima

  • Pubblicato in News

Ren Books, il primo editore italiano di fumetti a tematica LGBT, ha raggiunto il primo anno di vita editoriale. Affacciatasi sulla piazza del fumetto italiano nel giugno del 2012, questa piccola etichetta si è da subito saputa distingue dalle altre case editrici per una forte identità del proprio catalogo.

L'origine di tutto è Ren StudioRen Studio, un service editoriale che ha come sbocco principale è il fumetto, nato dallo sforzo congiunto di Nino Giordano e Fabio Freddi. Traduzioni, editing, adattamenti grafici, lettering e impaginazione sono però stati semplicemente il punto d'applicazione iniziale di una passione che ha continuato ad espandersi nel tempo, derivando prima nel progetto Ren Comics (tutt'ora esistente) che vedeva l'etichetta nell'insolita veste di editore di fumetti online.
Quindi lo scorso giugno l'annuncio della nascita di Ren Books, promanazione ormai inevitabile di un'esperienza editoriale a tutto tondo, che nel giro di alcuni mesi ha dato alle stampe Baciando il cielo di Kotaro Takemoto, Rica'tte kanji?! di Rica Takashima, Shirtlifter di Steve MacIsaac, Virtus di Gengoroh Tagame e Nakayoshi Wanko di Inaki Matsumoto.

A un anno dalla sua nascita, con i primi titoli in distribuzione ormai da alcuni mesi, Comicus ha raggiunto Nino Giordano e Fabio Freddi per una lunga chiacchierata su inizi e motivazioni di Ren Books, e per tracciare un bilancio di questo primo anno di vita. Come contenuto extra di questa chiacchierata vi offriamo un'intervista esclusiva con Rica Takashima, autrice di Rica'tte kanji?!.

Buona lettura!

Intervista a Nino Giordano e Fabio Freddi

Intervista a Rica Takashima

Gli Dei sono tra noi - intervista a Emanuele Tenderini e Alex Crippa

04_cover_matitaNel 2010 Ankama Editions pubblica in Francia DEI - In Vino Veritas, fumetto realizzato da Alex Crippa ed Emanuele Tenderini imperniato sulle disavventure di tre celeberrime divinità del pantheon grecolatino, Mars, Venus e Bacchus.

A distanza di due anni, Bao Publishing è pronta a portare in Italia non solo questo primo volume (di cui vi offriamo una recensione in anteprima), bensì - prossimamente - il suo seguito, come hanno dichiarato gli stessi autori.
DEI - In Vino Veritas proietta il pantheon olimpico nella società contemporanea, fatta di di eccessi e di apparenze, per una prima avventura che li vedrà sorgere e cadere, delineando i confini di ciò che è divino e ciò che è materiale, e sarà in tutte le fumetterie e le librerie a partire dall'8 giugno; per l'occasione, tutti i rivenditori che fossero interessati possono richiedere direttamente a Bao Publishing (scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) un poster promozionale formato 70x100.

In vista della sua pubblicazione in Italia, oltre a una recensione in anteprima del volume, che contiene anche una nuova anteprima di lettura di cinque pagine (che prosegue, da dove si era interrotta, quella pubblicata dall'editore) Comicus ha deciso di raggiungerene gli autori per un'intervista esplorativa che metta a nudo meccanismi e sinergie di questo "nuovo" mondo in cui il divino è patinato e il materiale è consacrato.

Ciao, bentornati su Comicus. Prima domanda, quasi di rito: dopo due anni dalla sua pubblicazione in Francia, DEI viene pubblicato in Italia: come vi sentite?

Alex Crippa: Soddisfatto e rinfrancato. Soddisfatto perché finalmente ho potuto leggermi il volume stampato e letterato in italiano, dopo mille riletture e revisioni a schermo, e mi è piaciuto. Ancora e di più. Mi fa ben sperare che anche altri lettori oltre a me ne godranno... E rinfrancato perché un fumetto così fuori dagli schemi e, sotto vari aspetti, anti-commerciale ha trovato spazio anche in Italia. Destare l’attenzione di un editore sempre più importante come Bao mi fa capire che c’è ancora qualcuno che ha voglia e coraggio di investire su idee nuove, autori non necessariamente famosi, progetti “rischiosi”.

Emanuele Tenderini: DEI è un progetto a cui tengo moltissimo e il non poterlo leggere nella mia lingua mi dispiaceva molto. Ero al settimo cielo quando abbiamo saputo che BAO era interessato a portare il nostro albo in Italia!
Ora sono entusiasta! L’anno scorso, durante un festival in Francia, mi si è avvicinato un signore molto vecchio e mi ha detto: “se si vuole fare lo ‘sforzo’ di capirlo, DEI è un fumetto strabiliante!”, è una delle cose più belle che mi siano state dette, riguardo un mio progetto, spero che i lettori italiani siano ben predisposti!

È la prima vostra collaborazione dalla fine di 100 Anime, in cui Emanuele era ai colori dei disegni di Alfio Buscaglia (certo, se escludiamo qualche umiliazione a Braccio di culo). Quali sono i rispettivi punti di forza che vi hanno convinto a mettervi al lavoro su DEI?

AC: Potrei riassumere l’ammirazione che nutro da sempre nei confronti di Manu in una sola parola: versatilità. Che fa rima con voglia di osare, sperimentare, cercare uno stile e un linguaggio (estetico, nel suo caso, ma anche squisitamente sequenziale) proprio, personale, in linea con niente e nessuno. Poi, certo, ci accomuna anche l’amicizia, che male non fa. E che fa rima con costante scambio di idee, confronto, complicità, cameratismo e altre parole che iniziano con la “c” ma che ora non mi vengono in mente.

ET: Alex ha un talento straordinario nel saper raccontare con spontaneità e semplicità l’ “essenza” delle cose. Le storie di Alex arrivano dritte al punto, senza sprecare una parola in più di ciò che serve. Anche nella stesura della sceneggiatura, riesce a dare le giuste informazioni al disegnatore trovando il compromesso perfetto tra una descrizione precisa della scena e la più totale libertà, da parte di chi la disegna, di rappresentarla. Quando leggo una pagina sceneggiata di DEI riesco a visualizzarmi la scena per come la voglio disegnare io, in funzione di ciò che vuole lui e non c’è una sola alternativa possibile, ma tutte le alternative sono perfette per la visione di Alex, che è una. Non so se sono riuscito a spiegarmi, lo capirete leggendo l’albo!
Un’altra parola che inizia con la “c” è cordialità!

Un tempo per diversi autori la tendenza era pubblicare un lavoro all'estero per poi vederlo arrivare in Italia; negli ultimi anni, tuttavia, l'editoria italiana sembra avere un interesse sempre maggiore per il prodotto nostrano. Secondo voi, dunque, per un certo tipo di fumetto la piazza estera rimane una scelta necessaria o è ormai una tra le tante possibili?

AC: Opto per la seconda, ma solo perché in questo lavoro (che è anche passione, creatività, gioia e dolore) devi rivolgerti ovunque, sempre e costantemente. C’è un editore francese che ti pubblica a 300 euro a tavola? Lo prendo! C’è un editore italiano che ti pubblica a 50 euro a tavola ma vai in edicola e ti organizza tre presentazioni al mese? Lo prendo!

ET: La necessità di tutti è quella di guadagnare dal proprio lavoro, per poter vivere e poter realizzare i propri progetti. A fronte di questa cosa non disdegno nessun “meccanismo” che mi permetta di andare avanti, serenamente, per la mia strada. Accetto lavori su commissione, propongo progetti in Francia, America e Italia, lavoro in pubblicità e così via, ciò che mi interessa alla fine è poter pagare le fottute maledette tasse, il fottuto affitto, comprarmi da mangiare, permettermi una vacanzetta di 2 giorni all’anno e, finalmente, poter usare il tempo anche per studiare dei progetti personali. La sto prendendo dall’ “alto”, perché ci si deve abituare, al giorno d’oggi, che ormai il mercato è quello “mondiale”, non si può accettare l’idea di voler rimanere rinchiusi nel proprio orticello. E soprattutto non dovrebbe nemmeno più esistere il concetto di “un certo tipo di fumetto”. Il fumetto è un medium che ha bisogno di un forte rinnovamento e che ha delle potenzialità ancora tutte da scoprire, ma bisogna guardare all’evoluzione, al futuro, all’avanguardia, alla ricerca e alla sperimentazione cosciente. In quest’ottica tutto il mondo è un grande unico mercato, perché ormai internet, e ancora di più i social network, ci hanno messo in contatto con tutti.
Per un certo tipo di fumetto, che è “un nuovo tipo di fumetto”, la necessità è la “piazza globale”!

Peraltro so che siete già al lavoro sul secondo volume di DEI, quindi, a questo punto, la domanda sorge spontanea: avete già accordi con Bao? Uscirà direttamente in Italia o vi sarà di nuovo importato in seguito?

AC: Abbiamo già firmato con Bao per la pubblicazione del secondo volume che uscirà direttamente in Italia nei prossimi mesi (la data precisa è ancora da pianificare ma non sarà lontanissima).

Veniamo a DEI. Perché un gruppo di divinità?

AC: Perché sono la quintessenza degli archetipi narrativi. Mars, Venus, Bacchus: forza, bellezza, piacere. Che riaggiornati diventano: brutalità, stupidità, sregolatezza. Da un punto di vista invece più personale, trovo che il concetto di divinità sia assolutamente attuale. Lo chiamiamo divismo, ma è la stessa cosa: più fan (fedeli) hai, più sei famoso (potente). Mi interessava sviscerare questo tema: esisto solo perché qualcuno mi conosce, applaude, vota. Esisto solo perché qualcun altro ha deciso che io esisto.

La mitologia sembra stare ritornando con un certo peso sia nel fumetto che sul grande schermo. Volendo ci si può leggere una reazione ai tempi difficili o la forte esigenza di ricostruire partendo dalle origini; certo può essere anche che il suo immaginario tira sempre, perché si presta a molteplici riletture. Nel vostro caso?

AC: Sì, riprendendo la risposta precedente, da un lato c’è sicuramente questa voglia di tornare alle origini della narrazione con gli archetipi che hanno generato tutti i moderni eroi. E dall’altro c’è la rilettura del mito, che spesso si presta a what if irresistibili: cosa succederebbe se Thor apparisse ai giorni nostri? Guiderebbe un’auto? Userebbe internet? Martello o pistola? Nel nostro caso due sono stati i what if:
1. Cosa succederebbe se le divinità, qualunque divinità, prendessero realmente vita se qualcuno crede in loro?
2. Come si muoverebbero nel nostro mondo per sopravvivere?

Leggendolo l'idea di fondo mi ha ricordato, per certi aspetti, la vecchia X-Statix di Peter Milligan e Mike Allred, specie per il concetto che lega l'eroe a concetti come il gradimento e la sfera mediatica. Se nel caso di X-Statix la questione si appoggiava ai media tradizionali, nel vostro caso subentra una visione da social network: senza il gradimento gli dei si indeboliscono e spariscono, e forse allora possiamo dire che sono questi strumenti le vere nuove divinità?

AC: Esattamente. Il mezzo supera il messaggio. Non conta più quello che dici, che fai, che sei. Conta quanti amici hai su FB. Il quarto d‘ora di fama di Warhol è diventato l’online non stop di Zuckerberg. Benvenuti nel XXI secolo!

Gli stessi protagonisti, Venus, Mars e Bacchus, sia nella caratterizzazione psicologica che in quella grafica incarnano alcuni "valori" tipici di una società sciovinista allo sbando e dedita al culto dell'apparenza. Potete spiegarci perché li avete voluti così?

AC: In realtà non sono poi tanto diversi da quelli originali… “dio” non ha creato l’uomo, semmai è stato il contrario. E l’ha fatto esattamente a sua immagine e somiglianza, con tutti i pregi e i difetti elevati all’ennesima potenza. Zeus&c. non sono altro che una manica di superbi, prepotenti, strafottenti, omicidi, fedifraghi, violenti esseri che dicono di regnare su di noi per il nostro bene, ma in realtà fanno solo ed esclusivamente i loro porci comodi.

Emanuele, il tuo stile grafico sembra mutare e adattarsi in un modo differente a ogni situazione narrativa. Nel caso di DEI come hai scelto tecniche e soluzioni grafiche e da cosa ti sei lasciato ispirare?

ET: è stato un processo piuttosto lungo, durato quasi 10 anni, che è partito sicuramente dalle mie insicurezze. All’inizio non riuscivo a focalizzare bene lo stile che volevo raggiungere per questo progetto. Ero appena uscito dalla Scuola del Fumetto di Milano ed ero talmente entusiasta delle tecniche apprese che volevo fare di tutto. Era difficile scegliere una strada specifica da seguire, anche perché nello stesso periodo iniziai a colorare 100 anime e Wondercity, e come colorista lavoravo con dei professionisti di altissimo livello che, con la loro bravura, mi confondevano tecnicamente. Un primo “sblocco” mentale l’ho avuto quando ho cominciato ad osservare, con occhi un po’ più “tecnici”, i cartoni animati della Warner Bros e alcune animazioni di Don Bluth. Da questi due riferimenti cominciai ad assaporare il gusto per un certo tipo di “matericità”, che forse rappresenta lo “scheletro” portante per la costruzione dello stile di DEI.
Oggi, a distanza di parecchi anni dalle prime riflessioni fatte sul progetto, posso dire che lo stile non si è mai fermato, ed evolve in continuazione, ma con divertente consapevolezza. Non sono certo un disegnatore a cui piace (o che è in grado) di disegnare 120 pagine usando sempre lo stile di disegno. Anche nella colorazione tendo a “semplificare” o cambiare continuamente le carte in tavola. Mi annoierei sennò.
Il problema più grande è stato quindi riuscire a visualizzare almeno una strada “di base”, sopra la quale costruire tutte le architetture stilistiche possibili. E’ stato questo, in generale, il segreto: “se non sono riuscito a trovare uno specifico stile da adottare, mi sono creato la possibilità per mischiare tutti gli stili che al momento mi divertivano”, e questo si dovrebbe chiamare “coraggio” di osare, di sperimentare, e di farlo consci del fatto che il 99% di ciò che si realizzerà sarà sbagliato o brutto, e probabilmente ciò ti farà perdere lettori. Ma quando, invece, il pubblico capisce le tue intenzioni, e rispetta le tue scelte e le tue necessità “artistiche”, allora diventa uno stupendo dialogo tra te e loro, uno scambio di “favori” reciproco, dove tu cerchi di offrire sempre qualcosa di nuovo, fatto al meglio delle tue possibilità, e loro ti offrono la fiducia nel seguirti nel tuo percorso.
Tecnicamente il percorso di creazione di uno stile dovrebbe essere: cercare di visualizzare l’obiettivo estetico da voler raggiungere, seguendo un gusto e un impulso di sensibilità all’immagine, comprendere quali sono le forme e i volumi che caratterizzeranno il tuo risultato estetico, trovare il coraggio di applicare, con spontaneità, la tua idea “racchiusa” in una tavola, trovare il giusto “coordinamento di strumenti” che ti permette di arrivare al miglior “definitivo” possibile, in termini di: che matita uso? Su che carta? In quanti step di clean-up arrivo al risultato? Ecc..

Qualche tempo fa abbiamo parlato di Cyborg Klaytom che era appena “nato”. Ora che è passato un po' di tempo, qual è lo stato dei lavori? Siete riusciti a trovare un editore interessato?

ET: Klaytom è un progetto molto complesso con molte possibilità. Attualmente non abbiamo ancora deciso con chi collaborare, perché ciò che stiamo cercando (Carlo Bocchio ed io) è una situazione in cui possiamo avere la libertà di spingere la tecnica al massimo, senza paura di “sbagliare” e quindi con un editore che abbia, con noi, il coraggio di “osare”. Ecco perché nel piatto della bilancia pesa come un macigno anche l’autoproduzione. Un macigno che ci sta (s)considerevolmente frenando nelle proposte professionali con svariati editori. Ti terrò informato.

Alessandro, anche tu sei un autore versatile: la tua produzione spazia dal noir all'horror fino al picaresco goliardismo di DEI, passando per la brutalità di Come un cane, e fino a giungere (quest'estate) sul Dylan Dog Color Fest; l'estate scorsa hai sceneggiato anche Dampyr. Come ti rapporti a tanta varietà di genere, di formato e di "stile" editoriale?

AC: Mi piacciono tanti generi e mi piace sceneggiare fumetti. Il problema non è la versatilità creativa. L’unica concreta difficoltà sta nel pubblicare con una certa costanza. Quindi ben vengano vari editori e vari formati!

Vedi il tuo approdo in Bonelli come un traguardo, una tappa in un percorso o un ulteriore stimolo?

AC: Tutte e tre, ma soprattutto uno stimolo. Ho avuto la fortuna di aver scritto poco più che esordiente una trilogia per un grosso editore francese. 100anime era un progetto molto personale, scritto soprattutto per il piacere di scrivere e sviluppato in una quasi totale libertà creativa. Era l’âge d’or per gli italiani che pubblicavano in Francia e Delcourt pagava molto bene. Ma è stata anche una sfortuna, perché il mio quasi esordio è coinciso con quello che molti autori considerano invece un traguardo. E’ come se non avessi dovuto imparare a scalare la montagna ma mi fossi già ritrovato nei pressi della cima a rimirare il panorama. Potrei quasi dire che ho dovuto fare una gavetta al contrario… Da allora infatti ho fatto (e faccio) un po’ fatica a rapportarmi con realtà editoriali diverse, quelle in cui, per intenderci, la figura dell’editor è fondamentale e le linee editoriali sono ferree. Faccio fatica a rapportarmi con storie e personaggi non miei, faccio fatica a sistemare e correggere la stessa scena dieci volte, non per le modifiche in sé (io scrivo e riscrivo un’infinità di volte le mie cose) ma perché queste dipendono da altri e non da me. Col tempo ho imparato a considerare tutto ciò non un ostacolo ma uno stimolo, appunto.

Qualche anticipazione sul prossimo volume di DEI?

AC: Egitto, alieni, omosessualità. Basta?

Attualmente a cosa state lavorando e dove vi vedremo in futuro (oltre che sul secondo volume di DEI)?

AC: Il mio sogno nel cassetto è pubblicare un graphic novel di Braccio di Culo con Manu! La storia ce l’abbiamo già, il duo è più che collaudato, non resta che trovare tempo e denaro…

ET: ho appena creato uno “stile”, che ho chiamato HYPERFLAT, che è più o meno un’etichetta con cui ho deciso di ufficializzare la mia ricerca di fusione tra disegno e colorazione digitale. E’ un modo di costruire le scene molto cinematografico, che mi ha permesso di scoprire possibilità narrative nuove (ne abbiamo parlato assieme sull’articolo di Klaytom). Per ora la mia attenzione è rivolta al perfezionamento di questa tecnica.
Per quanto riguarda il pubblicare un graphic novel di Braccio di Culo con Alex, beh, non lo considero nemmeno più un sogno nel cassetto visto che sono convinto che potremo presto realizzarlo!!!!! ;)

Dragonero, un anno prima

  • Pubblicato in News

bivacco_con_due_lune_cDragonero, la nuova serie targata Sergio Bonelli Editore, figlia del successo dell'omonimo Romanzo a fumetti, è ancora ben lontana dal vedere la luce; come vi abbiamo già detto in precedenza, infatti, la sua uscita è prevista per l'estate del 2013.

Lungo il corso dell'anno che manca all'esordio della nuova testata scritta da Luca Enoch e Stefano Vietti, gli autori hanno deciso di dare maggiore tridimensionalità al mondo in cui andranno ad ambientare le avventure di Ian Aranil, e lo faranno proprio servendosi dello sguardo del protagonista.

È così che nasce Dragonero, diario di viaggio, uno spazio che si serve dell'originaria forma diaristica del blog, i cui contenuti saranno schizzi dei diversi disegnatori "prestati" alla mano di Ian, e annotazioni dello stesso.

"Il blog - ci spiega Luca Enoch - è inteso come il diario personale di Ian. I dati personali del blogger sono quelli del personaggio fittizio e ogni post sarà redatto da lui in persona ;-) e accompagnato da uno schizzo dal suo diario di viaggio. Infatti, Ian - oltre a combattere creature malvagie e prendere a spadate draghi grandi come betoniere - disegna; durante le sue missioni come scout imperiale, che lo portano in ogni parte dell'impero, lui disegna su un taccuino le cose che più lo colpiscono (come il protagonista di Balla coi lupi) e le commenta a parte, costruendoci attorno anche dei piccoli aneddoti".

Si comincia con il calore e il conforto tipici dell'ambiente domestico, con un disegno della casa di Ian a Soliàn, ma non è difficile aspettarsi, nei prossimi aggiornamenti, popoli e location meno accoglienti.

Ma il blog non sarà esclusivamente diario, assolvendo anche a una funzione di contatto e promozione più tradizionale: "Nelle sottosezioni invece raccoglieremo materiale di studio dei disegnatori del team, un bestiario che si arricchirà via via e le news su incontri, iniziative e quant'altro". E dopo? Cosa succederà a questo spazio tra un'anno, quando Dragonero calcherà infine il suolo delle edicole e delle fumetterie italiane? "A serie avviata - aggiunge l'autore - vedremo come evolverà il "diario di viaggio", magari trasformandolo in un approfondimento dei personaggi, i luoghi e gli eventi narrati nell'albo del mese".

Sottoscrivi questo feed RSS