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Giorgio Parma

Giorgio Parma

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Natsume degli Spiriti 1 (Planet Fantasy 10)

Natsume Yuujinchou, questo il vero titolo di Natsume degli Spiriti, significa letteralmente Il Libro (Taccuino nella traduzione italiana proposta da Panini) degli Amici di Natsume, ed è una delle opere più belle scritte da Yuki Midorikawa, mangaka molto prolifica con parecchie serie brevi all’attivo e quasi tutte di stampo shōjo, ossia con un target prevalentemente femminile. Questo manga invece è tutt’altro che una serie breve, consta di 17 volumi in corso di pubblicazione, e non è neanche uno shōjo. Natsume infatti è una bellissima storia di amicizia, un po’ insolita magari, ma in grado di trasmettere molto al lettore e di coinvolgerlo anche sentimentalmente (e in questo si sente molto la mano e l’abilità di una scrittrice di shōjo).

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Sin dalla sua infanzia Natsume Takashi è in grado di vedere gli Yokai, spiriti folkloristici della tradizione giapponese, grazie al grande potere spirituale che risiede in lui, ereditato dalla nonna Reiko. Tuttavia proprio questa particolarità del protagonista lo porta a essere emarginato e a soffrire di solitudine per gran parte della sua vita in quanto le altre persone, non potendo vedere gli spiriti, lo ritenevano un folle o quantomeno un disadattato in cerca di attenzioni. I suoi genitori morirono subito dopo la sua nascita e per questo Natsume venne affidato di volta in volta a suoi parenti. Gli Yokai perseguitano il ragazzo per via di uno strano manufatto di cui è in possesso, ossia un taccuino ereditato dalla nonna in cui sono rappresentati strani scarabocchi che solo Natsume riesce a leggere; sono i nomi degli spiriti sconfitti o in qualche modo assoggettati da Reiko che, dopo averli sfidati, li costringeva a siglare la loro sottomissione. Reiko avrebbe potuto poi richiamarli in qualunque momento e usufruire del loro aiuto incondizionatamente. Natsume viene informato del potere di questo libricino dal potente spirito Madara, il quale accetta di proteggere il protagonista nel suo viaggio, dando così inizio alla sua avventura per restituire il nome a ciascuno spirito contenuto nel taccuino, ma dovrà fare i conti anche con potenti spiriti per nulla contenti di avere a che fare con gli esseri umani, soprattutto con chi detiene il loro nome.

La sensei Midorikawa opta per una scrittura episodica di questa storia, realizzando dei brevi capitoli autoconclusivi di 40-50 pagine che propongono un’unica avventura di Natsume con un particolare spirito a cui, al termine, restituirà il nome. Ottimo sotto certi aspetti, tuttavia si possono riscontrare delle noie in questo metodo impiegato, come per esempio la presenza all'inizio di ogni capitolo di 2 o tre pagine introduttive che riassumono gli eventi iniziali del manga e che dopo un po’ risultano ripetitive e superflue. In questo modo però il protagonista viene fatto evolvere gradualmente per mezzo di incontri finalizzati a farlo maturare e a fargli superare progressivamente la solitudine che lo attanaglia familiarizzando e facendo amicizia con esseri umani e spiriti indiscriminatamente.

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Natsume degli Spiriti è in fondo una storia di amicizia e solitudine e dell’importanza della gentilezza e della compressione in qualunque rapporto umano, e anche sovrannaturale perché no. Ed è principalmente il modo con cui viene scritto e disegnato questo manga che ci permette di percepire fortemente questi aspetti così ostentati e banalizzati la maggior parte delle volte ma che qui prendono vita e permeano le magnifiche pagine sapientemente realizzate dalla mangaka. Lo stile dolce, delicato e anche raffinato dei migliori shōjo applicato ad uno slice of life avventuroso e più incentrato sull’amicizia che sull’amore rende l’opera davvero affascinante; i legami che nascono tra il protagonista e gli altri personaggi sono ben costruiti e molto intensi tali da suscitare forti emozioni nel lettore, complice anche la brevità di questi episodi autoconclusivi che condensano il tutto senza consentire futili e riempitive divagazioni superficiali che spesso siamo costretti a sorbirci tanto per allungare il brodo. Una densità e una brevità che non lasciano sazio il lettore che sarà invogliato a continuare la lettura nei volumi seguenti.
La forza motrice di questo manga è proprio la gentilezza e la spiccata sensibilità del protagonista, doti quasi sovrannaturali e ingenue che ammantano l’opera di un’aura fiabesca e che mista ai paesaggi campestri, idilliaci e quasi arcadici donano un’atmosfera eterea alle vicende facendo assaporare la tradizione giapponese in un modo molto sentito.
La notevole differenza tra il comportamento di Reiko, che per superare la sua grande solitudine conseguente al ripudio dei suoi simili cercava rifugio nel mondo spirituale trovando nella sfida l’unico modo di relazionarsi agli spiriti, e il comportamento amichevole e simpatico, nel senso originario greco del termine, del nipote che trova nell’ascolto e nell’aiuto disinteressato del prossimo la sua raison d'être, costituiscono una dicotomia essenziale e vitale per l’opera.

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Dal punto di vista prettamente artistico le tavole sono realizzate prevalentemente da Yuki Midorikawa sebbene sia affiancata da altre due disegnatrici di derivazione shōjo e dalla sorella che la aiutano portare a termine i capitoli in tempo per la scadenza dettata dall’editore. Il tratto è molto delicato, sottile e diafano e accentua la femminilità e la dolcezza dei tratti somatici dei personaggi, chiari stilemi bishōnen tipici dell’ambiente di formazione dell’autrice. Le tavole sono configurate in modo diverso a seconda della necessità ossia si alternano pagine con una elevata presenza di dialoghi dal tempo di lettura elevato a pagine invece in cui domina il bianco e in cui si intravedono a malapena i contorni delle figure che conferiscono elevata teatralità e impatto visivo alla scena. Gli yokai sono molto ben caratterizzati, sia graficamente che psicologicamente ma spesso questa ultima parte viene sottintesa per lasciarla trasparire dal disegno. Spesso infatti i monologhi interiori dei personaggi, che in altri manga verrebbero utilizzati per definire i pensieri e lo stato d’animo, qui invece vengono evitati in quanto il tratto grafico dell’abile mangaka basta e avanza per questo scopo.
Unica pecca che riscontro è la presenza di 10 quartini contenenti curiosità e note varie posti a lato di alcune pagine e che distolgono l’attenzione dalle stesse, facendo perdere di continuità alla narrazione (molto meglio leggerle a volume terminato).

L’edizione della Panini non è particolarmente ricercata ma per il prezzo proposto per quest’opera è più che degna. La promozione del primo numero a € 1,99 lo rende inoltre un acquisto obbligato per tutti gli amanti delle buone letture.
Natsume degli Spiriti è un’opera che va assaporata lentamente, un episodio alla volta; la sensei Midorikawa riesce magistralmente a restituire la serenità al lettore alla fine di ogni capitolo dopo averlo commosso, in un'altalena di emozioni preziosa che non è per niente di facile realizzazione. Una storia soprannaturale e misteriosa che fa da cornice a una più profonda ricerca di amore, comprensione e amicizia che lasciano tutt'altro che indifferente il lettore.

Lo squalificato 1 (di 3)

Il rapporto tra l’uomo e la società, l’incompatibilità dell’essere umano con i suoi simili dovuta alla disparità di sensibilità, l’uso delle maschere che si indossano relazionandosi con il prossimo sono i temi più trattati nella letteratura mondiale del secolo scorso; filosofi, scrittori e pensatori si sono espressi sul ruolo della maschera, delle facciate fittizie che l’uomo adotta per presentarsi al mondo. La stessa parola “persona”, di derivazione latina, come ci fa notare Shopenhauer, è piuttosto pertinente con questo aspetto; indica infatti la maschera di un attore, quella Dramatis Persona che recitava nelle commedie e nelle tragedie greche e romane. Nessuno ci si mostra per quello che realmente è, ognuno porta una maschera e recita una parte. Osamu Dazai nel 1948 a sua volta esplora queste tematiche in un libro molto duro e in parte autobiografico Ningen Shikkaku, tradotto in italiano con Lo Squalificato ma forse conosciuto più con il titolo inglese No Longer Human da cui sono stati tratti i primi 4 episodi della fortunata serie anime Aoi Bungaku, oltre a 3 versioni manga di cui questa che vi proponiamo è forse la più importante.

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Scritto e disegnato nel 2009 da Usamaru Furuya questo manga riattualizza il romanzo di Dazai ambientandolo nel XXI secolo e portandolo in un contesto come quello della società attuale che per quanto riguarda l’importanza dell’apparenza e il vuoto contenutistico che essa nasconde e l'artificiosità comportamentale così diffusa forse non fa altro che incrementare lo sconforto provato dal protagonista. Yozo Ooda, questo è il suo nome, ci viene presentato in modo molto interessante nel manga; è lo stesso mangaka che vediamo rappresentato nelle prime pagine del fumetto che, cercando spunti per la sua nuova storia, si imbatte in una mail anonima che gli consiglia di informarsi su un particolare diario online che ci viene inizialmente mostrato come scansione di 3 fotografie. La prima immagine ritrae un ragazzino di 5 anni che sorride forzatamente in una foto di famiglia di persone benestanti, la seconda invece mostra un bel ragazzo giovane nel fiore dei suoi anni seduto su una poltrona, mentre la terza mostra la stessa persona ormai venticinquenne totalmente trascurata e dimessa. Ed è dalla naturale curiosità dello scrittore sul conoscere cosa abbia portato ad un tale decadimento che nasce questa storia; è Ooda stesso che ci narra la sua storia a partire dagli anni del liceo fino poi alla sua definitiva rovina.

Il lettore apprende quindi direttamente dal protagonista, che è quindi anche voce narrante, il decorrere della sua vicenda, alternando alla narrazione degli episodi più rilevanti delle considerazioni esterne che ci permettono di comprendere meglio la psiche del personaggio. Una psiche davvero molto complessa e articolata che ci viene presentata in tutta la sua poliedricità dal mangaka e che ci consente di addentrarci empaticamente nei sentimenti provati da Ooda.

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Il protagonista è caratterizzato psicologicamente in un modo così eccezionalmente sofisticato che è difficile trovarne un corrispettivo in altri manga.
Ooda è forse un esempio emblematico dei grandi personaggi creati nel diciannovesimo secolo che incarnano il disagio, la sofferenza e l’angoscia di chi, dotato di una sensibilità fuori dal comune, non riesce ad omologarsi con gli altri esseri umani, rimane escluso dall’umanità stessa, provando terrore per la normalità delle vite altrui alla quale non riesce in alcun modo ad accedere. Egli non si riconosce negli uomini, non li capisce proprio, cerca di studiarne i comportamenti, la mentalità ma si accorge del distacco abissale che li separa. La sua estrema sensibilità gli permette di rendersi conto del gioco di ruoli che definisce la società umana, una grande recita di maschere che si adattano alle situazioni che devono affrontare, nascondendo la loro vera identità. Anche Ooda ha indossato delle maschere, quella del pagliaccio al liceo, quella del bravo ragazzo gentile ed educato, quella del figliol prodigo; ma a differenza degli altri lui indossava maschere consciamente e al solo scopo di evitare l’emarginazione e di non dare troppo nell’occhio, condizioni che gli provocheranno grande sofferenza e solitudine nel corso della sua vita. Ma alla fine si stanca anche di mantenere apparenze fittizie, si stanca di studiare gli esseri umani, unico rimedio per tenere occupata la sua mente dal pensare alla sua infelice condizione.
Una storia che colpisce come un pugno nello stomaco. E fa male. Un dolore che rimane anche a distanza dalla lettura, soprattutto nel lettore più sensibile, come l’evento che termina il primo volume.

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I disegni cercano di stare al passo con i temi trattati nella storia; troviamo quindi un tratto estremamente realistico che gioca molto con i diversi piani di narrazione proposti dalla storia. Il maestro Furuya ci mostra spesso una rappresentazione dei personaggi sotto forma di marionette o maschere vuote, gusci teatrali di un'assenza contenutistica interiore, che tuttavia prendono questa forma solo a seguito della concezione che Ooda ha degli stessi. Nel manga compaiono molte scene di sesso esplicito più o meno censurate che puntato a suscitare nel lettore un misto di emozioni che accentua ulteriormente il degrado della vita del protagonista e la sua estrema disperazione che lo porta a trovare sollievo unicamente nel sesso a pagamento, in quanto gli permette di ottenere quello che vuole senza artificiosi preamboli. Spesso i disegni assumono anche dei tratti onirici e deliranti, con rappresentazioni angoscianti per dare maggior impatto alla narrazione; pagine dominate dal bianco si alternano a claustrofobici e inquietanti domini neri solo parzialmente rotti da sporadici tratti bianchi o chiaroscuri tratteggiati molto fitti.
Se si fa attenzione nell’osservare i personaggi rappresentati da Furuya si riesce persino a comprendere il carattere e la psiche semplicemente dalle espressioni e dal volto degli stessi senza fare ricorso a stilizzazioni o deformazioni del tratto, una cosa rara e molto apprezzabile in un manga che vuole proporre certe riflessioni e che tratta tematiche delicate. Inoltre sono presenti anche citazioni del romanzo originale, nel nostro caso prese dall’edizione italiana, al termine di ogni capitolo che fanno da collegamento e fluidificano la narrazione oltre ad aggiungere ulteriori dettagli sui pensieri che attanagliano il protagonista.

L’edizione proposta dalla Planet Manga a 6,50€ è ottimamente realizzata e dona la giusta importanza all’opera senza precludersi una larga fetta di mercato, rendendo così molto fruibile un lavoro così valido.
Bella anche l’idea di mantenere gli ideogrammi del romanzo originale come decorazioni del volume sia sulla copertina brossurata che sulle alette della sovraccoperta che anche se sono indecifrabili per il lettore danno tuttavia un senso estetico davvero interessante. Unica pecca il layout delle scritte della copertina del volume che stonano parecchio e potevano essere più ricercate.

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Shijō saikyō no deshi Ken'ichi, anche noto come History's Strongest Disciple Kenichi o Kenichi: The Mightiest Disciple, è un manga molto popolare in patria (e non solo) che dal 2002 è uno dei titoli di punta della famosa rivista Shonen Sunday su cui trovano spazio importanti serie come Detetive Conan, Magi e The World God Only Knows. Questa fortunata opera è stata anche adattata in una serie animata omonima di 50 episodi, inedita nel nostro paese. La serie consta di 55 volumi in prosecuzione che la Planet Manga si prefissa di pubblicare a cadenza mensile promuovendo i primi tre numeri con un’offerta molto interessante: 1€ il primo volume fino al 16 aprile, il secondo e il terzo invece a 2,99€.

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Kenichi è un manga semplice, che non punta troppo in alto e che non offre particolari spunti di riflessione o una trama originale, ma che sa come farsi apprezzare; nel suo essere “leggero” non è mai banale, la lettura fluisce tranquilla e lineare, senza particolari colpi di scena o trovate spettacolari. Il leitmotiv è quello che più o meno marchia tutti gli shounen: il protagonista cerca di diventare sempre più forte sottoponendosi a devastanti allenamenti e ottenendo potenziamenti incredibili come premio al suo impegno. Nulla di nuovo insomma, soprattutto se presentato 12 anni dopo la sua iniziale serializzazione, quando ormai sono stati sfornati manga su manga con le medesime caratteristiche anche se di potenzialità nettamente inferiori.

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Nella trama troviamo le caratteristiche peculiari del genere; Kenichi, il protagonista, è uno studente di 16 anni che scarseggia più o meno in ogni aspetto della sua vita, dallo studio allo sport alle relazioni sociali. Partecipa al Club di Karate della sua scuola per non essere preso di mira dagli altri studenti dell’istituto ma così facendo non fa altro che peggiorare la sua situazione finendo per esser maltrattato dai membri stessi del Club. Quando la sua vita sembra sempre più scivolare nella medietas, ecco che arriva dal nulla una bellissima e fortissima ragazza di nome Miu Furinji che lo aiuterà a superare le sue paure e lo condurrà nel mondo delle arti marziali che lo faranno diventare un potentissimo combattente (non menziono l’ovvio fatto che il protagonista si innamora della sua compagna). Il tutto ampiamente inframezzato da gag umoristiche e disegni deformed.

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Per quanto riguarda lo stile grafico, pur non spiccando per realismo - soprattutto nei volti che risultano spesso molto semplici e non sempre proporzionati - questo conferisce ai diversi personaggi una tonicità muscolare, un dinamismo e un'atleticità molto definite che vengono soprattutto valorizzate dai movimenti e dalle pose estremamente studiate che Matsuena sapientemente rappresenta. Le figure femminili, in particolar modo, sono molto affascinanti e sensuali (e sovrasviluppate nel seno come in quasi ogni produzione nipponica) mentre quelle maschili esibiscono sempre dei muscoli overpowered che spesso mancano di una effettiva controparte reale.
Le tavole sono rese molto dinamiche tramite l’uso fittizio di linee cinetiche o di disegni che spesso travalicano l’effettivo spazio concessogli nella pagina fuoriuscendo dai contorni delle vignette a sottolineare la velocità dei movimenti e delle mosse e la loro teatralità. Altra particolarità, l'ampio utilizzo delle scale di grigio e dei mezzi toni piuttosto che il netto contrasto bianco/nero. Da considerare, inoltre, che i disegni che vediamo in questi primi volumi risalgono a più di 12 anni fa e nel frattempo il tratto di Matsuena si è evoluto, migliorando notevolmente, come capita spesso per tutte le opere che si prolungano per molto tempo.

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History's Strongest Disciple Kenichi è un buon prodotto per chi cerca una storia avvincente ma che non richieda troppo sforzo per essere seguita, un ottimo riempitivo per il tempo libero che si vuole passare divertendosi con una storia alquanto affascinante.
L’opera è davvero molto lunga e non accenna a fermarsi, bisogna quindi mettere in conto una serializzazione dilazionata nel tempo e un spesa ingente. Alla domanda sul motivo di un'attesa così lunga per l'edizione italiana del manga, la Panini a Cartoomics ha risposto affermando che il grosso numero di serie dalla lunga serializzazione nel parco testate è una bella impresa, soprattutto in un mercato in crisi come quello fumettistico e, dato che ora Bleach e Naruto sono nei loro archi finali, possono ora puntare su questo titolo. Forse però era il caso di pubblicarla un po’ prima per non rischiare di vedere questo manga bistrattato per apparente banalità o per il modello di storia che ormai è stato riproposto in tutte le salse da altre serie che spesso non hanno l’appeal e la qualità che può vantare Kenichi.

Cartoomics '14: J-Pop presenta Go Nagai Collection e Shin Go Nagai Collection

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mazinger-z-001Alla conferenza J-Pop di Cartoomics 2014 Jacopo Buranelli affiancato dall’attore italiano Nicola Nocella, esperto della produzione artistica di Go Nagai, ha presentato le due collane da collezione dedicate al maestro giapponese; la prima, Go Nagai Collection, riporta in auge con nuova impaginazione, lettering, traduzione e layout le classiche opere del mangaka in versioni svecchiate e ammodernate nella veste grafica accompagnandole con box da collezione e sovraccoperte che le rendono parecchio appetibili per i collezionisti e di bell'aspetto.
La J-Pop è riuscita a ottenere i diritti per quanto riguarda la maggior parte delle opere di Nagai tra cui Mazinger, Mazinger Z, Jeeg, Z Mazinger, Ufo Robot Grendizer, Great Mazinger, Mazinger contro il Generale Oscuro e Violent Jack. Inoltre fra qualche mese partirà il progetto parallelo Shin Go Nagai Collection in cui verranno raccolte le opere realizzate da altri autori sotto il patrocinio dello stesso Nagai e che altro non sono che remake o reprise di opere del famoso mangaka in vesti più moderne e con altre storie. Molti anche gli inediti che verrano pubblicati sotto questa collana.

Verranno anche pubblicati a maggio la Divina Commedia in tre volumi e Amon sempre per la Go Nagai Collection.
Altra curiosità relativa a Mazinger Z è la presenza del finale inedito previsto da Shonen Jump che era stato inizialmente pensato dal maestro ma che poi è stato modificato al passaggio su Kodansha della serie.

Go Nagai è forse uno dei mangaka più importanti nel nostro paese e le sue opere soprattutto animate hanno influenzato tantissimo le generazioni di teenager degli anni ’70 e ’80. Nagai stesso è stato influenzato pesantemente dalla letteratura italiana soprattutto da Dante e dai disegni di Gustave Doré che accompagnavano la Divina Commedia; infatti nelle sue opere traspare sempre la dicotomia bene-male e come essa sia fondamentale nella vita umana e possa portare a delle scelte fatali in bilico tra la salvezza e la dannazione. Gli italiani sono forse il popolo più legato al grande maestro in quanto hanno sentito molto l’impatto del il suo immaginario fantascientifico tanto che forse le sue opere hanno segnato e definito univocamente due decenni della nostra storia.

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