Menu

Milano Criminale: Diego Cajelli

Per leggere la news, clicca qui.
Per vedere l'anteprima, clicca qui.


Ciao Diego.

Dopo 4 anni (8 dal suo esordio) torna Milano Criminale, con la prima parte di "La città esige vendetta". Non è dunque un ritorno isolato. Puoi parlarci di questa nuova avventura?

Il plot è incentrato sui tre elementi che contraddistinguevano le cronache di quegli anni (la storia è ambientata nel 1975). La lotta armata, i sequestri di persona e la malavita "locale" soppiantata dall'arrivo delle grandi organizzazioni criminali che si trasferivano al nord al seguito dei boss in soggiorno obbligato. Milano era il crocevia di tutti e tre questi elementi. In quel periodo si ha un aumento esponenziale dei sequestri di persona a scopo di estorsione, tanto da passare alla storia come La Stagione dei Sequestri. Ma sono anche gli Anni di Piombo, giusto per usare un'altra frase fatta. Come se non bastasse sono gli anni in cui i grandi boss di Cosa Nostra iniziano ad avere rapporti con il mondo dell'alta finanza milanese. Una polveriera insomma. In "La città esige vendetta", questi tre "mondi", per caso, si trovano su una rotta di collisione. Entrano in contatto, con devastanti e imprevedibili conseguenze. Tornano De Falco e Lorusso, ma torna anche Vittorio L'Obitorio, il sicario che ha esordito in "La Banda del Muto".

Ti trovi molto a tuo agio con i polizieschi. Quali sono gli aspetti sui quali ti concentri quando scrivi un fumetto come Milano Criminale?

La documentazione sopratutto. Cerco di commettere il minor numero di errori storici, cerco riferimenti e cronache, studio il periodo. Cerco di usare al meglio la mia città, la considero parte del cast, deve avere un ruolo da protagonista e non deve essere un semplice sfondo.

Le vicende sono ambientate negli anni '70, qual è il tuo approccio a questo periodo storico?

Negli anni '70, io c'ero. Sono nato nel 1971, ma ho sempre avuto una buona memoria! Per cui il mio approccio segue un po' il filo dei ricordi e lo studio successivo. Rispetto ai primi due episodi, dove la ricerca è stata molto lunga e difficile, con il terzo abbiamo avuto il vantaggio di avere a disposizione moltissimo materiale in DVD. Tutti i polizieschi del periodo, ormai, sono stati riediati, dandoci la possibilità di catturare scorci, panoramiche, vedute della città e degli interni, per ricostruire al meglio le atmosfere che volevamo. "Milano Calibro 9", "Milano Odia: la Polizia non può sparare" e "Milano Violenta", diventano per noi dei "documentari", un importantissimo riferimento visivo.
- Com'erano fatti i telefoni dei bar?
- Aspetta che guardiamo...
E poi ci sono i libri di storia. Non ho un buon rapporto con la storia moderna del nostro paese. Più la studio, più mi rendo conto che in realtà non è mai cambiato nulla. Ma vabbè... Tra i testi che ho studiato per "La città esige vendetta", oltre agli splendidi volumi de L'Espresso con le ristampe dei più importanti articoli del periodo (per cui senza interpretazioni successive, revisioni, riletture) ci sono anche i dossier dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno. Sono stati resi pubblici e pubblicati in sordina da L'Unità. Letture assolutamente consigliate.

Prendiamo un altro poliziesco, Nick Raider ad esempio, con il quale ti sei cimentato. Ci sono molte differenze a scrivere storie per una serie e per l'altra?

Le differenze sono moltissime. Ambientare una storia in Italia, nel mio paese, mi regala l'opportunità unica di usare delle inflessioni dialettali, dei modi di dire, dei modi di parlare che caratterizzano moltissimo i personaggi. Nei dialoghi c'è un'attenta ricerca che relaziona il parlare con il luogo d'origine del personaggio. In più, basta aprire la finestra per guardare la location di una scena. Invece, per quanto riguarda la sceneggiatura da un punto di vista tecnico, quando scrivo qualcosa di "mio", mi prendo delle libertà che altrimenti non mi prenderei. Per rispetto nei confronti di personaggi non miei, o perchè lo so benissimo che alcuni passaggi non verrebbero approvati.

Alle matite per il nuovo volume di Milano Criminale troviamo Giuseppe Ferrario: com'è stato lavorare con lui?

Io e Giuseppe ci siamo conosciuti facendo "Il mistero delle 5 gemme" e da subito, ci siamo trovati sulle stesse lunghezze d'onda. A lui era piaciuto moltissimo il "Milano Criminale" di Marco Guerrieri, e durante una Mantova Comics, complice una discreta quantità di birretta, abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura. Giuseppe è una vera potenza della natura. Lavorare con lui significa esaltarsi a vicenda, fomentarsi l'un l'altro come due ragazzini delle medie che giocano a DOA.

Rosenzweig, Guerrieri ed infine Ferrario, quali sono le differenze e le analogie fra questi tre artisti?

A tutti e quattro (mi ci metto anche io) piacciono gli anni '70. Una volta Enea Riboldi mi ha chiesto: " Ma perchè cazzo vi piacciono così tanto gli anni '70?". È una questione di atmosfere e di estetica, credo. Di com'era e com'è, di provare affetto per tutto il buono che ci siamo lasciati alle spalle. Parliamoci chiaro. Il prologo di "Milano Calibro 9", come regia, come tempi, come capacità narrativa, supera e di molto una qualsiasi produzione odierna, cinematografica o televisiva che sia.
Noi siamo i custodi di quella memoria, forse.

Ultima precisazione, quanti sono i volumi previsti?

Saranno 3 volumi, così composti:

Storia principale a puntate:
La Città Esige Vendetta
48 tavole a colori.
Cajelli/Ferrario

Storia in appendice autoconclusiva:
Luciana Cassini, ispettrice
8 tavole a colori.
Cajelli/Rosenzweig

Luciana Cassini è un personaggio nuovo mio e di Maurizio, l'ambientazione è identica, De Falco e Lorusso appaiono in ogni episodio come sottotrama.
Ciao.



Gennaro Costanzo
Torna in alto