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La classifica vendita è Charlie

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Il volume La BD est Charlie, di cui via abbiamo parlato in una precedente news, pubblicato sotto l'egidia del Syndicat National de l’Édition, che raccoglie, in circa 200 pagine, il tributo di autori francesi e non alle vittime dell'attentato  che lo scorso 7 gennaio a Parigi ha colpito la redazione della rivista satirica Charlie Hebdo, è al primo posto della classifica vendite di Amazon in Francia.

Per quanto concerne, invece, la sua versione cartacea, i cui proventi, ricordiamo, saranno devoluti alle famiglie delle vittime, occupa la decima piazza della classifica, sebbene la sua posizione sia in continua ascesa.

A riprova del fatto che nonostante sia passato più di un mese dall'attentato, la gente che realmente vuole sostenere e tenere viva l'arte e lo spirito che animano la redazione del giornale francese, è ben lontana dall'essere diminuita, ma, anzi, è in continua crescita. Come cresce la convinzione che non tutti sono Charlie.

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Hayao Miyazaki critico verso Charlie Hebdo

  • Pubblicato in News

In una recente intervista rilasciata alla radio giapponese TBS, di cui il sito Kotaku ha riportato alcuni passaggi, l'indiscusso maestro Hayao Miyazaki ha parlato dei tragici eventi che hanno sconvolto Parigi lo scorso 7 gennaio, durante i quali un gruppo di terroristi armati ha fatto irruzione nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone tra disegnatori e civili.

Questa l'opinione del co-fondatore dei Ghibli Studio che non mancherà di far discutere.

"Credo sia un errore fare caricature su quello che le altre culture adorano. È una buona idea smetterla".

Ovviamente Miyazaki non è contrario alla satira o all'essere critici, semplicemente per lui le caricature dovrebbero essere utilizzate diversamente.

"Innanzitutto, [le caricature] dovrebbero interessare i politici della propria nazione. Può risultare sospetto prendersela con la situazione politica di altre nazioni".

È giusto, e quanto meno doveroso, far notare come sulle pagine del giornale satirico francese (che tornerà in edicola il prossimo 25 febbraio) trovasse spazio tanto la satira religiosa nei confronti dell'Islam quanto quella verso il cattolicesimo, così come non sono mai state trascurate vicende di politica interna.

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È giusto che Topolino non sia Charlie?

  • Pubblicato in Focus

Sulla copertina di Topolino 3089, uscito oggi, campeggia il sorriso di un bel Pippo versione reporter, che annuncia una nuova puntata della bella saga anni '30 di Teresa Radice e Stefano Turconi. L'albo, però, verrà ricordato per il più infelice cambio cover della storia della testata.

In sintesi, ecco cos'è successo: dopo i tragici eventi dello scorso 7 gennaio alla redazione di Charlie Hebdo, in cui sono morte 12 persone, gli artisti di tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà alle vittime e alla libertà di satira e d'espressione. Topolino, dopo l'editoriale "muto" del direttore Valentina De Poli sul numero 3087, annuncia per l'albo del 4 febbraio una cover di Turconi in cui personaggi di varie etnie alzano matite verso l'alto, simbolo delle manifestazioni per Charlie Hebdo. Al centro della scena troviamo Topolino e Paperino.
Una cover annunciata, anche sullo stesso settimanale, e che è stata riportata da molti siti d'informazione. Lunedì il cambio di marcia, la copertina viene sostituita con una più rassicurante e scoppia la polemica in rete.

Partiamo da un paio di premesse dovute: il sottoscritto non solo ha dimostrato in diversi articoli solidarietà per le vicende di Charlie Hebdo, ma è anche lettore abituale e appassionato di Topolino. Dunque, un Topolino che si dimostra solidale ai recenti eventi di cronaca può solo rendermi felice. Detto questo, la vicenda proprio non riesce ad indignarmi. Vi spiego il perché.

Partiamo dal capire cosa può essere successo, cosa ovvero ha portato a questo cambio di cover. La copertina è stata pensata, ordinata, realizzata, approvata e diffusa in anteprima. Dunque, è evidente che sia la De Poli, che la Panini, fossero tutti a favore della stessa. Soffermiamoci su questo punto. Il solo fatto che questo sia avvenuto, dimostra quanto fosse sentita ed è una cosa ammirevole, nonostante la cover non sia poi stata diffusa. Se questo è avvenuto è evidentemente dovuto a un fattore esterno, improbabile un ripensamento all'ultimo minuto. Anche se difficilmente scopriremo la verità, è facile ipotizzare che sia stata la Disney stessa, la casa madre, a bloccarne l'uscita.

Nella nota stampa diffusa da Panini, si legge:
"La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all'uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all'immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all'uopo di cui l'immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente. La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale".
È vero che in passato ci sono stati cambi di cover, cosa normale in editoria, ma è ovvio che in questo caso la ragione non è dovuta a scelte redazionali né ad errori. A conferma, l'editoriale della De Poli all'interno dell'albo che parla delle matite in alto dei personaggi in copertina. Ed è vero che possiamo considerarlo un "epic fail", ma come detto poco sopra, il solo fatto che sia stata pensata e realizzata è da apprezzare. Nessun altro editore e nessun'altra testata fumettistica può dire altrettanto. Ciò non toglie che avrebbero dovuto agire con maggiore prudenza.

Un ordine dall'alto, dunque, e in effetti tutto sembrerebbe combaciare. Innanzitutto, ricordiamoci che in America, a differenza dei paesi europei (eccezione fatta per l'Inghilterra), le vignette incriminate di Charlie Hebdo non sono state mostrate dai mass media. Inoltre, la Marvel, di cui la Disney ne è proprietaria, che generalmente tratta temi d'attualità e argomenti spinosi, non ha in alcun modo mostrato solidarietà a "Charlie". Di conseguenza, figuriamoci Topolino e soci.

Per quanto possa sembrare antipatica come cosa, ricordiamo che la Disney è una multinazionale affermata in tutto il mondo. Per quanto i suoi personaggi possano essere portatori di buoni valori, sono delle icone che non possono sposare particolari idee politiche. Escludendo gli aspetti terroristici, la vicenda legata a Charlie Hebdo è delicata e presenta molte chiavi di lettura. Topolino deve essere un personaggio in cui tutti possono riconoscersi. È sbagliato vederlo come eventuale portavoce di faccende tanto complesse, non è il suo ruolo. Sia chiaro, questo non significa bollare i personaggi Disney e le loro avventure come "roba per bambini" che non possono trattare argomenti maturi, ma non è nella loro natura.
Per fare un esempio, vedreste bene Topolino in una campagna a favore dell'uso del profilattico? Sarebbe un bel messaggio, personalmente mi farebbe piacere vedere un Topo così impegnato, ma non è quello che mi aspetto da lui. Così come, secondo lo stesso ragionamento, mi aspetto della satira irriverente e senza sconti da Charlie Hebdo.
Se la Disney fa determinate scelte, non dobbiamo meravigliarci. Possiamo stupirci favorevolmente del contrario, come la realizzazione della cover (poi cancellata). Possiamo, poi, essere d'accordo o meno, possiamo parlare di eventuali ipocrisie, ma non dobbiamo stupirci. I tempi in cui la Disney si schierava politicamente sono finiti negli anni '50.

Più che una brutta figura, resta il coraggio della redazione di Topolino della Panini e la consapevolezza che la Disney difficilmente possa sposare cause del genere, seppure importanti. Bisogna prenderne atto.

Nota finale: il noto doppiatore e autore Fabrizio Mazzotta, ha postato una scan di Le Journal de Mickey #3266 sulla pagina Facebook del Papersera in cui si parla di Charlie Hebdo. C'è da ribadire che anche in Italia, con l'editoriale della De Poli, si è trattato l'argomento e che comunque non ha coinvolto i personaggi. Il problema sta nell'iconicità degli stessi.

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Charlie Hebdo tornerà in edicola il 25 febbraio

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L'onda dei violenti fatti che lo scorso 7 gennaio hanno travolto la redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo, in cui hanno perso la vita otto collaboratori della rivista insieme ad altre quattro persone, ancora non si è spenta, e durante l'ultimo Grand Prix di Angoulême, di cui vi abbiamo annunciato i vincitori, sono state diverse le iniziative in sostegno alla libertà di espressione, duramente minata con questi attacchi, e memoriali in onore della rivista satirica.

Sempre durante il festival, è stato presentato in anteprima La BD est Charlie, volume di circa 200 pagine, disponibile a partire dal prossimo 5 febbraio nelle edicole, venduto al prezzo di 10 euro, il cui ricavato sarà interamente devoluto alle famiglie delle vittime dell'attentato del 7 gennaio. Tutti gli editori francesi si sono riuniti sotto l'egidia del Syndicat National de l’Édition, per pubblicare tutte (o quasi) le storie e le vignette che gli autori francesi hanno realizzato in memoria delle vittime.

Purtroppo, avvenimenti come questo segnano oltre che l'animo, anche il fisico. Anne Hommel, addetta alle relazioni con la stampa, ha annunciato che la redazione del giornale si prenderà una pausa. Le ferite si fanno sentire, e il team non riesce ancora a sostenere il ritmo serrato che accompagna la realizzazione di ogni nuovo numero. Poche ore fa, comunque, il giornalista Laurent Léger ha comunicato su Twitter che la rivista tornerà in edicola il prossimo 25 febbraio.

In chiusura segnaliamo Siamo tutti Charlie!, una mostra per la libertà d’espressione, che si terrà presso WOW SPAZIO FUMETTO, Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano, dal 7 febbraio fino al 15 marzo 2015. Durante l'evento, cui l'ingresso è libero, saranno esposte circa 150 illustrazioni di autori e vignettisti italiani e 70 stranieri, che hanno reso omaggio alle vittime della strage.

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