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Intervista a Stefano Caselli

Intervista a cura di Marco Rizzo, Riccardo Galardini, Gianluca Reina - supervisione di Annamaria Bajo e Gennaro Costanzo

Ciao Stefano, ti invitiamo a presentarti ai nostri lettori. Come sei entrato nel mercato americano, e qual è il tuo background?

Ciao, e ciao a tutti coloro che stanno leggendo questa intervista: grazie per il vostro tempo!
Ho iniziato lavorando qui in Italia come storyboard artist per televisione e pubblicità, una tappa fondamentale per imparare a raccontare per immagini… Da lì storie brevi per Playboy… poi la Harris Comics con Vampirella, poi la Devil's Due.
Sul come e quando sia riuscito ad entrare nel mercato americano, servirebbe un'intervista a parte. Una serie di coincidenze assurde.

Dopo Defex hai disegnato i G.I.Joe… Che aria si respira a lavorare su una serie così sfacciatamente militarista ora che gli USA sono coinvolti in una missione di guerra così dolorosa e drammatica in medio oriente?

Vedi? Il destino è buffo… Ho sempre odiato armi, anfibi e divise mimetiche, ed ecco che per due volte (G.I.Joe appunto, ed ora The Initiative) mi sono trovato a dover disegnare tutto ciò che non volevo.
L'esperienza con i G.I.Joe è stata mooolto sofferta. Era un titolo che non si addiceva alle mie corde, e che sottolineava il bisogno di appagare il lato patriottistico dell'America… un tipo di America nel quale non riesco ad immedesimarmi. Le case editrici, invece di realizzare albi che servissero a distrarre il pubblico, hanno iniziato a produrre fumetti al sapore di vendetta. L'11 settembre ha cambiato il volto dell'America, della sua gente e dei suoi eroi. Il fumetto come specchio dei tempi ha risentito del cambiamento. Ed io mi sono trovato nel bel mezzo di questi cambiamenti… Una situazione che non ho tollerato a lungo, e per questo ho lasciato il titolo.
Quando ti affidano una testata, è come se ti sposassi con essa: devi dedicargli tempo, attenzione, cura e amore… ma se non sei veramente innamorato della sposa, prima o poi la relazione finisce… ed è quello che è successo.

Mi piace molto il tuo stile che mi sembra un ottimo condensato tra la classica scuola di disegno americano (debitrice dei Neal Adams, dei Buscema, di Byrne...) e le moderne tendenze "american manga" che vedono in Madureira, Arthur Adams e Michael Golden i più illustri esponenti. Quali sono gli autori che maggiormente ti hanno influenzato?

Innanzitutto, grazie per il complimento!
Questa domanda mi è stata fatta molte volte, ed io continuo a rispondere sempre allo stesso modo: sono ispirato da tutti e da nessuno!!!
Sin da piccolo ho letto fumetti di ogni tipo; ho divorato albi di ogni genere e nazione. I miei occhi hanno "bevuto" milioni di immagini.
Credo semplicemente che lo stile non si controlli, ma che venga da sé; è la summa di tutto ciò che il cervello ha elaborato inconsciamente nel corso degli anni.
Mi sono sempre divertito a leggere recensioni dove si trovavano parallelismi stilistici tra me e autori che neanche so chi siano!!
Comunque, se proprio vuoi tirarmi fuori un nome, adoro Bernèt. Ecco.

C'è una serie o un personaggio che vorresti particolarmente disegnare?

La mia serie, con i miei personaggi… ci sto lavorando ;-)
Un giorno mi piacerebbe anche tornare a scrivere e disegnare l'horror Hack/Slash, la serie mia e di Tim Seeley che in America è diventata un piccolo cult, tanto che nel 2008 dovrebbe uscire il film per la Universal. Staremo a vedere…
I progetti sono tanti, e ad oggi con Andrea DiVito stiamo buttando giù un'idea niente male… Per ora non posso dire altro!

Quando hai cominciato a lavora su YA/R conoscevi già le due serie? Hai preferito dare un'interpretazione personale o hai fatto riferimento a Cheung e Alphona, disegnatori delle rispettive serie?

Per Ya/R ho avuto pochissimo tempo tra l'assegnazione della testata e l'inizio dei lavori. Avrei avuto bisogno di più tempo per fare i personaggi miei. Cerco sempre un rapporto empatico ed "intimo" con le cose che disegno, e con Ya/R non ne ho avuto la possibilità.
La più grande difficoltà è stata con gli YA. [Jim, Ndr] Cheung, un disegnatore bravissimo e che stimo molto, ha sempre avuto il difetto (a parer mio) di disegnare i volti dei personaggi tutti uguali, cambiando solo acconciature di capelli ed abiti. È stato complicato dover in qualche modo reinventare dei personaggi esistenti.
Il risultato non è stato dei migliori, lo ammetto. E me ne dispiace. Mi piacerebbe poter ridisegnare l'intera miniserie, ma è impossibile. Vado avanti e cerco di fare il mio meglio oggi.

La sequenza di apertura di YA/R 3 è una delle cose più originali che abbia mai visto. È una idea tua o la dobbiamo a Zeb Wells?

Anche a me piace molto quella sequenza!
Zeb aveva in mente qualcosa di veramente assurdo… Bisognava solo trovare la forma migliore per raccontarla. È una delle tante sfide che un disegnatore deve affrontare, e che rendono questo mestiere divertente e mai noioso.
Avevamo bisogno che ci fosse una distinzione tra ciò che Marvel Boy percepiva, e ciò che realmente stava accadendo. Dopo qualche layout, abbiamo trovato il modo per rendere su carta la sua idea.

E adesso sei al lavoro su una serie regolare, Avengers: The Initiative, insieme a Dan Slott. Come ti trovi a lavorare insieme a questo astro nascente? E ti senti onorato della responsabilità che ti è stata affidata?

Dan è il miglior sceneggiatore con il quale abbia mia lavorato. È una persona strepitosa. Mi lascia totale carta bianca, è un fan del mio lavoro, ed è sempre aperto a cambiamenti.
Lavoriamo veramente fianco a fianco, ci scambiamo opinioni, idee, e cerchiamo lentamente di dare un'anima a questi ragazzini sprovveduti che si trovano in situazioni più grandi di loro. La testata ha molto potenziale, che ancora deve esplodere definitivamente.
Sono onoratissimo che la Marvel abbia scelto me per un titolo nel quale crede molto…
Fino ad oggi la lavorazione della serie è stata tormentatissima. Scadenze da incubo (in media poco più di 3 settimane a numero) stanno rendendo il tutto sofferto. La serie era partita come una mini di 6 numeri, ed è improvvisamente diventata una serie regolare. Bellissimo, questo sì, ma anche complicato. Il cambiamento ha richiesto a Dan la necessità di riscrivere l'intera struttura, il che ha rallentato il processo di realizzazione. Oggi, per esempio, devo matitare ed inkiostrare due tavole. Dare il meglio nel minor tempo possibile… Ma lo faccio con il sorriso quando si tratta di una serie in cui credo.

Per The Initiative hai dovuto inventare molti personaggi nuovi. Come ti sei regolato? Come avete lavorato in team?

Ogni volta che mi trovo a dover inventare dei personaggi, chiedo allo sceneggiatore di fare una sorta di Casting Call, ovvero di immaginarsi quali attori sceglierebbe se i suoi personaggi fossero in carne ed ossa. Questo mi serve per visualizzare immediatamente le caratteristiche che lo scrittore ha pensato per i personaggi. Fatto ciò, inizio a buttare giù schizzi fino a quando non sono convinto di aver trovato la sintesi ideale. Con gli Initiative sono stato fortunato: sono stati accettati tutti al primo colpo!



Gennaro Costanzo
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