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Pixar e Disney: creatività e incassi

Quando nel 1995 la Pixar esordì sul grande schermo con Toy Story, l'enorme successo di critica e botteghino fece nascere il quesito se in poco tempo avremmo visto un'altra avventura ambientata nel mondo dei giocattoli; era un dubbio lecito dato che negli anni '90 la Disney stava attraversando la fase in cui ha prodotto numerosi sequel direct-to-video dei suoi film animati più celebri.
John Lasseter dichiarò che preferiva dedicarsi a storie originali e ci sarebbe stato un sequel solo se alla Pixar avessero trovato una storia degna di essere raccontata; il film sucessivo infatti fu A Bug's Life, che però non ottenne egual successo. L'immediato annuncio di un seguito di Toy Story poteva essere solo un modo per correre ai ripari e riconquistare il proprio pubblico che stava lentamente allontanandosi dalla Pixar già al secondo film; quando Toy Story 2 uscì al cinema ogni dubbio scomparve e il giudizio unanime fu che si trattava di uno dei pochi sequel migliori del primo capitolo usciti all'epoca.
La fiducia dei fan nella Pixar si era consolidata ma qualche anno dopo una rivoluzione gestionale fece di nuovo traballare le sicurezze a riguardo: nel 2006 la Disney acquistò la Pixar (fino ad allora aveva solo distribuito le sue pellicole) e l'opinione comune temeva, e in parte teme ancora, che il demonio capitalista con le orecchie da topo sarebbe stato capace di far evaporare la qualità e la creatività delle opere Pixar.

Questa paura è abbastanza insensata: la Disney non è solamente una multinazionale che produce gadget e accoglie milioni di persone nei suoi parchi di divertimento, ma è comunque lo studio d'animazione più importante della storia del cinema che, pur attraversando fasi meno fortunate, ha creato alcuni tra i film animati più amati di sempre. Un curriculum come quello della Disney è sufficiente per far sperare in un'adeguata valorizzazione della Pixar, soprattutto perchè al momento dell'acquisto Lasseter è diventato direttore artistico anche della Disney.
Ma il Dio Denaro è sempre dietro l'angolo, non sarebbe il primo caso di società che scende a compromessi per soddisfare gli obiettivi economici a scapito della qualità dei propri prodotti.
Osserviamo però cosa la Pixar ha prodotto da allora: i primi tre film successivi all'acquisizione da parte della Disney sono stati Ratatouille (2007), Wall-E (2008) e Up (2009), lavori che possono tranquillamente competere con i primi lavori della Pixar (anche superandoli), percorrendo strade narrative più coraggiose e sperimentali. Quando mai si erano visti film d'animazione di grosso budget rivolti a un target infantile che fossero quasi completamente privi di dialogo, oppure che avessero per protagonista un ottuagenario?

La critica però teme sempre il peggio e l'ombra del decadimento Pixar ricompare a qualche anno di distanza: dal 2010 al 2013 usciranno quattro lungometraggi Pixar, tre dei quali saranno sequel.
Ecco, la Pixar non ha più idee e deve rifugiarsi nei personaggi già conosciuti dal pubblico! Nessuno sembra ricordarsi quello che era successo prima di Toy Story 2... Toy Story 3 diventa il film col quinto incasso più alto di sempre, vince l'Oscar come miglior film animato e ottiene anche una candidatura per l'Oscar come Miglior Film.
Cars 2 ha avuto un buon risultato al botteghino e, anche se ha ricevuto pareri contrastanti, è genericamente considerato migliore del primo capitolo. Nel 2012 uscirà Brave, riguardo al quale le aspettative sono molto alte; nel 2013 sarà però il turno del sequel di Monsters & Co. e sicuramente lo scetticismo tornerà a farsi sentire.

In 17 anni la Pixar è riuscita ad inanellare dodici successi consecutivi, un risultato unico nel settore dell'animazione ma anche del cinema in generale. Ma qual è il segreto di questa vittoria economica e artistica, due realtà che spesso si ostacolano a vicenda?
Interrogato a riguardo durante un incontro in un college, qualche mese fa Lasseter ha risposto così: "Il segreto risiede nell'affrontare dei rischi e comunicare in totale libertà tra i diversi livelli della società. Ma è importante anche la direzione aziendale, i leader della Disney compiono scelte che possono essere viste come il completo opposto di quello che fanno tutte le altre compagnie. La maggior parte degli studi d'animazione del mondo vogliono percorrere strade sicure, per garantire il successo di un prodotto, di un film, e vogliono essere certi che sarà un successo. Ed è per questo che a Hollywood escono così tanti film all'anno, ma quanti di questi sono davvero validi?"

Sembra l'oasi felice del cinema d'animazione, è evidente.
Ma proviamo ad accantonare l'idea che la Pixar produca i suoi film grazie ai sorrisi, al miele e alla polvere magica di Trilli.
Perchè il denaro è fondamentale e dietro la scelta di portar e avanti alcuni franchise non ci si può ripetere che i soldi non contano.
Dall'uscita del primo Cars, il franchise delle automobili parlanti ha fruttato circa 2 miliardi di dollari all'anno in merchandising; dall'uscita al cineam di Toy Story 3 invece, i gadget dedicati a Woody e compagni hanno fruttato 2,6 miliardi di dollari. Sono cifre enormi e, anche se tutti siamo concordi sulla qualità del terzo capitolo, è abbastanza evidente che la miriade di nuovi personaggi introdotti nel film siano stati in parte creati con un pensiero ai Disney Store. E lo stesso può dirsi per i numerosi veicoli che si vedono in Cars 2.
Il responsabile finanziario della Disney qualche settimana fa ha dichiarato "Toy Story è senza dubbio un franchise interessante, esplorandolo in diversi mercati negli ultimi anni ci ha fatto guadagnare come pochi altri nostri brand sono riusciti a fare. E lo stesso vale per Cars. I nostri piani prevedono quindi di seguire questa strada, focalizzandoci sui franchise".
Questo obiettivo mirato a un migliore risultato economico non è per forza qualcosa di negativo, se non andrà a inficiare la qualità delle pellicole. Siamo in un'epoca di recessione e anche il mondo del cinema ne soffre, numerosi studi d'animazione sono costretti a licenziare i propri artisti; se la Pixar vuole evitare questo rischio, oltre a mettere da parte un gruzzolo che gli consenta di affrontare con tranquillità altri film più sperimentali (e rischiosi al box office), ogni tanto deve pensare al suo portafoglio.

Anche se si attesta su un esito comunque soddisfacente, Cars 2 ha avuto un esordio al box-office inferiore a quello dei film Pixar più recenti e le critiche del pubblico che non ha apprezzato un film rivolto a un target più giovane. È interessante osservare che il "caso" Cars 2 è avvenuto a ridosso di un'apparente rinascita Disney: Rapunzel - L'intreccio della Torre uscito a fine 2010 ha ottenuto un incasso eccezionale e anche Winnie The Pooh - Nuove avventure nel bosco dei 100 acri ha avuto risultati interessanti nonostante la distribuzione limitata. I giudizi di questi due film sono stati lusinghieri, riuscendo a riportare la Disney sotto i riflettori dopo un periodo di prodotti "solo buoni" che l'avevano fatta passare in secondo piano agli occhi di critica e pubblico.
I progetti per i prossimi film Disney annunciati di recente, nonostante l'andamento ancora non del tutto sicuro della società, prevedono film abbastanza coraggiosi che sembrano ricalcare il "rischio Pixar" di cui parlava Lasseter.
La Pixar invece ha in cantiere Brave, un fantasy che ha già affascinato i fan, il prequel di Monsters & Co. e una voce di corridoio ancora alquanto dubbia riguardo a un possibile Toy Story 4; oltre a questi film però ancora nulla è trapelato per gli anni a venire.

Questo cosa può significare?
Lasseter al timone della Disney e della Pixar può aver portato a un reciproco influenzamento dei due studi d'animazione, nelle strategie produttive e artistiche? Il cammino dei due studi potrebbe d'ora in poi procedere parallelamente, con un reciproco alternarsi di fasi creativity-oriented e market-oriented. In fondo i capitali sono strettamente collegati e anche gli obiettivi degli artisti che ci lavorano sembrano avere molto in comunque, quindi un panorama in cui due realtà così simili si sorreggono a vicenda, coprendo le fasi di magra del partner con alcuni film pensati per un guadagno derivato da franchise affermati e merchandise, mentre l'altro può concedersi una fase di maggiore sperimentazione artistica.

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