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Prologo:


     Il buio totale si dissipa quando un potente riflettore illumina un grosso monolito rettangolare con inciso sopra esclusivamente un numero: 01. Il monolito si anima e si solleva da terra. Un altro riflettore si accende ed un altro monolito fa la sua comparsa nel buio assoluto. Il numero 03. Nel giro di poco tempo cinque monoliti con le stesse caratteristiche, ma numeri diversi, ruotano in cerchio.
- I tempi sono maturi. – statuisce il numero 5.
- No. I dettagli del grande progetto non sono ancora sufficientemente chiari. – controbatte il numero 4.
- Esprimo anch’io il mio dissenso. Ci sono ancora troppe incertezze! – dichiara il numero 2.
- Sciocchezze, il nostro compito è agire, e agiremo! Io sono favorevole ad iniziare. – si pronuncia il numero 3.
     I monoliti compiono in silenzio due rotazioni in cerchio, mentre i riflettori creano giochi di ombre sulle loro superfici lucide e levigate.
- Abbiamo un compito preciso! Ce ne siamo fatti carico da tempo. E così sia. E’ ora di attivare il fattore X! – decide il monolito numero 1.

***

 “AD OGNI AZIONE CORRISPONDE UNA REAZIONE UGUALE E CONTRARIA”

***

            - … Newton Isaac, figlio di un agricoltore, all’età di tre anni fu affidato alle cure della nonna. Poco brillante a scuola…. Nel 1661 entrò al Trinity College di Cambridge dove ebbe come insegnate I. Barrow, che, esule dall’Europa continentale all’epoca di Cromwell, si era fatto una cultura scientifica di largo respiro. Newton poté così attingere direttamente alla fonte di quelle lezioni matematiche che, più tardi, avrebbero ispirato G.W Leibniz in Germania e G.F. de l’Hopital in Francia…. -
            - Per oggi è tutto ragazzi, la prossima lezione introdurremo in maniera più approfondita gli studi sull’ottica e la gravitazione di Newton, e forse vi racconterò un aneddoto piccante, sulla vita del vostro “amato” scienziato. -
            Concludo con una chiassosa risata della classe la lezione introduttiva su Newton. Mi piace riuscire a distendere queste giovani menti che, si spera, diverranno gli scienziati del domani e faranno grande la nostra bella Inghilterra.
            Io, tuttavia, non riesco a rilassarmi con una semplice battuta, né vedendo i volti allegri dei miei studenti.
            Mi dirigo verso il mio piccolo studio che l’università mi ha concesso. E’ umido e freddo, ma almeno è mio e lì non devo far finta che tutto vada bene, niente maschere, solo una bottiglia di whisky a farmi compagnia.
            La mia segreteria lampeggia. Qualcuno mi ha lasciato un messaggio. Non ho voglia di sentire un altro studente che chiede delucidazioni su qualcosa, o un collega che mi avverte di una nuova e pesantissima riunione di dipartimento. Mi siedo al tavolo, sfoglio alcuni appunti che ho scritto per le lezioni. Poi, mi alzo, e schiaccio il tasto play per ascoltare il messaggio – maledetto il mio senso del dovere!

            - Avete un nuovo messaggio registrato… alle ore 10.21… - dice la voce sintetica della segreteria.  Mi avvicino alla libreria cercando svogliatamente un volume, mentre la registrazione inizia.
            - Ciao John! – esordisce la voce femminile e calda di mia moglie. – Qui a Ginevra tutto bene! E tu? Beh, non dirmelo! – una risatina divertita – Torno questa sera, sorpresa! George è stato trattenuto più del previsto per gli esperimenti sulle particelle e mi ha ceduto il suo biglietto! Questo weekend lo passiamo assieme tesoro! Beh, sto spendendo una fortuna ciao e a presto, prestissimo. – CLICK.
            Dapprima il mio cuore è sobbalzato ascoltando la sua voce, mi manca da morire e a volte vorrei tanto averle impedito di andare a lavorare al C.E.R.N.. Ma, sapere che lei torna, manda in frantumi quel poco di autocontrollo che mi sono imposto.  Crollo a terra in lacrime. Come le posso dire tutto quello che mi sta succedendo? Come posso dirle la verità?

***

            Canada –Un ospedale di Monreal:
            - Guardala… è così fragile con tutti quei tubi.- osserva mestamente Jean-Paul Beaubier al compagno Eric.
            - Tua sorella si riprenderà anche stavolta, Jean. E’ una donna forte. – cerca di confortarlo Eric stringendosi a lui.
            Jean-Paul lo allontana da se scontroso e allontanandosi dalla vetrata che da sulla stanza d’ospedale della sorella sbatte violentemente un pungo contro una macchina distributrice di snack mandandola in tilt.
            - Sono un mutante, sono un gay, per un lungo periodo della mia vita sono stato solo al mondo. Quando scopro di avere una sorella questa è una schizofrenica dotata di personalità multiple. Ti sembra una vita questa, Eric?-
            - Non sei più solo Jean, anche se tu sembri dimenticarlo spesso. – gli rifaccia con risentimento il compagno e amante.  Jean- Paul Beaubier si volta con un sguardo torvo e risentito stringendo i pugni, visibilmente arrabbiato. Poi, improvvisamente lucido si siede su una sedia e amareggiato con un fil di voce si rivolge all’amato compagno – Ti chiedo scusa, Eric. A volte il mio caratteraccio sembra vivere di vita propria…- Eric si siede noncurante su di una sedia vicina e scherzando lo sbeffeggia - Non ti scusare… in fondo hai fatto la figura della checca isterica solo con quell’infermiere –
            - Quale infermiere – domanda incuriosito Jean-Paul alzando lo sguardo. All’interno della stanza un uomo in camice bianco sta iniettando una soluzione nella flebo attaccata al braccio della sorella. Tuttavia l’uomo non è uno sconosciuto per Jean-Paul. Questi entra irruentemente nella stanza. Allontana l’infermiere, o presunto tale, dalla sorella e afferrandolo alla gola lo sbatte contro il muro sollevandolo dieci centimetri da terra.
            - Che diavolo stavi iniettando a mia sorella Madrox! – ringhia all’altro Jean-Paul conosciuto dall’altro come Northstar.
Jamie Madrox conosciuto anche come l’uomo multiplo boccheggia cercando di dire qualcosa ma è strozzato dalla presa di Northstar.
            -Jaen, ma che cosa sta succedendo?- la voce di sua sorella chiara e tranquilla proveniva della sue spalle. Northstar scaraventa senza troppa cura Madrox per terra e corre al capezzale della sorella.
            - Jeanne-Marie, come stai? – domanda preoccupato il fratello. Tuttavia invece di riceve risposta dalla sorella è Madrox che gli risponde con tono incolore.
            - Sta bene, anzi, sta meglio che mai! Per le prossime 48 ore tua sorella sarà una donna normale. Godetevi il regalo che vi ho fatto! – Northstar è ancora dubbioso e fortemente prevenuto – E perché ci avresti voluto fare questo regalo? – Madrox sogghigna uscendo dalla camera d’ospedale. –Il primo giro lo offre la casa! Gli altri ve li dovete guadagnare. –

***

            Mi chiamo John Edwards, sono un professore di fisica applicata, all’università di Cambridge. Sto morendo, ho un tumore non operabile alla testa, mi rimangono più o meno tre mesi di vita.
            Mi chiamo John Edwards e sono un fottuto mutante, per giunta, spaventosamente ubriaco di whisky.
Non ricordo esattamente come sia arrivato a casa, con semplicemente i postumi di una sbornia, invece che completamente ubriaco. Poi, la mia mente annebbiata e dannatamente malata si decide a rendermi partecipe degli eventi che ho vissuto durante il pomeriggio. Così, mentre mi infilo nella doccia nella speranza di rendermi presentabile per il rientro di mia moglie, gli eventi delle ultime ore tornano a tormentarmi. E, forse, non era poi così male averli dimenticati!
            Dopo aver ascoltato il messaggio in segreteria tiro fuori la bottiglia di whisky che ormai nascondo quotidianamente nell’ultimo cassetto della scrivania del mio studio. Ho lasciato perdere con le sigarette, ma a questo punto poco conta, anzi ne avrei proprio bisogno. Ma di sigarette non ne ho a portata di mano. Così mi accontento del whisky. Questa volta ci vado giù peso, riesco a scolarmela tutta in meno di quindici minuti, ma per uno come me il tempo conta poco. Tra un sorso e l’altro mi capita in mano la T.A.C. che ho fatto la settimana scorsa. Dio sa come è venuta fuori dal cassetto dove la nascondevo. La guardo un attimo interdetto, il whisky rallenta notevolmente il mio pensiero – in fondo io e l’alcool abbiamo qualcosa in comune – poi capisco che su quella dannata lastra c’è scritta la mia condanna a morte. Non posso fare nulla per cambiare le cose, certo che no! Ma scaglio con tutta la forza che ho la lastra contro il muro. Un brivido percorre la mia schiena. L’ho fatto di nuovo! Mi devo essere bruciato almeno una settimana di vita.
            La lastra fotografica dura come la grafite si infrange contro il muro in mille pezzi.
            Mutante, questo è quello che sono io. Ed il mio fottuto potere è incredibile: io posso fermare il tempo! Forte, veramente forte!!! Soprattutto se utilizzando i tuoi poteri si sviluppa un tumore grosso come una noce nella testa! Soprattutto se ti rendi conto di questo piccolo inconveniente solo quando è troppo tardi. Soprattutto se per buona parte della tua vita non hai mai neanche sospettato di essere un maledetto mutante.
            Infuriato contro me stesso ed il destino capovolgo la scrivania. Solo dopo mi accorgo che probabilmente tutto il dipartimento ha sentito il trambusto. Al diavolo il dipartimento! Senza neanche pensarci congelo tutto. Il mio corpo trema percorso dalla rabbia e dalla frustrazione. E scappo.
La mia mente è nuovamente annebbiata, l’alcool e l’uso sconsiderato del mio potere mi devono aver mandato in pappa il cervello per un bel po’. Ma è ancora giorno, anche se il sole è ormai basso. Sono in campagna. Dio mio, ma come sono riuscito ad arrivare fino a qui? Un rumore attrae la mia attenzione, un camion articolato sta suonando la sua sirena. Lo vedo procedere sulla strada di fronte a me. Si muove spedito e si avvicina sempre di più. Un altro colpo della sirena, molto più forte. Che diavolo avrà da suonare! Mi metto in piedi barcollando, senza pensare al camion, che vada al diavolo anche lui! Sento delle gomme sfrigolare, una frenata violenta. Alzo di scatto gli occhi. L’enorme muso del camion è a venti centimetri dal mio naso.
            Scende il silenzio, la luce si trasforma in un liquido mellifluo e vorticante. Gli oggetti intorno a me si ingrigiscono e si spengono. Ho nuovamente fermato il tempo. Il camion è immobile a quindici centimetri da me. Ora posso salvarmi, ma perché dovrei? Morirò comunque. E sarà molto peggio. Il camion mi spappolerà il cervello e anche il dannatissimo tumore, io sentirò poco o nulla. Sarà un attimo. La mia mente sarà integra fino all’ultimo. Non diventerò un vegetale prima di morire. Carla non mi vedrà con la bava alla bocca ed uno sguardo vacuo. Mi ricorderà com’ero, come quando si è innamorata di me.
            Ma, all’improvviso, un’immagine mi attraversa la mente. Vedo Carla tornare a casa dall’aeroporto, non la sono andata a prendere. Mi cerca a casa, ma tutto è spento. Tutto è in disordine. Preoccupata telefona in università. Niente. Poi telefona a Joy e Martha. Niente. La vedo comporre  numeri e numeri telefonici con sempre maggior titubanza. Sempre più disperata. Cado in ginocchio, piangendo.
            Non posso farle questo, non posso farle questo coscientemente. Non me lo perdonerei mai. Scarto la via facile. E spero nel futuro che so di non avere. Che vita di merda.
            Mi appoggio al camion – ancora lì fermo davanti a me – mi rialzo e mi allontano. L’autista non capirà mai cosa è successo davanti ai suoi occhi.
            Esco dalla doccia. E prendo un asciugamano. E’ profumato alla lavanda, una fissa di Carla. Quanto la amo. Mi asciugo con cura, mi rado e mi vesto. Sceso al piano di sotto mi rendo conto che la casa è uno sfacelo. Ho un quarto d’ora per rassettare tutto. Per me non è un grosso problema. Già che ci sono apparecchio per la cena. Che quel poco tempo rimasto sia usato bene!

***

            Londra – Soho:
            - James Arthur Madrox, sei ancora perso nei tuoi pensieri? – James si risveglia come se fosse stato lontano miglia di chilometri.
            - Allacciami il vestito, sciocchino! Sai, non ho ancora capito come tu sia riuscito ad irretire una come me! -
            - Segreti del mestiere cara! Comunque il tuo ragazzo è più preoccupato di non arrivare in ritardo al matrimonio della migliore tua amica! Non voglio fare il saccente, ma la tradizione è che la sposa arrivi in ritardo, non i suoi testimoni.- scherza James sbirciando la ragazza muoversi avanti ed indietro per la stanza indaffarata a vestirsi.
            - Corri sul filo del rasoio, Jamie! Lo sai, no? – lui sogghigna e la attrae a se. – Ma io ho dei metodi segreti per persuaderti – dice baciandola sul collo.
            - Togli le tue manacce da me a meno che tu non voglia veramente farmi arrivare in ritardo! –
            - Potrei sopportare l’onta di arrivare in ritardo, ma suppongo che sarebbe perché di devi nuovamente truccare piuttosto che passare alcuni momenti focosi col tuo principe azzurro. – lei lo guarda come solo una donna riesce a fare e tirando fuori un filo di perle lo liquida con un – seh! –
James si prende il lusso di guardare la morosa indaffarata ad escogitare le ultime magie che una donna chiama vestirsi.
            - Questa si che è vita. – pensa fra se Jamie Madrox.

***

             E’ un Lunedì mattina festoso. Abbiamo passato un weekend stupendo, come non ne passavamo da tanto tempo. E oggi lei ripartirà nel pomeriggio. Mi affretto sulla scalinata dell’università per non arrivare tardi al nostro appuntamento a pranzo. Il tempo ha assunto un valore sempre maggiore per me, soprattutto il tempo che passo con Carla.
            Al termine della scalinata una lunga Roll’s Royce è in sosta. Non me la potrò mai permettere, penso tra me. Poi la mia parte razionale mi fa notare che comunque questo non mi cambierebbe la vita e anche se la cosa mi ricorda che il tempo passa veloce incredibilmente scoppio a ridere. Carla, perché te ne devi andare così presto?
Mentre passo davanti alla lussuosa autovettura l’autista scende e si rivolge a me – Professor Edwards?- L’aspetto dell’uomo è folcloristico. Divisa nera con berrettino. Fisico magro, addirittura secco, e due baffetti grigi. Il viso è imperscrutabile, o inespressivo, tipico della servitù inglese di tempi andati.
- Si!? – rispondo un po’ sorpreso.
-Mi segua. – dice categorico lui, estraendo una pistola. Io sorrido divertito pensando: chi credi di minacciare con quella pistola? Io posso fermare il tempo! Senza neanche pensarci su l’autista spara. Ed io, totalmente preso alla sprovvista, attivo i miei poteri troppo tardi. Mentre la luce diventa miele io mi porto la mano all’addome e mi rendo conto che è un dardo non un proiettile. Qualunque sostanza mi abbiano iniettato inizia a fare il suo effetto e io crollo a terra svenuto.

***

Mi risveglio totalmente al buio. Non ci sono rumori, né ronzii, né fruscii. Niente. Cinque potenti riflettori si accendono tutto d’un tratto. Io rimango accecato, in ginocchio per terra. Quando le mie pupille iniziano ad abituarsi alla forte luce vedo levitare intorno a me cinque monoliti neri che mi ruotano intorno. Un lieve fruscio viene provocato dalla loro “allegro” girotondo.
- John Edwards – scandiscono più voci all’unisono.
-Noi siamo il Comitato. Noi ti abbiamo prescelto per essere il nostro condottiero. Noi ti abbiamo eletto guida degli altri. Noi ti abbiamo ritenuto degno dei compiti che ti affideremo. –
- Chi diavolo credete di essere! – Urlo irato e blocco il tempo che però decide di non bloccarsi. Fottuta mutazione del cavolo! Non solo mi ha condannato a morte, ma non funziona neanche quando serve.
- I tuoi poteri non hanno effetto contro di noi. Noi ti siamo superiori. – Mi scaglio contro le dannate pietre parlanti ma prima di poterle anche solo sfiorare rimbalzo indietro e vengo percorso da una terribile scossa.
- Dannati - riesco a dire con un filo di voce.
- Noi ti abbiamo designato quale guida del fattore X. Tu guiderai i nostri agenti e ti assicurerai che compiano la nostra volontà. Tu sarai la nostra voce, la nostra mano, le nostre orecchie. Tu sarai il nostro cane da guardia, la nostra sentinella, la nostra spada affilata. -
- E come pensate di convincermi ? – Domando beffardo. Da quanto vedo hanno sicuramente i mezzi per convincermi. In fondo sono un professore di fisica con una stramaledetta mutazione genetica.
- Per convenienza. Tu accetterai e ci sarai fedele. Così è scritto. Così è e sarà. -
Non mi dicono altro. All’improvviso mi risveglio all’interno della Roll’s Royce che avevo visto all’università. L’autista baffuto mi apre cortesemente la porta e mi aiuta a scendere. Mentre mi allontano frastornato e barcollante – noto a malapena che è ancora mattina - l’autista mi consiglia di fare degli esami.

***

            Egitto, periferia di Alessandria
            Tra le ombre di vecchi palazzi di argilla e baracche costruite col laminati e pezzi di scarto si nasconde la mia preda.
- Sta lontano da Calibano!- stupido animale decerebrato. A volte il mio lavoro è troppo semplice.
- Arghraaaaaaahh!!! – una massa di muscoli mi si scaraventa contro. Forse mi divertirò un pochino.
Le unghie di Calibano mi penetrano profondamente nella carne.
- Mi hai fatto un buco nella pancia! – dalla pancia mi colano gli intestini. Ma porca…
- Calibano ti fa a fettine! – inizia a diventare un lavoro fastidioso! Decompongo e ricompongo intestini e addome. E scappo da Calibano. L’approccio diretto è stato un errore. Ho sottovalutato la sua forza fisica!
- Dove vai uomo budino? Calibano ti vuole distruggere! –
- Uomo budino se ne è andato. Calibano non riesce a sentire l’odore di uomo budino. Uomo budino è sfuggito a Calibano. – Il mutante vestito di stracci si nasconde nuovamente tra le lamiere e i rifiuti ed io colpisco nuovamente! Crivello il vicolo di colpi ad energia, volevo fare un lavoro di fino, ma chi se ne frega! In fondo se l’è voluta lui.
Calibano esce come una saetta e cerca di attaccarmi. Ma io sono sufficientemente lontano e più in alto di lui. Martellato dai miei colpi anche il suo corpo iper robusto cede e sviene. Imprigiono la mia preda con le apposite manette fornitemi dal cliente.
- Ottimo lavoro signor Random.- Mi volto di soprassalto, da dove è sbucato fuori questo!
Davanti a me si presenta un uomo di mezz’età, magrolino e con dei baffi bianchi vestito come un autista.
- Ma che diavolo! – Esclamo vedendolo su di un cammello. Con noncuranze estrae dal taschino una chiave.
– Come richiesto abbiamo depositato i suoi soldi nella cassetta di sicurezza concordata. – Io sorrido e dico – Bene, vuole una mano a caricare il bestione? – Lo strano uomo con accento inglese ci pensa su un attimo – Gliene sarei grato, signore.-
Guardo lui e Calibano allontanarsi in cammello. Quando ormai sono lontani accendo un sigaro. Un’altra missione andata a buon fine. Sei sempre il numero uno, Random. Mi dirigo al più vicino night club per spendere un po’ della paga.

***

            Le parole dell’autista mi sono chiare solo mentre mi sto dirigendo a casa per mangiare con mia moglie. – Faccia degli esami, mi raccomando. – mi ha detto l’autista aiutandomi ad uscire. Poi ricordo la frase del Comitato (che nome idiota!). Io li servirò per convenienza… Dio mio, quei pazzi mi hanno avvelenato! O forse peggio! Forse ho un virus contagioso, forse se vado a casa contagerò mia moglie… forse…
Mi sforzo di calmarmi. Ormai il latte è versato. Non ha senso preoccupare Carla, o addirittura non presentarmi a pranzo con una scusa strampalata. La saluterò per bene e poi andrò a fare tutti gli esami di questo mondo e spero di non avere cose strane… a parte il mio dannato tumore, ovviamente.
            Pranzare con Carla è un vero toccasana: scherziamo, ci divertiamo e prima di lasciarci lei mi da una scatola larga con un fioccone in cima. Io la guardo stupito.
- Un regalo. – Sogghigna lei. – Ma giura di aprirlo solo quando sarò partita. Ti telefono quando arrivo! – Mi bacia e poi si infila nell’imbarco dell’aereo. Io la amo, non c’è nient’altro da dire.
            Tornato a casa però riprendono ad assalirmi i dubbi. Telefono a due medici miei amici e passo tutto il pomeriggio a fare esami. Mi infilano aghi dappertutto, vengo passato ai raggi di numerose macchine. E più vado avanti con gli esami, più i medici sembrano preoccupati. Le infermiere parlano sottovoce. La mia tensione sale. Vengo ricoverato, e capisco che forse mi manca veramente poco. La cosa più sconsolante è che sono solo. Sono totalmente solo.
            Passo la notte insonne e forse è meglio visto che nei pochi momenti in cui mi appisolo faccio tremendi incubi. Alla visita della mattina mi vengono a parlare tre medici. Le cattive notizie è sempre meglio darle in gruppo, tipico.
            -Allora, morirò a breve, non è vero? – Sbotto senza pensarci troppo.
I medici mi guardano stupiti. Quasi colpiti dalle mie parole. La verità fa male, penso.
- Forse, tra 40 o 50 anni. – Mi risponde il più anziano. Questa volta sono io a rimanere senza parole.
- Lei è totalmente guarito. E’ per questo che le abbiamo fatto tanti esami. Lei è miracolosamente guarito. – dice incredulo scuotendo la testa il medico.
- Il suo tumore è stato riassorbito, non ce n’è più traccia, né dalla risonanza magnetica né dai maker oncologici. Lei è sano! – Poi la pace.

***

            Torno a casa in uno stato di grazia. Sono vivo! Guardo il pacchetto di mia moglie che non ho ancora aperto. Lo apro contento. Dentro trovo un referto medico ed una ecografia. Che !?!
            Un bambino! Io e Carla aspettiamo un bambino!!! Sapere di avere un futuro, sapere di essere padre è una gioia incommensurabile. Una gioia che rende la vita degna di essere vissuta. Una gioia che rende certe scelte più semplici.

***

Epilogo:

            Esco di casa presto. E’ una mattina frizzante. Tiro furori il mio pacchetto di Malboro rosse. Annuso l’odore di tabacco mentre tiro furori con un gesto quasi automatico la mia prima sigaretta della giornata. La prima sigaretta di una nuova vita. Sotto casa una Roll’s Royce mi aspetta col motore acceso, un uomo tutto vestito di nero mi apre gentilmente la portiera.
           Sto per stringere un patto con il diavolo. So che questo mi costerà l’anima, ma sono disposto a sacrificarla per la mia famiglia.
           Sono John Edwards. Sono un fottutissimo mutante. Ero un professore di Fisica. Da ora in poi sarò la guida di un gruppo di dannati. Che Dio abbia pietà di me… e di loro.

            Continua…

FINE PRIMO EPISODIO

 

ANTEPRIMA
Nel prossimo episodio vedrete finalmente il primo embrione di X-factor in azione, mentre gli avvenimenti si fanno sempre più serrati ed imprevedibili. Non mancate a “Il canto” (parte prima) un altro racconto del magico due Eriugena e Marco Rizzo (gosh!! Bat-ma…) splendidamente supervisionati dal “tutto minuscolo” rossointoccabile ^_^
Nuff ‘ Said
(su)