CHAPTER 3

di sergio gambitt20

 

 

Un angelo.

Il reverendo Stephen Strange un tempo credeva agli angeli, ci credeva veramente. Come a tutto quello che si trovava nelle Sacre Scritture, del resto. Nelle sue fantasie ingenuamente adolescenziali aveva vaneggiato di incontrarne uno prima o poi. Lo vedeva fiero e nello stesso tempo umile, spettacolarmente grandioso ma circondato da un’aura di pace celeste. Nei suoi sogni più segreti diveniva anche la massima rappresentazione della bellezza, tutto quello che la sua vocazione non gli aveva mai permesso di cercare nelle altre persone e che la sua mente sublimava sotto forma di fantasie e polluzioni notturne. Ma mai, mai aveva pensato che potesse essere come la figura che adesso si trovava sospesa a mezz’aria davanti a lui: bella sì, ma terribile e spaventosa. Una bomba ad orologeria in un bianco corpo femminile circondato da scariche crepitanti di pura luce, il cui timer era appena stato innescato e stava per raggiungere lo zero.

Stephen Strange, sei stato giudicato inadatto al tuo ruolo di Guaritore. Preparati ad essere obliterato

Non c’è tempo per niente.

Immediatamente dopo aver parlato le onde di luce bianca si fanno più consistenti, quasi come formando dei piccoli pugnali tutt’attorno al suo corpo. Quindi rivolgono le punte all’unisono verso Stephen e decollano. Il reverendo si lancia di lato per schivare i primi due, ma sorprendentemente questi virano a mezz’aria e cominciano ad inseguirlo. Con il respiro affannato, Stephen prende a cercare febbrilmente qualcosa all’interno del suo impermeabile. Quando le dita afferrano quell’oggetto, Strange si concede un respiro di sollievo. Fatale. Non si accorge infatti di una piastrella sporgente e vi inciampa sopra. La mano, sospinta dalla forza d’inerzia della caduta, fuoriesce dall’impermeabile con forza. Alle sue dita sfugge un piccolo libro nero, alla cui sola vista l’angelo presentatosi come Dagger ha un sussulto. Poi, con un gesto della mano, l’angelo ferma i pugnali di luce e li ridireziona verso Stephen. Quindi schiocca le dita e questi partono nuovamente, diretti verso la loro preda inerme. Strange, invece di scappare, comincia a strisciare sul pavimento verso il libro nero, senza prestare la minima attenzione alle armi che lo stanno raggiungendo. Quando queste sono arrivate ad un paio di metri da lui, finalmente riesce ad afferrare l’oggetto. Voltandosi di scatto esclama:

“Oblio!”

Il libro si anima di vita propria e si apre di scatto su un paio di pagine completamente nere. Immediatamente dopo l’oscurità delle pagine si espande, giungendo a diventare un cerchio ribollente di tenebre, entro il quale i pugnali vengono assorbiti. Quindi il libro si richiude portando con sé le armi angeliche, e cade a terra fumante. Il tutto ha lasciato Stephen Strange esausto a respirare affannosamente mentre tiene d’occhio l’angelo in modo tale da prevenire qualsiasi altra mossa. Con gli occhi fissi su Dagger, Strange non si accorge che qualcosa si sta muovendo all’interno del pentacolo. Al contempo, Dagger ha abbozzato un sorriso:

il darkhold è un’arma di fattura eccellente, uomo, ma non è fatta per le mani dei mortali. L’energia che reclama in cambio è elevata e… richiede molti sacrifici

Mentre sta parlando, un pugnale di luce si alza silenzioso alle spalle di Strange.

abbandonalo prima che consumi la tua stessa anima

Il pugnale parte all’attacco. Nello stesso istante, la scritta DARKHOLD sul volume nero pulsa per un istante di rosso. Seguendo il proprio istinto, Stephen Strange si scansa sulla destra ed il pugnale, invece di colpirlo alla schiena, lo prende sull’avambraccio sinistro. Stephen non ha nemmeno il tempo di stupirsi del fatto che il Darkhold abbia agito da solo, perché la sensazione che riceve è intensissima. E’ come se un attimo prima tutte le terminazioni nervose dell’intero braccio lavorassero a pieno regime, mandando contemporaneamente ogni sensazione riescano a rilevare ai massimi livelli, ed il secondo dopo siano tutte… spente.

“Aaaaaaaaaaaagh!!” grida Stephen mentre si rotola sul terreno tentando senza successo di far riacquistare sensibilità al braccio. Dal canto suo, l’angelo Dagger sembra abbastanza contrariato.

questa sciarada è durata fin troppo. Preparati a giungere al cospetto divino

Attorno a lei compaiono almeno una ventina di pugnali dorati, e, a giudicare dal suo sguardo, l’angelo è pronto ad usarli tutti su Stephen, se non fosse che…

Cosa succede…?” sussurra una vocina dalle retrovie. Sia Stephen che Dagger si voltano in quella direzione. All’interno del pentacolo, Topaz si sta stropicciando gli occhi mentre si guarda intorno disorientata.

“Va tutto bene, piccola, non aver paura…” comincia a rassicurarla la ragazza bionda che ha detto di chiamarsi Jennifer e che non è più riuscita a muoversi nel momento in cui Stephen aveva completato l’incantesimo di imprigionamento della bambina all’interno del cerchio magico del pentacolo.

Non va bene…dice Topaz muovendo piccoli passi verso l’estremità del cerchio, arrivata alla quale sbatte come se ci fosse un muro invisibile “Non va bene” e guardandosi attorno vede prima Stephen, disteso per terra e dolorante, e poi Dagger, sospesa a mezz’aria e terribile come un dio indiano con tutti quei pugnali che le volteggiano attorno.

“Cosa succede?” e sbatte una volta i pugni chiusi sul muro invisibile.

“Topaz, sta tranquilla, ci sono io con te…” tenta di calmarla Jennifer.

“COSA SUCCEDE?!?!?!” e i suoi piccoli pugni cominciano a martellare le pareti invisibili della sua prigione. Sia Dagger, attraverso i suoi sensi angelici, sia Stephen, grazie all’Occhio mistico che porta sulla fronte, vedono distintamente cosa sta succedendo. Dapprima sono solo crepe su una superficie magica creata da forze virtualmente indissolubili, che piano piano si espandono fino a…

KKRASHH!!!!!

Stephen si getta a terra coprendosi il volto con il braccio ancora sano, mentre taglienti schegge fatte delle forze elementari che costituiscono il tessuto della realtà stessa lo assalgono. Rialzandosi, non riesce a capacitarsi di quanto è successo. Se già l’idea che qualcosa di fisso ed indistruttibile come la realtà possa essere disintegrato lo spaventa, ancora di più lo terrorizza il fatto che la responsabile sia stata una bambina di nove anni. Ed il terrore cresce quando si accorge che anche l’angelo ha eretto una barriera di luce per proteggersi, mentre nei suoi occhi puri e perfetti si legge, seppure in misura minore, lo stesso timore di Stephen. Ma dura solo un attimo. Subito dopo, un’espressione fiera torna negli occhi di Dagger e, senza addurre ulteriori spiegazioni, questa cala il braccio in direzione del reverendo. Le lame di luce che la circondavano volano nuovamente contro di lui, stavolta troppo debole per affrontare almeno il quadruplo di quelle precedenti. Restando fermo a guardarle arrivare, come un coniglio ipnotizzato dai fari dell’auto che lo sta per uccidere, Stephen aspetta l’oblio. Che per stavolta, non arriverà. Un’ombra infatti si frappone tra lui e le lame, assorbendole tutte nel proprio corpo.

“Ma che…?! Jennifer?!” esclama Stephen nel rendersi conto dell’identità della propria salvatrice. Questa non si gira nemmeno. Abbassa solo un po’ la testa e sibila.

“Prendi Topaz e portala il più lontano possibile da qui, io la terrò occupata” e, lanciando per un attimo un’occhiata dura su Stephen, aggiunge “Se le succede qualcosa, farò in modo che tu ti penta di essere nato ogni giorno della tua vita”

Stephen resta un paio di secondi a guardarla mentre volta la testa e si prepara a fronteggiare Dagger, poi annuisce e si alza in piedi. Come se fosse inseguito dal diavolo in persona, comincia a correre verso il Darkhold mentre sente tornare un minimo di sensibilità al braccio. Nonostante ciò, quando afferra il libro da terra sente la mano sinistra percorsa da una serie di crampi consecutivi. Mordendosi le labbra per il dolore, continua a correre verso Topaz, che afferra con il braccio destro. Quindi, si avvia velocemente verso l’uscita della chiesa.

non ti permetterò di fuggire, mortale !

Dagger fa per inseguire Stephen e Topaz, quando sulla sua traiettoria si pone Jennifer.

“Vuote parole per chi sa di non poterle mantenere”

sono un angelo di Dio!! Ti oblitererò per la tua insolenza!!

E senza preavviso da ogni dove spuntano mortali lame di luce che bersagliano senza pietà Jennifer. Questa non si muove nemmeno. Semplicemente, ognuna di esse la trapassa come se lei non esistesse. Dagger adesso è davvero stupita.

non… non è possibile!!

“Non crederesti mai a quante volte me lo sono sentito ripetere nelle ultime ore…”

 

Stanotte, l’Oscuro è a caccia.

Le volute del suo mantello si muovono quasi come se fossero dotate di vita propria nei sudici vicoli di New York, spandendo ombre cupe che proiettano sui muri immagini quasi animate fatte degli incubi che affliggono l’umanità. Barboni e passanti sono percorsi da un brivido freddo al solo percepirlo accanto, bambini si svegliano urlando nella notte terrorizzati dall’uomo nero che sono sicuri aver visto uscire dall’armadio o da sotto il letto. Ma alla creatura tutto ciò non importa. Ha fiutato l’essenza della sua preda, e niente potrà distoglierlo dal compito di catturarlo e portarlo al proprio padrone. I suoi occhi, rossi ed infuocati, brillano sulla sagoma scura del corpo, in cui nient’altro si distingue. Le tenebre di cui è composto si confondono con quelle cosmiche del suo mantello, ribollenti del tessuto stesso di cui sono fatti gli incubi e più scure di una notte senza stelle né Luna. Al suo interno, due esseri intrappolati aspettano impazientemente di uscire e soddisfare la propria sete di sangue, ma per ora l’entità che li ha richiamati dai freddi abissi infernali non sta nemmeno prestando loro attenzione.

Stanotte, il demone chiamato Cloak è a caccia, e niente lo fermerà prima che trovi la sua preda.

 

“Da questa parte.” dice il reverendo Stephen Strange mentre, con in braccio una bambina bionda che piange a dirotto, sta correndo per le strade di un Greenwich Village più tetro che mai.

“Non preoccuparti piccola,” le sussurra lui per rassicurarla “non ti succederà niente, sta tranquilla” ma le sue parole sembrano cadere nel vuoto della notte newyorchese. Quando ormai gli sembra di aver percorso una certa distanza, finalmente Stephen si ferma per calmare la bimba e concedere riposo alle sue gambe dolenti. Topaz ha smesso di piangere già da un po’, quindi mentre Strange rimane appoggiato al sudicio muro del vicolo l’unico rumore che risuona nell’aria è il suo respiro affannato, che a poco a poco va placandosi. Finalmente ha recuperato le forze, persino il braccio colpito dal pugnale di luce di Dagger è solamente percorso ogni tanto da qualche pizzicore; adesso può tornare a concentrarsi sul problema principale.

“Ascolta…” esordisce girandosi verso Topaz, che dopo aver smesso di piangere si è seduta stringendo con forza le gambe contro il petto e rinchiudendosi in un mutismo quasi esasperato “Ci sono delle cose che devo sapere, e spero tu possa chiarirmele.” la bambina non reagisce “Innanzitutto… chi o cosa sei?” Topaz non si muove nemmeno “Sì, ok, immagino sia una domanda stupida, ma sei almeno cosciente del tuo potere?” di nuovo, Topaz ignora la domanda “Non va, eh? Ascolta, ogni secondo che noi passiamo qui la tua amica Jennifer lo passa a combattere contro quell’ang… quella donna piena di luce. Più continui a non parlare più possibilità ci sono che tu non la riveda più.” ancora una volta, Topaz resta immobile. Strange sospira, poi poggia la nuca sul muro e porta lo sguardo verso il cielo nuvoloso e privo di stelle. A che serve tutto questo? pensa, in fondo è come ha detto l’angelo. E’ un gioco più grande di lui, e non ha assolutamente conoscenze ed esperienza in questo campo. Tanto valeva consegnarla subito e farla fini…

“Mi chiamo Topaz Reynolds, ho nove anni e vado alla scuola elementare di Greentown. Mia mamma è Kathryn Reynolds, fa l’infermiera a Greentown. Mi manca tanto. Per favore, fammi tornare a casa.” i suoi occhi sono lucidi, come se stesse di nuovo per scoppiare a piangere, ma al contempo risoluti per la consapevolezza di stare facendo proprio come la mamma le ha insegnato. Guardandoli Stephen non può che maledirsi per essersi infilato in questa storia. Ora non sa che fare. Certo, la soluzione più logica sarebbe riportarla dalla sua famiglia, ma non può permettere che anche loro rimangano coinvolti. Se succedesse qualcosa ad altre persone, il senso di colpa lo massacrerebbe. Ormai deve cercare di risolvere tutto da solo, ed è per questo che prendendo più coraggio possibile si avvicina a Topaz e:

“Appena sarà tutto finito tornerai a casa, ma devi aiutarmi. Lo capisci questo?”

La bambina lo fissa negli occhi, un po’ impaurita, poi dice:

“La mamma mi ha detto che ci sono tanti uomini cattivi nel mondo e che bisogna stare lontani da loro. Tu sei un uomo cattivo?”

“No, non lo sono.”

“E quella donna bianca? Lei è cattiva?”

No, è un angelo, non può esserlo, verrebbe da dire istintivamente a Stephen, ma tutto quel che riesce a rispondere è uno stentato:

“Io… non lo so.”

La bambina torna ad abbassare lo sguardo, mormorando.

“La mamma aveva ragione…”

“No, ascolta…” e Stephen le alza il mento delicatamente con indice e medio “E’ vero che nel mondo ci sono molte persone malvagie, ma è anche vero che esistono delle persone buone e di cui ti puoi fidare. Come tua mamma e…”

“…e come Jennifer?”

“Jennifer…” mormora Strange “Sì, come Jennifer. Potresti dirmi chi è?”

“E’ la mia fata madrina.” risponde Topaz risoluta.

“La tua fata madrina…” ripete Stephen.

“La mia fata madrina.” conferma Topaz “Anche Cenerentola ne aveva una…”

“Capisco… e come l’hai incontrata?”

“E’ venuta lei a trovarmi. Mi ha detto che la mia mamma e la mia sorella in realtà non sono veramente mia mamma e mia sorella. Ma io lo sapevo già.”

“E chi sono i tuoi genitori?”

“Questo non lo sapeva… Però ha detto che il mio papà era stato con la mamma prima di andarsene.”

“E allora co…” un rumore lo blocca. La mano destra di Stephen scatta dentro l’impermeabile ad afferrare il Darkhold, mentre lui si volta di scatto verso la direzione del suono. C’è un uomo, alto ed imponente, che sta avanzando. Indossa un sudicio impermeabile marrone e dei pantaloni altrettanto sporchi sopra i piedi nudi. Dalle maniche si vedono spuntare dei bracciali metallici che gli circondano i polsi, mentre sul petto sembra che sia incisa una grossa croce. I capelli sono di un rosso acceso, come le pupille degli occhi. Il grosso tridente che tiene in mano completa il tutto.

“FERMO!” urla Strange tirando fuori il Darkhold e puntandolo contro il nuovo arrivato. Questo, sebbene non sembri minimamente preoccupato alla vista del libro, incredibilmente, si ferma.

“Non è me che devi temere, Guaritore.” dice con una voce calda e profonda “Bensì la creatura di cui ti sei eletto protettore.”

“Cosa vuoi dire?!”

“Sto dicendo che il vero pericolo è quella bambina, non me.” ed indica Topaz.

“Tu… tu sai chi è?”

“Sì, Guaritore, lo so. E’ per questo che ti consiglio di porre subito fine alla sua vita.”

“Ma di cosa stai parlando?! E’ solo una bambina!!”

“Adesso la vedi come una bambina, ma permettile di prendere consapevolezza del proprio potere, ed il mondo conoscerà il flagello dell’Anticristo.”

 

“fatti da parte, o la tua anima brucerà all’inferno per l’eternità”

L’angelo Dagger è sospeso in aria nel centro della chiesa sconsacrata che Stephen Strange aveva eletto come proprio Sancta Sanctorum. Davanti a lei, una ragazza bionda vestita di un largo abito bianco dalle volute barocche e per niente preoccupata dalle parole dell’angelo.

“Sai, ci ho pensato su molto ultimamente…” dice con tranquillità “…e sono giunta alla conclusione che nemmeno credo di averla, un’anima…”

Dagger non risponde. Non per presunzione, o per indifferenza, ma per paura. In qualsiasi altra occasione avrebbe riso di una tale sfacciataggine… nulla di ciò che vive può essere sprovvisto di anima, è uno dei dogmi sui quali il suo Signore ha fondato l’universo. Eppure guardando la ragazza che ha davanti, scrutandole dentro come solo un messo del Signore può fare, non può fare a meno di valutare che le sue parole sono veritiere. Ecco perché semplicemente distoglie lo sguardo da lei e, portandolo verso il lucernario della Chiesa, alza un braccio e spalanca le ali luminose. Immediatamente dopo dal suo corpo in ascesa comincia a spandersi nell’ambiente un’intensissima luce, tanta e tale da riuscire a rendere cieco per sempre un essere umano. Ma Jennifer, non è propriamente un essere umano. Non si copre nemmeno gli occhi, solamente punta il braccio verso l’angelo che sta per uscire dal lucernario e…

“inammissibile!! Che razza di magia è la tua???!”

Se Dagger un momento prima stava bruciando la propria aura per completare il teletrasporto necessario a farle raggiungere Stephen Strange e la piccola Topaz, adesso è bloccata a mezz’aria, impossibilitata a spostarsi da un luogo all’altro in una maniera diversa da quella fisica. E Jennifer, sembra essere la responsabile di ciò.

“Non dirmi che ti aspettavi che tirassi fuori una bacchetta magica e recitassi delle stupide formulette…” la canzona la ragazza. Poi, diventando più seria “Ascoltami bene, ‘angelo’, il mio compito è salvaguardare Topaz da chi vorrebbe sfruttare il suo potere per i propri fini, e non percepisco in te dei buoni propositi. Quindi, se vorrai raggiungere la mia protetta, dovrai passare sul mio corpo.”

Dagger adesso è sinceramente sconvolta per una tale insolenza. Non solo la creatura che ha di fronte critica il suo operato, ma anche quello del suo Signore. E nessuno può permettersi di portargli un affronto simile. Il volto di Dagger torna all’espressione impassibile di quando è arrivata.

“Molto bene, donna. Volevo risparmiarti in nome della bontà del mio Signore, ma a quanto pare non mi lasci altra scelta. Che la lotta abbia inizio.”

I due sguardi si incrociano per un momento. Poi, entrambe, partono all’attacco.

 

“Sei pazzo”

Stephen Strange è in piedi, a fronteggiare l’uomo dai capelli rossi che gli ha appena rivelato che…

“La bambina è l’Anticristo, Guaritore, perché ti riesce così difficile da accettare?”

Strange guarda con la coda dell’occhio per un istante Topaz, che ha trovato rifugio da quell’uomo dietro le sue gambe. Poi torna a rivolgere a lui la sua attenzione.

“Sono in sua compagnia da poche ore e già un angelo mi ha rivelato che lei è la reincarnazione di Cristo. Spiegami perché dovrei credere alle tue parole, adesso.”

“Perché l’angelo mentiva, ed in cuor tuo anche tu ne sei consapevole.”

Sebbene la sua espressione non muti, Stephen non può non riconoscere di aver provato la sensazione che non tutta la verità gli era stata detta da Dagger. Ed è su questo che l’altro uomo si concentra:

“Io sarò completamente sincero con te. Mi chiamano Hellstorm, Daimon Hellstorm, e sono un demone. O meglio… lo ero. Facevo parte delle schiere di Lucifero durante la sua ribellione al Paradiso. Ero giovane allora, e mi lasciai ingannare facilmente dalle dolci parole della Stella del Mattino. Ma non ero pronto a subire la crudele punizione del Signore. Tentai davvero di abituarmi alla vita dell’Inferno, ma la Città Dorata mi mancava terribilmente. E allora… a modo mio… cercai il perdono” e scostando le pieghe del sudicio impermeabile che indossa mostra una gigantesca croce scavata a forza nella carne del suo petto. Stephen si lascia scappare un “Oh!” di sorpresa.

“Sì, Guaritore, fa male come sembra. Specie per un demone potente come me. Ogni giorno soffro per questo, ma mi serve a tenere lontane le mie inclinazioni demoniache. Inutile dire che, nonostante questo, non venni riammesso in Paradiso. La punizione di Dio era tanto terribile quanto assoluta. E allora capii. Non esisteva il Bene, come non esisteva il Male. C’era solo la lotta fra due modi di vedere la realtà diversi, in cui il concetto di giustizia contava poco. E continuai a vedere confermato ciò in tutti questi anni, passati come reietto sia del Paradiso che dell’Inferno. Ormai non appartenevo a nessuno dei due, ed ero cacciato come un animale da entrambi. E’ per sfuggire loro che ho fatto questo” e girandosi di tre quarti ed abbassando il colletto dell’impermeabile mostra la base del collo, in cui è inciso un pentacolo circondato da un cerchio “Loro non possono vedermi, ma io posso vedere loro. E quando ho percepito del movimento nei gironi infernali, non ho potuto fare a meno di interessarmi alla faccenda. L’intero Inferno è in agitazione, si è diffusa la notizia che l’Anticristo è giunto sulla Terra per porre giustizia ai metodi di Dio. Loro sanno che l’Anticristo è quella bambina, e la vogliono prima che il Paradiso riesca ad occuparsi di lei.”

“Una bella storia…” dice Strange nervoso “Peccato che tu non abbia prove a dimostrare che quel che dici sia la verità.”

“Io no” risponde Daimon “Ma tu possiedi l’Occhio. Con quello potrai confermare parte di quel che ho detto.”

“L’Occhio è uno strumento divino, se lo usassi su un demone non so cosa potrebbe accadergli.”

“La mia vita non è stata altro che un continuo dolore. Fai ciò che devi, Guaritore.”

Stephen annuisce. Quindi, in un’altra dimensione, un occhio luminoso si apre sulla sua fronte, emanando raggi dorati verso il demone dai capelli rossi. Quando si è aperto del tutto, un intenso flusso di luce lo copre interamente. Daimon comincia a ripiegarsi su sé stesso, mentre dalla sua pelle iniziano ad alzarsi spirali di fumo. Un polpaccio cede, seguito dall’altro. Daimon è in ginocchio adesso, il viso curvo verso il proprio addome e le mani a tapparsi le orecchie. Quando rialza la testa il suo volto è percorso da un’espressione disumana, mentre denti appuntiti lasciano uscire un agghiacciante urlo di terrore. Ed è allora che Stephen smette.

L’Occhio si chiude, la luce scompare, il vicolo torna alla normalità. Però adesso Stephen sa. Sa che si trova davanti uno dei luogotenenti di Lucifero prima della Caduta, ed uno dei regnanti più potenti dell’Inferno fino al momento in cui non aveva deciso di mollare tutto. Conosce il dolore e la frustrazione di essere stato rifiutato dal Paradiso. Prende consapevolezza di una vita da fuggiasco dall’universo, come prezzo da pagare per possedere delle idee proprie. E, più di tutto, sa che le sue azioni sono in buona fede.

“Hai… hai capito adesso, Guaritore?”

Stephen non riesce a distogliere lo sguardo dall’ex demone che ha di fronte, che, nonostante l’attacco appena subito, si rialza in piedi con stoica volontà.

“Io… Sì, ho capito”

“Sai allora cosa c’è da fare?”

“Sì… lo so.”

“Agisci allora, per il bene del tuo mondo.”

Stephen guarda lui, poi le proprie mani. Quindi la bambina impaurita che è ancora aggrappata alle proprie gambe. Infine torna a guardare Daimon.

“Io… non posso uccidere.”

Il demone rinnegato afferra il proprio tridente da terra. Quindi, rialzandosi in piedi, dice:

“Spostati allora, lo farò io.”

 

 

 

CONTINUA…

 

 

Note dell’autore: Inferno, Paradiso, e tutto ciò che vi sta in mezzo. Questo in poche parole potrebbe essere un degno sottotitolo alla maxiserie che state leggendo. Una delle cose belle di avere un nuovo universo da gestire, è che virtualmente nulla è stato detto e tutto potrebbe essere rivelato, anche le origini dello stesso. Se già era stato accennato nei primi due numeri, adesso il nome di Dio comincia a farsi sentire in maniera più rilevante, accompagnato da eventi biblici di grande importanza come la guerra angelica e la caduta di Lucifero. Tutto farebbe pensare ad una classica impostazione cristiana della creazione del mondo Extreme, ma restate sintonizzati: man mano che la storia andrà avanti si aggiungeranno nuovi elementi e nuovi punti di vista alla cosmologia Extreme. E non dimenticatevi che questo universo si basa pur sempre su quello Marvel, mi raccomando!

Come al solito, per commenti, suggerimento o insulti l’indirizzo è: gambittolo@hotmail.com

 

Nel prossimo numero: non vi dico niente. Aspettatevi di tutto.