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Gennaro Costanzo

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La Sony vende Spider-Man? Update

  • Pubblicato in Screen

Update: A quanto pare, c'è stata un po' confusione nel riportare la notizia. Nessuna proprietà è stata citata per nome. In pratica la Sony vorrebbe creare una società separata per la loro divisione Entertainment e usare gli investitori pubblici per aumentare le entrate. Spider-Man resta alla Sony, dunque.


Il sito The Register riporta che la Sony sta esaminando una proposta dell'investitore attivista Daniel Loeb di vendere alcune delle proprietà musicali e cinematografiche, fra cui Spider-Man e Resident Evil.
La notizia è confermata dall'amministratore delegato della Sony Kazuo Hirai ai giornalisti (fra cui quelli di Financial Times e Reuters).

Hirai ha dichiarato che il consiglio della Sony farà un esame approfondito prima di rispondere al signor Loeb. L'amministratore delegato, però, non ha dato giudizi sulla proposta.
I soldi ricavati dovrebbero far fronte alle perdite del settore elettronico della casa giapponese che già ora utilizza parti del ricavo della divisione cinematografica e musicale per finanziare questo reparto attualmente in crisi. 

Inutile dire che, se la Sony decidesse davvero di vendere i diritti di Spider-Man, in prima fila troveremo la Disney pronta col blocchetto degli assegni in mano. Ciò porterebbe a quello che i fan hanno sempre desiderato: vedere Spider-Man finalmente nell'universo cinematografico degli Avengers.

Ma non corriamo troppo e aspettiamo la risposta della Sony che, probabilmente, non vorrà separarsi dall'amichevole arrampicamuri di quartiere.

Topolino 3000: intervista ad Andrea Freccero

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andrea frecceroAndrea Freccero
(Genova, 1968) è uno dei più apprezzati disegnatori disneyani grazie al suo stile moderno e dinamico. Per Topolino 3000 ha realizzato la copertina e i disegna della storia "Paperinik e la grande caccia alla numero 3000" su testi di Marco Bosco. Ogni mese, inoltre, possiamo apprezzare le sue cover su I Classici Disney e Paperinik Appgrade. Fra le sue storie più celebri ricordiamo: Petronius Paperonius e la calata dei barbari, Zio Paperone e il misterioso "inutile" e Paperino e l'ingombrante ospite petulante.

Salve Andrea e benvenuto su Comicus!

La prima domanda è rivolta al lettore prima che all'autore. Che ruolo ha avuto Topolino nella tua vita e quale è il tuo primo ricordo legato alla testata?

Ricordo perfettamente mia madre strapparmi dalle mani l'amato Topolino, non voleva che lo leggessi anche a tavola, non era colpa mia, ma di Romano Scarpa. Non andavo ancora a scuola, amavo quelle pagine ruvide e profumate di... carta, non mi serviva saper leggere, mi bastava scorrere lo sguardo su quelle magnifiche vignette, incredibilmente dense di atmosfera e suggestioni.
Ricordo un pomeriggio seduto sulle ginocchia di mio padre, eravamo seduti in cucina e io disegnavo un Pippo seguendo i suoi consigli, doveva essere il migliore possibile, l'avremmo spedito ad un concorso radiofonico.
Ero ancora alle elementari quando, sulla spiaggia, una signora mi vide copiare delle copertine di G.B Carpi, mi disse "Sei bravo! Da grande potresti disegnare fumetti!", da quel momento decisi che quella signora mi aveva regalato una grande idea.

Se dovessi sceglierne solo una, quali fra le tante storie pubblicate in questi 3000 numeri è particolarmente importante per te?

Fiuuuh! È dura doverne scegliere solo una, probabilmente se tu mi rifacessi questa domanda dieci volte, avresti dieci risposte differenti, ma sai cosa ti dico?
Sto realizzando, che l'autore che mi ha affascinato maggiormente, e già in tenera età, è stato Massimo De Vita.
Mi sbilancio, ma con determinazione, su due titoli per me fondamentali, "Zio Paperone e il giardino del piccolo Gik", scritta dal grande Cimino, e la "Saga della Spada di Ghiaccio".

Che differenze trovi nel Topolino di oggi rispetto al passato e perché credi che sia ancora così popolare?

Ci sono alcune differenze, il nostro modo di comunicare è cambiato, ma il cuore è rimasto immutato.
Topolino racconta i nostri "tic" quotidiani, talvolta le problematiche sociali, come per esempio il bullismo nelle scuole, le mode e molto altro, lo ha sempre fatto, creando anche personaggi che potessero raccontare un determinato periodo culturale, una su tutti Paperetta Ye Ye, oppure una determinata celebrazione storica, come i 150 anni dell'unità d'Italia oppure evento sportivo come i mondiali di calcio.
Non dimentichiamoci i grandi classici della letteratura, dalla Divina Commedia a Guerra e Pace ecc....
È recente la riuscitissima collaborazione con lo scrittore Andrea Camilleri, dimostrazione di quanto il fumetto sia ancora un media estremamente attuale.
Gli esempi e le citazioni potrebbero essere un milione, da sempre Topolino si è dimostrato profondamente radicato nella nostra società, esprimendone la cultura.
La cosa curiosa è il grande interesse che le nostre storie suscitano anche all'estero.
 
Parliamo del tuo lavoro. Ricordi la tua prima storia su Topolino? Ci racconti qualche dettaglio?

La mia prima vera pubblicazione fu "Zio Paperone e il biribidio verde", scritta dal grandissimo Giorgio Pezzin. Era una storia su quattro strisce e disegnata a quattro mani con il mio maestro G. B. Carpi, ma inchiostrata interamente dal chi vi scrive nel lontano 1989, la testata era Paperino Mese.
Ricordo che Carpi mi fece sedere al suo tavolo da disegno e mi disse, "Ora fammi vedere come inchiostri!", fu terribile, mi tremavano le mani, da quel tavolo da disegno erano "decollati" molti dei grandi capolavori Disney di sempre, io li conosevo a memoria. Feci una figuraccia. E lui se la rise sotto i baffi. Era uno straordinario concentrato di genovesità, avaro di parole ma dal cuore generoso, gli devo moltissimo.
La prima pubblicazione diciamo ufficiale, fu "Topolino e il grosso caso" (Topolino n° 1775 del 1989) scritta dall'amico Carlo Panaro.
Una volta terminate tutte le tavole a matita, Carpi mi disse di rifare tutto il lavoro, su quelle matite avevo sudato sei mesi e non la presi benissimo.
Mi insegnò però che ogni piccola conquista deve essere guadagnata con fatica, si può sempre migliorare, se osserviamo il nostro lavoro con spirito critico e costruttivo.
     
3000 frecceroRiguardo la tua storia su Topolino 3000, "Paperinik e la grande caccia alla numero 3000", cosa ci puoi dire a riguardo?

Si sviluppa su una ventina di tavole, Amelia incrocia Paperink, fatto di per sè abbastanza particolare. E poi abbiamo una moneta rara e fortunata quanto la mitica uno, ovvero la numero tremila. La fattucchiera farà di tutto per venirne in possesso. Per conoscere il resto basterà fiondarsi in edicola! È un numero davvero corposo.
Credo comunque di potervi anticipare la prima tavola.

Parliamo della copertina, di cui sei l'autore. Cosa rappresenta per te realizzare la cover di un numero tanto importante? Come è nato il concept e come si è giunti alla sua versione finale?
(Potete vedere le varie bozze per la copertina nella gallery in basso, ndr.)

La cover doveva essere dedicata alla moltitudine di personaggi che hanno reso Topolino una testata storica, sono loro che hanno permesso a tutti noi di raggiungere la mirabolante altitudine di quota tremila. Ricordo invece che la mia prima idea fu quella di riproporre la cover numero 1, ma con una sequenza che raccontasse l'evoluzione del personaggio nel corso degli anni, partendo magari da "Steamboat Willie" e passando da quello di Floyd Goddredson oppure da quello raccontato nell'Apprendista Stregone di "Fantasia". Ma ero decisamente "fuori tema", e la redazione aveva le idee piuttosto chiare.
Con Vito Notarnicola cercammo una strada in un certo senso più grafica e particolare, ma senza riuscire a convincere il direttore. Alla fine, dopo diecimila passaggi e ripensamenti, arrivammo a quello che vedete oggi. Anche sul colore fu difficile prendere una decisione. Proposi una versione più "leggera", la potete trovare sul mio blog, temevo davvero che la copertina risultasse troppo carica. Alla fine decisero di affidare la situazione alla bravissima Mirka Andolfo. Appena vidi il risultato ne fui davvero entusuasta, però ancora oggi non saprei decidermi quale versione tra le due avrebbe reso al meglio.

Attualmente a cosa stai lavorando? Ti rivedremo presto su Topolino?

In questo momento sono al lavoro su una storia con Paperink per Egmont Heapa, Editore nord europeo, molto probabilmente la vederemo pubblicata anche in Italia sul mio amato Topo.
Sto anche disegnando la campagna pubblicitaria per il gadget estivo del settimanale, che sarà una bellissima....ops! È ancora top secret!
E poi sono sempre a rincorrere le mie copertine, I Classici Disney, Paperink Appgrade, e molte altre anche all'estero...ho sempre qualche consegna... il giorno prima.

Ringraziamo Andrea Freccero per la sua disponibilità.

Grazie a voi, buon Topolino 3000 a tutti!!!

Topolino 3000: intervista a Tito Faraci

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tito fTito Faraci (Gallarate, 1965) è uno dei più noti autori del fumetto italiano. Ha scritto avventure per Tex, Dylan Dog, Diabolik, fra gli altri, e ha creato il personaggio di Brad Barron per Sergio Bonelli Editore. Per Topolino ha scritto numerose avventure e, in particolare, il ciclo noir di Topolino. Fra le sue storie più celebri ricordiamo: Topolino e il fiume del tempo, La vera storia di Novecento, La lunga notte del commissario Manetta.

Salve, Tito e bentornato su Comicus!

Partiamo da una domanda che voglio fare al lattore prima che all'autore. Che ruolo ha avuto Topolino nella tua vita e quale è il tuo primo ricordo legato alla testata?

Non è importante per me l'incontro, quanto il reincontro. Cioè, quando da adulto ho incontrato Topolino per la seconda volta. Era la metà degli anni Novanta. Lavoravo all'Epierre, importante service editoriale, che collaborava strettamente con la Disney. Così ho potuto curare, da redattore, una serie di ristampe di storie più e meno classiche, apparse la prima volta su Topolino, per varie testate. In primis, Topomistery. Ho riscoperto e studiato il mondo Disney, innamorandomene e capendone le potenzialità narrative. E ho avuto la gigantesca fortuna di lavorare fianco a fianco a Massimo Marconi, il mio maestro.

Se dovessi sceglierne solo una, quali fra le tante storie pubblicate in questi 3000 numeri è particolarmente importante per te?

Scelta ardua. Rispondo, senza pensarci troppo su, "Topolino e la collana Chirikawa", di Romano Scarpa.
Fra quelle da me sceneggiate, "Anderville". Ma... ah, già, non è uscita su Topolino.

Che differenze trovi nel Topolino di oggi rispetto al passato e perché credi che sia ancora così popolare?

Nel Topolino di oggi vedo una maggiore percezione della dimensiona autorale. Una maggiore varietà di stili. Questo è un bene. Un'altra cosa importante è che Topolino, il personaggio, ha finalmente smesso di interpretare la parte (sbagliata e impropria) del primo della classe saccente e antipatico, di troppe storie del passato.
Perché è ancora così popolare? Proprio perché ha il coraggio di cambiare, di mutare assieme al mondo che lo circonda riflettendolo.

Parliamo del tuo lavoro. Ricordi la tua prima storia su Topolino? Cosa ci puoi dire a riguardo?

La prima che ho sceneggiato è stata "Topolino e il campione terrestre". Ricordo il coraggio con cui Ezio Sisto, allora caposervizio (e in seguito diventato vicedirettore), affidò la sceneggiatura di un esordiente a un maestro come Massimo De Vita.
E poi ricodo che, mentre sceneggiavo, continuavo a pensare che, accidenti, quello sembrava proprio il mio mestiere. Avevo ragione, direi.

Riguardo alla tua storia su Topolino 3000, Pippo, Gambadilegno e… il colpo da tremila, come è nata e come si è sviluppata questa idea?

Se fosse una canzone, sarebbe chitarra e voce. Non un'orchestra sinfonica. È una scelta mia e di Giorgio Cavazzano che spero sia capita e apprezzata. È una storia che racconta come un giornale a fumetti possa accompagnare la vita di un lettore, essere importante per lui. È una storia senza "effetti speciali", direi perfino intimista. Parte sui tini della comicità e poi scivola nella malinconia, sul filo della memoria. Cercando, però, di fare tutto con leggerezza. Ci ho provato. E Giorgio ha fatto la scelta di lasciarla tutta a matita, senza inchiostrarla. "Unplugged", come ha commentato un mio amico guardando i disegni.

Anche in questa storia ti vediamo far coppia con Giorgio Cavazzano. Sappiamo che siete legati da una forte amicizia. Come avete lavorato insieme a questa storia?
Be', credo di averti già risposto. Gli ho raccontato cosa avevo in mente e Giorgio è entrato subito in sintonia, come sempre. Una sera mi ha chiamato, per raccontarmi la sua idea delle matite. All'inizio, confesso, sono rimasto spiazzato. Ma poi ho capito.

Attualmente a cosa stai lavorando? Ti rivedremo presto su Topolino?

Oltre a scrivere storie, posso rivelarvi una cosa molto importante. Sto collaborando con Topolino seguendo, come editor esterno, sceneggiatori giovani. Mi auguro, presto, anche esordienti. Intendo fare un lavoro di scouting. Sia con aspiranti alle prime armi... sia con "guest star".
Sceneggiare Topolino va considerato un punto di arrivo. Un onore e una
responsabilità. So che ora sarò tempestato di candidature, e va bene così. Avviso chi vorrà tentare, però, che sono molto severo. E poi chiedo storie moderne. Non ricalchi di nessun maestro del passato. Imitare è la peggiore maniera di (non) avere capito la lezione.

Ringraziamo Tito Faraci per la sua disponibilità.

Faraci scouting per Topolino

  • Pubblicato in News

faraci imgNell'intervista che pubblicheremo a breve per lo Speciale Topolino 3000, Tito Faraci svela una notizia molto interessante. Lo sceneggiatore, infatti, rivela che è in cerca di nuovi sceneggiatori per Topolino:

"Oltre a scrivere storie, posso rivelarvi una cosa molto importante. Sto collaborando con Topolino seguendo, come editor esterno, sceneggiatori giovani. Mi auguro, presto, anche esordienti. Intendo fare un lavoro di scouting. Sia con aspiranti alle prime armi... sia con "guest star".
Sceneggiare Topolino va considerato un punto di arrivo. Un onore e una  responsabilità. So che ora sarò tempestato di candidature, e va bene così. Avviso chi  vorrà tentare, però, che sono molto severo. E poi chiedo storie moderne.
Non ricalchi di nessun maestro del passato. Imitare è la peggiore  maniera di (non) avere capito la lezione".

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