IL PUNITORE

Annual 2003: Hell and back

 
 Storia: Pablo
 Supervisione: Fabio Volino
 Cover artist: Vincenzo Arena
 Colori copertina: Filippo Strozzi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

 Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

 

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Da qualche ora l' Inferno si è scatenato sulla Terra. Darklady è riuscita a recuperare le due parti della Cappa delle Ombre e le cinque parti del sigillo e, insieme a Grace Cross e al redivivo N'Astirh, ha aperto le porte degli inferi, facendo piombare sulla Terra demoni da ogni dove, svuotando i regni di Mefisto, Satannish e Belasco. Gli eroi stanno cercando di porre freno a questa situazione, ma la forza dei demoni è troppo grande e le sorti del nostro mondo paiono irrimediabilmente compromesse.


Base del Regno, tra i Cloisters di NY.
Padre Peter era seduto alla comoda sedia del suo studio. Aveva appena ricevuto una telefonata dal misterioso capo dell' organizzazione chiamata "Il Regno", del quale lui era il capo della cellula newyorkese.
- Sono molto scontento della sua gestione! - fu il primo commento, dopo i convenevoli di rito, della persona dall' altro capo del telefono.
In effetti le cose non erano andate molto bene. Erano riusciti a catturare Frank Castle e ad assoggettarlo alla Sfera della Giustizia, un misterioso artefatto in possesso dell' organizzazione, che aveva il potere di trasferire gli ideali del vigilante in altre persone pronte a dispensare giustizia in tutta la città. Ma le cose non erano andate benissimo: prima il Punitore si era risvegliato, poi avevano subito la rappresaglia di uno dei boss del crimine emergenti a New York dopo il crollo di Kingpin, e durante la battaglia qualcuno era riuscito a rubare la sfera sotto il loro naso. Poi, nel tentativo di rispondere all' aggressione, il loro bersaglio era sfuggito e il commando era stato massacrato, escluso Frank Castle. Sì, le cose non erano andate proprio bene.
- Ne sono consapevole, però... - cercò di difendersi timidamente padre Peter.
- Non esistono però, non ne voglio sentire! - lo interruppe il capo – La nostra organizzazione ha un solo scopo, dispensare la giustizia sul territorio americano, e non quello di trovare scuse!
- Capisco!
- Non abbastanza, evidentemente! - la voce si fece greve - Lei aveva ricevuto un dono fondamentale, qualcosa che le basi di Los Angeles e Miami le invidiano profondamente, lei non doveva farselo sottrarre! E' stato irresponsabile!
Padre Peter trattenne il respiro.
- Inoltre - continuò l' interlocutore - la situazione si sta aggravando in tutto il mondo! Forze oscure si stanno scatenando e solo grazie alle protezioni che hanno le nostre basi non ne siamo colpiti.
Il sacerdote mugolò.
- Le direttive, che credo lei abbia già ricevuto, sono chiare! Non intervenire, per nessun motivo al mondo! Non siamo attrezzati per andare in battaglia contro simili minacce, quindi meglio rimanere nelle retrovie.
- Va bene! - annuì padre O'Neill, inghiottendo l' amaro boccone del disappunto.
- Cerchi di non deludermi. - concluse freddamente il suo interlocutore, prima di chiudere la chiamata.
Padre Peter sferrò un pugno sulla scrivania, facendo saltare i fogli poggiati sopra. Poi si alzò e si diresse verso l' uscita dello studio.

Frank Castle era fuori a combattere i demoni, nonostante la direttiva giunta alla sede del Regno di non interferire. Questa era dettata da motivi pratici che lui comprendeva, vista l' estrema vulnerabilità a cui erano sottoposti gli uomini rispetto ai demoni, ma lui non sentiva questo pericolo. Era morto ed era stato resuscitato da un angelo, gli erano state date delle armi di grande potenza, che lui era capace di far apparire dal nulla, e quindi aveva il sentore di una maggiore invulnerabilità a questo tipo di minacce. Il suo modus operandi era semplice: uccidere tutti i demoni e successivamente tramortire, nell' ordine delle possibilità, gli uomini posseduti. Lavorò alacremente per qualche ora, finchè non sentì una presenza per niente sconosciuta ai suoi sensi.
- Ancora voi, i Troni - affermò.
- Frank Castle, è giunto il tempo che il debito che abbiamo nei tuoi confronti venga ripagato. affermò uno dei presunti angeli.
- Sapete, da uno dei nostri precedenti incontri non ho potuto fare a meno di pormi una domanda: dite di essere angeli, e allora perchè avete bisogno di uno come me?
- Non è solo il tuo o il nostro destino in gioco, Castle. E lo puoi ben capire da te: quando ti accennammo all' Inferno imminente, non intendevamo tirarti un macabro scherzo, era purtroppo la verità come puoi ben vedere.
- Ed io posso fare qualcosa in questa situazione? Troppi innocenti hanno già pagato con la vita.
- Stai facendo la cosa giusta, quella che hai sempre fatto: punire i colpevoli. Inoltre grazie a noi sei protetto dagli influssi malefici che questa invasione genera. Ma ora ti aspetta un altro compito. Ti senti pronto?
- Sono nato pronto-  disse il Punitore - Però il vostro comportamento non mi piace affatto: potreste fare molto e invece vi limitate a rimanere lì immobili. Questo non va a vostro merito!
Intanto, in disparte, un altro angelo si rivolse all' interlocutore del Punitore.
- Sai cosa lo attende, vero?
- Certamente, speriamo non impazzisca.
- E allora? - chiese impaziente Frank Castle.
- Vieni con noi! - rispose il suo interlocutore, prima che tutti svanissero in un lampo di luce.
Vedere l' inferno, il vero inferno dantesco, fu per Frank Castle un vero shock: lui aveva visto inferni umani, guerre, campi di prigionia trasformati in luoghi di morte e disperazione, ma il vero inferno, quello pieno di demoni, era per lui una cosa inedita.
- Cosa volete da me? - fu la prima cosa che riuscì a dire dopo qualche minuto di silenzio.
- Vedi la torre lì in fondo? - rispose uno dei Troni, indicando con la mano una torre grigia arrampicata su una montagnola.
Frank annuì.
- Devi recarti lì e portare via chi ci troverai dentro!
- Cosa troverò?
- Non possiamo dirtelo! Sappi solo che è il nostro premio, quello che ti abbiamo promesso!
Frank generò un' arma nella sua mano, avvicinandola al volto del suo angelico interlocutore.
- Sono stanco dei vostri giochetti! Uno di voi, un bastardo che ha lasciato morire la mia famiglia, mi ha negato la pace facendomi tornare in vita ed io dovrei continuare a sottostare ai vostri giochi? Datemi un buon motivo!
- Il premio...
Il Punitore avvicinò la canna dell' arma alla faccia dell' interlocutore, digrignando i denti.
- Voglio sapere di che si tratta, e prima di affrontare nugoli di demoni!
L' altro Trono reagì, facendo svanire l'arma dalla mano del giustiziere.
- Non sfidarci! Sai che possiamo toglierti ciò che ti è stato dato!
Frank li fissò con uno sguardo carico di stanchezza.
- Credimi, non aspetto altro...
I due Troni rimasero per un attimo in silenzio, poi quello che sembrava il capo riprese il controllo della situazione.
- Raggiungi quella torre, troverai mille motivi per vivere!
E senza aggiungere altro scaraventò Frank nel varco.

Sentì l' arida e bollente polvere dell' Inferno invadergli la bocca. Annaspò, poi si rialzò lentamente, osservando la scena attorno a lui. Per un attimo Frank Castle si chiese dove fosse, ma poi vedendo esseri con le ali di pipistrello che solcavano l' orizzonte, ricordò di essere giunto all' Inferno. Per un attimo perse la sua lucidità, e la sua sanità mentale s'incrinò, poi riprese il controllo dei propri pensieri.
- Siamo in ballo, - disse mentre alcune mitragliette gli apparivano tra le mani - e balliamo.
La strada per la torre indicatagli dai Troni non era impervia, ma non era nemmeno semplice e dritta. Non incontrò molti demoni, e si pose anche il quesito sul perchè l' Inferno fosse così vuoto, e l' unica risposta che riuscì a darsi era che i demoni che stavano invadendo il suo mondo in qualche modo venissero da qui.


I Troni stavano osservando dal loro rifugio come Frank Castle stesse affrontando quella situazione, del tutto inedita per lui.
- Maestro Odelan, siete sicuro che Frank Castle sopravvivrà a questa missione?
- Argotes, mio dubbioso allievo, il Punitore raggiungerà tutti gli scopi che si è prefissato nella sua vita tormentata. Ho consultato l' oracolo prima di procedere per questo assurdo piano che, vorrei ricordare, è stato caldeggiato da te.
Argotes abbassò il capo.
- Ne sono conscio, ma sono anche convinto che se gli avessimo affiancato uno spirito guida sarebbe stato meglio. Non possiamo permetterci errori di nessun tipo, non con la posta che c'è in gioco!
Odelan fece un gesto con la mano, come ad allontanare una mosca o un pensiero fastidioso.
- So benissimo cosa c'è in gioco, e non pensare nemmeno per un attimo che sottovaluti il problema, ma non abbiamo altre carte da giocarci sicure come Frank Castle, quindi cerchiamo di stare tranquilli e di pregare...
Argotes chinò silenziosamente il capo.


Frank Castle raggiunse abbastanza tranquillamente la base della torre indicatagli dai Troni. L' enorme portone era leggermente aperto. Con un leggero sforzò lo aprì di quel poco che bastava affinché potesse entrarci dentro. L' ambiente era buio e tetro, illuminato da poche torce. L' aria era fetida, come se la torre fosse stata chiusa per anni. Lentamente, con le armi spianate, salì l' unica scala presente nella torre, che portava nella stanza alta della stessa, forse l' unica stanza in tutto l' edificio. Nessun demone sembrò disturbare il suo avanzare, solo un sommesso piagnucolio sempre più forte gli faceva da guida nella risalita. Alla fine della scala giunse davanti ad una porta che conduceva al settore centrale della torre. Era una porta di metallo pesante, dotata di una grata all' altezza del volto, quasi come se fosse una prigione. Dal suo interno sentì chiaramente più pianti che si mescolavano tra loro. Si affacciò alla grata e intravide nell' oscurità, dal lato opposto della stanza, tre figure umane rannicchiate per terra e ammantate nella penombra.
- Ma chi...? - imprecò.
Dall' altra parte improvvisamente smisero di piangere. Frank non ci pensò due volte, puntò i mitra alla rudimentale serratura e sparò, squassandola. Afferrò una torcia dal muro e con un calcio ben dato spalanco la porta, entrando nella stanza con il mitra puntato sulle figure, mentre con la torcia cercava di illuminarle, per scoprire quale segreto celassero gli Angeli in questo inferno.
E quando capì la risposta, desiderò non essersi mai posto la domanda.

I Troni osservarono la scena col fiato sospeso.
- Ora vedremo se Frank Castle è in grado di sopravvivere a tutto questo! - esclamò Odelan.
- Deve farlo... non può fallire! - aggiunse Argotes.
Ed entrambi focalizzarono di nuovo la loro attenzione sulla scena che stava accadendo in quella remota torre dell' Inferno.

- N-non è possibile! - balbettò il Punitore, osservando le tre figure.
Una delle figure lo fissò altrettanto inebetita, mentre le altre due giacevano rannicchiate ai suoi fianchi.
- Frank... sei tu? Frank... - disse sommessamente la figura, con la sua voce femminile.
- Maria... non è possibile! - Frank Castle lentamente indietreggiò, quasi impaurito dalla presenza, ma nello stesso tempo affascinato.
Le due figure ai fianchi della donna alzarono gli occhi, puntandoli sul vigilante.
- Papà! - disse una di loro, seguita come un eco dall' altra.

L' apprensione sul volto dei due Troni era visibilissima. Tra pochi istanti avrebbero capito se l' uomo chiamato Frank Castle sarebbe sopravissuto allo shock che stava subendo, se la sua psiche era forte quando il suo desiderio di vendetta. Solo così sarebbe stato utile ai loro progetti.

Un senso di vertigine colpì in pieno Frank Castle, che barcollò lievemente all’ indietro, andandosi ad appoggiare alla parete alla sua destra.
- Caro... sei venuto a salvarci, vero?
Senza pensarci due volte il Punitore scosse il capo e puntò il mitra verso la donna.
- C-cosa stai facendo? - rispose lei spaventata, mentre cercava di proteggere i figli.
- V-voi siete m-morti! - rispose lui, mentre la mano tremava sul grilletto - E' un inganno!
La donna sgranò gli occhi, stupita e preoccupata.
- Noi non siamo morti! Siamo vivi, Frank! Non so cosa sia successo, so solo che quella volta, a Central Park, dei demoni ci catturarono e ci portarono qui... non so nemmeno dove ci troviamo!
Frank Castle si accasciò a terra, tenendo sempre il mitra puntato verso la donna.
- Perché?! - si chiese.
Le cose nella sua mente cominciarono ad avere una parvenza di logica, per quanto oscena e discutibile, c'era sempre una logica. Demoni ed Angeli, uno scontro millenario, la sua famiglia trascinata nel mezzo di questa lotta, la sua vita distrutta, solo perchè il suo teschio bianco potesse calpestare la Terra. Urlò di disperazione, pensando a quanta morte aveva sparso, mentre i responsabili tenevano prigionieri in un antro demoniaco la moglie e i figli. Abbassò l'arma, lasciandola cadere, poi alzò gli occhi pieni di lacrime verso la sua famiglia, e come se un ordine mentale fosse stato impartito i tre corsero ad abbracciarlo tra le lacrime e i singhiozzi.

- C'è l'ha fatta! - esclamò Argotes.
- Ora deve tornare indietro, riprendere il suo posto nel mondo...
- ...e portare a termine la sua ultima, grande, missione! – concluse Argotes, accompagnando la frase con un leggero sorriso.

Frank si rialzò prontamente, mentre due uzi apparivano sulle sue mani.
- Dobbiamo andare via da qui! - disse lapidario.
- Che posto è questo? - gli chiese la moglie.
- E' l' Inferno... - rimase ad osservare lo sguardo sorpreso della moglie - E' leggermente vuoto adesso, visto che si sono spostati sulla Terra, quindi il nostro viaggio dovrebbe risultare agevole e semplice, ma sarà bene non stare troppo tranquilli.
La moglie fissò il teschio bianco disegnato sul petto, sfiorandolo con un dito. Frank rabbrividì.
- Cosa è questa cosa, Frank? Cosa ti è successo?
Lui non rispose, incitando la moglie e i figli a scendere per le scale. Scesero lungo i ripidi gradini, fino ad arrivare alla base della torre.
- Ora statemi vicini e non preoccupatevi, ci penserò io alle eventuali minacce.
La frase era stata appena conclusa, quando un sordo ringhio provenne dall' ingresso. Il vigilante si girò e vide un grosso demone entrare dall' enorme portone. Era completamente rosso, il suo volto era grottesco e terribile, era pieno di corna che formavano una terrificante corona, il suo corpo era massiccio. Sorrise, mettendo alla luce dei denti lunghi e affilati come un coltello.
- Dove credete di andare? - disse con una voce cavernosa.
Il Punitore non ci pensò due volte: nelle sue mani apparvero due enormi mitragliette e cominciò a sparare senza sosta all' indirizzo dell' enorme demone, mentre la moglie e i figli si allontanarono urlando. I colpi delle armi di origine angelica attraversarono il demone, facendolo urlare di rabbia, ma senza riuscire a farlo indietreggiare. Con una poderosa manata il demone colpì Frank, facendolo finire contro un muro, ma lui prontamente si rialzò.
- Mi piacerebbe mandarti all' Inferno, - disse mentre scaricava su di lui le armi, impedendogli di raggiungere la sua famiglia - ma vedo che non avrai molta strada da fare!
Il demone si rivolse di nuovo verso il vigilante, che lestamente fece sparire i mitragliatori ed apparire un lanciarazzi.
- Ora vediamo come te la cavi con i grossi calibri... - e fece partire il razzo, che attraversò il capo del demone, che finì polverizzato, andandosi ad esplodere sul muro della torre. Le mura cominciarono a sgretolarsi, poi pian piano cominciarono a cadere i mattoni.
- PRESTO! - urlò Frank alla sua famiglia. Afferrò il figlio, mentre la moglie tirava con se la figlia, ed uscirono dalla torre, mentre questa si ripiegava su se stessa. I quattro rimasero li fermi ad osservare il terribile panorama che li circondava. La moglie e i figli di Frank Castle per la prima volta, dopo tanto tempo, si resero conto di dove erano prigionieri.
- Oh mio Dio! - esclamò la donna, stringendo a se la figlia, mentre Frank stringeva il ragazzo.
- Qui Dio non c'entra niente! - rispose lui con un tono di voce piatto, incamminandosi lungo il sentiero, seguito dalla sua famiglia.

La strada del ritorno fu abbastanza tranquilla, pochi demoni cercarono di infastidire la passeggiata della famiglia Castle, lasciando così la possibilità al capofamiglia di riflettere. Riflettere su quello che stava succedendo, sul ritrovamento, all' Inferno, della sua famiglia viva. Troppe cose erano successe negli ultimi mesi, era morto ed era stato resuscitato per mano del suo angelo custode, colpevole di averlo lasciato solo nel momento del bisogno; era poi stato catturato da padre Peter e dal Regno e usato per portare la giustizia nella città; infine erano tornati gli angeli, costringendolo a sopportare la loro presenza e promettendogli un grande premio. Eccolo il grande premio, ecco la sua famiglia viva e vegeta, catturata dai demoni e non uccisa dai criminali come lui ha sempre creduto. Le cose erano assurde, ma sembravano coincidere con gli eventi che lo hanno colpito subito dopo il suo ritorno in vita per mano di Gadriel, del suo scontro con Olivier. Non sapeva che pensare, temeva fosse un inganno dei Troni, o dei demoni, ammesso che ci fosse una reale differenza, ma non poteva lasciare nulla di intentato, per nessun motivo al mondo.

La famiglia Castle uscì dal portale visibilmente scossa. I Troni erano lì ad aspettarli.
- Siamo felici che tu sia tornato sano e salvo! - disse Argotes, ignorando le espressioni di stupore del resto della famiglia.
Frank senza pensarci due volte puntò contro di loro un mitra.
- Dov'è l' inganno? - chiese rude.
- Nessun inganno, abbiamo rimediato, seppur tardivamente, ad un torto da te subito per mano di Olivier. Ti chiediamo solo un' ultima contropartita.
Il Punitore li fissò sospettoso.
- Possiamo capire - incalzò Odelan - il tuo desiderio, ora che la famiglia è riunita, di tornare alla normalità, ma ti chiediamo di terminare una missione per noi!
Frank sorrise, consapevole che questa richiesta sarebbe arrivata alle sue orecchie.
- Quale sarebbe la missione?
- Uccidere Kenny McRoland e recuperare quello che è nostro!
- E cosa sarebbe vostro?
- Il corpo di un nostro fratello, di un angelo!
Frank rimase per qualche secondo in meditazione, poi fece la domanda decisiva.
- E cosa succede se mi rifiuto?
La risposta fu altrettanto decisiva.
- Come ti abbiamo ridato la vita, così te la possiamo togliere... finiresti tu all' Inferno, e senza la tua ricongiunta famiglia!


ORIGINI

by Fabio Volino

Charlie Snow osserva il foglio bianco virtuale, rappresentato dallo schermo del computer: dopo le buone critiche ricevute in seguito al suo reportage su Prowler, gliene è stato commissionato un altro, stavolta su un personaggio più ostico e spesso sfuggevole. Non che manchino le notizie su di lui, ci mancherebbe… solo che il parlarne non gli dà una gioia estrema. In ogni caso fa un bel respiro e inizia a scrivere:

“La vita del reduce di guerra, nonché ex marine, Frank Castle subì una drastica svolta durante un drammatico pomeriggio a Central Park. Desideroso solo di vivere in pace dopo gli orrori a cui aveva dovuto assistere, Castle portò la sua famiglia in un parco insolitamente deserto per fare un picnic. E qui avvenne l’ irreparabile: mentre giocavano con un aquilone, infatti, i suoi due figli divennero testimoni di un regolamento di conti mafioso e chiamarono i loro genitori per assistere alla vicenda. Ma i criminali si accorsero di ciò e, senza esitare, uccisero i poveri bambini e Maria, moglie di Frank, il quale invece miracolosamente non venne colpito. Esternamente, almeno.
Da quel giorno tutto cambiò per l’ ex marine: dopo un periodo passato a meditare in un convento, forte della sua esperienza militare si imbarcò in una sorta di ‘crociata’ volta ad estirpare totalmente la criminalità organizzata. Quella criminalità che aveva così barbaramente trucidato la sua famiglia. Si procurò un arsenale da far invidia a qualsiasi signore della guerra, adottò un costume con un teschio sul petto e divenne da quel giorno noto come il Punitore.
Le sue prime esperienze lo portarono a confrontarsi con l’ Uomo Ragno e con Capitan America, a volte pare come insolito alleato. Si scoprì anche che Castle possedeva una sorta di atipica morale, dal momento che la prima volta che si fece catturare fu perché si rifiutò di uccidere un poliziotto per poter fuggire. Dopo due brevi periodi di detenzione, riuscì ad evadere per riprendere la sua antica missione: molti da quel giorno le persone cadute sotto i suoi colpi, soprattutto nomi eccellenti della malavita. A volte sembra anche scomparire nel nulla, per riapparire come per magia quando tutti iniziano a tirare un sospiro di sollievo. Anche ora le sue attività paiono essersi limitate, anche se lo si è visto bazzicare nei dintorni di una Chiesa e nei pressi del grattacielo dell’ affarista Kenny McRonald, insieme, è questa la particolarità, ad una nutrita schiera di seguaci.
Ma è un altro il dubbio che attanaglia molti da svariato tempo: tutte le fonti possibili confermano che Castle è riuscito senza ombra di dubbio non solo a vendicarsi degli esecutori materiali della strage della sua famiglia, ma persino dei loro mandanti. Perché dunque continua ancora a perseguire la sua crociata? Forse che il bisogno di vendetta sia stato sostituito da una cieca follia? Speriamo di non dover mai scoprire la risposta a questa domanda”.

Snow rilegge l’ articolo: non ne rimane molto soddisfatto, ma nel parlare di un personaggio tetro come il Punitore non poteva fare di meglio. Salva dunque il tutto e ne stampa una copia, che lascia nell’ ufficio di Jonah, sperando che l’ indomani non inizi a latrare come suo solito. Poi esce dall’ ufficio, accendendosi un sigaro.

  

NOTE

 
 
Note: ed è giunta l'ora dello "stravolgemento epocale". La famiglia Castle è tornata in vita, e la cosa sono sicuro che sconvolgerà e contrarierà molti di voi, ma da quando Capitan America è stato scongelato dai ghiacci polari (prima resurrezione eccellente) il mondo dei fumetti e il rapporto con la Morte non è stato più lo stesso. Ora tocca alla famiglia del Punitore ricongiungersi, e questo potrebbe mettere in moto eventi imprevedibili, perchè ora c'è solo una cosa che divide Frank dalla pace: Kenny McRoland. Preparatevi a leggere storie fuori dall'ordinario, o quasi, già dal prossimo episodio. Ringrazio infine Fabio Volino per la breve storiellina d'appendice che ci riporta alle origini stesse del vigilante, una piccola e graziosa chicca narrativa che ben si ricongiunge all'episodio principale di questo annual.
 
 

ANTEPRIMA

 
 

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