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Intervista a Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli: Detective Dante


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Intervista a cura di Carlo Del Grande e Davide Scagni

Da quanto avete detto negli ultimi mesi, a partire da Lucca, Detective Dante sarà una sorta di poliziesco tutto-azione (o quasi). Perchè, dopo un John Doe che non è facile inquadrare in un genere preciso, avete optato per questo tipo di storie?

Recchioni: Inizialmente volevamo fare i bravi ragazzi, in tutto e per tutto.
Il problema di JD è che è una serie trasversale che il pubblico se lo è dovuto creare prendendo un poco di lettori dal pubblico più tradizionale e bonellide e quello più abituato a certe soluzioni narrative come i lettori di fumetti americani.
Abbiamo preso un poco da un gruppo e un poco dall'altro, ma abbiamo anche perso quei lettori che trovavano JD troppo strano o non abbastanza strano.
Quindi l'idea era quella di fare un prodotto classico nel senso più puro del termine, un fumetto che andasse a pescare un pubblico esistente e che da un giorno all'altro si era ritrovato senza una testata di riferimento.
Ecco perché il poliziesco, ecco perché l'eroe.
Purtroppo io e Lorenzo non siamo tanto bravi a fare i fumetti "a tavolino" e con il passare del tempo Detective Dante ha assunto sempre più i toni delle nostre produzioni consuete.
Non è un prodotto sopra le righe o giocoso come JD e non richiede la stessa intima complicità al lettore, ma è sicuramente ben diverso da quell'idea classica che avevamo all'inzio.
E' una cosa che diverrà sempre più chiara con il passare dei numeri e con lo svilupparsi di alcune svolte della trama.
Ti faccio un esempio: un poliziotto con una moglie morta non è una novità.
Un poliziotto con una moglie morta che però gli sta accanto sotto le vesti di un attraente fantasma è già più relativamente inedito.
Se poi il fantasma in questione è meno amichevole di quello che possa sembrare in prima battuta... ecco che di classico Detective Dante ha poco.
In sostanza, la nostra speranza è di avere realizzato un albo più amichevole di JD nei confronti del grosso del pubblico ma di non aver perso la nostra cifra stilistica.

Bartoli: All'inizio della storia, ci siamo detti: "Struttura classica, fumetto popolare. Facciamo i bravi." Poi, però, abbiamo lasciato di tanto in tanto la strada maestra per tornare su sentieri che conosciamo e amiamo di più. Non siamo arrivati alla de-strutturazione dell'hard-boiled, ma un po' col genere ci abbiamo scherzato comunque. I redazionali e la grafica, per esempio, sono molto belli, almeno secondo noi, e danno quel tocco che fa tanto Nuovo corso Eura e che è servito, negli ultimi anni, ad avvicinare la casa editrice alle fiere del settore, a Internet e alle librerie specializzate.


Il nome del protagonista richiama la struttura stessa della serie: tre cicli da 8 numeri (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Ci saranno altri punti di contatto con la Divina Commedia? Dobbiamo aspettarci un Cerbero con sigaro e circondato da ragazze discinte?

Recchioni: Ci saranno dei contatti e dei parallelismi con la Commedia di Alighieri molto forti e per tutta la durata della mini-serie.
Nei primi albi saranno più sottolineati mentre in quelli successivi andranno a sfumare (rimanendo comunque presenti).
Di numero in numero decidiamo quanta distanza prendere dai canti e quanto rimanere fedeli allo sviluppo originale della Divina Commedia, se agire attraverso un forte simbolismo oppure evocare solamente taluni personaggi e certe tematiche.
Scoprire questa chiave potrà essere divertente per il lettore più attento e curioso ma non strettamente necessario per fruire la storia.

Bartoli: Abbiamo seguito la struttura dei canti, metaforizzando i ruoli e gli incontri che costellano la Divina Commedia. Ogni tanto, però, siamo usciti dal seminato, per evitare ripetizioni di tematiche che l'Alighieri aveva a cuore ma che mal si sarebbero adattate ad una trasposizione fumettistica. Niente cultura alta, comunque... non siamo capaci né vogliamo metterci dietro una cattedra. Ci ricordiamo ancora troppo bene che cosa si provava a essere studenti impreparati...


John Doe è una serie che mastica una gran quantità di riferimenti: da certe fiction televisive americane ai primi fumetti Vertigo, dalle poesie di Ungaretti fino alle canzoni di Vinicio Capossela. Per Detective Dante avete scelto lo stesso tipo di approccio, applicato all’hard-boiled e al poliziesco classico? Saranno presenti altri riferimenti, più o meno espliciti?

Recchioni: No, l'approccio è decisamente diverso anche se almeno un numero (il 7) sarà decisamente in stile JD.
Su Dante abbiamo più che altro cercato di esplorare le varie forme del romanzo hard-boiled, del poliziesco, del thriller, dell'azione e via dicendo... spesso contaminando l'una con l'altra ma cercando di evitare tutto l'aspetto referenziale di JD o un certo tipo di strizzatine d'occhio ai lettori.

Bartoli: Mi verrebbe di rispondere di no, ma sto già notando una certa tendenza a smontare il giocattolo che non mi rassicura per niente! Anzi, a me rassicura un bel po', nel senso che mi sto divertendo, ma ho paura che ci scappi sempre e comunque la strizzata d'occhio referenziale.


Una delle prime battute che si sono sentite in giro è stata: "Oh no, un altro personaggio con nome e cognome che iniziano con la stessa lettera". A Lucca non sapevate ancora come si sarebbe chiamata la serie (Dante/Detective Dante). Cosa vi ha convinti nella scelta del titolo?

Bartoli: All'inizio l'avevamo chiamato Commissario Petrarca. Poi siamo arrivati ad Appuntato Foscolo... finché l'assonanza perfetta e allitterante di Detective Dante ci ha convinti in pieno. Naturalmente sto scherzando e lascio la risposta a Roberto, che su questo tema è pronto a sparare a raffica. Alzo zero...

Recchioni: Questa cosa l'ho presa come una battuta la prima volta che l'ho sentita poi ho capito che qualcuno la diceva sul serio.
Nome e cognome che iniziano con la stessa lettera? Cioè? Nome "Detective", cognome "Dante"?
Dai, non scherziamo!
Abbiamo deciso di mantenere la parola "Detective" nel titolo per far capire al volo che si tratta di un fumetto poliziesco... e poi anche perchè ci piace come suona.
Detto questo, se pure il personaggio si fosse chiamato Bingo Bongo, non vedo che ci sia di tremendo nella doppia iniziale.
Peter Parker, Mickey Mouse, Donald Duck, Lois Lane, Lex Luthor... Roberto Recchioni... per me suonano bene oltre a essere un classico del fumetto mondiale.


Dagli sketch che possiamo ammirare in questo speciale è evidente il riferimento, nel costruire la fisionomia di alcuni personaggi, ad attori effettivamente esistenti. E' una scelta che fa molto Bonelli. Perchè?


Recchioni: In realtà è una scelta di comodo che non fa Bonelli più di quanto non faccia Marvel (avete presente gli Ultimates di Millar e Hitch???).
E' un modo rapido per capirsi con il disegnatore e che dopo qualche numero di rodaggio viene superato.
Basti guardare John Doe, ad esempio... è costruito su Tom Cruise ma numero dopo numero ha preso una fisionomia propria e ora ha una sua faccia.
Nel caso specifico poi, il riferimento è stato usato solo per due personaggi: il Capo Parker, costruito sul volto dell'attore Paul Mc Crane (il grandioso dottor "rocket" Romano di E.R.) e la bella Meridiana Cortez pensata con le fattezze di Eva Mendez.

Bartoli: Tutto quanto fa Bonelli, allora. Ma fa anche Eura. E altro. Quando devi incaricare un disegnatore di definire le fisionomie di un personaggio, soprattutto se abiti a molti chilometri di distanza, risulta più semplice dirgli: "fammelo tipo Tom Cruise". Sta poi al talento ed alla capacità di ciascun artista tirare fuori la faccia giusta, quella che convince sia noi che il pubblico.


Come per John Doe, dobbiamo aspettarci cambi radicali (a partire dalla grafica) all'inizio di ogni ciclo di Detective Dante?

Recchioni: La grafica resterà la stessa ma cambierà lo stile delle copertine.
Più pittoriche le prime 8, al tratto quelle dal 9 al 16, più grafiche quelle dal 17 al 24.

Bartoli: Saremo più aderenti alla scelta iniziale, anche perché qui si tratta di una miniserie, per quanto abbastanza lunga. Ogni otto numeri, però, qualche ritocco ci sarà senz'altro...


A proposito della grafica di Detective Dante, gli strilli con i nomi degli autori in copertina rimandano molto ai vecchi pulp magazines americani o a certe riviste popolari italiane piuttosto che al classico albo a fumetti di stampo "bonelliano". Come mai questa scelta?


Recchioni: Volevamo avere un bell'impatto, volevamo dare risalto agli autori e volevamo distinguerci da un certo tipo di grafica che nel formato bonellide sta diventando un poco anonima.
Lo abbiamo potuto fare grazie al genio e all'estro di Paolo "Ottokin" Campana (che ha pure realizzato il progetto grafico interno e la grafica "vecchia" di JD).
Noi speriamo che questa grafica ci faccia vedere e faccia anche capire al lettore che Dante non è solamente 94 pagine di fumetto racchiuse in una copertina quadricromatica ma qualcosa di più. E' per questo che abbiamo dedicato molta cura anche all'apparato redazionale (che si articolerà in una canonica pagina della posta, in un romanzo a puntate di Lorenzo e in un mio articolo di approfondimento su un autore o un opera inerenti all'hard-boiled)... la nostra idea è di dare un prodotto che valga in tutto e per tutto quei due euro e sessanta centesimi che costa.

Bartoli: Il mio piccolo esperimento di romanzo a puntate (in realtà, una specie di racconto in fieri...) e gli articoli di approfondimento di Roberto faranno "durare" l'albo un po' di più del solito nelle mani del lettore. Vi daremo un sacco di roba da leggere, dunque... e speriamo di farvi divertire. Il riferimento grafico ai pulp-magazine è ovviamente voluto e io l'avrei reso anche più ingombrante di così. Fatto sta che Detective Dante dovrebbe essere poco bonellide nella grafica, aspetto, questo, ingiustamente trascurato dalla maggior parte degli albi "tutto-fumetto".


L'approccio amichevole verso il lettore riguarderà anche l'organizzazione delle storie? All'interno della scansione in cicli, ogni episodio sarà autoconclusivo e leggibile a sé stante o ci sarà una continuità serrata?

Recchioni: Autoconclusivo.
Ma il viaggio interiore del personaggio sarà piuttosto serrato e lo vedremo mutare di numero in numero mentre scenderà nel suo inferno personale.

Bartoli: Continuity serrata, con riferimento ai canti Danteschi via via più labile. Avevamo giurato di non impelagarci più nella stringente continuità narrativa e invece... niente! Questo vuol dire non poter far slittare mai un albo e sperare che nessun disegnatore si lussi un dito. Finora ci ha detto bene...


Come vi alternerete alle sceneggiature? Un numero a testa oppure un intero ciclo ciascuno? Ci sarà possibilità di vedere sceneggiatori terzi o sarà una serie totalmente affidata a voi?

Recchioni: Un numero ciascuno per un totale di 12 numeri a testa.
Nessuna possibilità per altri sceneggiatori.
E' una specie di lungo romanzo in cui una terza voce non avrebbe molto senso.

Bartoli: Una Roberto ed una io. Ci piace, funziona, dà una certa alternanza nella continuità. Sul Pulp hard-boiled, poi, ci vengono fuori commistioni interessanti. Certe volte, io sembro lui e lui sembra me...


Di recente il fumetto italiano sta riscoprendo le miniserie, un formato narrativo che può essere molto interessante se applicato in modo forte. Voi come vi siete posti di fronte a questa opportunità? Avete intenzione di riprendere il personaggio per altre ipotetiche miniserie, oppure tutto sarà davvero finito quando Dante riuscirà "a riveder le stelle"?

Recchioni: Dante è un progetto a termine e questo è fondamentale che sia ben chiaro. E' per questo che sulle nostre copertine si leggerà chiaramente la dicitura "1 di 24", "2 di 24" e via di seguito.
La nostra idea è che se Dante incontrerà un discreto successo, metteremo in cantiere un'altra miniserie (magari più breve... un 12 numeri ad esempio) e via di seguito fino a quando il pubblico dimostrerà di apprezzare la formula.
La nostra filosofia di fondo resta sempre la stessa: il cambiamento e il rinnovamento sono vita. Bisogna tenere desta l'attenzione del lettore.
Certo, se una di queste miniserie dovesse incontrare un successo straordinario (ma realmente straordinario), allora si potrebbe pensare di mettere in cantiere un seguito (sempre in forma di miniserie).

Bartoli: Dante è un patto con il lettore. Ma anche un volume di Sin City lo è. Marv è morto, viva Marv. Il mondo creato da Miller meritava altre storie, con un cast di personaggi vecchi e nuovi. Chissà, con Detective Dante potrebbe accadere lo stesso, se saremo abbastanza bravi e abbastanza fortunati da piacere ai nostri lettori.


Il primo numero sarà disegnato dall'ottima Elisabetta Barletta, ed i successivi? Ritroveremo disegnatori già visti su John Doe? Ci sarà spazio per altri esordienti?

Recchioni: Per quello che riguarda i miei numeri vedrete:
la Barletta sul numero 1, Werther Dell'Edera sul 3, Italo Mattone sul 5, Walter Venturi sul 7, Simone Guglielmini sul 9, Stefano Landini sull'11...
Come vedete si tratta di qualche faccia nuova e qualche vecchio amico.

Bartoli: Ecco la mia squadra: 2, Cristiano Cucina (in formissima!), 4, Alessio Fortunato (reduce dai fasti di JD), 6, Giorgio Pontrelli (quello strano: ha fatto Monster Allergy ma vi sorprenderà), 8, Luca Casalanguida, solido come una roccia, 10 Dell'Edera, Again! E poi qualche esordiente assoluto, ma la voglia di rifare la vecchia banda ci ha preso la mano...


Sono in programma speciali o l'esperienza con Carnevale vi ha sconvolti (si scherza, eh!)?

Recchioni: Su Dante sicuramente no.

Bartoli: NO!


Carlo Del Grande
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