PROLOGO: Tokyo, Giappone.

 

Fino a cinque minuti prima, Genji Odashu stava godendosi uno spettacolare panorama dalla finestra del ristorante. Il suo mondo si fermava alle raffinate solleticazioni del palato ed alla persona seduta di fronte a lei, il suo uomo, Kosei Ono.

La cena era stata il mantenimento di una promessa vecchia di mesi; lui era il Direttore della Sicurezza di una base militare, lei, pure militare, era invece una pilota e collaudatrice. I loro orari ed impegni rendevano il concetto di vita insieme, nonostante il recente matrimonio, qualcosa di utopistico, ed erano determinati a ricavare il meglio da ogni prezioso momento disponibile.

La cena era andata bene, fino a quel punto, ed entrambi volevano mantenersi sobri per quello che sarebbe venuto dopo…Tuttavia, un’ombra aleggiava sui loro pensieri: la preoccupazione più grave, per entrambi, era come risparmiare abbastanza per la famiglia che pianificavano di espandere con almeno due figli. I prezzi degli immobili, nella capitale del Giappone, erano i più alti del mondo, e un appartamento anche di soli 70 tatami[i] era qualcosa che richiedeva parecchio sforzo da parte di entrambi, nonostante i loro stipendi combinati…

A quel punto, i loro pensieri erano stati interrotti dalle sirene! Ogni singola anima nel ristorante si era gelata nel mezzo di un’azione -dal bere, al portarsi una posata alla bocca, nel mezzo di una frase- e tutti si erano voltati a guardare verso il finestrone, il sangue gelato nelle vene -quelli erano gli allarmi usati  per gli attacchi aerei…o quelli nucleari! Usarli in una delle città più densamente popolate al mondo era un invito al panico; non c’era possibilità che si trattasse di un errore…

Genji non era il tipo di donna da chiedersi, con gli occhioni sgranati, cosa stesse succedendo. Fece per attivare il suo cellulare da polso…quando fu lo stesso apparecchio, a squillare. Fu come un segnale, per gli altri clienti, che attivarono i loro apparecchi, preludio all’inevitabile intasamento dell’etere -non che fosse un problema per il canale speciale riservato ai superiori di Genji e Kosei… “Parla Odashu,” disse la donna dai capelli neri.

Lo schermo si accese, mostrando il volto di Gennosuke Uchuki in persona. “Capitano Odashu, lei ed il Capitano Ono dovete immediatamente rientrare alla base. Assetto di guerra. Tokyo è sotto attacco…”

In quel momento, il grande schermo televisivo pubblico, solitamente riservato ai maggiori eventi sportivi, si accese. Lo schermo al plasma mostrò un popolare mezzobusto visibilmente nervoso, intento a spostare gli occhi dalla velina fra le mani alla telecamera. Dietro di lui, una finestra mostrava in diretta la ragione di quella follia…

Genji sobbalzò: era un mostro, una gigantesca creatura di almeno 30 metri. Un’armatura rivestiva il suo corpo fatto, alle gambe, di viva roccia, mentre fuoco componeva il braccio destro ed acqua quello sinistro. La sua testa era…indefinita, come fatta di un gas trasparente in cui fluttuava il vuoto degli occhi e della bocca…

Le parole dello speaker sul mantenere la calma e prepararsi ad un’evacuazione ordinata di determinati quartieri sulla strada dell’essere, attraversarono la sua attenzione, completamente ignorate. Vedendo quell’abominio, la donna stava freneticamente pensando alla prima volta che, proprio in prossimità di Tokyo, lei ed i suoi amici avevano affrontato non uno, ma tre mostri, gli Elementali del Male –acqua, terra e fuoco…

Genji si alzò dal suo tavolo, seguita da Kosei, ed insieme scattarono verso l’uscita.

 

Purtroppo, giunti in strada, capirono che la loro corsa era morta ancora prima di iniziare: il traffico aveva formato un invalicabile serpentone di lamiere e motori! A meno di volare, non c’era nulla da fare!

Genji serrò i denti -maledizione, non poteva perdere tempo, doveva raggiungere il suo mezzo e fermare la creatura finché questa era ancora lontana!

Poi, la sua mano andò al collo, dove, un tempo, c’era stato il pendente a forma di ankh donatole dai Seguaci della Luce…Se lei non poteva fare niente, allora i suoi compagni avrebbero perlomeno potuto darle sode per lei, nel frattempo…

Genji..?”

Non si accorse della mano di Kosei sulla sua spalla. Improvvisamente, si sentì svuotata di ogni energia, ogni speranza.

Il medaglione non c’era più, come non c’erano più i Seguaci, o il Santuario…e così Combattler V, distrutto senza rimedio insieme a Danguard A e Raydeen

Il panico nella strada suonava come un incubo onnipresente, un incubo dal quale non ci si poteva svegliare.

Questa volta, era davvero la fine.

 

 

VALERIO presenta

SHOGUN WARRIORS

Episodio 3 – PRIMO SCONTRO! L’ALBA DEL DIO-DEMONE GUERRIERO!

 

 

Costume blu, con una grande ‘T’ bianca bordata di rosso che andava dal collo all’inguine. Il costume era disegnato e corazzato come un’armatura leggera. Il casco copriva interamente la testa, e gli occhi pure erano protetti da un’ampia visiera a specchio. Un simbolo a Z nero in campo rosso tondo spiccava sulla fronte del casco e sulla fibbia della cintura. Così bardato, l’uomo che tutti conoscevano solo come El Lobo, il Lupo, arrivò di corsa nella stanza. In mezzo al locale, stava una specie di lettino imbottito piazzato su un binario. Il binario, a sua volta, si infilava in un tunnel quasi verticale costeggiato da due file di neon.

Lobo si adagiò velocemente nel lettino. Subito una fascia metallica si chiuse sulla sua vita, mentre contemporaneamente si chiudevano le pareti trasparenti di un tubo intorno al lettino. Il lettino partì con un sibilo di guide bene oliate. Era la prima esperienza, in questo senso, per questo mutante, che credeva di averle viste tutte nella sua colorita carriera costellata di avventure al fianco dei suoi amici, i Thunderiders. Ciononostante, Lobo restò calmo mentre il ‘tubo’ lo portava

verso un minihangar. Alla fine del binario, proprio sotto di lui, stava una specie di velivolo. Era un esemplare rosso fiammante, simile ad una freccia, dal muso lungo, con ampie ali ognuna con un suo propulsore attaccato alla fusoliera.

Il tubo si fermò sopra la carlinga. La fascia metallica si aprì insieme al fondo del tubo. Lobo scivolò agilmente nella cabina. La calotta si chiuse con un sibilo. Gli scansori del velivolo riconobbero rapidamente il DNA, il tracciato cerebrale ed i valori biometrici del pilota. Le luci di bordo si accesero.

Lobo afferrò saldamente la cloche. “OK, Prof, bel viaggetto fin qua. Ora che faccio?”

 

Nella sala-comando della base di Santuaria, il Professor Tambura si aggiustò gli occhiali a montatura tonda, mentre osservava su uno dei tanti schermi i valori biometrici del suo guerriero. Annuì, soddisfatto: finora, tutto bene, l’uomo era lievemente eccitato, ma in perfetto controllo. Intenti ad una serie di consolle, anche gli altri scienziati, la Dott.ssa Sherna, il Prof. Charn, e il giovane Basque, approvavano.

Tambura si rivolse al monitor. “L’interfaccia mentale ti permette di pensare i comandi principali, Lobo. Tuttavia, ti raccomando di usare l’interfaccia vocale, mentre ti abitui ad interagire con le istruzioni trasmesse attraverso il casco. Un accorgimento: tieniti forte, la spinta generata dal Light Falcon è superiore a quanto pensi.”

 

“Ricevuto, Prof.” Parlare alle macchine era praticamente una Tradizione Americana. E a lui, soprattutto con la sua esperienza con i motori, venne più che naturale. Si tese. “OK, bellezza, vediamo cosa sai fare…Blast Off!

Il gruppo propulsore si accese, e il Pilder partì come spinto dal più potente calcio che Lobo avesse mai sentito!

“Porca %&$! Questo sì che è un puledro tosto, gente!” Il velivolo correva lungo una monorotaia ad una velocità folle. Lobo ebbe appena il tempo di familiarizzare la presa alla cloche, che vide la luce in fondo al tunnel! Pregò fugacemente di non esordire con uno splashdown

Il Light Falcon schizzò fuori dalla scogliera, sotto un cielo limpido. Lobo portò l’apparecchio in un’ampia parabola. Obbedendo alle istruzioni, all’apice della parabola, chiamò il suo robot, “Maziiinga Fuori!”

Un gorgo si formò nell’acqua. Da quel gorgo, partì la titanica figura grigio acciaio del Mazinwarrior –35 metri, spinto dai propulsori sotto la pianta dei piedi. Era un modello più sofisticato rispetto al Mazinkaiser dei Campioni dello Zilnawa. Mazinwarrior possedeva anche lui due piastre pettorali scarlatte, simili però a due ‘V’ tronche, con un gioiello scarlatto bordato d’oro al loro centro. Gli avambracci erano più robusti, con una sola lama dorsale ad uncino che correva fino ai polsi. Il cranio presentava due paia di corna gialle a ‘L’.

Lobo puntò l’apparecchio direttamente verso il cranio della macchina. “Agganciamento!” A quel comando, due retrorazzi rallentarono la discesa del velivolo. La guida automatica fece il resto, e l’aggancio avvenne senza problemi. Gli occhi di Mazinwarrior si accesero, mentre la cabina di guida si orientava in orizzontale. Altra istruzione, altro comando, “Scrander Dash!

Questa volta, un paio di gigantesche ali di drago scarlatte uscirono dalla schiena e si estesero in tutta la loro gloria dal jet-pack a tre razzi posto sulla schiena del super-robot..


Lobo ricevette le nuove istruzioni, e si preparò a dare tutto gas al Jet Scrander. Se quelle teste d’uovo l’avevano detta giusta, con quel propulsore poteva arrivare fino alla Luna. Arrivare a Tokyo sarebbe stata questione di un batter d’occhio…

Sotto il casco, Lobo sorrise. “Facciamogliela vedere, fratello! Via!”

 

Big Sur, California

 

Sullo schermo televisivo, gli aerei della difesa Giapponese erano efficaci come irritanti zanzare, contro la creatura. I loro missili non riuscivano a fare più che qualche macchia nera sull’armatura. E per quanto abili e determinati, le creazioni dell’uomo erano pur sempre alquanto fragili rispetto al loro avversario –il quale non si fece certo timore di ricordarlo loro, lanciando alternativamente getti di acqua ad una pressione tale da spezzare il metallo rovente dei velivoli, e fiamme al calor bianco che tagliarono come burro nei punti dove il carburante era stoccato.

E il mostro procedeva. Ora si trovava in prossimità dell’area urbana vera e propria.

E , come la sua amica e compagna Genji, Johnny Carson, ex pilota di Raydeen, poteva solo imprecare e maledire il fato. Seduta accanto a lui, Deena, sua collega sul set e moglie, lo guardava preoccupata: Johnny non aveva mai accettato di dovere smettere di essere un combattente, ed ora temeva che potesse compiere qualche sciocchezza…

 

Centro di Ricerche Oceanografiche Blue Noah, Madagascar

 

Il nero Ilongo Savage, per conto suo, la stava prendendo, per così dire, con filosofia. Il suo Danguard A non era più, lui non era un super-eroe, e poteva solo pregare al fianco della sua Judith.

 

Four Freedoms Plaza. New York City.

 

“Allora, Dott. Richards? Cosa avete scoperto, finora?” Sullo schermo, l’eroe noto come Silver Samurai stava in disparte dalla sterile battaglia fra l’invasore e Sole Ardente. Il mutante era riuscito a vaporizzare alcune piccole zone dell’armatura, ma nulla di più. Evitare i colpi della creatura richiedeva già un certo sforzo.

Il capo del quartetto più famoso del mondo osservava una cascata di dati intorno alle immagini del mostro. Con la sua abituale flemma, Mister Fantastic rispose, “Ci troviamo di fronte ad un connubio di magia e tecnologia. È una creatura molto più potente del Samurai Destroyer[ii]. Per fermarlo, abbiamo bisogno di mezzi magici. E senza l’ausilio del Dottor Strange,[iii]occorre tenere duro mentre contattiamo Alpha Flight per…Cosa?”

 

Lo stesso stupore che provarono Genji, Carson e Ilongo. Stupore misto a speranza, non osando contemplare la peggiore possibilità che l’aggressore avesse ricevuto i rinforzi…

 

Mazinwarrior era arrivato!

La mechabestia si fermò, osservando il robot…Poi, parlò! “Sei qui, Shogun! Come i tuoi predecessori, la tua debolezza sono i tuoi fragili simili…Combattimi, combatti contro Elementron, se ne hai il coraggio!”

 

Lobo fece atterrare il suo robot. Ad un tocco di pulsante, le ali frastagliate si ripiegarono su loro stesse dentro il gruppo propulsore. “Mi chiedi se ne ho il coraggio? Te lo faccio vedere io se ce l’ho, il…”

“Lobo!” Lo interruppe seccamente la voce di Sherna, alla quale seguì l’immagine sull’HUD. “Per prima cosa, allontanatevi dal centro abitato. Non puoi impegnare la potenza di Mazinwarrior qui!”

Err…” il pilota si grattò la testa. “In effetti…D’accordo, ma come…HEY!” la cabina tremò come nel mezzo di un terremoto.

 

Elementron aveva deciso di non aspettare la mossa del nemico, ed aveva concentrato getti di plasma, uniti a raffiche di missili dal petto, contro ‘Kaiser. Istintivamente, il robot si parò con le braccia…”UNGH!” quei colpi Lobo li sentiva, ma le istruzioni parlavano chiaro, del resto: l’interfaccia neurale trasmetteva sotto forma di stimoli nervosi i colpi inflitti al robot -una misura necessaria per permettere di non sottoporre la macchina ad uno sforzo eccessivo…

 

“Lobo, la superlega di Mazinwarrior può resistere a sollecitazioni ben più severe,” disse Tambura. “Non perdere altro tempo e contrattacca. Voialtri osservate: dovete imparare quanto più possibile sulle forze nemiche e come combatterle.” L’ultima frase fu pronunciata a beneficio degli altri Thunderiders presenti in sala, cioè:

Ø      James ‘Honcho’ McDonald.

Ø      Luke ‘Cowboy’ Merryweather.

Ø      Winthrop ‘R.U. Reddy’ Roan, Jr.

Ø      Leonard ‘Wrench’ Hebb.

Ø      Georgianna Sue ‘Wings’ Castleberry.

“Quello che dovremmo fare, è essere lì, a combattere insieme a lui!” disse Cowboy, serrando i pugni. “Perché diavolo non abbiamo il permesso di andare, Professore?”

“Abbiamo le nostre ragioni, Luke, e saremo lieti di spiegarvele al momento giusto. Una dovrebbe esservi evidente, ad ogni modo: vedete come il vostro compagno dipende ancora dalle istruzioni e dai procedimenti automatizzati?

“La tuta corazzata analizza gli impulsi del cervello legati al movimento del corpo, e li trasmette in forma digitale alla cloche ed ai pedali. Con un po’ di esperienza, il robot diventa estremamente manovrabile; ma per ora, se vi foste mossi tutti e sei, avremmo avuto sul campo solo tre macchine semi-incapaci di coordinarsi fra loro…Senza contare che portare vicino ad una città una simile potenza di fuoco avrebbe avuto risultati più devastanti dell’attacco di Elementron stesso.”

“Va bene,” disse Wings, “ma intanto Lobo è ancora lì da solo.”

Fu Basque a replicarle, “Tranquilla, Castleberry: ‘Warrior se la mangia a merenda, quella bestiaccia…” fu interrotto da un ringhio dal pavimento, e lui, abbassando lo sguardo, si trovò a fissare quello verde del lupo geneticamente modificato, antropomorfo, che era giunto alla base con i Thunderiders. “Senza offesa per i presenti, ovviamente.”

 

Dalla sua base segreta, il Dottor Demonicus non era affatto soddisfatto dalla piega che avevano preso gli eventi. “Persino quei buonisti a oltranza sono riusciti ad imparare a costruire dei modelli più resistenti…Maledizione! Non può fare di meglio, quel tuo trabiccolo, Lord Maur-Kon?”

Su un altro schermo, lo stregone alieno era intento ad una specie di grande icona che brillava su una parete. “Naturalmente che può, ter…signore,” si corresse al volo. “Ho istruito Elementron di tentare un attacco più…tradizionale, per testare le difese di questa nuova macchina. Non ha ancora espresso neppure una frazione del suo potenziale!”

 

Più che per inesperienza, Lobo stava perdendo secondi a scegliere l’arma adatta a togliersi quel balordo dai piedi. Ovviamente, farlo esplodere così vicino alle case era fuori discussione. E se fosse stata scelta un’arma sbagliata, troppo leggera, lo avrebbe solo fatto arrabbiare e buonanotte al secchio -ma come poteva un cristo concentrarsi decentemente in mezzo a quel casino di terremoti e ruggiti megalomani?!

“Vediamo…” disse finalmente, mentre ancora una volta la lista degli armamenti gli corse agli occhi. I dati numerici sulla potenza non gli dicevano niente, mica era un accidente di soldato o maniaco delle armi! Hmm, questa dovrebbe fare al caso nostro, ‘Kaiser. Coraggio, facciamogli vedere!”

 

“CYCLONE PUNCH!” A quel comando, Mazinwarrior si puntellò sulle gambe, mentre si chinava in avanti. Immediatamente, un mostruoso vortice partì dalle griglie del coprimascella!

Elementron fu sollevato da terra, da quelle manifestazioni,come un giocattolo! E mentre era ancora in volo, la sua armatura, così come le gambe rocciose, andarono in briciole…

 

Alla vista dell’esplosione, Lobo schioccò le dita. “SÌ! Questo ti insegnerà a non sottovalutare uno Shogun Warrior…Uh?”

Non si era trattato di un’esplosione. Era come se il corpo di Elementron avesse appena subito una…metamorfosi! La forma di energia si diresse verso terra; prima di toccare il suolo, la forma si divise in quattro forme, più piccole.

 

“Abbiamo sperato fino all’ultimo, che non si trattasse di un mostro di Maur-Kon,” disse Tambura, sospirando tristemente, “ma troppo spesso simili speranze si rivelano illusorie.”

Maur-Kon..?” Honcho corrugò la fronte. “Il vostro vecchio nemico? Non avevate detto che era stato arrestato o roba del genere?”

“Così credevamo,” rispose Charn, sbuffando dalla sua pipa. “È proprio vero, come dite voi terrestri: ‘Perseverare diabolicum est.”

“E non c’è possibilità di errore,” disse Sherna. “Solo Maur-Kon conosce le magie necessarie per forgiare un simile mostro guerriero.”

 

Uno?

Decisamente no. Lobo sapeva contare, ed ora di mostri ce n’erano quattro. Ognuno un po’ più piccolo del suo ‘genitore’, ognuno privo di armatura, ma ognuno composto interamente di un elemento!

Muovendosi ad una velocità insospettata, nonostante le apparenze goffe, i quattro mostri si mossero all’attacco! La creatura di acqua e quella di aria si combinarono a formare un potente vortice gigantesco! La combo vivente travolse Mazinwarrior, spingendolo a terra. Il robot si mise seduto, ma fu attaccato alle spalle dal fuoco ora sotto forma di eruzione di plasma!

Il metallo non fu intaccato, eppure Lobo urlò di dolore come se la sua schiena nuda fosse stata posta sopra i tizzoni ardenti!

 

“Non possiamo aspettare ancora!” urlò Reddy. “Professori! Diteci dove trovare i nostri robot, dobbiamo…”

 “Per l’ultima volta, Cavalieri, non discutete le nostre decisioni!” Aggiunse in un inconsueto scatto di nervi che zittì all’istante Honcho e Reddy. “Mazinwarrior da solo è più potente dei suoi predecessori messi insieme. Aspettate e vedrete.”

 

Sembrava esserci davvero poco, da vedere. Mentre Lobo si scuoteva dal dolore ora cessato, fuoco e terra si combinarono a loro volta. Il robot non fece neppure in tempo a mettersi in ginocchio, che fu travolto da un’ondata di lava rovente!

Il nuovo combo non assunse una forma precisa, non ne aveva bisogno per stritolare le giunture di ‘Kaiser.

Grazie a dio, una calotta blindata era scesa a coprire quella trasparente, o avrebbe fatto un bagno caldo davvero indesiderato! In compenso, sentiva le giunture delle braccia e delle gambe fargli un male assassino! Più di una volta, Lobo aveva desiderato di andare all’inferno, per avere ucciso un uomo[iv]…ma una cosa era certa: non avrebbe permesso a nessuno di decidere per lui!

 

“SUPERBARRIERA ZETA!” Il corpo di Mazinwarrior si accese di energia scarlatta! La lava vivente urlò il suo dolore, mentre la componente rocciosa veniva atomizzata. Rimase solo il fuoco, che da solo era insufficiente a fare danni al suo nemico.

Mazinwarrior si alzò in piedi. “TUTTO QUI? L’HYDRA FACEVA MEGLIO DI VOI PUGNETTE! E ORA, VEDIAMO SE QUESTO VI PIACE! CYCLONE PUNCH!”

Fuoco fu investito senza scampo dal tornado, e non poté fare altro che urlare, mentre veniva disperso…

Attingendo dall’atmosfera, Acqua ed Aria si trasformarono in un vortice di dimensioni eccezionali. ‘Kaiser fu attaccato alle spalle, avvolto e sbatacchiato come un gingillo.

 

“Bene così, Figli del Male!” ghignò Maur-Kon. “Portatelo in alto, sempre più in alto, e poi gettatelo al suolo ad una tale velocità da spezzarlo in due!”

 

Lobo avrebbe avuto ogni ragione del mondo per cedere, a quel punto. Non aveva avuto un attimo di requie, salvo un sonno da esaurimento totale dopo l’attacco degli uomini di Demonicus. E quella prova lo aveva logorato più di quanto avrebbe osato ammettere…Eppure, si sentiva ancora forte e lucido…”

“I tuoi amici stanno convogliando parte delle loro energie in te,” disse Tambura. “Non sprecare quest’occasione.”

Lobo annuì.

 

Intanto, il vortice aveva raggiunto l’apice della propria salita, e si diresse verso il suolo!

 

“Il momento è giunto, mostro maledetto. Prendi! ONDA DI FUOCO!”

 

Le piastre pettorali si accesero, e rilasciarono un torrente di energia termica di potenza inaudita! La porzione di vortice investita da quell’attacco ad ampio spettro divenne vapore all’istante. La sua forza rallentò quel tanto che bastava per permettere a Lobo di attivare le unità propulsive ai piedi,

e schizzare via attraverso la base del vortice. “ORA! SCRANDER, DASH!”

Le ali di Mazinwarrior si estesero, e la caduta divenne un volo controllato verso l’alto..

Dietro di lui, il vapore tornò a condensarsi in acqua. “Stupido! Non puoi sconfiggere questo elemento con il mero fuoco! Preparati a morire!” riacquistata la piena forza, il vortice si diresse come un missile contro il nemico.

“E chi vuole usare il fuoco, bello? LIGHTNING STORM!”

Una pioggia di fulmini scese da un cielo fattosi di colpo plumbeo. I fulmini furono convogliati dalle grandi corna, e da lì in una sfera crepitante fra le mani a coppa. Poi, Mazinwarrior levò le mani, e scagliò con forza la sfera di energia!

Intuito il pericolo, Acqua ed Aria, ancora combinati, fecero per separarsi…ma era troppo tardi! Investita dalla corrente concentrata, la parte acquea della combo fu scissa dall’elettrolisi nei suoi componenti gassosi! L’idrogeno dell’acqua esplose con una tale potenza, da creare un vuoto che tolse definitivamente la coerenza ad Aria.

 

Lobo ansimava, ma si sentiva il padrone del mondo! “Come ti avevo detto…non sottovalutare mai…uno Shogun Warrior.”

 

A Santuaria, un grido di gioia collettivo dai Thunderiders salutò la performance del loro compagno. Anche la creatura lupina ci mise di suo, con uno splendido ululato acuto!

“Speriamo che questo li faccia esitare abbastanza a lungo,” disse Sherna. I suoi pensieri erano gli stessi dei suoi colleghi: la battaglia avrebbe dovuto avere fine molto prima, ed anche il nemico sapeva imparare dai propri errori…

La nuova guerra era iniziata, e la posta, questa volta, era molto più alta delle loro sole vite!

 

Chiunque tu sia, guerriero, pensava Genji, sicura che i suoi amici stessero esprimendo un’uguale speranza, grazie! Prego che un giorno la strada del destino ci possa unire nella lotta come fratelli!

 

Ovviamente, il primo a pagare per i suoi errori fu Lord Maur-Kon. L’alieno stava a terra, in preda alle convulsioni generate dalle scariche bioelettriche generate dalle corna dell’elmo di Demonicus.

“Il tuo guaio, Maur-Kon,” sentenziò il folle scienziato, “è di essere troppo fissato con determinati schemi. Anch’io ho commesso errori, in passato, ma ho imparato a non ripeterli.

“Questi scontri ‘sperimentali’ attirano attenzione indesiderata dalla comunità dei super-esseri, ed è l’ultima cosa che voglio. Se vorrai elaborare un piano, farà meglio ad essere infallibile!” smise di tormentare il suo sottoposto, mentre questi restava a giacere, immobile, emettendo appena un gemito. Demonicus voltò quindi la sua attenzione allo schermo principale. Lei crede di avere un piano efficace, Dottor Smith?

Sullo schermo principale, apparve una figura umana in ombra, vestita di un camice bianco. La figura fece un inchino. “Certamente, Dottor Demonicus,” rispose con una voce dai toni sgradevoli, leggermente acuti. “Lasci fare a me. Annienterò questo nuovo robot e qualunque altro ci lanceranno contro come feci con i suoi predecessori.”



[i] Unità di misura immobiliare in Giappone

[ii] Il super-robot che distrusse gli originali Shogun Warriors su UOMO RAGNO Star #6

[iii] Che si è ritirato a vita privata in DIFENSORI #28

[iv] Nella serie TEAM AMERICA