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Gli Dei sono tra noi - intervista a Emanuele Tenderini e Alex Crippa

04_cover_matitaNel 2010 Ankama Editions pubblica in Francia DEI - In Vino Veritas, fumetto realizzato da Alex Crippa ed Emanuele Tenderini imperniato sulle disavventure di tre celeberrime divinità del pantheon grecolatino, Mars, Venus e Bacchus.

A distanza di due anni, Bao Publishing è pronta a portare in Italia non solo questo primo volume (di cui vi offriamo una recensione in anteprima), bensì - prossimamente - il suo seguito, come hanno dichiarato gli stessi autori.
DEI - In Vino Veritas proietta il pantheon olimpico nella società contemporanea, fatta di di eccessi e di apparenze, per una prima avventura che li vedrà sorgere e cadere, delineando i confini di ciò che è divino e ciò che è materiale, e sarà in tutte le fumetterie e le librerie a partire dall'8 giugno; per l'occasione, tutti i rivenditori che fossero interessati possono richiedere direttamente a Bao Publishing (scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) un poster promozionale formato 70x100.

In vista della sua pubblicazione in Italia, oltre a una recensione in anteprima del volume, che contiene anche una nuova anteprima di lettura di cinque pagine (che prosegue, da dove si era interrotta, quella pubblicata dall'editore) Comicus ha deciso di raggiungerene gli autori per un'intervista esplorativa che metta a nudo meccanismi e sinergie di questo "nuovo" mondo in cui il divino è patinato e il materiale è consacrato.

Ciao, bentornati su Comicus. Prima domanda, quasi di rito: dopo due anni dalla sua pubblicazione in Francia, DEI viene pubblicato in Italia: come vi sentite?

Alex Crippa: Soddisfatto e rinfrancato. Soddisfatto perché finalmente ho potuto leggermi il volume stampato e letterato in italiano, dopo mille riletture e revisioni a schermo, e mi è piaciuto. Ancora e di più. Mi fa ben sperare che anche altri lettori oltre a me ne godranno... E rinfrancato perché un fumetto così fuori dagli schemi e, sotto vari aspetti, anti-commerciale ha trovato spazio anche in Italia. Destare l’attenzione di un editore sempre più importante come Bao mi fa capire che c’è ancora qualcuno che ha voglia e coraggio di investire su idee nuove, autori non necessariamente famosi, progetti “rischiosi”.

Emanuele Tenderini: DEI è un progetto a cui tengo moltissimo e il non poterlo leggere nella mia lingua mi dispiaceva molto. Ero al settimo cielo quando abbiamo saputo che BAO era interessato a portare il nostro albo in Italia!
Ora sono entusiasta! L’anno scorso, durante un festival in Francia, mi si è avvicinato un signore molto vecchio e mi ha detto: “se si vuole fare lo ‘sforzo’ di capirlo, DEI è un fumetto strabiliante!”, è una delle cose più belle che mi siano state dette, riguardo un mio progetto, spero che i lettori italiani siano ben predisposti!

È la prima vostra collaborazione dalla fine di 100 Anime, in cui Emanuele era ai colori dei disegni di Alfio Buscaglia (certo, se escludiamo qualche umiliazione a Braccio di culo). Quali sono i rispettivi punti di forza che vi hanno convinto a mettervi al lavoro su DEI?

AC: Potrei riassumere l’ammirazione che nutro da sempre nei confronti di Manu in una sola parola: versatilità. Che fa rima con voglia di osare, sperimentare, cercare uno stile e un linguaggio (estetico, nel suo caso, ma anche squisitamente sequenziale) proprio, personale, in linea con niente e nessuno. Poi, certo, ci accomuna anche l’amicizia, che male non fa. E che fa rima con costante scambio di idee, confronto, complicità, cameratismo e altre parole che iniziano con la “c” ma che ora non mi vengono in mente.

ET: Alex ha un talento straordinario nel saper raccontare con spontaneità e semplicità l’ “essenza” delle cose. Le storie di Alex arrivano dritte al punto, senza sprecare una parola in più di ciò che serve. Anche nella stesura della sceneggiatura, riesce a dare le giuste informazioni al disegnatore trovando il compromesso perfetto tra una descrizione precisa della scena e la più totale libertà, da parte di chi la disegna, di rappresentarla. Quando leggo una pagina sceneggiata di DEI riesco a visualizzarmi la scena per come la voglio disegnare io, in funzione di ciò che vuole lui e non c’è una sola alternativa possibile, ma tutte le alternative sono perfette per la visione di Alex, che è una. Non so se sono riuscito a spiegarmi, lo capirete leggendo l’albo!
Un’altra parola che inizia con la “c” è cordialità!

Un tempo per diversi autori la tendenza era pubblicare un lavoro all'estero per poi vederlo arrivare in Italia; negli ultimi anni, tuttavia, l'editoria italiana sembra avere un interesse sempre maggiore per il prodotto nostrano. Secondo voi, dunque, per un certo tipo di fumetto la piazza estera rimane una scelta necessaria o è ormai una tra le tante possibili?

AC: Opto per la seconda, ma solo perché in questo lavoro (che è anche passione, creatività, gioia e dolore) devi rivolgerti ovunque, sempre e costantemente. C’è un editore francese che ti pubblica a 300 euro a tavola? Lo prendo! C’è un editore italiano che ti pubblica a 50 euro a tavola ma vai in edicola e ti organizza tre presentazioni al mese? Lo prendo!

ET: La necessità di tutti è quella di guadagnare dal proprio lavoro, per poter vivere e poter realizzare i propri progetti. A fronte di questa cosa non disdegno nessun “meccanismo” che mi permetta di andare avanti, serenamente, per la mia strada. Accetto lavori su commissione, propongo progetti in Francia, America e Italia, lavoro in pubblicità e così via, ciò che mi interessa alla fine è poter pagare le fottute maledette tasse, il fottuto affitto, comprarmi da mangiare, permettermi una vacanzetta di 2 giorni all’anno e, finalmente, poter usare il tempo anche per studiare dei progetti personali. La sto prendendo dall’ “alto”, perché ci si deve abituare, al giorno d’oggi, che ormai il mercato è quello “mondiale”, non si può accettare l’idea di voler rimanere rinchiusi nel proprio orticello. E soprattutto non dovrebbe nemmeno più esistere il concetto di “un certo tipo di fumetto”. Il fumetto è un medium che ha bisogno di un forte rinnovamento e che ha delle potenzialità ancora tutte da scoprire, ma bisogna guardare all’evoluzione, al futuro, all’avanguardia, alla ricerca e alla sperimentazione cosciente. In quest’ottica tutto il mondo è un grande unico mercato, perché ormai internet, e ancora di più i social network, ci hanno messo in contatto con tutti.
Per un certo tipo di fumetto, che è “un nuovo tipo di fumetto”, la necessità è la “piazza globale”!

Peraltro so che siete già al lavoro sul secondo volume di DEI, quindi, a questo punto, la domanda sorge spontanea: avete già accordi con Bao? Uscirà direttamente in Italia o vi sarà di nuovo importato in seguito?

AC: Abbiamo già firmato con Bao per la pubblicazione del secondo volume che uscirà direttamente in Italia nei prossimi mesi (la data precisa è ancora da pianificare ma non sarà lontanissima).

Veniamo a DEI. Perché un gruppo di divinità?

AC: Perché sono la quintessenza degli archetipi narrativi. Mars, Venus, Bacchus: forza, bellezza, piacere. Che riaggiornati diventano: brutalità, stupidità, sregolatezza. Da un punto di vista invece più personale, trovo che il concetto di divinità sia assolutamente attuale. Lo chiamiamo divismo, ma è la stessa cosa: più fan (fedeli) hai, più sei famoso (potente). Mi interessava sviscerare questo tema: esisto solo perché qualcuno mi conosce, applaude, vota. Esisto solo perché qualcun altro ha deciso che io esisto.

La mitologia sembra stare ritornando con un certo peso sia nel fumetto che sul grande schermo. Volendo ci si può leggere una reazione ai tempi difficili o la forte esigenza di ricostruire partendo dalle origini; certo può essere anche che il suo immaginario tira sempre, perché si presta a molteplici riletture. Nel vostro caso?

AC: Sì, riprendendo la risposta precedente, da un lato c’è sicuramente questa voglia di tornare alle origini della narrazione con gli archetipi che hanno generato tutti i moderni eroi. E dall’altro c’è la rilettura del mito, che spesso si presta a what if irresistibili: cosa succederebbe se Thor apparisse ai giorni nostri? Guiderebbe un’auto? Userebbe internet? Martello o pistola? Nel nostro caso due sono stati i what if:
1. Cosa succederebbe se le divinità, qualunque divinità, prendessero realmente vita se qualcuno crede in loro?
2. Come si muoverebbero nel nostro mondo per sopravvivere?

Leggendolo l'idea di fondo mi ha ricordato, per certi aspetti, la vecchia X-Statix di Peter Milligan e Mike Allred, specie per il concetto che lega l'eroe a concetti come il gradimento e la sfera mediatica. Se nel caso di X-Statix la questione si appoggiava ai media tradizionali, nel vostro caso subentra una visione da social network: senza il gradimento gli dei si indeboliscono e spariscono, e forse allora possiamo dire che sono questi strumenti le vere nuove divinità?

AC: Esattamente. Il mezzo supera il messaggio. Non conta più quello che dici, che fai, che sei. Conta quanti amici hai su FB. Il quarto d‘ora di fama di Warhol è diventato l’online non stop di Zuckerberg. Benvenuti nel XXI secolo!

Gli stessi protagonisti, Venus, Mars e Bacchus, sia nella caratterizzazione psicologica che in quella grafica incarnano alcuni "valori" tipici di una società sciovinista allo sbando e dedita al culto dell'apparenza. Potete spiegarci perché li avete voluti così?

AC: In realtà non sono poi tanto diversi da quelli originali… “dio” non ha creato l’uomo, semmai è stato il contrario. E l’ha fatto esattamente a sua immagine e somiglianza, con tutti i pregi e i difetti elevati all’ennesima potenza. Zeus&c. non sono altro che una manica di superbi, prepotenti, strafottenti, omicidi, fedifraghi, violenti esseri che dicono di regnare su di noi per il nostro bene, ma in realtà fanno solo ed esclusivamente i loro porci comodi.

Emanuele, il tuo stile grafico sembra mutare e adattarsi in un modo differente a ogni situazione narrativa. Nel caso di DEI come hai scelto tecniche e soluzioni grafiche e da cosa ti sei lasciato ispirare?

ET: è stato un processo piuttosto lungo, durato quasi 10 anni, che è partito sicuramente dalle mie insicurezze. All’inizio non riuscivo a focalizzare bene lo stile che volevo raggiungere per questo progetto. Ero appena uscito dalla Scuola del Fumetto di Milano ed ero talmente entusiasta delle tecniche apprese che volevo fare di tutto. Era difficile scegliere una strada specifica da seguire, anche perché nello stesso periodo iniziai a colorare 100 anime e Wondercity, e come colorista lavoravo con dei professionisti di altissimo livello che, con la loro bravura, mi confondevano tecnicamente. Un primo “sblocco” mentale l’ho avuto quando ho cominciato ad osservare, con occhi un po’ più “tecnici”, i cartoni animati della Warner Bros e alcune animazioni di Don Bluth. Da questi due riferimenti cominciai ad assaporare il gusto per un certo tipo di “matericità”, che forse rappresenta lo “scheletro” portante per la costruzione dello stile di DEI.
Oggi, a distanza di parecchi anni dalle prime riflessioni fatte sul progetto, posso dire che lo stile non si è mai fermato, ed evolve in continuazione, ma con divertente consapevolezza. Non sono certo un disegnatore a cui piace (o che è in grado) di disegnare 120 pagine usando sempre lo stile di disegno. Anche nella colorazione tendo a “semplificare” o cambiare continuamente le carte in tavola. Mi annoierei sennò.
Il problema più grande è stato quindi riuscire a visualizzare almeno una strada “di base”, sopra la quale costruire tutte le architetture stilistiche possibili. E’ stato questo, in generale, il segreto: “se non sono riuscito a trovare uno specifico stile da adottare, mi sono creato la possibilità per mischiare tutti gli stili che al momento mi divertivano”, e questo si dovrebbe chiamare “coraggio” di osare, di sperimentare, e di farlo consci del fatto che il 99% di ciò che si realizzerà sarà sbagliato o brutto, e probabilmente ciò ti farà perdere lettori. Ma quando, invece, il pubblico capisce le tue intenzioni, e rispetta le tue scelte e le tue necessità “artistiche”, allora diventa uno stupendo dialogo tra te e loro, uno scambio di “favori” reciproco, dove tu cerchi di offrire sempre qualcosa di nuovo, fatto al meglio delle tue possibilità, e loro ti offrono la fiducia nel seguirti nel tuo percorso.
Tecnicamente il percorso di creazione di uno stile dovrebbe essere: cercare di visualizzare l’obiettivo estetico da voler raggiungere, seguendo un gusto e un impulso di sensibilità all’immagine, comprendere quali sono le forme e i volumi che caratterizzeranno il tuo risultato estetico, trovare il coraggio di applicare, con spontaneità, la tua idea “racchiusa” in una tavola, trovare il giusto “coordinamento di strumenti” che ti permette di arrivare al miglior “definitivo” possibile, in termini di: che matita uso? Su che carta? In quanti step di clean-up arrivo al risultato? Ecc..

Qualche tempo fa abbiamo parlato di Cyborg Klaytom che era appena “nato”. Ora che è passato un po' di tempo, qual è lo stato dei lavori? Siete riusciti a trovare un editore interessato?

ET: Klaytom è un progetto molto complesso con molte possibilità. Attualmente non abbiamo ancora deciso con chi collaborare, perché ciò che stiamo cercando (Carlo Bocchio ed io) è una situazione in cui possiamo avere la libertà di spingere la tecnica al massimo, senza paura di “sbagliare” e quindi con un editore che abbia, con noi, il coraggio di “osare”. Ecco perché nel piatto della bilancia pesa come un macigno anche l’autoproduzione. Un macigno che ci sta (s)considerevolmente frenando nelle proposte professionali con svariati editori. Ti terrò informato.

Alessandro, anche tu sei un autore versatile: la tua produzione spazia dal noir all'horror fino al picaresco goliardismo di DEI, passando per la brutalità di Come un cane, e fino a giungere (quest'estate) sul Dylan Dog Color Fest; l'estate scorsa hai sceneggiato anche Dampyr. Come ti rapporti a tanta varietà di genere, di formato e di "stile" editoriale?

AC: Mi piacciono tanti generi e mi piace sceneggiare fumetti. Il problema non è la versatilità creativa. L’unica concreta difficoltà sta nel pubblicare con una certa costanza. Quindi ben vengano vari editori e vari formati!

Vedi il tuo approdo in Bonelli come un traguardo, una tappa in un percorso o un ulteriore stimolo?

AC: Tutte e tre, ma soprattutto uno stimolo. Ho avuto la fortuna di aver scritto poco più che esordiente una trilogia per un grosso editore francese. 100anime era un progetto molto personale, scritto soprattutto per il piacere di scrivere e sviluppato in una quasi totale libertà creativa. Era l’âge d’or per gli italiani che pubblicavano in Francia e Delcourt pagava molto bene. Ma è stata anche una sfortuna, perché il mio quasi esordio è coinciso con quello che molti autori considerano invece un traguardo. E’ come se non avessi dovuto imparare a scalare la montagna ma mi fossi già ritrovato nei pressi della cima a rimirare il panorama. Potrei quasi dire che ho dovuto fare una gavetta al contrario… Da allora infatti ho fatto (e faccio) un po’ fatica a rapportarmi con realtà editoriali diverse, quelle in cui, per intenderci, la figura dell’editor è fondamentale e le linee editoriali sono ferree. Faccio fatica a rapportarmi con storie e personaggi non miei, faccio fatica a sistemare e correggere la stessa scena dieci volte, non per le modifiche in sé (io scrivo e riscrivo un’infinità di volte le mie cose) ma perché queste dipendono da altri e non da me. Col tempo ho imparato a considerare tutto ciò non un ostacolo ma uno stimolo, appunto.

Qualche anticipazione sul prossimo volume di DEI?

AC: Egitto, alieni, omosessualità. Basta?

Attualmente a cosa state lavorando e dove vi vedremo in futuro (oltre che sul secondo volume di DEI)?

AC: Il mio sogno nel cassetto è pubblicare un graphic novel di Braccio di Culo con Manu! La storia ce l’abbiamo già, il duo è più che collaudato, non resta che trovare tempo e denaro…

ET: ho appena creato uno “stile”, che ho chiamato HYPERFLAT, che è più o meno un’etichetta con cui ho deciso di ufficializzare la mia ricerca di fusione tra disegno e colorazione digitale. E’ un modo di costruire le scene molto cinematografico, che mi ha permesso di scoprire possibilità narrative nuove (ne abbiamo parlato assieme sull’articolo di Klaytom). Per ora la mia attenzione è rivolta al perfezionamento di questa tecnica.
Per quanto riguarda il pubblicare un graphic novel di Braccio di Culo con Alex, beh, non lo considero nemmeno più un sogno nel cassetto visto che sono convinto che potremo presto realizzarlo!!!!! ;)

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