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Nathan Never 200: Germano Bonazzi

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Intervista a cura di Stefano Perullo

Ciao Germano, benvenuto sulle pagine virtuali di Comicus. Da quasi venti anni sei uno degli autori di punta dello staff di Nathan, e nel corso di questi anni hai realizzato una moltitudine di albi della serie mensile, speciali, collane spin-off come Agenzia Alfa, e più di un albo Gigante. Come ci si sente, dopo tutto questo tempo, a lavorare su Nathan Never?

Direi che ci si sente bene, il lavoro non manca, la gente legge ancora Nathan Never e i fumetti in generale, non ricevo critiche dai lettori, in redazione penso e spero che siano soddisfatti delle tavole che mando tutti mesi. Penso di aver raggiunto una discreta professionalità, anche se non ho ancora capito come disegnare i capelli di Nathan. Già, perché nel mio lavoro in effetti non si finisce mai di imparare, ed è importante conservare molta autocritica per potersi migliorare.

Facciamo un passo indietro e torniamo al periodo in cui l’agente speciale Alfa era solo un progetto nelle menti dei “tre sardi”. Come è iniziato il tuo coinvolgimento nello staff di Nathan? A cosa avevi lavorato in precedenza?

I miei inizi sono stati sugli albi erotici per adulti, ho collaborato diversi anni con la Edifumetto. Poi, una volta raggiunta una certa dimestichezza con il disegno, è venuto naturale il desiderio di cambiare e rivolgersi a un editore come Bonelli le cui pubblicazioni sentivo più affini al mio modo di pensare i fumetti.



Quali autori hanno influenzato il tuo stile di disegno? Uno stile caratterizzato da neri densi, compatti… io direi che sei un estimatore di Mike Mignola. Mi sbaglio?

Non sbagli, considero un genio Mike Mignola e, soprattutto nei primi albi, ho imitato qualcosa del suo segno, ovviamente senza la stessa efficacia. Però considero uno dei miei principali punti di riferimento, soprattutto per l’inchiostrazione, il grande Ferdinando Tacconi. Adesso purtroppo ci ha lasciato, ma per me rimane un grande artista che ha lasciato il segno nella storia del fumetto.
Un altro grandissimo, che ora non c’è più ma che forse è il più grande fumettista di tutti i tempi, secondo me è Magnus. Infine una autore che mi piace moltissimo è Moebius, un altro genio del fumetto.
E che dire di Garcia Lopez? Ha un disegno a prova di bomba e i suoi personaggi hanno una recitazione perfetta.

Sei un lettore di fumetti? Ti piace leggere le storie o consultare, anche solo per “aggiornarti” sui nuovi stili grafici, fumetti provenienti dai vari paesi del mondo? In caso affermativo cosa segui e cosa ti ha colpito maggiormente di recente?

Non sono un gran lettore di fumetti in questo periodo perché da quando è nato mio figlio il tempo che ho per leggere è diminuito. Però ho letto molto, tra fumetti e libri. Adesso quando mi riesce leggo Dylan Dog e Nathan Never, e qualche altro albo bonelliano delle varie collane.
Secondo me sono interessanti i fumetti giapponesi, per quanto ho l’impressione, avendo letto qualche serie come Akira e Monster, che tendano ad allungare un po’ troppo la storia.
Ci sono secondo me diverse cose interessanti tra le pubblicazioni USA, per esempio un albo che mi ha colpito è 100 Bullets di Brian Azzarello ed Eduardo Risso.


A coronamento di tanto lavoro è giunto l’incarico per la realizzazione del duecentesimo episodio. Che tipo di emozione hai provato nel realizzare questa storia?

Se ti capita una cosa del genere è ovvio che pensi “Beh, se mi affidano il numero 200 allora vuol dire che per loro valgo qualcosa, perlomeno sono abbastanza bravo per questo numero così importante”. E poi l’altro pensiero: “E se non mi riesce bene?”

In Bonelli i numeri del “centenario” non sono solo dei semplici albi celebrativi… in genere si tratta di storie accessibili a vecchi e nuovi lettori e soprattutto si tratta di episodi a colori. Come ti sei preparato al colore? Come hai cambiato, nel caso tu lo abbia fatto, il tuo stile di disegno per “far posto” al colore?

Questo non è stato un problema, è stato sufficiente disegnare in linea chiara per lasciare che fosse il colore a valorizzare la tavola. Unica accortezza necessaria per la linea chiara è che non ci devono essere incertezze nell’inchiostrazione, e tutti i dettagli devono essere ben definiti.

Del colore non ti sei occupato tu… Che tipo di rapporto hai avuto con il colorista? C’è stato uno scambio di opinioni, una consultazione o avete lavorato indipendentemente?

A dir il vero mi sono occupato anche del colore, dividendo questo impegno con un colorista molto bravo, Fabio D’Auria, che ha fatto un ottimo lavoro. Abbiamo lavorato in contatto per cercare di uniformare lo stile, alla fine il risultato mi è sembrato buono, almeno spero piacerà ai lettori di Nathan.

Lo sceneggiatore di questo episodio è Bepi Vigna, autore di molte delle storie da te disegnate. Che tipo di rapporto hai stabilito nel corso degli anni con lui?

È un buon rapporto che si basa sulla fiducia e stima reciproca. Non ho mai avuto problemi a lavorare con Bepi, e ha sempre fatto ottime storie.



Attualmente su cosa stai lavorando?


In questo periodo lavoro alla storia di Marte, non so quanto posso dire di più

Se ti proponessero di concederti un periodo sabbatico da Nathan Never, su quale personaggio o progetto ti piacerebbe lavorare?

In ambito bonelliano direi Dylan Dog, Tex (anche se dovrei imparare molte cose, a cominciare dai cavalli), Brendon. Anche Dampyr non mi dispiacerebbe.
Fuori da Bonelli vedrei una bella storia con l’Uomo Ragno, se non altro perché è stato uno dei miei supereroi preferiti.



Stefano Perullo
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