Menu

Analisi: la strada per The Avengers

Per tornare allo speciale, clicca qui.

Con l’uscita di The Avengers nelle sale di tutto il mondo, si concretizza in maniera eloquente un sogno di milioni di appassionati in tutto il mondo.

Ma il film diretto da Joss Whedon non è solo questo, è anche una scommessa (vinta) che ebbe inizio nel 2004 con l’accordo multimilionario della Marvel con la Paramount Pictures, e che avrebbe portato alla realizzazione di numerose pellicole basate su alcuni dei più famosi personaggi della Casa delle Idee.

In pochi però immaginavano che tutto questo si sarebbe evoluto in qualcosa di più grande, ovvero la nascita di quello che oggi possiamo realmente definire come un universo narrativo cinematografico a sé stante, contraddistinto da collegamenti con altre pellicole e incursioni di personaggi facenti riferimento ad altri franchise. Un universo che certamente non si chiude con il film sul supergruppo Marvel, il quale rimane comunque un punto d’arrivo, ma di sicuro segna un nuovo inizio e un punto di partenza ancora più forte per le produzioni targate Marvel Studios.

Ed è proprio il ramo cinematografico della Casa delle Idee il luogo da cui tutto è nato. Creati nel 1996, i Marvel Studios si sono ormai evoluti in una vera e propria casa di produzione decisamente fuori dal comune, in cui si è guardato aldilà dell'intrattenimento portato da una singola pellicola, volgendo lo sguardo a qualcosa di più ampio e regalando al pubblico degli appassionati (e non solo) un quadro d’insieme che fino a pochi anni prima si poteva intravedere solamente andando in fumetteria e acquistando uno o più albi. Così facendo, infatt, in un certo senso la Marvel porta a compimento l'ambizioso progetto di impiantare nell'industria cinematografica uno strumento tipico del fumett, che va ben al di là dei già utilizzati sequel, prequel e tie-in: il crossover. Per non parlare del concetto di continuity secondo le modalità che proprio la Marvel seppe imporre negli anni '60 sotto la supervisione di Stan Lee.

Con le cinque pellicole che hanno fatto da apripista a The Avengers, è chiaro come i Marvel Studios abbiano saputo sfruttare e fare riferimento ai propri autori come fonte non solo di idee ma anche di supervisione, cercando di sviluppare un quadro generale che sapesse al tempo stesso incuriosire il pubblico generalista così come l’appassionato lettore di fumetti, più attento a citazioni e riferimenti. Da questo punto di vista, è sotto gli occhi di tutti la chiara simbiosi tra la casa di produzione e la casa editrice, cosa questa non riuscita per esempio alla DC Comics tramite la DC Entertaiment, la quale pare ancora interrogarsi sulle potenzialità in campo cinematografico dei propri personaggi, non riuscendo, al di fuori del franchise di Batman, a sfruttarne appieno l’appeal.     

Tale simbiosi si palesa anche nelle ormai famose "after credit scene" che hanno visto, per esempio, l'apporto di autori quali Brian Michael Bendis, il quale realizzò circa tre pagine di script per la sequenza che vide la prima apparizione di Samuel L. Jackson in Iron Man (2008), prima che ne venissero scelti i dialoghi migliori da poter utilizzare. 

Film dopo film, i fan hanno atteso pazientemente la fine di ogni pellicola sapendo che avrebbero assistito alla costruzione di un altro piccolo tassello facente parte di un mosaico più grande. In questo uso del mezzo cinematografico, fatto per aumentare l’attesa, c’è la conferma definitiva di come la Marvel abbia saputo trasmettere sullo schermo e a un pubblico più vasto la propria forza di intrattenimento, già dimostrata in decenni di saghe e storie fumettistiche. Così facendo, hanno fatto sì che il divertimento e la forza dei propri personaggi prendesse vita davvero anche al di fuori delle tavole disegnate, fornendo un nuovo impulso creativo fino a pochi anni fa davvero inimmaginabile.

Torna in alto