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Intervista a Jo Chen

Intervista a cura di Marco Rizzo

Come sei entrata nel mondo dei fumetti?

Sono stata contattata dai redattori dell’editore taiwanese Da Ran quando avevo 14 anni. Videro l’opportunità di farci crescere, me e gli altri compagni del mio gruppo di lavoro. Finanziarono quindi uno dei nostri primi prodotti, una fanzine, che fu la nostra prima pubblicazione professionale. Prima di allora c’erano state soltanto autoproduzioni. Quindi, a 17 anni, un amico raccomandò me e mia sorella alla Li Publishing, uno degli editori maggiori di manga giapponesi e manhua cinesi.
A loro piacque il nostro lavoro e ci dissero di tornare per lavorare con loro, dopo aver compiuto 18 anni. E così facemmo. All’inizio, scrivendo e illustrando storie brevi per il loro magazine mensile dedicato a manga e manhua, “Dragon Youth”. Tong Li pubblicava tutta una linea di questi fumetti mensili, indirizzati a differenti gruppi demografici: teen agers, ragazze, ragazzi adolescenti, giovani adulti, etc. È solo con The Other Side of the Mirror che ho iniziato a pubblicare le mie storie, serializzate su Star Girl, un’altra rivista della Tong Li.

Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione?

Da bambina, mia sorella è stata la maggiore. È lei che mi ha introdotta ai fumetti. Amavo molto allora, come oggi, Osamu Tezuka (l'autore di Astro Boy, Black Jack e Kimba, il Leone Bianco) e Yoshikazu Yasuhiko (uno degli autori della saga animata e cartacea di Gundam). Le loro opere mi hanno davvero emozionato e ispirato. Grandi scrittori, grandi racconti. Più tardi ho avuto modo di conoscere altri grandi artisti, sia orientali che occidentali, e potrei scrivere una lunghissima lista di nomi. Lo stile di Tada Yumi ha avuto un grosso impatto sul mio, quando ero ragazza, e ancora si riflette su The Other Side of the Mirror. Il mio stile poi è in continua evoluzione, e molti dei miei lavori attuali sono talmente diversi da quello che facevo negli anni ’90 che a volte mi pare il lavoro di un’altra! Dopo essere emigrata negli US, ho scoperto un mucchio di grandi disegnatori dai lavori molto dinamici, una caratteristica che mancava dai miei primi lavori. Ho studiato i loro stili, e il mio ha iniziato a cambiare di nuovo poiché cercavo di incorporare elementi di queste nuove scoperte. Ora, mi piacciono stili così variegati, che la mia lista sarebbe davvero lunga. E comunque, Kent Williams, James Jean, Adam Warren, Zheng Wen, Nicolas De Crecy, Terada Katsuya

Raccontaci qualcosa della prossima uscita JPOP: The Other Side of the Mirror, di cui sei autrice completa.

È stata la mia prima serie, raccolta in due tankobon (il tankobon è l'equivalente asiatico del tp americana). A dire la verità, l’unica… ;-) Dopo averla pubblicata in Asia alla fine degli anni ’90, i miei impegni come freelance negli US non mi hanno permesso di creare altre opere personali. Sebbene sia stata fortunata per essere riuscita a lavorare nell’illustrazione, per grandi aziende e grandi persone, mi dispiace non avere più tempo da dedicare alla creazione dei miei fumetti.
Quando ho iniziato a lavorare a TOSTM avevo solo 19 anni, e non ero proprio espansiva. Fino ad allora avevo realizzato soltanto commedie con uno stile cartoonesco. Niente di serio. Però ebbi il forte bisogno di provare a fare qualcosa di completamente diverso e drammatico. Devo dire che fu una transizione difficile, e feci molta fatica per poter realizzare qualcosa di significativo.

Il tuo nome è associato alle copertine della serie Marvel Runaways fin dall’inizio della serie. Puoi dirci come sviluppi le idee per le copertine?

Inizialmente mi furono dati i character sketch da Adrian, che tradussi nel mio stile. Era divertente, come fare di nuovo doujinshi [con questo nome si indicano in Giappone le fanzine, che possono contenere sia opere di autori esordienti, che di disegnatori già famosi e affermati, NdR]. Mentre la serie progrediva, ho iniziato a tempestare Brian [Vaughan, NdR] di domande sugli script, per poter realizzare copertine sempre più dinamiche e interessanti, e non solo pose dei personaggi. Spesso, comunque, Brian e gli editor hanno delle idee sulla copertina che cerco di tenere in considerazione. Parto poi a realizzare una serie di bozzetti che sottopongo, e gli editor scelgono quello che poi andrò a dipingere.

Ti sei affezionata a questi personaggi dopo averli disegnati così a lungo?

Alcuni dei personaggi mi piacciono più di altri. Mi piace Victor, e anche Alex, anche se si rivela un traditore alla fine della prima serie. E mi piace Molly. D’altra parte, a chi non piace? È piccolina, carina, e forte abbastanza da spezzarti le costole con uno schiocco del suo mignolo.

Che personaggi ti piacerebbe disegnare lungo un intero libro a fumetti, o graphic novel?

I miei, ovviamente. Non che mi dispiacerebbe realizzare pagine per Buffy o Runaways, ma non sono miei! E non credo di potermi considerare una vera disegnatrice di fumetti fino a quando non realizzerò qualcosa di mio: mie storie con miei personaggi.

Ultimamente hai iniziato a lavorare anche sulla nuova serie a fumetti di Buffy che ha avuto grande successo negli Stati Uniti. Qual è stato il tuo approccio con questo personaggio? Sei una fan della serie tv?

Non ho mai guardato “Buffy” in televisione, ma ne avevo sentito parlare. Non guardo molta TV, e quindi mi perdo parecchio, sfortunatamente. Ora che ho visto alcuni episodi di “Buffy”, mi piacciono. Joss è un grande scrittore e sono fortunata di poter lavorare con lui. Buffy e gli Scoobies sono molto ben conosciuti dai fan della serie, per cui non posso allontanarmi troppo da ciò che è così ben scolpito in così tanti cuori e menti. Devo quindi cercare di catturare in una singola inquadratura lo spirito e la personalità dei singoli personaggi, mantenendoli estremamente riconoscibili per le persone che conoscono le facce e i corpi degli attori che li interpretano. Non sempre è facile, ma credo che la maggior parte delle copertine sia venuta bene. Almeno, in parecchi sembrano contenti. E se sono contenti loro, sono contenta anch’io.
Per finire, vorrei dire a tutti che ho impiegato davvero parecchio tempo per produrre The Other Side of the Mirror. Pensarlo, disegnarlo, inchiostrarlo, aggiungere retini a mano, letterare i miei stessi dialoghi. Ho fatto tutto io! Ci è voluto parecchio tempo tra scuola, lavori part-time, obblighi familiari… che non pensavo di riuscire mai a finirlo. E ora, quasi dieci anni dopo averlo iniziato, è stato tradotto in italiano per voi. Non riesco a dirvi quanto sia contenta ed emozionata perchè è la prima volta che verrà letto da qualcuno fuori dall’Asia [finora The Other Side of the Mirror è stato editato soltanto a Taipei e in Corea, ma sono stati venduti i diritti anche per l'edizione americana e tedesca, firmata Tokyopop, NdR]. Vi ringrazio molto per l’attenzione.

Grazie a te, Jo, e in bocca al lupo!



Marco Rizzo
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