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La Farfalla Con Le Ali Bagnate: Andrea Cavaletto


A cura di Gennaro Costanzo


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Ciao Andrea. Ci parli di com'è nato il progetto per questo fumetto, La farfalla con le ali bagnate, e come si è sviluppato?

Stavo cercando un editore italiano per The Worldhouse e ho contattato la Neftasia. Loro mi hanno gentilmente invitato a incontrarli, e lì il Dottor Campanelli mi ha raccontato di Hellery Brown e di come è riuscito a recuperare alcuni dei suoi manoscritti. La situazione aveva dell'incredibile, era come se ad un tratto fossi al cospetto di Martyn Mistere! Ovviamente mi sono appassionato subito al progetto di trarre delle graphic novel dai romanzi di Mr. Brown, e mi sono messo immediatamente al lavoro!

Gran fascino dell'opera deriva dalla figura misteriosa di Hellery Brown, autore del racconto da cui è tratto il fumetto. Come ti sei approcciato a lui?

Beh, pensa che sul momento io credevo che Hellery Brown fosse totalmente inventato, eppure Campanelli ha poi cominciato a mostrarmi foto dei suoi viaggi in Scozia, alcuni oggetti che (a suo dire) appartenevano a Mr. Brown ed ha terminato facendomi vedere il manoscritto originale della “Farfalla”, rovinatissimo, sporco e bruciacchiato! A quel punto avevo le idee molto confuse, e le ho tuttora. Posso dire che una vita come quella di Mr. Brown DEVE essere sicuramente un po' inventata e romanzata (e d'altronde lo stesso editore non lo nega), e addirittura Hellery Brown potrebbe essere uno pseudonimo, però ormai tendo a credere che, come tutte le leggende, questa storia abbia dei fondamenti di verità. So che in questo momento in Inghilterra c'è una famosa scrittrice che sta cercando informazioni su Mr. Brown per farci un romanzo, poiché è rimasta affascinata da questo individuo… Io dal canto mio mi sono subito trovato in sintonia con le atmosfere cupe e "malate" del romanzo, dove nessuno è innocente. Diciamo che il mio stile di disegno è molto adatto a trattare simili temi, a me molto congeniali.

Quali credi siano i maggiori punti di contatto fra il tuo lavoro e quello di Hellery Brown?

Come dicevo prima, la violenza (esplicita e non) che permea tutta la storia è una costante anche nei miei racconti e fumetti, e poi anche a me piace raccontare di orrori che si consumano in luoghi chiusi, al di fuori di contesti troppo specifici. C'è da dire che fondamentalmente “La Farfalla” è un giallo, anche se sui generis, mentre io sono più portato per l'horror moderno. Eppure ci sono parecchie scene horror all'interno della graphic novel, citazioni dai film gialli "argentiani" di cui sono appassionato.

Nel racconto ti sei fatto trasportare dalla storia, anche per ciò che circonda i personaggi. Una storia quasi senza tempo, senza confini temporali ben delineati, giusto?

Esatto! Quello che mi colpisce de “La Farfalla” è che tutto si svolge come dentro una cupola di vetro, e l'orrore si consuma e brucia velocemente mentre la Storia scorre al di fuori, senza interferire
minimamente con le vite "maledette" dei protagonisti. Se ci pensate, la storia narrata ne “La Farfalla” potrebbe essere tranquillamente ambientata ai giorni nostri, ma anche cent'anni fa, con
piccolissime variazioni narrative. Siccome mi ricordava i gialli anni '70, mi è sembrato carino contaminarla con alcuni particolari di quell'epoca.

Parliamo dei personaggi e della storia. Un giallo avvolto in atmosfere cupe e personaggi altrettanto tetri.

È la cosa che più mi è piaciuta della storia, forse il motivo fondamentale per cui ho accettato (a me i gialli "classici" non piacciono tanto…). Non racconto molto in specifico per non svelare troppo, però posso dire che sono tutti molto ben tratteggiati, molto "reali" e soprattutto "sporchi", macchiati da peccati più o meno gravi. La stessa protagonista è una mezza pazza, che ha passato gran parte
della sua vita in clinica…

Nel libro spieghi la tua tecnica di illustrazione. Puoi parlarcene?

Uh, sì… è un po' un casino, come tecnica, e me ne rendo conto. Comunque fondamentalmente prendo delle foto di giornale e le sciolgo con dei solventi. Poi le rimodello con una siringa dando un'idea della vignetta che voglio fare, ottenendo così una base "grezza" con colori molto fotorealistici. Scansiono il "disegno" e lo lavoro in Photoshop, aiutandomi con delle maschere di livello che ho precedentemente creato da schizzi a matita o penna di soggetti da me fotografati…

Quali sono i tuoi riferimenti artistici utilizzati per la realizzazione de La farfalla con le ali bagnate?

Uhm.... Dave McKean, Ashley Wood, Kent Williams, John Bolton, ma soprattutto devo molto ai consigli d'oro di Gabriele Dell'Otto, che ha visto in me "qualcosa" e mi ha seguito per anni (e che mi consiglia tuttora).

Concludiamo infine con due parole sulla cover di Gabriele Dell'Otto...

Che devo dire? Che solo la cover vale il prezzo del volume (insieme all'ottima confezione e stampa). Io e Gabriele siamo amici da parecchi anni e speriamo un giorno di arrivare in libreria e fumetteria con un prodotto tutto nostro. Diciamo che questo è un (ottimo) inizio…







Gennaro Costanzo
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