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Animation History #49: Oliver & Company

oliver_and_company_posterNel 1988 esce nei cinema Oliver & Company, film che precede quel La Sirenetta in grado di avviare la rinascita Disney; sta per cominciare l'era dei grandi musical Disney e infatti Oliver & Company è il primo musical animato ad uscire dopo una pausa di diversi anni, nella quale lo studio ha cercato di percorrere strade alternativi, con risultati non sempre soddisfacenti.
La fonte d'ispirazione è il romanzo "Oliver Twist" di Charles Dickens, qui ambientato nella New York di fine anni '80 e interpretato da un cast animale: il protagonista Oliver è un giovane gattino orfano, che si trova coinvolto nelle scorribande di un gruppo di cani al soldo del furfante Fagin. Durante un tentativo di truffa ai danni di una ricca famiglia, Oliver viene trovato dalla piccola Jenny che decide di adottarlo, tenendolo con lei nella sua lussuosa villa; quando però la bambina viene rapita, Oliver torna da Fagin e dai suoi compagni per chiedere aiuto nella speranza di salvare la sua nuova padroncina...

In una fase iniziale del progetto, Jenny era in realtà Penny, l'orfanella de Le avventure di Bianca e Bernie: questo ipotetico sequel avrebbe approfondito il personaggio mostrando la sua vita coi nuovi genitori adottivi, ma l'idea non convinse gli artisti al lavoro sul film. Accantonato quindi il sequel di Bianca e Bernie (che si concretizzerà comunque un paio d'anni dopo), è un peccato constatare che la sostituta di Penny sia un personaggio qualitativamente scadente; tanto Penny era una bambina realistica in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore, quanto Jenny risulta piatta e fuori luogo sia come recitazione che dal punto di vista tecnico, probabilmente la peggiore tra le tante orfanelle che spopoleranno nei film d'animazione di fine anni '80-inizio anni '90.
Anche il resto del cast è abbastanza incerto, con elementi riusciti affiancati ad altri personaggi dalla caratterizzazione insipida.
Oliver è un buon protagonista, non è di certo in grado di catturare la scena per tutta la durata del film ma riesce comunque a fare da spalla a tutti i comprimari decisamente più interessanti che si trovera a fianco; primo tra tutti Dodger, mentore e mattatore che con il suo fare da scavezzacolo si attira all'istante la simpatia degli spettatori. Nella banda di cani ci sono membri interessanti come il melodrammatico bulldog Francis o l'energico chihuahua Tito, ai quali però si contrappongono l'alano Einstein e la femmina Rita la cui presenza nel film è quasi nulla. La barboncina snob Georgette sarebbe un'ottimo personaggio nelle intenzioni, ma purtroppo i disegni e alcune espressioni non del tutto convincenti la rendono un po' imperfetta; molto ben riusciti sia come aspetto che nelle animazioni gli altri due umani principali del film, ovvero il sudicio Fagin  e l'inquietante gangster Skyes. Per quanto riguarda la tecnica, Oliver & Company si distingue per essere il primo film ad avere fatto un uso massiccio della computer grafica: avevamo già visto una sfera luminosa in Taron e la pentola magica, oppure gli ingranaggi del Big Ben in Basil l'investigatopo, ma qui la CG è stata abbondantemente sfruttata per ricreare veicoli e palazzi. Purtroppo il risultato, trascorsi tanti anni nei quali si è creato un grosso gap tecnologico, è fin troppo visibile e gli elementi al computer si distinguono nettamente da quelli disegnati con l'animazione tradizionale; non se ne può fare però una colpa eccessiva al fillm, dato che gli animatori erano in un'epoca di sperimentazione del mezzo, muovendo i primi passi in un campo che necessiterà ancora di qualche anno prima di integrarsi alla perfezione.

Rispetto alla maggior parte delle pellicole Disney, ambientate in mondi fantastici o in versioni stilizzate del mondo reale, Oliver & Company si svolge in una New York viva, sporca, dove i personaggi si trovano coinvolti anche in situazioni abbastanza cupe; probabilmente è un tentativo degli animatori di allontanarsi dai canoni Disney per cercare un'estetica differente che in quegli anni stava riscuotendo successo. Pochi anni prima infatti Don Bluth aveva abbandonato la Disney per dirigere i propri film d'animazione, tra cui Fievel sbarca in America che l'anno precedente era riuscito a battere al botteghino il roditore disneyano Basil; la sfida si fa ancor più accesa ed evidente nel 1988, quando nello stesso giorno escono in sala Oliver & Company e Alla ricerca della valle incantata, duello dal quale i dinosauri prodotti da Steven Spielberg escono vincitori.
Nonostante questo, anche Oliver & Company ha comunque un buon successo e convince la dirigenza Disney a tornare a produrre un lungometraggio animato ogni anno, una cadenza che era stata mantenuta solo negli anni '40.

Ma come già detto, Oliver & Company è un ritorno al musical; non un ritorno in grande stile forse, dato che molti pezzi sono mediocri e si dimenticano in fretta, ma comunque ci sono alcune canzoni degne di nota. Georgette canta "La perfezione non è semplice" come una diva immersa in una coreografia degna di Broadway, un anteprima della tendenza musicale degli anni successivi, mentre la pellicola comincia sulla struggente "Le favole di New York City" scritta da Howard Ashman, che negli anni successivi scriverà i testi per La Sirenetta, La Bella e la Bestia e Aladdin. Il brano più riuscito è però "La vita è come ti va" (in originale "Why Should I Worry?", cantato da Billy Joel che presta la voce a Dodger), scatenata melodia che ci accompagna nei primi passi per la città riuscendo a trasmettere la vita di strada a cui il cane è abituato.
In realtà la versione italiana è un po' compromesso dall'adattamento italiano, solitamente di buon livello nei film Disney, ma che qui penalizza i dialoghi e soprattutto i testi delle canzoni con una traduzione priva di mordente; anche tecnicamente il doppiaggio sembra sottotono, qualitativamente inferiore a quanto sentito nei film precedenti e a quello dei film successivi.

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