WHAT IF #15

di Fabio Furlanetto

 

CREDERETE CHE UN UOMO NON PUO’ VOLARE

(Parte 2 di 2)

 

 

Riassunto

Qualcosa ha ucciso istantaneamente tutti i super-esseri del pianeta. Interi stati sono stati cancellati dalle mappe per la distruzione causata dalle energie fuori controllo dei cadaveri. Tony Stark è ora a capo di una nuova branca delle forze armate americane, il Mandarino ha conquistato la Cina e gran parte dell’Asia, ed  il Dottor Destino ha preso il controllo di ciò che resta della Russia, dell’Europa dell’Est e tutta l’Africa.

Ed i Celestiali stanno tornando.

 

Giorno 850

Thor, il dio norvegese del tuono, osserva nuovamente il sorgere del sole dalla sommità delle Ande. Con tutte le tempeste che ha dovuto evocare negli ultimi anni, non vedeva un’alba da troppo tempo.

Il suolo è quasi tornato alla normalità. Da quando il vile attacco del Dottor Destino ha livellato quasi metà del continente, la temperatura al suolo era troppo alta per permetterne la ripopolazione. Le sue armi possono essere chiamate “pulite” dai suoi alleati, non avendo generato il benché minimo livello di radioattività, ma Thor ha un nome diverso per il suo atto: sterminio.

Ora tutto il Sud America è saldamente nel suo pugno di ferro. Ogni singolo giorno, Thor giura nuovamente di portare a termine il suo Impero.

Ed ogni singolo giorno, ricorda di quanto lo abbiano pregato i mortali di non abbandonare mai la sua veglia eterna.

Oggi, sotto il sole che nasce, Thor non sa se rinnovare o meno il giuramento. Anche a chilometri di distanza, l’imponente Arishem sembra guardarlo.

Al centro esatto dell’unico chilometro quadro delle Ande ancora abitabile dai mortali, anche il giudice supremo dei Celestiali continua la sua veglia.

Il gigante alto duemila metri è giunto pochi giorni dopo l’attacco di Destino, usando il suo potere divino per ricostruire atomo dopo atomo l’antico tempio Inca a lui dedicato, il luogo dove in passato ha giudicato l’umanità degna di sopravvivere.

Ora sta rivedendo il proprio giudizio.

Thor sa che, se Destino o il Mandarino attaccassero Arishem, il gigante potrebbe facilmente reagire disintegrando l’intero pianeta. Sa di essere l’unico in grado di poter fermare i due grandi tiranni della Terra, che già si spartiscono tre quarti di quel mondo. Sa che, se volasse a Latveria per uccidere con le sue mani Victor Von Doom, l’Imperatore della Cina lancerebbe il suo attacco. E viceversa.

Thor sa che ciò che sta facendo è giusto. Sa che i mortali hanno ragione. Thor sa.

E al sorgere del sole rinnova il suo giuramento: Destino pagherà.

 

Giorno 912

Nel secondo anniversario della fondazione dell’Immortale Impero Cinese, titanici draghi di metallo e uomini di ferro combattono nei cieli tempestosi del Brasile.

Da metà della Provincia Sudamericana si sollevano milioni di robot da guerra, un instancabile esercito con una mente sola.

Jim Rhodes, comandante in campo degli Iron Corps, osserva annichilito la devastazione portata sui cieli del continente dalla tecnologia di due tiranni pazzi.

-Tony…penso che queste Guerre Imperiali abbiano raggiunto un punto di non ritorno…avremo bisogno di tutte le armature disponibili.

Sulle Montagne Rocciose, nelle profondità della Volta, Tony Stark osserva sulla cartina olografica l’avanzamento delle truppe del Mandarino, e le paragona alle misere forze messe in campo dagli USA.

-Temo non lo possiamo fare, Rhodey. Non possiamo difenderci da entrambi i fronti. Come procede la risposta di Thor ?

-Sta buttando al suolo più navi-dragone di quante riusciamo a contarne, ma sono resistenti…forse non sono fatte con un metallo terrestre… i repulsori non gli fanno assolutamente niente.

-Dovevamo aspettarcelo, Tony – commenta il suo consigliere tattico, Capitan America – Tu e il Mandarino vi siete combattuti così tante volte che probabilmente aveva questo genere di difese già prima della Crisi...e adesso ha un miliardo di persone a cui affidare la manodopera.

-Lo so, è la stessa ragione per cui non ho osato implementare meno tecnologia Richards possibile. Forse lui avrebbe rivelato il teletrasporto di quelle testate nucleari… è questione di ore prima che lanci un attacco su larga scala sugli Stati Uniti, lo so. Non posso spostare in Brasile tutto l’Iron Corps, e non posso togliere Thor di lì.

-Perché ? Le forze di Destino stanno tenendo molto occupato l’esercito cinese – continua Cap.

-Appunto ! Ho bisogno di qualcuno che possa tenere testa alle navi e badare ai Doombot dopo la loro sconfitta.

-Sperando che il Mandarino non mandi altri rinforzi.

-Sarà difficile… credo abbia mandato la sua intera flotta in questa guerra. Se c’è una cosa che ho imparato nei nostri scontri è che il Mandarino può essere subdolo, ma quando si tratta di scontri diretti non conosce mezze misure.

-Tony…cosa ha detto War Machine, prima ? Non possiamo difenderci da entrambi i fronti ?

I due veterani si guardano brevemente negli occhi, e nella mente esausta di Tony Stark si riaccende qualcosa di annacquato da un mondo in rovina.

-Jocasta, mettimi in contatto diretto con Thor.

-Sono piuttosto occupati nella battaglia, Tony – risponde l’intelligenza artificiale – Che devo dirgli ?

-Chiedigli se si sente fortunato.

 

Pechino, capitale dell’Impero Cinese. Un tempo città antica e gloriosa, ora trasformata in una lussureggiante reggia imperiale ricoperta di oro.

Insieme ai suoi Ministri della Guerra, il Mandarino osserva sul suo trono il procedere della sua conquista occidentale.

Si accarezza i baffi, pensieroso, osservando Thor allontanarsi dalla battaglia per salire a nord.

-Quale affronto è mai questo ? Il mio unico avversario degno di nota che si allontana dallo scontro che deciderà il destino dei popoli occidentali ? La mia antica nemesi deve aver ritenuto più importante bloccare i missili. Sarà appropriato frenare l’avanzata di Destino e procedere con l’attacco missilistico. Che siano convocati i miei ministri della guerra… desidero recarmi personalmente in battaglia. Faremo arretrare parte delle forze così che la Capitale non…

Il palazzo trema violentemente, facendo cadere a terra antichissimi vasi e decorazioni varie.

-Cosa succede !? Le forze latveriane erano sotto stretto controllo…

-Sembra che qualcosa abbia causato un’imponente esplosione a pochi chilometri da qui, mio signore – risponde timidamente uno dei consiglieri imperiali.

-Non può essere Thor…è ancora in viaggio. Innalzate il campo di forza sulla reggia ! E mostratemi tutto sul punto di impatto !

Appena lo schermo inquadra il cratere, una figura spettrale si solleva dal pavimento ed attacca il Mandarino con un intenso raggio rosso.

-Visione !!! – maledice il Mandarino, usando il suo anello di oscurità contro il sintezoide per bloccarne i raggi solari.

-Oggi pagherai per i tuoi crimini, tiranno… oggi le vittime saranno Vendicate – risponde Visione uscendo dal raggio di oscurità, diventando denso quanto il diamante e lanciandosi in un attacco fisico.

Il Mandarino si difende bene con il suo anello del vortice per allontanare l’avversario. L’anello di manipolazione della materia fa tornare il Vendicatore a densità normale, e due raggi di elettricità ed impatto ne martoriano il corpo artificiale.

-Stark certamente non si aspettava che la tua infima tecnologia fosse all’altezza dei miei Anelli, uomo di plastica. Lo avevo sopravvalutato. Niente da dire prima che scateni il potere del raggio di disintegrazione ?

-Certo – sussurra Visione, con parte del sintetizzatore vocale spaccato – “Dicoti no”.

Un martello di metallo mistico riduce in frantumi tutta la cupola del palazzo, riducendo in briciole i muri per la vibrazione emessa. Il martello passa attraverso il corpo intangibile di Visione e si scontra con il campo di forza alieno del Mandarino, neanche lontanamente all’altezza della furia degli dei.

Il Mandarino è scaraventato contro il suo trono, anch’esso ridotto in briciole.

Mjolnir vola nuovamente al suo possessore, che sta già scendendo a terra. Il Mandarino usa il suo potere disintegrante per distruggere l’avversario, ma la forza cosmica del martello di Uru ne devia l’energia contro la flotta di robot che lo stavano inseguendo.

-Il tuo impero finirà ora, vile saccheggiatore ! Così giura il Figlio di…

Il pavimento sotto i piedi di Thor si è ricoperto di luce, ed un quadrato luminoso lo sta inghiottendo.

-Sangue di Odino ! La macchina del t-

Thor scompare dalla vista quando la piattaforma lo ha completamente inghiottito. Scendendo, il quadrato luminoso rivela la presenza di un uomo avvolto da vesti di metallo grigio e polimeri tessili verde scuro.

-Rimarchevole – giudica l’Imperatore di Latveria – Così come io ho aggirato il tuo campo di forza passando attraverso la quarta dimensione, così Stark deve aver usato le macchine di Richards per dare a Thor le esatte coordinate dimensionali da cui passare.

-Questo è inconcepibile ! Secondo le mie spie non hai ancora lasciato Latveria !

-Ma lo farò a giorni, non temere. Tornerò indietro nel tempo, invisibile, a Pechino…e mi materializzerò pochi istanti fa. Io sono Destino, e non ho bisogno di nessun dio per conquistare questo mondo. Sai che ognuno dei poteri dei tuoi vantati anelli può essere contrastato dall’armatura che indosso, vile assassino ?

-Come osi…

-Rivolgermi così a chi ha sterminato India ed Arabia e si ostina a negarmi di ricostruire la Zona Morta ? Io sono Destino, e oso.

-Non accetterò scuse da chi ha raso al suolo metà continente solo per spaventare qualche tiranno spaziale ! Quale deliziosa ironia che Arishem abbia ricostruito il suo tempio senza muovere un dito…

-Se ti ostini a non capire il mio grande schema non schernirlo, Mandarino. La ricostruzione era un rischio calcolato per poter studiare il potere di Arishem all’opera e trovare la traccia giusta per salvare il pianeta.

-Vedremo quanto bene salverai il mondo, Destino, in mia presenza. Questo campo di forza personale, zingaro ignorante, è ben superiore alla scienza terrestre che ti vanti di aver conquistato.. In questi due anni ho meticolosamente studiato ogni arma a tua disposizione, e nessuna di esse può colpirmi attraverso questo…

Il Mandarino non continua la frase, ed un’espressione di puro terrore si dipinge sul suo volto. Adesso, come Destino, sa cosa sta succedendo.

-Dimmi, Visione – cambia interlocutore Destino, non considerando più il Mandarino degno della sua attenzione – Vedi apparecchi di respirazione sulla persona dell’Imperatore della Cina ?

-Suppongo che i suoi anelli…

-Supponi male, sintezoide. Il campo è permeabile a certi tipi di gas. Oh, sono certo che si sia reso immune a tutti i veleni che potessi trovare… ma scommetto la sopravvivenza del suo Impero che non ne ha considerato uno.

Il Mandarino crolla a terra, privo di vita. Il Dottor Destino si avvolge nel proprio mantello, trionfante e borioso.

-Le Nebbie Terrigene degli Inumani. Chi vi è esposto sviluppa poteri sovrumani…e su questo pianeta, i super-umani muoiono. E l’unica vera superpotenza a me ostile è appena crollata.

 

Giorno 1000

La Volta, centro nervoso del governo degli Stati Uniti. Fino a ieri.

Oggi, la Volta è gli Stati Uniti d’America. Ed il suo unico confine è l’Impero Latveriano, che ricopre tutta la superficie abitabile del pianeta.

Un uomo osserva disilluso i sistemi di difesa, distrutti implacabilmente uno dopo l’altro. Ha visto uno stato dopo l’altro abbandonare l’unione ed arrendersi alle forze di invasione…ibridi robot di tecnologia latveriana ed aliena.

Era presente quando i plotoni latveriani marciavano su New York, quando la folla ha dato fuoco alla Base dei Vendicatori, ha distolto lo sguardo quando Four Freedoms Plaza è crollato e l’Istituto Xavier è esploso.

Ha visto l’Iron Corps annichilito, e le armature fuse per creare gli arieti che hanno raso al suolo la Casa Bianca. Ha ascoltato i resoconti di guerra ed ha tremato insieme a tutta la Volta quando la struttura esterna è stata cancellata dall’esistenza.

Sam Wilson, 46° Presidente degli Stati Uniti d’America, ripensa ai discorsi sul Sogno del suo migliore amico e per la prima volta si rallegra che sia morto nella Crisi.

-Jocasta è appena stata cancellata dalla memoria dei sistemi – lo informa, con tono incerto, Tony Stark – Tutte le difese sono ai piani superiori. Tutti quelli che hanno cercato di scappare sono stati catturati. Siamo…siamo rimasti solo noi, Sam…e non c’è niente che possiamo fare per fermare Destino.

-Deve essere rimasto qualcosa che non abbiamo ancora provato – riflette l’ex Falcon.

-Ho finito le idee, Sam. Non c’è più niente

-No. Possiamo ancora combattere. Ricorda Steve…c’è sempre un modo.

-Steve è morto, Sam. Sono tutti morti.

-Che non sia invano, allora.

Tony Stark non risponde, prendendo in mano il casco di Iron Man. Da quasi tre anni non indossa l’armatura. Rispetto alla tecnologia di cui dispone ora Destino, tanto varrebbe recuperare il suo vecchio smoking.

Ma se c’è una cosa che Tony Stark ha sempre saputo, in questi anni, è che sarebbe morto nella sua armatura.

-Un momento – riflette Falcon – Perché ci hanno girato intorno, dopo il sottolivello 47 ? Ci avrebbero già distrutto se fossero scesi direttamente…

-Destino vorrà gustarsi la vittoria fino in fondo.

-Destino non è stupido e lo sai anche tu. Se ha preso quella strada è perché non voleva scendere direttamente. Cosa c’è tra il sottolivello 47 e questo che può voler conservare ? Tutta l’apparecchiatura scientifica è obsoleta ed il centro di controllo non…

-Il generatore di emergenza per la cella di stasi di Warlock ! Ma ha in mano i nostri stessi dati dalla morte del Pensatore…perché dovrebbe…

-Abbiamo poco tempo, Tony. I generatori servono ad impedire che il cadavere di Warlock possa scappare, giusto ?

-Sono solo un sistema di emergenza nel caso la cella vada usata per qualcos’altro; il bozzolo non si è mai mosso…

-Ma Destino non farebbe niente del genere senza un motivo. Non vuole che Warlock esca dalla cella… quindi dobbiamo farlo scappare.

-Sam, Warlock è morto ! Posso disattivare la cella ma non…

-Fallo ! Destino è…

-Destino è qui – dichiara l’Imperatore di Latveria, levitando a terra tenendo un pezzo di metallo marrone tra le mani. Sulle sue dita scintillano i dieci anelli del Mandarino, interfacciati alla sua armatura.

-Assoldare il Fenomeno come guardia del corpo è stato uno stratagemma passabile, signor Presidente. Un vero peccato che uno di questi anelli fosse in grado di disintegrare il suo elmetto e un altro di spegnere la sua mente. Per quanto sia stato interessante, tuttavia, sono qui per un altro motivo… requisire l’ultimo super-umano terrestre ancora in vita.

-Stai lontano da Falcon, Destino – minaccia Iron Man – O disattiverò la gabbia di Adam Warlock.

-Mi minacci con un cadavere, Stark ? Fai come credi. Io ho ciò che stavo cercando – risponde Destino afferrando Sam Wilson per la gola, e sollevandolo da terra.

-Sam ! Lascialo andare, Victor, e veditela con me…

-Bah ! L’Imperatore della Terra non ha tempo per simili piccolezze. Fai fuoco se credi, Stark, i tuoi repulsori uccideranno soltanto il Presidente. E se lo ucciderai, io non potrò risalire all’origine della cosiddetta “Crisi” che ha ucciso tutti i superuomini.

-Perché dovrei crederti ?

-Perché non ho un motivo al mondo per mentire, Stark. Ora fatti da parte e lasciami salvare il mondo, od osserverai la mia ira.

I due uomini in armatura si studiano per qualche secondo, mentre il Presidente lotta con tutte le sue forze per liberarsi dalla stretta di Destino.

Tony Stark sfiora infinite volte il comando per azionare i raggi repulsori alla massima potenza, fissando Destino negli occhi.

Lo stallo dura per troppo tempo. Infine, l’ultimo uomo libero del pianeta lascia cadere le armi.

Nascondendo il sistema di allarme della gabbia di Adam Warlock prima di morire.

 

Giorno 2830

New York City, quindici milioni di abitanti, capitale della  Provincia Americana.

Un giovane uomo vestito di stracci ripulisce la superficie di adamantio per guadagnarsi quanto basta per non chiedere l’elemosina, dato che gli è stato negato il sussidio dell’Impero. E mendicare è un reato da pena capitale.

Per sua fortuna, da quella prospettiva non si capisce troppo cosa rappresenti la statua. Non gli piace ripensare a come la bella Statua della Libertà sia stata sostituita da questa orrenda immagine di Destino che regge il pianeta in una mano. Si limita a lucidarne i piedi.

Ai vecchi tempi, una cosa del genere sarebbe costata svariati miliardi di dollari. Ma il nuovo metodo di produzione ha ridotto il prezzo a circa trecento milioni di dollari latveriani. Certo i cittadini dell’Impero non si sono lamentati per il piccolo prezzo da pagare in cambio del 100% di istruzione, 0% di disoccupazione, totale assistenza sanitaria gratuita, la cura di 930 malattie, la confisca di tutte le armi non statali e la quasi scomparsa del crimine.

In pochi si sarebbero lamentati comunque. Lamentarsi dell’Impero è un reato da pena capitale.

Ma del resto, l’unica pena prevista dalla cortissima Costituzione Imperiale è la disintegrazione molecolare.

-Muoviti a pulire, schifoso – lo “incita” una delle guardie della statua – Lo sai che se la base non scintillerà entro un minuto non sarai pagato.

L’uomo non risponde, limitandosi a pulire. L’adamantio si sporca pochissimo; non ha dovuto pulire da sei mesi. E gli è proibito fare qualunque altro lavoro.

-Guarda che alla fine ispezionerò personalmente tutto. Se la statua non brilla lo sai che ti capita, vero ? – continua la guardia, sputando sulla statua.

L’uomo si avvicina per pulire con il suo straccio, ma la guardia appoggia lo stivale sulla parte sporcata.

-Ti rimangono trenta secondi, sovversivo. Oh, non voglio proprio vedere cosa succederà dopo…

-Attenti a cosa desideri eccetera – interviene un altro, appoggiandogli una mano sulla spalla.

La guardia si volta di scatto:

-Chi va là !? Non sono ammesse…

Il nuovo arrivato conficca un coltello da cucina nella gola della guardia, che cerca istintivamente di togliersela. Il nuovo arrivato stende la guardia con un pugno.

Il giovane sovversivo studia attentamente l’assassino: di corporatura robusta, sulla sessantina ma senza un solo capello bianco. E con il ghiaccio negli occhi.

Alle spalle del sovversivo c’è la voce di un altro, che non aveva visto arrivare.

-Era proprio necessario ?

-Oh, sì. Immagino tocchi a te fare le presentazioni.

Il terzo uomo ha una pelle metallica, di bronzo, nascosta malamente in ampie vesti di porpora.

-Ci siamo incontrati, molto tempo fa, ragazzo. Ricordi la mia voce ?

-AdamWarlock !? – si meraviglia il ragazzo, toccando il suo volto. E’ proprio metallo – Ma come…credevo…

-Dopo. Dubito che tu abbia mai incontrato la mia guardia del corpo. Frank Castle, Jeff Mace. Jeff Mace, Frank Castle.

-Il Punitore. Pensavo fossi morto.

-Capitan America. Pensavo fossi vivo.

-Si fa per dire. Destino mi ha graziato…non ero una minaccia per lui…ma i suoi luogotenenti non avevano digerito la rivolta che ho guidato dopo il crollo.

-A proposito, Adam, penso sia il caso di scappare al più presto. Noteranno la morte di quel cretino molto presto.

-Sì, sarebbe sconveniente. Capitano, sbaglio nel credere che tu conosca la posizione dello Scudo ?

-Se Destino non ha scoperto dove l’ho nascosto prima della cattura…sì.

-Spero vivamente che non l’abbia scoperto, Capitano. Perché lo Scudo è l’ultima speranza di questo mondo.

 

Giorno 2832

Pittsburgh, Pennsylvania. Le tre di notte.

La biblioteca della città è stata completamente ricostruita, ma niente è stato distrutto. Nel reparto di storia americana, Jeff Mace rimuove parte delle assi del pavimento e ne estrae una grossa scatola quadrata. Gli occhi gli brillano quando, aprendola, può nuovamente posare gli occhi sul metallo bianco, rosso e blu.

-La miglior tecnologia del pianeta e Destino non ha pensato di guardare qui ? – chiede, scettico, il Punitore.

-Evidentemente non lo stava cercando. Per fortuna sono riuscito ad adattarmi abbastanza da sfuggire a tutti i suoi sensori, e potrò nascondergli anche lo scudo finché sarà necessario.

-Adesso vuoi deciderti a spiegarmi a cosa ti serve, Adam ? E come sei tornato in vita ?

-Non è il momento, Capitano…devo recarmi immediatamente da Destino e mettere fine a tutto questo. Per sempre.

-Le risposte possono aspettare, se credi. Ma lo scudo non si muove senza di me, Adam.

-Tu e il Punitore non mi siete più necessari, Capitano. Vi ringrazio per l’aiuto ma…

-Ho giurato che mi sarei preso cura di quello scudo, Adam. Ho giurato nel nome del più grande eroe della storia americana che non avrei lasciato morire il Sogno.

I freddi occhi vuoti di Adam Warlock fissano quelli di Capitan America, ed il patto è stabilito.

-Come credi. Grazie di tutto, Frank Castle… circostanze insolite generano alleanze improbabili.

-Mi raccomando, Adam. Destino può aver ucciso tutti i criminali, ma ne è rimasto ancora uno da punire.

-Forse due, Frank. Forse due. Pronto, Capitano ? Prenda la mia mano.

Le due mani si stringono. Ci sono un lampo di luce ed una piccola scarica di elettricità.

Quando i due si separano, Jeff Mace si guarda intorno a bocca aperta. E’ abituato a vedere tecnologia avanzatissima, ma non a trovarsi sotto un’immensa cupola da cui si vede la Terra.

-Benvenuto nella Zona Blu della Luna, Capitan America.

 

Ad un microscopico cenno di Warlock, gli stracci di Jeff Mace si trasformano nel costume di Capitan America. Più incredulo al resto di ciò che sta vedendo, ci mette un po’ prima di chiedere spiegazioni.

-Aspetta…hai ancora i tuoi poteri ? Perché non li hai usati prima e ci hai risparmiato il viaggio !?

-Perché Destino mi avrebbe individuato. Ma i suoi sensori sulla Luna sono molto meno accurati. Ora sbrighiamoci… dovremmo avere abbastanza tempo prima che ci noti, ma preferisco non sottovalutarlo.

Mentre si incamminano, il Capitano inizia a riconoscere il posto da alcuni files dei Vendicatori che era sicuro di aver dimenticato.

-Conosco questo posto…era la base dell’Osservatore.

-Sì. Destino lo ha imprigionato e si è impossessato della sua tecnologia tre anni fa. Le sue scoperte sono state così rapide da darmi pochissimo tempo per ideare un piano. Per fortuna ho potuto usare i miei poteri al minimo, servendomi dell’aiuto del Punitore.

-Come fai ad essere ancora vivo, Adam ?

-Una volta liberato dai meccanismi di inibizione della Volta, il mio corpo si è evoluto nell’unica direzione possibile. Solo le forme di vita organiche muoiono, quindi mi sono evoluto in un essere artificiale. Ho lasciato il mio corpo genetico alla Volta, fuggendo come flusso di dati attraverso la vecchia rete governativa. Mi ci sono voluti quasi due anni per ricostruire un corpo evitando che Destino mi trovasse.

-Sei tornato in possesso di tutti i tuoi poteri ? Possiamo sconfiggere direttamente Destino ?

-Sconfiggere in uno scontro diretto un Dottor Destino con quattro miliardi di schiavi, il triplo di robot, la tecnologia aliena del Mandarino e le macchine dell’Osservatore ? Non essere ingenuo, Capitano. Possiamo solo sperare che lo Scudo sia sufficiente.

 

Gli ultimi due eroi della Terra avanzano in modo circospetto, avvicinandosi sempre di più al laboratorio principale di Destino.

Adam Warlock stringe lo Scudo con determinazione, guardato a vista da Capitan America. Il suo racconto è sospetto e forse non si dovrebbe fidare, ma c’è qualcosa nello sguardo vuoto di Adam che gli fa pensare che Steve Rogers avrebbe approvato questa missione, anche se non forse i metodi dell’uomo metallico.

-Questo è il laboratorio principale…Destino è qui. Lo sento. Qualunque cosa accada, Capitano…lo Scudo deve sopravvivere.

-Sempre.

-Andiamo, e non sottovalutarlo.

I due entrano nel laboratorio, scrutando ogni singolo angolo. La stanza è gigantesca, ricolma all’inverosimile di tecnologia inenarrabile.

Al centro di tutto, un piedistallo avvolto di energia cosmica che fa pulsare le vene della testa del Capitano.

Davanti al piedistallo, le mani incrociate dietro la schiena a tenere fermo il mantello, il Dottor Destino.

Qualunque cosa Adam si aspettasse…qualunque dei mille scenari previsti ritenesse probabile…non era questo. Non poteva immaginare una cosa simile.

Il laboratorio è senza difese. E i sistemi dell’armatura di Destino sono disattivati.

-Finalmente, Adam Warlock. Finalmente. Entrate…ed osservate la mia opera.

Si avvicinano con cautela, aspettandosi una trappola o un attacco alle spalle. Niente di tutto questo: Destino attendeva con ansia il loro arrivo, e non per distruggerli.

Non troppo lontano dal piedistallo, Capitan America riconosce la persona all’interno di un contenitore ovale. Era il suo migliore amico.

-Sam ! Destino, se gli hai fatto qualcosa…

-E’ solo in animazione sospesa, Capitano. Ne approfitto per rassicurarti sulla giusta punizione dei sicofanti che ti hanno riservato un trattamento inaccettabile nell’Impero di Destino.

-Allora avevo ragione…la mia teoria su cosa avesse causato tutto era esatta… - pensa Warlock ad alta voce.

-Non mi aspettavo niente di meno da te, Adam. Vogliamo spiegare al nostro giovane amico cosa ha di fronte ?

-E’ il tuo laboratorio….per ora. Fai pure gli onori di casa.

-Tu ovviamente non distingui l’energia cosmica dalla semplice luce, Capitano. Ma permettimi di riordinare l’energia in una forma facilmente riconoscibile…

I mille punti di luce e di oscurità che si rincorrevano si spostano, si ricompongono a creare una forma molto più che familiare.

Sul piedistallo, ora, c’è un solido di cristallo semitrasparente. Un cubo.

-Il Cubo Cosmico !!! Come…perché…cosa…

-Ne ho avuto il sospetto dall’inizio, ma non ne ho avuto indizi fino a quando non ho osservato il riverbero energetico del potere di Arishem. Era chiaro che c’erano opere di livello cosmico all’opera, per poter uccidere persino gli Eterni e i semidei. La prova inconfutabile era il fatto che l’unico a sopravvivere fosse stato Falcon… il cui potere di comunicare telepaticamente con l’aquila Redwing era un effetto del Cubo. Secondo le mie ricerche, è impossibile per un Cubo cancellare l’opera di un altro Cubo senza un chiaro ordine diretto.

-E’ stato il Cubo allora a…ma chi ha ordinato al Cubo di uccidere tutti i super-umani del pianeta ?

-Tragicamente, nessuno. Anche se, in un certo caso, possiamo dire che è stato Adolf Hitler stesso a farlo.

-Non capisco…

-Come saprai, il corpo e la mente di Hitler sono stati più volte duplicati per generare dei Seminatori d’Odio. Anni fa uno di essi si alleò con il Teschio Rosso per la creazione di un Cubo Cosmico, ma com’è comprensibile non si fidavano l’uno dell’altro. Il Seminatore cercò di imbrogliare il Teschio, e si ritrovò imprigionato all’interno del Cubo. Capitano… dovresti sapere, dai ricordi del tuo predecessore, cosa è successo dopo.

-Sì…i neo-nazi del Kubekult cercarono di risvegliarne il potere, ma Cap distrusse il Cubo con lo scudo dopo esservi stato imprigionato dentro per un po’.

-Esatto. Ma come è facilmente comprensibile, una simile energia non può mai essere del tutto dissipata. L’intervento di Capitan America aveva causato uno squilibrio di energie nel Cubo, facendo tornare la coscienza di Hitler al potere !

-Mio dio…Adolf Hitler con il potere del Cubo Cosmico…

-Per nostra fortuna, il Teschio Rosso era uno sporco doppiogiochista traditore ma molto scaltro. Aveva inserito un comando all’interno del Cubo: nel caso la coscienza al suo interno si fosse mai impossessata dell’intero potere, i suoi desideri sarebbero stati esauditi esattamente al contrario. Non dubito che avesse un sistema per aggirare questo, nel caso si fosse mai impossessato del potere.

-Cosa ha desiderato, allora ?

-Confuso e colmo di rabbia, Hitler ha portato avanti le sue idee malsane. Ha richiesto due cose: uccidere chiunque appartenesse a “razze inferiori” e tornare in vita. Il Cubo Cosmico nel suo stato infantile necessita di istruzioni estremamente precise, ed Hitler fece una richiesta praticamente insensata. Come risultato, il Cubo Cosmico uccise chiunque appartenesse alla cosa più vicina ad una “razza superiore” potesse capire…i super-umani. Dopodiché, invece di resuscitare Hitler, lo uccise. Ho concentrato qui tutte le energie che il Cubo aveva disperso…ma non posso far tornare indietro quelle che continuano ad uccidere i super-umani.

 

Il laboratorio piomba nel silenzio per quella che sembra un’eternità, prima che Capitan America si decida a chiedere:

-Se hai ricostruito il Cubo, possiamo usarlo per far sì che Hitler non ne usi mai il potere… o per far tornare…

-Non è possibile. Questo Cubo è irrimediabilmente rovinato. Non riconosce più ordini di nessun tipo. Ed ha causato una breccia nell’universo che rende ora impossibile la creazione di nuovi Cubi Cosmici. Speravo di poter usare le energie residue nel corpo di Falcon per inserire dei nuovi comandi nella matrice del Cubo, ma la firma energetica è troppo diversa…sembra che ogni Cubo sia più unico di quanto postulato dall’AIM.

-Quindi non c’è niente che possiamo fare !? – chiede Capitan America. Così vicini alla soluzione, eppure così disperati…

-La soluzione è al mio braccio – risponde Adam Warlock indicando lo Scudo – Questo scudo è stato usato per distruggere la forma originale del Cubo. So per esperienza personale che è possibile per un essere vivente entrare in sintonia fisica con il Cubo che comanda. Con i miei poteri di manipolazione della materia e dell’energia…con l’apparecchiatura dell’Osservatore a guidarmi…posso inserire lo Scudo all’interno del Cubo, bloccandone le emissioni.

-Anche ammettendo – riflette Destino – che la firma energetica rimasta sia sufficiente ad accedere ai “comandi” del Cubo, solo un essere vivente può usarlo. Per usare termini un tempo cari a Warlock, solo un qualcosa che possiede un’anima. Non un pezzo di metallo.

-Lo scudo non è un pezzo di metallo !!! – risponde con rabbia Capitan America, sbraitando in faccia all’Imperatore della Terra – E’ un simbolo…di un sogno ! In cui credevano milioni di persone prima che tu…

-Allontanati dalla persona di Destino, ragazzo. Solo i sogni di Destino hanno valore, ed i sogni di Destino sono la realtà ora.

-Considera, Destino – si intromette Warlock – che la firma energetica del Cubo è sensibile alle emozioni umane. Lo scudo è stato oggetto di fortissime emozioni, ed una minima traccia può essere stata intrappolata nella firma.

Il Dottor Destino e Capitan America si guardano con rabbia, per poi stringere i pugni e distogliere lo sguardo.

-Molto bene – conclude Victor Von Doom – Ti lascio provare, Adam Warlock. Capitano, assistilo…se la firma energetica è ancora sensibile ai desideri, la tua percezione del “sogno” può valere come un desiderio da esprimere.

-Non sovrintendi l’esperimento ? – chiede Adam – Riservi più sorprese di ogni altro senziente, Victor.

-Io sono Destino. E non devo spiegazioni a nessuno tranne che a Destino stesso.

Il monarca abbandona il laboratorio, ed i suoi passi riecheggiano nel vasto vuoto della stanza.

 

Giorno 2833

Il sole sorge un’altra volta sulle Ande, all’ombra del colossale Arishem. Il giudice supremo ha alzato il braccio, tenendo chiuse le dita del pugno tranne il pollice.

Sul dito rosso fuoco sono iscritte formule matematiche che descrivono l’universo. Se il giudizio sarà positivo, lo porteranno lontano dalla Terra.

Se sarà negativo, lo distruggeranno. E’ vicino ad una sentenza.

Alla sua ombra l’Imperatore della Terra…Victor Von Doom…assapora il giorno nuovo, per diverse ore, senza dire nulla.

Poi sospira, e preme un microscopico pulsante sul polso.

Alle sue spalle, sul terreno, si forma un quadrato luminoso. Si alza lentamente in aria, facendo riapparire un uomo. No, un dio.

-empo del Dottor Destino ! Ma…cosa…

Thor, il Dio del Tuono, si guarda intorno. Riconosce la landa desolata, il giudice rosso, ed il tiranno metallico.

-Destino !!! Un vile stratagemma degno del peggior Loki !!! Ma la tua empia sapienza non ti salverà dal mio…

-Questo è l’epicentro – lo interrompe Destino, con la voce meno certa del solito – Gli ordigni hanno colpito qui. La morte è iniziata qui.

-Una morte che hai causato tu…un attacco da codardi.

-Sì…”invero”.

Thor si ferma a guardarlo, anche se non allenta la presa sul martello mistico. C’è qualcosa di incredibilmente strano in tutto questo…

-Tu non sei Destino. Destino non ha mai avuto il coraggio di ammettere i suoi errori…

-Ho salvato il pianeta, Thor. La peste che uccideva i semidei è svanita. Questo mondo presto avrà nuovi protettori, forse più valenti dei primi.

-Di cosa ciarli, folle ?

-Potevo eliminare la piaga molto tempo fa, Thor. Molto, molto tempo fa. Sarebbe bastata la macchina del tempo. Miliardi di persone non sarebbero morte. Ma… una volta compreso cosa potevo fare…ho esitato. Potevo salvare il mondo, sì. Ma non lo avrei potuto conquistare. E conquistare il mondo è il modo migliore per salvarlo, no ? Perché niente e nessuno può gestire il mondo meglio di Victor Von Doom.

C’è un silenzio spettrale, nella landa desolata sotto il gigante. Destino abbassa il cappuccio verde ed inizia a scollegare i fermi della sua maschera. Thor lo osserva da dietro mentre si toglie il casco, e lo tiene saldamente nella mano destra.

Non più distorta dal metallo, la voce di Destino sembra più umana. Più mortale.

-Mi sono trovato davanti ad una scelta, Thor. Salvare il mondo senza prendermene il merito, come ho fatto qualche volta in passato, o conquistarlo e migliorarlo.

-Molti miei vecchi compari ritenevano che tu avessi il potenziale per essere il più grande eroe del pianeta, Von Doom. Ma la tua scelta fu diversa.

-Vorrei fosse stata anche più diversa, Thor. Per la prima volta in vita mia…ho sbagliato. E lo accetto.

-Questo non è da te, Destino. Mai avrei sognato di vedere il pentimento in te.

-Pentimento ? No. Ho migliorato il mondo. L’ho reso un paradiso in terra e un giorno…un giorno non lontano…lo capiranno e mi loderanno, come è giusto che sia.

-Sei folle, Destino. Un folle che ho giurato di uccidere per i suoi crimini. Per aver ucciso i mortali più leali che mai avessi avuto il grande onore di chiamare “amici”.

-Fai quello che devi, Thor

Destino si volta, senza maschera. Il suo volto, da sempre sfigurato all’inverosimile, è nuovamente sano.

-Ho soddisfatto i miei sogni più sfrenati. Ma non posso sopportare il peso di averlo fatto in modo disonorevole. Ho dato tutto al mondo senza volere niente in cambio, e l’ho trovato… insoddisfacente. Rifiuto di spegnermi in questa infamia, Thor. Riconosco il mio errore, pur non pentendomene. Riconosco di non essere perfetto. E Destino non può essere altro che la perfezione. Ci sono infiniti universi…infiniti destini. Non infangherò il nome dei Von Doom esistendo ulteriormente.

-Sei uno strano mortale, Victor Von Doom. Ma non aspettarti compassione dal Figlio di Odino.

-La rifiuto con tutto me stesso, Thor. Uccidimi, Vendicatore. E’ un ordine imperiale.

C’è un rumore di lampi, ed il tonfo di un casco di metallo. Le Ande si macchiano del sangue dell’unico Imperatore della Terra, ed il giudizio di Arishem non tarda.

La Terra vivrà.

 

EPILOGO

2835 giorni dopo la morte di tutti i super-esseri, la colossale Statua del Destino viene scaraventata in una dimensione parallela nel Giorno della Liberazione.

L’Impero Latveriano si sfalda, lasciando il posto ad una Confederazione Terrestre che darà inizio ad una pace che durerà per millenni.

Le due religioni principali diverranno il culto del Martello e quello dello Scudo, due simboli che saranno esportati in tutta la Galassia. Le uniche due religioni nate nello stesso pianeta che non solo non daranno mai origine ad una guerra santa, ma ne fermeranno un’infinità.

Gli imperi Skrull, Kree e Shi’ar saranno demilitarizzati diecimila anni dopo la Crisi, e la Terra sarà a capo di una federazione intergalattica che si propone di rendere l’universo un paradiso.

Due milioni di anni dopo la Crisi, Thor siederà sul Trono della Galassia di Asgard ed osserverà quel proposito diventare una realtà.

Il nome di Destino sarà stato dimenticato infiniti millenni prima, e nuove leggende saranno nate sull’origine del casco di metallo preservato nella sala del Trono.

E un giorno così lontano da essere inimmaginabile, Thor perdonerà Victor Von Doom.

Come il Dottor Destino, un’eternità fa, aveva previsto.

 

FINE

 

Note

La storia in cui la coscienza del Seminatore d’Odio è intrappolata in un Cubo Cosmico inerte risale a Super-Villain Team-Up #17, seguito inedito in Italia di una storia pubblicata su Fantastici Quattro Corno #244 (se non è il numero esatto, prendetevela con Carlo Monni).

Storia che è stata ripresa nella primissima saga del primo ciclo Capitan America ad opera di Mark Waid, continuata nella penultima saga del secondo ciclo.