#23 - Graduation day

(-3)

 

Innocenza perduta

di Sergio Gambitt

 

 

 

La sala è quasi completamente spoglia. Sulle pareti fatte da antichi massi incastrati l’uno sull’altro si trovano possenti colonne che salgono fino al soffitto e reggono ampi archi gotici che sembrano essere lì da un’eternità. L’ambiente è avvolto nella penombra, rischiarato solamente qua e là da qualche candeliere affisso al muro. Tre delle quattro pareti sono identiche l’una all’altra, a parte per il portone di legno d’acero che si affaccia su una, ma sulla quarta dei rozzi scalini conducono fino ad una specie di trono disfatto dietro al quale si affacciano due piccole porte di legno meno imponenti della prima. Oltre a questo, la stanza è vuota ed immersa nel silenzio.

Finché...

Non si riesce bene ad intuire il punto esatto da cui comincia, ma il processo è così veloce che probabilmente non farebbe nessuna differenza saperlo. Prima è un piccolo bagliore proprio al centro della sala, poi si allarga illuminandone a giorno per un istante ogni anfratto. Quindi scompare, lasciando al suo posto otto figure completamente diverse l’una dall’altra, e dalle molteplici reazioni. Quattro di loro, rispettivamente i mutanti Jubilee, Skin, Husk e Chamber, cominciano a guardarsi attorno stupiti ed allo stesso tempo affascinati da quella struttura insieme trasandata e solenne. Uno, il nano albino e scheletrico conosciuto solo con la sigla D.O.A., si avvicina al corpo di Monet St. Croix, e stuzzicandola con le dita si assicura che non stia fingendo di essere svenuta. Un’altra, alta e minacciosa, capelli spessi come artigli ritti sulla testa ed un grosso e rumoroso respiratore all’altezza della bocca, si muove verso il trono e sedendovisi su come il re del castello invita con un dito artigliato l’ultima figura ad avvicinarsi. Obbidiente, l’essere che fino a qualche ora prima era il mutante Synch, raggiunge Emplate al lato del trono imitando sul viso il suo stesso ghigno malefico.

Emplate rimane estasiato ad osservarlo per qualche istante. Era così semplice, avrebbe dovuto pensarci subito. Nessuno dei ragazzi di Generation X si aspettava un attacco proveniente da uno dei loro amici, e Synch si era già rivelato in un’occasione un potenziale ospite del suo potere1. Tutto quello che aveva dovuto fare era stato prenderlo alla sprovvista in modo tale da neutralizzare il suo potere, e dotarlo delle bocche sulle mani e della fame genetica con cui aveva convissuto per l’ultimo decennio. Il resto... l’attacco ai suoi compagni e la trappola in cui li aveva portati... era venuto da sé. Tutto così facile... tutto così perfetto. Emplate stenta a credere che il suo piano sia andato così bene. Ed è per questo che lascia parlare la propria diffidenza:

“D.O.A.!” tuona nell’eco della sala “Chiama a rapporto gli altri!!”

“Sì, sir.” replica questo sogghignando, e preme alcuni pulsanti sul telecomando che si trova in mano. Subito dopo, dalle porte dietro al trono cominciano ad uscire tutti i mutanti che ha assoggettato e che pervasi dalla sua stessa fame genetica si sono uniti a lui. I primi sono l’ammasso di steroidi tedesco chiamato Bulwark e Benda, avvolto in drappi neri di stoffa che lasciano scoperta solo la zona attorno a due luccicanti occhi. Subito dopo viene Hotgirl, nel suo ridottissimo costume da battaglia di un rosso fuoco come il colore dei suoi capelli, e Murmur, la mummia il cui unico rumore è lo strisciare dei suoi piedi sul pavimento. Infine la misteriosa ragazza mascherata che si fa chiamare Sheva, e dietro di lei, chinata su sé stessa mentre avanza guardandosi attorno attenta come un gatto in esplorazione, la figura dalla pelle rossa avvolta nello stretto costume di pelle nera che tempo prima Gateway aveva battezzato col nome Penanace.

Tutti i nuovi arrivati si dispongono in piedi dietro Emplate, in attesa di ordini che arrivano immediatamente dopo:

“Bulwark! Porta Monet nelle segrete e assicurati di sistemarla in maniera tale che non possa scappare dalla cella.”

“Con piacere, mein herr.” e si cala su Monet, afferrandola rudemente per le braccia e poggiandosela sulla spalla, prima di scomparire oltre l’altro grosso portone di legno.

“A tutti gli altri...” continua Emplate “...credo che abbiate già avuto il dispiacere di conoscere i membri di... umpf... Generation X. Bene... voglio che sappiate che da oggi in poi potete considerarli vostri alleati... e tutto questo grazie al qui presente Synch.” e una mano artigliata di Emplate va a carezzare il suo mento “Non è vero, ragazzo?”

Synch deforma il ghigno satanico sul suo volto un po’ di più, quindi si avvicina ad Emplate e risponde:

“Com’è vero che non avrai molto tempo per vantartene, mostro.”

Emplate scatta subito, voltandosi adirato verso il ragazzo:

“Che intendi dire?!”

“Che la prossima volta dovrai essere più attento a quel che desideri... se mai ce ne sarà una, certo.” e, senza lasciare ad Emplate il tempo di reagire, con calma innaturale si volta verso Generation X ed aggiunge: “Ragazzi...”

Come se non aspettassero altro, questi si lanciano all’attacco.

 

 

Altrove.

 

La stanza è luminosa, bianca, asettica, come quelle di un manicomio. Al centro solo un uomo, statuario, calmo, in perfetta armonia con l’equilibrio del posto. Se non fosse per la pelle ed il costume neri che lo fanno spiccare sullo sfondo potrebbe addirittura dare l’impressione di essere parte integrante della scena. I suoi capelli, incollati in lunghe trecce rasta, sono raccolti in una coda abbastanza spessa. Gli occhi, uno dei quali solcato da una sottile M, sono chiusi, in attesa.

Di questo.

I pannelli alle pareti si aprono improvvisamente, rivelando diversi macchinari meccanici che senza alcun preavviso puntano i loro mirini verso l’uomo e fanno fuoco.

Lui è più veloce.

Con un solo movimento scarta sulla destra e rotola un paio di volte sul pavimento liscio, mentre le sue mani afferrano due grosse pistole dalle fondine sui fianchi. Quando si ferma è in ginocchio, le braccia dritte a formare un angolo di 90° e gli indici a premere ripetutamente i grilletti delle armi. Uno dopo l’altro i macchinari vengono colpiti da raggi potenti, mentre lui continua a piroettare nell’aria cercando di evitare il fuoco incrociato dei proiettori tutt’intorno a lui. Braccia meccaniche escono dai pannelli all’improvviso tentando di afferrarlo dall’alto e dal basso contemporaneamente, e la sua unica scelta è quella di lanciarsi in avanti e sperare che sulla traiettoria non lo trovi ad intercettarlo qualche raggio. Speranza vana, perché tutto era stato escogitato apposta perché lui avesse quella reazione. Mezzo istante dopo il salto, ad un metro e mezzo dal pavimento, un forte raggio rosso lo prende in pieno petto. L’uomo urla, e le armi gli sfuggono dalle mani quando crolla sul pavimento. Ma non è sconfitto, non ancora. Non quando tutti i mitocondri delle sue cellule sono impegnati a risucchiare ed immagazzinare quell’energia, e subito dopo, sotto il comando del tessuto cerebrale, a rilasciarla in un’unica, devastante esplosione. Le macchine alle pareti vengono semplicemente liquefatte, mentre al centro della stanza rimane lui, in piedi e fumante, vittorioso.

 

<SESSIONE DI COMBATTIMENTO SUPERATA CON UN MARGINE DEL 76% DI SUCCESSO>

<ATTENDERE ORE: DUE PER RIPARAZIONE MACCHINARI DANNEGGIATI>

 

Arcangelo non ne sarà contento, pensa istintivamente Alfiere, pentendosi subito di tale pensiero in un momento così delicato.2

Prendendo dalla tasca una piccola tovaglietta con cui si asciuga le gocce di sudore dal viso, fa per uscire dalla stanza del Chrysler Building che Warren Worthington III ha adibito a stanza del pericolo e sala trasbordo, quando una luce improvvisa che gli appare di fronte lo blocca immediatamente. Credendo che si tratti dell’ultima prova del programma che ha impostato per allenarsi, si mette subito sulla difensiva, ma i suoi muscoli si rilassano quando si accorge che davanti a sé è apparso Gateway, l’aborigeno grazie al quale il suo team riesce a teletrasportarsi in ogni parte del globo. Tutte le volte in cui Alfiere lo ha visto, ha sempre tenuto gli occhi chiusi, e nessuno dei suoi compagni X Men l’ha mai sentito parlare. Ora, invece, i suoi occhi sono spalancati, pozze profonde di petrolio su uno sfondo giallognolo, e la sua espressione sembra allarmata. Tesi avvallata anche dal fatto che sta ancora roteando le sue bolas per mantenere aperto il portale luminoso dietro di sé.

“Vuoi... vuoi che entri dentro?” chiede Alfiere intuendo i suoi intenti per una specie di affinità di base. Gateway non risponde, si limita a fissarlo con quella espressione preoccupata che così tanto si discosta dall’immagine che l’X Man aveva di lui. Ed è questo, più di tutto, a convincerlo che la situazione deve essere molto grave, e che deve entrare nel portale.

Alfiere fa un passo, le sue mani sprofondano nel cerchio luminoso, quindi il portale lo inghiotte e la stanza ritorna vuota come prima.

 

 

Castello di Emplate.

 

La raffica di plasmoidi di Jubilee, priva di qualsiasi inibizione, fa tremare la struttura stessa dell’edificio nel momento in cui scaraventa Benda contro la parete dietro di lui. Il mutante comincia ad urlare per il dolore, il tessuto del suo costume progressivamente annichilito dai fuochi d’artificio incandescenti della ragazza. I suoi compagni non sono così lenti. Il primo a muoversi è Murmur, che scompare nel portale che ha creato per riapparire esattamente davanti Husk e scagliarle contro un calcio, ma il suo attacco viene bloccato dalle dita di Skin che gli circondano come le spire di un boa il collo ed entrambi i polsi. Mentre Skin continua a stringere la presa sul suo collo, lo avvicina a sé dicendo con una luce cattiva negli occhi:

“E’ questo il problema di voi ragazzi, pensate poco ai vostri compagni.”

*Mentre noi sappiamo bene chi è amico... e chi è morto!* gli fa eco Chamber, e dalla sua bocca parte una devastante scarica psionica che disintegra la colonna vicino alla quale il secondo prima si trovavano Hotgirl e Sheva. La prima riesce a rotolare malamente per qualche metro, prima di rialzarsi e trovarsi davanti Chamber la cui bocca sta spandendo fiamme tutt’attorno.

“Brucia!” gli urla contro mentre i suoi occhi cominciano a farsi di un rosso scarlatto. Sui vestiti di pelle di Jono iniziano a spuntare strisce di fumo, quindi piccole fiammelle. Al ragazzo sembra non fare né caldo né freddo.

*Brucia? Sembra un buon consiglio. Provalo sulla tua pelle.* e sta per scagliarle contro la summa della sua energia psionica, quando un rapido calcio volante lo colpisce alla fronte.

“Lasciala stare.” dice con la sua voce roca Sheva mentre si prepara a sferrare un altro attacco.

*Lei per te, mi sembra un ottimo scambio.* replica Chamber alzando la testa verso di lei con odio, e stavolta la scarica psionica parte così velocemente da non lasciarle il tempo di estrarre i suoi tentacoli di adamantio. Sheva viene sbalzata lontano da Chamber, nel centro della stanza, ed arrivata lì il suo volo viene interrotto improvvisamente. Da dietro la propria maschera, i suoi occhi si abbassano per vedere cosa le stia causando così tanto dolore nel petto. Con la coda nell’occhio la vede, la lama metallica che le fuoriesce da poco sopra lo sterno, e poi aguzzando lo sguardo se ne accorge. Non è una lama. Sono... dita.

“Fuori una!” esclama vittoriosa Husk scrollando dalla propria mano di titanio il corpo dell’altra mutante.

“Sheva!” urla Benda nel vedere la sua compagna ridotta in quello stato, e lo shock è tale da permettergli di lanciare un raggio abbastanza potente da colpire Jubilee ed interrompere le sue raffiche. Il secondo raggio ottico raggiunge Husk, che sebbene sia protetta dalla sua forma metallica viene ugualmente lanciata su una parete.

*BASTARDO!!* grida Chamber ed un attimo dopo una scarica psionica lo travolge in pieno.

“Non preoccuparti, Jono...” interviene Jubilee afferrando la testa dell’avversario “...è mio, adesso.” e scatenando i suoi fuochi d’artificio a distanza così ravvicinata gli fa letteralmente esplodere il cranio.

“Bel colpo, Jube!” commenta Skin, mentre Murmur, ancora tra le sue dita, continua ad annaspare in cerca di aria finché non strabuzza gli occhi ed ogni parte del suo corpo diventa inerte. Con noncuranza, come un giocattolo vecchio, Skin lo butta via, mentre Chamber si volta verso Hotgirl e canticchia nella sua mente:

*Bye, bye, miss American Pie...* prima di farle crollare la parete addosso con una potente scarica psionica. Quindi torna a voltarsi verso Skin, Husk e Jubilee, i quali ricambiano il suo sguardo soddisfatto e si avviano vincenti verso il loro capo Synch.

 

 

Altrove.

 

Le note un po’ strascicate della nona di Beethoven risuonano nel vuoto del soggiorno della lussuosa villa algerina dei St. Croix. Sebbene Nicole St. Croix si renda pienamente conto di stare massacrando uno dei più geniali compositori mai esistiti, continua imperterrita i suoi esercizi per far piacere a suo padre. Ognuno dei St. Croix, da generazioni, si è dovuto dedicare allo studio del pianoforte, ed ognuno di loro è diventato un discreto pianista. L’unica eccezione, forse, è stata fatta per Claudette, la sorella gemella di Nicole, che adesso si trova seduta sul tappeto persiano al centro della sala mentre riempie di colori e forme strani alcuni fogli di carta, totalmente persa in un mondo tutto suo. Letteralmente, perché la bambina oltre ad essere una mutante come la sorella è autistica, e questo comporta, tra le altre cose, una percezione totalmente diversa della realtà. Facoltà che adesso le è utile per accorgersi un istante prima del portale luminoso che si apre al centro del salotto.

“Aaaahh!!” esclama Nicole presa alla sprovvista, per calmarsi subito dopo alla vista dell’uomo familiare che ne è uscito fuori “Ma cavolo fai più piano la prossima volta!”

Gli occhi spalancati di Gateway la rimproverano subito, e la ragazza incrocia le braccia dietro le spalle mentre dice piano:

“Scusa maestro...” e poi, tornando a guardarlo vivace “Allora perché sei qui? E’ già il momento?”

Per tutta risposta Gateway apre un portale dietro di sé, e vi si introduce lasciandolo aperto. Nicole guarda Claudette, quindi prendendosi per mano le due gemelle vi spariscono dentro.

 

 

Castello di Emplate.

Durante la battaglia tra Generation X e gli adepti di Emplate.

 

“Cosa... cosa vuoi fare?!” sta gridando Emplate a Synch, il quale ha appena ordinato al suo gruppo di combattere quello dell’altro.

“Mi sembra evidente. Sto per appropriarmi di tutto quello che è tuo. Compresa la tua vita.” e sincronizzandosi con la pelle affilata di Penance, accucciata poco dietro il trono, afferra Emplate per la gola e comincia a stringere.

“MAI!” esclama questo e con un colpo del braccio spinge via Synch da sé. Quindi si volta verso Penance e le ordina:

“Uccidilo!”

La mutante osserva Synch per un momento, un’espressione enigmatica nei suoi occhi, quindi scatta in avanti e si allontana dalla battaglia, abbandonando la sala.

“Sembra che nemmeno i tuoi sgherri tengano molto alla tua vita...” lo schernisce Synch “...vorrà dire che la tua morte sarà un’opera di carità!”

“Sei un po’ troppo sicuro di te per essere un ragazzino...” sibila a denti stretti Emplate spostanto gli occhi velocemente a destra e a sinistra.

“No no... è inutile che ti guardi intorno. Tutti gli altri sono troppo lontani perché tu possa assorbirne i poteri, e guarda un po’? anche D.O.A. sembra essersi volatilizzato.”

Emplate comincia ad indietreggiare, adesso un fondo di paura nei suoi occhi. Il suo unico modo per difendersi è raggiungere gli altri ed usare i loro poteri, ma tra la battaglia e lui c’è Synch, e non è sicuro di riuscire ad oltrepassarlo. Non è sicuro nemmeno di cosa possa fare il ragazzo a tutt’ora...

“Vedi...” comincia a dire Synch rispondendo alla sua tacita domanda “...a me non serve avvicinarmi a loro come a te. Non più. Quella cosa che mi hai fatto... queste bocche che mi hai donato... questa fame a cui mi hai condannato... mi hanno fatto bene! Non sono mai stato così potente, la mia aura sincronica non ha mai raggiunto un’estensione tale, e... sai una cosa? credo di poter mantenere ogni potere a cui mi sincronizzo per sempre. Bello, vero?” ed avvicinandosi verso Emplate fa una finta, facendolo scattare all’indietro.

“Tu... tu dovevi essere sotto il mio controllo! Tu dovevi...!”

“Io dovevo... dovevo... bhe non lo sono! Sono qui, bello potente e libero! Certo... a parte la fame di geni che mi divora...” Synch abbassa lo sguardo verso i palmi delle proprie mani, quasi con tristezza, ma lo rialza subito esclamando “Ma ehy non sarò certo io a lamentarmi quando fra poco tu farai una fine ben peggiore della mia!” e fa un’altra finta, facendo indietreggiare Emplate di nuovo.

“Perché... perché mi fai questo?”

“Perché...” ripete Synch pensoso “...perché...” e subito dopo scoppia in una risata tanto isterica quanto terrorizzante “Non lo so... dimmelo tu! C’era un perché al fatto che il mio potere si attivasse nel momento in cui tu mi hai attaccato e mi rendesse libero dal tuo influsso mentale?! C’era un perché al fatto che tu continuassi a tormentarci ogni volta che avevi la luna storta, e facessi del male alle persone che ama... che mi erano intorno?! C’è un perché alla morte, e alla vita, e a tutto il resto?!?!” e fa una nuova finta, facendo raggiungere ad Emplate la parete alle sue spalle.

“No... non c’è.” torna a dire Synch “Stiamo qui a dibatterci per un attimo di felicità, e tutto quello che riusciamo ad inventarci per ottenerla è rubarla agli altri. Non c’è nessun perché, Marius, perché non c’è niente oltre noi stessi.”

Le dita artigliate di Synch affondano nelle grosse pietre delle pareti, attorno al collo di Emplate, intrappolandolo, mentre gli artigli dell’altra mano si alzano fino a raggiungere il suo volto.

“Salutami il nulla, quando lo raggiungi.”

 

 

Poco prima.

Nelle segrete del castello.

 

E’ come un lago profondo. Un lago profondo, ghiacciato e denso come petrolio, il cui sapore acre disgusta il palato e brucia a contatto con gli occhi. Ma c’è una luce lassù, e Monet deve raggiungerla. Non può lasciarsi andare, non può affogare, non può...

“Aaaahhh!!!”

Annaspando alla ricerca di aria, Monet si risveglia dalla sospensione mentale autoindotta, per scoprire immediatamente dopo di non essere in nessun lago. E’ in una specie di cella, anzi, le pareti sudicie e piene di muffa ed una sola porta dietro le sbarre della quale si intravede la grossa mole di qualcuno. Ma cosa è successo? L’ultima cosa che si ricorda era... era che era stata attaccata. Ma possibile che gli avversari fossero i suoi stessi compagni di Generation X? E possibile che a guidarli fosse il suo amico Everett? Certo, forse ultimamente i rapporti tra loro non erano ottimi, ma questo non giustificava..... il sorriso! Quel sorriso maligno che aveva sul viso, lo aveva già visto un’altra volta... ed era stato... quando Emplate lo aveva corrotto e mandato a sterminare la sua famiglia!3 Sì, tutto ha un senso or...

FASH!

Un lampo proviene dal corridoio davanti la porta della sua cella, poi un gigantesco tonfo quando la grossa mole che ne era a guardia cade a terra. Qualcuno si avvicina alle sbarre, e subito dopo la toppa della porta viene scaraventata via da un potente raggio. Monet deve abbassarsi immediatamente per non essere colpita da qualche frammento di legno, e quando rialza lo sguardo, la sagoma che vede davanti a sé è quella familiare e allo stesso tempo rassicurante dell’X Man...

“Alfiere!”

“Sì, piccola, siamo qui per te.” dice lui, e nello stesso momento Monet si accorge che qualcuno sta armeggiando dietro di lei con le catene che le imprigionano i polsi. Un piccolo -crack- risuona nella cella, e Monet sente le proprie mani libere di muoversi.

“Sei libera, adesso.” la rassicura una voce familiare che proviene dalle sue spalle. Forse fin troppo familiare.

BASTICH!!!! ” esclama in quel momento la voce di Bulwark mentre le mura della cella crollano sotto il peso dei suoi enormi muscoli. Alfiere estrae le pistole e si prepara a respingerlo, Monet si alza e fa per scagliarsi contro di lui, quando nell’aria risuonano dei rumori taglienti, netti, come di lame che penetrano in profondità, e Bulwark si accascia al suolo esanime. Dietro di lui compare...

“Penance!” grida Monet, un po’ per la gioia di rivederla un po’ per la sorpresa di rivederla lì. La misteriosa mutante non presta ascolto al suo tono, semplicemente si volta e fugge per i cunicoli del castello. Monet, istintivamente, le vola dietro, mentre Alfiere dà uno sguardo al suo alleato, e quindi anche loro la seguono.

 

 

Sala del trono di Emplate.

Ora.

 

SLICE!

La scena è come congelata.

Synch stava per uccidere Emplate, stava per piantargli gli artigli giù per la gola e farla finita con la sua esistenza. Ora invece la sua mano artigliata è rivolta verso il basso, sulla sua guancia spiccano due profonde ferite da cui solo ora comincia a sgorgare qualche striscia di sangue, ed a terra, oltre lui ed Emplate, Penance li guarda entrambi con un’espressione risoluta.

“Eh eh...” comincia a ridacchiare Synch nel vederla, per poi ridere più forte, sempre più forte, fino a stare letteralmente sghignazzando.

“Ohhhhhhh Dio! Questa è sicuramente una delle cose più divertenti che abbia mai visto nella mia vita!!! La gattina che tenta di difendere il padrone con i suoi artiglietti!!” e scoppia di nuovo a ridere fragorosamente, finché non torna immediatamente a guardarla con una luce cattiva negli occhi “Ti faccio vedere io com’è che si fa!” ed appellandosi al potere di Skin allunga le proprie dita dure come il diamante fino a colpire la ragazza nell’addome, e a perforarlo di qualche centimetro. Penance spalanca la bocca nell’aria, senza poter urlare niente. Da troppo tempo non subiva ferite, ed aveva quasi dimenticato cosa si provasse. Fino ad ora.

Lasciando la ragazza al suo dolore, Synch torna a rivolgere la sua attenzione ad Emplate.

“Dov’è che eravamo rimasti... ah già... stavo per affermare la mia indipendenza, ‘padre’.” ed alza di nuovo la mano artigliata verso il viso del mutante, che istintivamente chiude gli occhi.

In quel momento Monet raggiunge la sala, ed osservando la scena grida:

“Everett, NO!!”

Troppo poco, troppo tardi.

Con uno sbuffo rabbioso Synch cala con forza gli artigli contro il collo di Emplate, che si spezza all’istante cominciando a grondare sangue ovunque.

“Aaaaaaaaaahhhhh!!!” grida questo con le sue ultime forze, finché il suo urlo non diventa un gorgoglio e poi si spegne.

“AAAAAAAAAAHHHHH!!!!!” gli fa eco Synch con tono di scherno mentre invece il suo urlo si trasforma in una risata. La mano che teneva Emplate ancorato al muro lo abbandona, ed il suo corpo senza vita cade a terra in un lago di sangue. Di esso è anche impregnato quasi completamente Synch, sul volto del quale si staglia adesso tutto l’odio represso di una vita che è tornato a galla prepotentemente.

“Everett!!” grida Monet sconvolta, una mano sulla bocca.

“Everett?” risponde questo calmo “No... non credo ci sia più nessun Everett tra noi. Se vuoi puoi chiamarmi...” ed i suoi occhi vanno per un istante a posarsi sulla carcassa che è diventato Emplate “...sì, puoi chiamarmi..... Synch’plate!!”

Dietro, sulle sue spalle, compaiono due piccole manine bianche che gli poggiano su un mantello nero. Spuntandogli da dietro il collo, il sorriso scheletrico di D.O.A. ghigna:

“La sua cappa... sir.”

 

Continua...

 

 

Next: Synch ha preso il posto di Emplate, e a fermare lui e Generation X un manipolo di mutanti che potremmo chiamare... la M Squad. Ma riusciranno nel loro intento?

 

 



1 nelle storie di Generation X pubblicate su Wiz #21 e #22

2 cioè quanto sta succedendo attualmente sulla serie MIT Gli Incredibili X Men

3 sempre in Wiz #21 e #22