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Gianluca Morozzi

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Intervista a cura di Stefano Perullo e Fabio Maglione

Ciao Gianluca, benvenuto su Comicus. Prima di entrare nel vivo della nostra chiacchierata, ti andrebbe di parlare un po’ di te? Di presentarti ai nostri lettori?

Ciao! Prima di tutto, mi presento alle lettrici dicendo che sono uno dei dodici uomini più belli del mondo. Questo, per iniziare in gloria. Poi: faccio lo scrittore pubblicato da sette anni, e lo scrittore professionista da quattro. Ho debuttato nel 2001 con il romanzo "Despero", per l'editore Fernandel di Ravenna, con il quale ho pubblicato anche i romanzi "Luglio, agosto, settembre nero", "Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte", "Accecati dalla luce", "Le avventure di zio Savoldi" (con Paolo Alberti), "L'abisso". Per il grande editore Guanda ho esordito nel 2004 con "Blackout" (a breve sul grande schermo), proseguendo con il romanzo "L'era del porco", il saggio semiserio "L'emilia o la dura legge della musica" e, nell'agosto 2008, il nuovo romanzo "Colui che gli dei vogliono distruggere". Ho cominciato a farmi strada nel mondo del fumetto con Pandemonio, disegnato da Squaz e pubblicato da Fernandel, che ha vinto il premio Micheluzzi per il miglior romanzo grafico dell'anno. Suono in tre gruppi rock, che mi tengono solo perché li ho fondati io. La ragazza mi ha lasciato, come nelle canzoni blues, quindi sono single. Vedi incipit.

Il Vangelo del Coyote è il tuo primo romanzo grafico, mi racconteresti la genesi di questa opera?

Dopo Pandemonio, che è stata un'opera molto più sperimentale nata da un canovaccio di venti pagine, qui ho realizzato una vera sceneggiatura… L'idea di realizzare qualcosa del genere è nata con il varo del marchio Guanda Graphic, e dal direttore editoriale che ha deciso di affidarmi l'unico titolo originale e non tradotto. Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa di noir… e io ho obbedito.

Da chi è dipesa la scelta di affidare la parte grafica al duo Camuncoli/Petrucci?

Giuseppe Camuncoli era un mio sogno proibito (che detta così potrebbe far anche preoccupare sua moglie…). Un amico comune ci ha presentati, abbiamo parlato un po' di questo progetto, e lui mi ha proposto di dividere il lavoro con Michele Petrucci… che ho conosciuto poco dopo. Da lì è nata l'idea delle due differenti storyline.

Il Vangelo del coyote è strutturato come se si trattasse di due storie parallele… Una più diretta e violenta, illustrata da Camuncoli, l’altra più introspettiva e morbosa, realizzata da Petrucci. Cosa ti ha spinto ad affidare i rispettivi incarichi all’uno o all’altro disegnatore? Quanto è dipeso dalla tua volontà e quanto dal rapporto che hai instaurato con i due disegnatori?

Le due storie hanno ritmi e approccio molto diversi… Quella di Skoda e Liù più veloce e dialogata, quella del Professore più lenta e ossessiva, a didascalie di pensiero…
Peraltro, un aneddoto: parte di questa storia è dipesa dal vino e dal rumore dell'osteria di Vito, visto che nelle mie intenzioni originarie le due ragazzine sadiche dovevano essere due maschi… ma quando ho parlato a Camuncoli dei due ragazzini sadici, nel frastuono e nel vino lui ha capito "due ragazzine". E lì ho pensato che sarebbe stata un'idea molto più bella.

Visto che questo è il tuo primo fumetto, hai curato interamente da solo il soggetto e la sceneggiatura, o ti sei avvalso della esperienza dei due disegnatori, magari nella costruzione dello storytelling e nella divisione delle scene?

La sceneggiatura l'ho scritta io, e poi mi sono affidato a loro… che mi hanno proposto tagli di testo (specie nella parte di Petrucci, molto più verbosa), e hanno contribuito fattivamente a rendere viva l'opera.

Immagino che il lavoro dello scrittore, al di là dell’influenza dell’editor della casa editrice e del parere richiesto a qualche persona di fiducia, sia un lavoro completamente autonomo, solitario. Scrivere un fumetto, al contrario, ti mette in relazione con il disegnatore (in questo caso addirittura due). Quanto è stato difficile dover rinunciare alla tuia indipendenza per realizzare il Vangelo? Che tipo di rapporto, di feeling si è creato con i due disegnatori, e quanto ti ha arricchito questa esperienza?

Beh, il feeling che si è creato tra noi è stato assolutamente perfetto, anche perché io ero un po' timido in quanto semiesordiente, ci mancava che in sceneggiatura scrivessi "ora, se per favore non ti dispiace, potresti disegnare tre sedie, ma se non ne hai voglia anche una va benissimo"… Invece i ragazzi sono stati fantastici, e ci stiamo molto divertendo anche nel tour di presentazioni!

C’è una cosa che mi ha molto colpito nel corso della storia… Diciamo che hai commesso una piccola scorrettezza “ai danni” del lettore. Mi spiego meglio: Nel corso delle vicende illustrate da Petrucci, il Professore accenna alla consueta assenza dai banchi di scuola di due studentesse, lasciando intuire al lettore che si tratti delle due protagoniste delle vicende illustrate da Camuncoli… fatto che poi, nello svolgimento della vicenda, si rivela impossibile. Si è trattata di una tua precisa volontà per confondere le idee al lettore?

Ma certo! Era chiaramente impossibile che fossero Skoda e Liù, e infatti si parla di due generiche ragazzine, che il lettore subito identifica con loro... Sbagliando.

In tempi recenti si è accesa una forte polemica riguardo il coinvolgimento di autori provenienti da esperienze diverse nel mondo del fumetto. Carofiglio, Melissa P, Carlotto… Come valuti il coinvolgimento di autori “non fumettisti” nello sviluppo delle graphic novel? Credi che il fumetto ne esca arricchito o banalizzato?

Beh, se un fumetto viene scritto da gente che lo ama e che sa scrivere, credo ne venga arricchito. Io il fumetto lo amo… e so scrivere, credo.

Dal titolo del libro intuisco che tu sei, o sei stato, un consumatore di fumetti. Attualmente segui ancora i fumetti? Cosa preferisci leggere?

La mia casa, dai fumetti, è ormai completamente invasa. Beh, leggo da sempre Marvel e DC, poi, non so, Rat-Man, tutto quello che viene ristampato di Andrea Pazienza, John Doe… ma quante pagine abbiamo a disposizione?

Quali possibilità ti ha aperto il medium fumetto rispetto a quello, per te più convenzionale, del romanzo/racconto?

Mi ha tolto delle responsabilità. Dovendo pensare solo a ritmo-dialogo-visualizzazione mentale delle tavole, non ho dovuto fare quello che fa uno scrittore che scrive un romanzo, cioè scrivere belle frasi, bei paragrafi, pagine eleganti. Cose che faccio con piacere, intendiamoci… nel mio mestiere di narratore, però.

Per il futuro, ci sono nuovi progetti fumettistici in vista? Si vocifera di una nuova opera lunga, in coppia con Petrucci. Potresti parlarcene brevemente?

Progetti fumettistici, ce ne sono almeno tre. O forse quattro. Quello che ha già un volto e una data d'uscita è una maxiserie nata da un'idea e dai disegni di Michele Petrucci, sulla quale stiamo lavorando… si chiama FactorY, ma magari ne parliamo più avanti…

 



Annamaria Bajo
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