SPECIAL

 

Per alcuni la cerca continua

di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

Esiste una cosa che si chiama “ipocrisia costruttiva”… evitare di dire tutto quello che si sa, per un bene superiore.

È importante dare alla società un’immagine sana, anche se questo significa omettere cose vere.

Marge Simpson

 

Luna. Base della Guardia.

I quattro guardiani non hanno ancora fatto in tempo a sparire[i] che sugli schermi compare il logo di chiamata da Titano.

Drax risponde. La simulazione di volto di I.S.A.A.C., il megacomputer che gestisce l’intera biosfera artificiale del satellite di Saturno, parla al colosso di giada.

- Mentore vuole conferire con te, non appena hai un momento. –

- Digli che arrivo. –

 

Titano. Sala della Porta.

Arthur Douglas, Drax il distruttore, attraversa la Porta e compare su Titano.

- Salve I.S.A.A.C., dov’è Mentore? Puoi anticiparmi qualcosa? –

- Mi spiace. Per evitare intercettazioni delle comunicazioni e intrusioni nel mio sistema centrale non sono stato informato di nulla. –

- Ma… se sono state prese queste precauzioni… -

- Possibile, immagino tu abbia fatto la mia stessa deduzione. Consentimi di dirti che è un piacere vederti di nuovo in forma. –

 

Titano. Stanze private di Mentore.

- Quindi dobbiamo operare il più possibile in segreto. Ci muoveremo separati. –

- Sei tu il veterano di questo tipo di scontri. Ti ho riportato in vita per questo e hai conseguito un gran numero di successi in questa battaglia. Mi atterrò al tuo piano. -

- Successi parziali, per lo più. –

- L’abbiamo fermato più volte. Sapevamo che non sarebbe stato facile liberarci di lui, non è facile con nessuno di noi. -

- Bene. Per ora vado. Ci sentiamo. Conosci il luogo del nostro contatto. –

- A presto. I.S.A.A.C. ti attende alla sala della Porta con il materiale che hai richiesto. –

- Si, sarà utile, se vogliamo avere un piccolo vantaggio. –

 

Cabaret di Mamma Alpha.

Arr-Lo fissa per un istante il suo interlocutore.

Alto, massiccio. Dalla sua figura irradia un che di potente, qualcosa di non meglio definibile. Vestito con un completo nero, un cappello nero calcato sui capelli bianchi, molto folti.

L’ombra copre quasi completamente il suo volto.

- Saremo al luogo dell’appuntamento. Ci vediamo li. –

- Non mi vedrete. La parola d’ordine è “angelo”, il vostro contatto risponderà “caduto”, voi risponderete “ma non dannato” lui risponderà “questione di punti di vista”. Arrivederci capitano. Alla fine di questa avventura, se tutto andrà bene, le racconterò un aneddoto interessante. –

L’uomo, o qualsiasi cosa sia, si alza, calcandosi ancor meglio il cappello ed esce.[ii]

 

Palazzo imperiale Shi’Ar.

Una sala in cui si trova un comunicatore. Come per tante altre sale simili, solo in tre ne conoscono lo scopo e possono accedervi. Uno di questi tre, al momento, è Gladiatore, in qualità di pretore dell’elite della Guardia Imperiale. La guardia del corpo personale di Lilandra, Majestrix dell’impero.

È per questo che, quando, inaspettatamente, sul comunicatore compare una richiesta di connessione, Gladiatore corre a rispondere.

- Buongiorno. Non mi aspettavo messaggi attraverso questo canale. Soprattutto non dopo che alcuni dei tuoi sudditi si sono scontrati con noi. –

- Non sono un re, sono poco più che un portavoce, per il mio popolo e non controllo le loro azioni con una polizia militare. So che per te è quasi inconcepibile. –

- La Majestrix riposa, dopo aver assolto ad impegni pressanti. Posso chiederti di aver pazienza? Ti richiamerà appena possibile. –

- Non c’è bisogno che mi richiami. Ho solo un’informazione che ritengo dobbiate conoscere. –

 

Spazio. Un mondo morto al margine estremo della Via Lattea.

L’atmosfera estremamente rarefatta è assolutamente tossica per il suo sistema, anche se non ha realmente bisogno di respirare per rimanere vivo, come del resto tutta la sua razza.

Il campo di forza del suo mezzo lo protegge comunque da quella che non è una condizione ideale.

Seduto ai comandi, le braccia appoggiate sui braccioli pieni di strumenti osserva, con una qualche ammirazione, il panorama morto davanti a se.

Le immense pianure, livellate dal vento quando ancora c’era abbastanza atmosfera da permettere venti impetuosi, dalle quali spuntano i mozziconi di quelle che un tempo erano torri sfavillanti, aspettano solo di venir bruciate da quello che un tempo era un luminoso disco giallo dorato nel cielo ed ora un immenso arco rosso che incombe, apparentemente, a pochi metri dal suolo.

Forse gli esseri che un tempo abitavano quelle torri sono da qualche parte nel cosmo, dopo aver trovato un mondo più accogliente della loro antica patria morente.

A lui non importa, non importa nulla di quel popolo e del suo destino.

Cerca altro, sta seguendo le tracce di qualcosa di alieno anche a questi luoghi. E queste tracce lo hanno condotto a questo mondo morto.

Sorvola colossali teste di statue abbattute fino a giungere ad un luogo che, per i suoi sensi cosmici, sembra irradiare una luce purissima.

Il suo mezzo reagisce al pensiero e sprigiona una forza irresistibile, i frammenti corrosi di antichi edifici si sollevano e restano immobili, fluttuando sulle macerie. Un antico tunnel, corroso dal tempo si spalanca sotto di lui. Troppo stretto per entrarvi, se non scendendo e proseguendo a piedi.

Fluttua fino al terreno e inizia a scendere nel baratro buio sotto di lui.

In cielo il colossale disco rosso incombe, mentre nell’oscurità egli procede come se si trovasse sotto il sole più luminoso.

Giunge finalmente davanti ad un pesante portone che abbatte senza sforzo. Dietro, al centro di una sala parzialmente crollata c’è un altare, sopra al quale è appoggiato un piccolo, insignificante rotolo.

Quattro figure mostruose, ai quattro angoli della stanza cercano di attaccarlo. Ma il tempo ha agito anche su di loro. Tre riescono solo ad accennare un movimento, la quarta crolla in briciole, lo sforzo di muoversi è più che sufficiente a farla collassare sotto il suo stesso peso.

Con un sorriso amaro, egli si dirige verso l’altare, allunga la sua mano verso l’oggetto, intatto, non toccato dal tempo infinito in cui è rimasto nascosto su quel mondo morente.

 

Piccola Nube di Magellano. Un luogo squallido su un mondo squallido.

- Angelo –

- Caduto –

- Ma non dannato –

- Questione di punti di vista –

La porta si apre di quel tanto che basta a far entrare i due nuovi arrivati.

All’interno un lungo tavolaccio rettangolare. Ad un capo un essere gigantesco, verde, apparentemente composto di materia vegetale.

La tavola è imbandita e di tanto in tanto qualcuno spizzica da questa o quella portata.

Tutt’attorno sono seduti alcuni kree rosa, Preti di Pama, con ogni probabilità. Un paio di rettili, che ricordano vagamente degli skrull, ma con gli occhi più spostati verso i lati della testa e le mascelle più pronunciate.

Arr-Lo si siede e stacca subito un coscio da un animale arrostito di piccole dimensioni e lo addenta.

Verr si siede su uno sgabello metallico e prende una manciata di oggetti sfaccettati da un vassoio, iniziando a sgranocchiarli. La sua pelle arancione manda piccoli riflessi sotto le luci basse.

La creatura vegetale inizia. - Bene, ci siamo tutti, possiamo iniziare. –

Il capitano ridacchia. – Sbaglio o la tua è una voce conosciuta, già l’altra volta avevo avuto quest’impressione. –

- Anche se fosse non dovresti accorgertene, non credi? –

- Si, forse hai ragione. –

- Bene, continuiamo. Sapete tutti con chi abbiamo a che fare. Crediamo che sia un passo davanti a noi nella ricerca dell’oggetto, o almeno così crede. Noi abbiamo il vantaggio di avere delle relazioni un po’ migliori in giro per lo spazio e quindi forse saremo in grado di recuperare informazioni in maniera più veloce e senza usare la forza. Il che ci risparmierà il fastidio di essere braccati per mezzo universo da flotte infuriate, fastidio che avrà il nostro avversario. Anche questo dovrebbe permetterci di recuperare un po’ dello svantaggio. –

Per contro, alcuni di noi sono conosciuti, oppure appartengono a gruppi o razze notoriamente ribelli in più di un impero. Dovremo quindi chiedere ai nostri alleati kree, in primo luogo, di garantirci solo supporto logistico e informazioni, ma della ricerca ci occuperemo io, KerM’Krl e Verr.

Anche insieme non dovremmo essere un gruppo capace di attirare troppo l’attenzione, se non nei mondi più primitivi. KerN’Ltr invece, aiuterà a preparare una base d’emergenza, sempre che ce ne sia la necessità. Abbiamo, inoltre la possibilità di usare un sistema di trasporto quasi immediato, almeno tra settore e settore e una delle reti di comunicazione più avanzate del cosmo intero. In caso di bisogno avrete notizie quasi immediate delle nostre condizioni. Credo che, se non ci sono perplessità ulteriori, possiamo darci una mossa. Il tempo non è dalla nostra parte. E vorremmo evitare un altro conflitto di questo tipo. Onestamente, oltre all’evidente pericolo, comincio ad averne le scatole piene. –

 

Via Lattea. Un mondo indipendente.

Non tutti i bar della galassia sono malfamati. Questa è una superstizione diffusa nei mondi più primitivi, ma i viaggiatori abituali sanno che in ogni pianeta, o quasi, esistono classi agiate che amano il lusso e lo sfarzo. In quei mondi, proprio per garantire questo lusso e questo sfarzo, ci sono molti luoghi malfamati. Per il resto esistono un numero altissimo di mondi in cui si pratica una distribuzione della ricchezza maggiormente egualitaria, in cui il progresso non si è limitato alla crescente miniaturizzazione delle componenti elettroniche e ha agito anche sulla società. Questi mondi non sono le capitali dei grandi imperi, anzi, a volte, sono pressoché indifferenti alla grande politica interstellare. Offrono però localini spartani e accoglienti in cui tutto ha un sapore un po’ più vero. Quasi fosse una sorta di magia.

In uno di questi localini, davanti a un tavolo con due coperti, un uomo dall’età indefinibile, con i capelli bianchi, abbigliato in una foggia vagamente titana aspetta il suo ospite.

Un individuo alto, apparentemente umano, capelli castani e due occhialini rossi, abbigliato come qualunque cittadino comune dell’impero Shi’Ar.

- Vrill Rokk, Gladiatore mi tratta coi guanti. –

- Da quello che mi ha detto non aveva alternative. Non cambierà molto in un confronto diretto. –

- Non se fossimo da soli. Ma non lo saremo. Comunque giochiamo sulla velocità, più che sulla forza, quindi mi auguro che un confronto diretto non sia necessario. Se non lo hai già fatto mangia qualcosa, ci attende un lungo viaggio. –

 

Selandiar. Uno degli agglomerati urbani principali.

Questo piccolo e, apparentemente, marginale mondo è noto in tutto il cosmo.

Le sue incerte sorti economiche, infatti, subirono una svolta definitiva quando venne scelto come sede fissa per tenere quel consiglio che dal pianeta ormai prende nome.

Questo è l’organismo politico più imponente, e probabilmente più importante, dell’intero gruppo locale. Rappresentati delle razze “civilizzate” di più galassie affollano, quando il consiglio è in seduta, i seggi della grande sala. Entità politiche comprendenti oltre 10mila razze che si riuniscono nel tentativo di comporre pacificamente le controversie.

Per poter svolgere più agevolmente questo compito, il pianeta è altresì conosciuto per la sua sconfinata biblioteca, nella quale parti significative, se non la totalità, delle opere di ognuna di queste culture vengono sistematicamente raccolte da legioni e legioni di ricercatori.

È su questo mondo che tre avventurieri arrivano per iniziare la loro ricerca.

Mentre camminano per le strade qualcuno, non troppo affaccendato, si volta a guardare questi individui, che a un primo sguardo sembrerebbero degli umani terrestri, vestiti in maniera stravagante.

Quello al centro è alto, con folti capelli neri. Indossa stivali marroni, jeans blu e una camicia nera, con puntali metallici al colletto, tenuto chiuso da una banda bianca che passa sotto le falde. Sopra una giacca nera. Con lui un uomo più piccolo, capelli rossicci, jeans e maglietta con un giacchetto di jeans dalle maniche strappate e occhiali da sole e una donna bionda, minuta, con canottiera arancio e pantaloni aderenti neri.

Questo, ovviamente, non è il loro vero aspetto.

I tre si dirigono con passo deciso verso uno dei sistemi di cubicoli informativi pubblici, dal quale si può accedere comodamente alla summa delle conoscenze contenute nelle colossali banche dati del pianeta. La ricerca ha inizio.

 

La galassia conosciuta dai terrestri solo come SagdEg[iii]. Un mondo un tempo fiorente.

Imponenti fortificazioni e campi di sterminio ormai vuoti. Questo il monumento alla follia del dominio totale.

All’intera cultura, autodistruttasi in questa maniera orrenda sono sopravvissute le perfette macchine belliche, i sistemi di sicurezza, i tavoli di tortura automatizzati.

L’intero complesso sistema automatico del pianeta si risveglia dal torpore dell’abbandono.

Il vuoto ed inutile lavorio del sistema di manutenzione automatico ha uno scopo, dopo millenni.

Una forma di vita, un nemico, quindi, visto che ogni forma di vita nativa è estinta da molto tempo, è appena apparso sulla sconfinata pianura desertica che un tempo, prima che le macchine procedessero al suo prosciugamento, per facilitare la ricerca di eventuali nemici, era il fondo dell’oceano principale di quel mondo.

Subito, in risposta ad ordini ormai persi in un tempo in cui l’umanità era ancora indecisa sull’annoso problema se scendere o meno dagli alberi, un sistema missilistico lascia partire alcuni ordigni di bassa potenza. Tanto per testare il nemico. Sei esplosioni da dieci megatoni l’una si succedono sul bersaglio.

Quando la polvere si posa, sulla superficie vetrificata dall’enorme calore dell’esplosione multipla, i sistemi ottici possono rilevare un individuo seduto sul suo veicolo personale, come un’enorme poltrona.

Vista l’inefficacia dell’attacco, le macchine di morte iniziano a scaricare potenze ben superiori sugli scudi difensivi dell’intruso.

Lui non sembra intenzionato, in un primo momento, a reagire all’attacco portato dai ciechi automatismi, in risposta alle disposizioni di creature morte millenni prima della sua nascita.

Ma, forse a causa dell’interferenza che le potenti onde elettromagnetiche, oppure i pesanti fasci di particelle radioattive prodotte dalle esplosioni provocano sul funzionamento dei suoi rilevatori, ad un certo punto scarica un colpo energetico contro la colossale fortezza. Essa si accartoccia, devastata dalla tremenda potenza dell’attacco.

Dopo pochi momenti, i sistemi satellitari si riposizionano ed iniziano a bombardare la superficie, cercando di distruggere l’intruso che osa, solo, opporre tale resistenza.

Evidentemente soddisfatto dai dati che i suoi strumenti, nei pochi istanti di tranquillità hanno registrato, l’intruso svanisce, per riapparire a svariate migliaia di chilometri di distanza. Approfitta dei pochi istanti che il sistema difensivo impiega per reagire per entrare in un piccolo complesso. Indifferente alle difese interne, ben di più di quanto non lo fosse alle potenti armi che lo avevano infastidito prima, avanza per i corridoi alla ricerca della sua preda. Le porte automatiche si aprono, non potendo resistere agli ordini che la sua poltrona impartisce ai loro meccanismi di chiusura.

Giunge finalmente in una sala spaziosa. La parete di fondo è finemente incisa in un alfabeto che era già vecchio quando i primi pesci cominciarono a gettare le prime occhiate fuori dall’acqua, iniziando ad accarezzare la criticabile tentazione di abitare sulla terraferma.

L’intruso osserva con interesse l’altare, o comunque il piedistallo, vuoto sotto le scritte. Mentre le macchine del suo seggio registrano le scritte lui rileva le poche tracce rimaste, antiche già quanto il folle piano di dominio del mondo iniziò a formarsi nella mente di un giovane re macedone.

Poi lascia cadere qualcosa e svanisce.

Solo i sistemi elettronici assistono all’esplosione. Continuano per un po’ a rilevare dati, poi sprofondano di nuovo nell’eterna e mortale attesa, mentre piccoli manutentori iniziano il processo di riparazione dei danni.

Ma quando i robot fortemente specializzati entrano nella zona distrutta dall’ultima esplosione cadono in polvere. Ciò non li distoglie dal loro cieco compito.

 

Piccola Nube di Magellano. Un mondo.

Mentore e Vrill Rokk. Il capo, per quello che questa parola ancora significa per quel popolo, di Titano e Smasher dell’elite della Guardia Imperiale Shi’Ar.

Anche in un mondo come questo, la cui indipendenza è assicurata solo dal comune interesse delle grandi potenze imperiali ad avere dei luoghi di svago, in cui uomini ricchi e potenti possano incontrarsi in territorio neutrale per combinare in tranquillità i loro affari, è strano trovare insieme due creature così diverse.

- Quello che abbiamo scoperto in questi giorni, su questo mondo, è peggiore di ogni nostra immaginazione. Chi può cercare un oggetto del genere? Non è neppure un’arma, è mostruoso. –

Mentore alza gli occhi dal piccolo computer portatile poggiato sul tavolo, tra i bicchieri di birra korbinita e le ciotole degli stuzzichini, decine e decine di sapori da ogni parte del cosmo.

- Peggiore di ogni nostra immaginazione? Non lo conosci, vero? Non ti sei mai scontrato con lui. Ne hai al massimo letto qualcosa su qualche arido e polveroso rapporto. Non c’è altra spiegazione.

Questo è esattamente ciò che mi aspettavo. Chissà quanti oggetti di questo tipo esistono nel cosmo e lui li cercherà tutti, se non lo fermiamo. Speriamo solo che i nostri alleati abbiano trovato abbastanza dati. Sto ricevendo ora i loro rapporti. Se incrociando questi dati recuperiamo il nostro svantaggio possiamo ancora impedire il suo piano, altrimenti parteciperai ad una delle battaglie più epiche della storia. Alcune delle quali combattute contro di lui. Già un ex capitano kree e un esperimento genetico terrestre l’hanno fermato, chissà che questa volta non tocchi a un membro dell’elite della Guardia Imperiale. Ma non scoraggiamoci, rimettiamoci al lavoro. I dati sono arrivati, incrociamoli. -

 

Galassia Triangolo. Un mondo come tanti altri.

Il piccolo gruppo si teleporta sulla superficie del pianeta.

Un adolescente con gli occhiali, in t-shirt e jeans assieme a una donna dai capelli corti, bianchi, tranne per una ciocca nera e un individuo alto, avvolto in un mantello a losanghe, col volto coperto da una maschera a mezza faccia, con due orecchie appuntite, a mo di abbellimento.

La donna indossa un supporto vitale.

Il mondo è qualcosa di sconvolgente. Mari inquinati ricoprono buona parte della superficie, la temperatura, di molti gradi superiore a quanto sopporterebbe la vita terrestre non è ancora in grado di uccidere ogni forma di vita locale, ma l’effetto serra è oramai irreversibile, quindi è solo questione di tempo. Sempre che qualcosa sia sopravvissuto all’inquinamento delle acque, dell’aria e della terra ed alla fluttuazione dell’asse dovuta al rapido scioglimento delle calotte polari.

Una massa così grande da modificare rapidamente, per il semplice fatto di essersi mossa, il ciclo della precessione degli equinozi. Un processo che durava migliaia di anni improvvisamente si svolge in pochi mesi, poco più di una rivoluzione del pianeta.

Cosa può sopravvivere a una cosa del genere?

Eppure qualcosa, tra le rovine delle città è rimasto integro.

La creatura con la cappa che ricorda ali membranose rafforza lo schermo protettivo che mantiene attorno ai tre e il piccolo gruppo si abbassa verso la superficie.

 

Galassia conosciuta dai terrestri semplicemente come M32 (Oppure NGC 221) . Un mondo, dove sennò?

Arriva. Improvvisamente, quanto improvviso può essere il tipo di teletrasporto che usa per viaggiare. Il pianeta è del tipo giusto, con i colossali crateri provocati dalle esplosioni dell’ultima guerra (crateri così colossali da essere spesso visibili dall’orbita) e con l’altissimo tasso di radioattività che è rimasta.

Forse è per questo, oltre che per il potere combinato di tre menti prodigiose impegnate nell’unico scopo di non farsi percepire da lui, che non si accorge immediatamente di essere atteso.

- Salve, padre. Dovevo aspettarmi una trappola, non avevi ancora cercato di fermarmi. –

Davanti a lui un piccolo gruppo di avversari, degli illusi, chiunque essi siano.

Mentore, suo padre. Un umanoide con un costume bianco e blu, con un simbolo rosso sul petto e occhiali, sempre rossi, sul volto, parzialmente coperto da un pesante esoscheletro, in aggiunta.

- Smasher, della Guardia Shi’Ar, che un essere della tua potenza si senta in dovere di indossare un’armatura potenziante è un complimento, immagino, per uno come me. Non ti servirà comunque. -

Inoltre quattro sconosciuti. Un umanoide alto, di costituzione sottile, albino, con una gigantesca spada nera al fianco. Qualcuno vestito di nero, o di grigio scuro, avvolto in un pesante mantello, con un cappello a falde molto larghe e un bastone da viaggiatore in mano. Un essere nero, chitinoso, a tratti apparentemente simile a fasci di cavi, con una bocca zannuta e sbavante. Un umano avvolto in una calzamaglia nera, con mantello rosso e una spada fiammeggiante nella mano.

- Ecco, qualcosa che riesce a sorprendermi, dei proiettori occultanti in grado di ingannare anche i miei sensi. Non del tutto però. Potete rivelarvi, so che non siete quello che sembrate. –

Con uno sfarfallio Drax, due eterni skrull e la Kronan riassumono il loro aspetto.

- Un gruppo interessante, ma non sufficiente a sconfiggermi, chiunque siano i rettili. Consegnatemi l’oggetto che sto cercando, se l’avete voi e forse, dico forse, vi lascerò vivere, per ora. -

- Mi chiedo come sei potuto diventare così, figliolo. Lasciaci distruggere l’oggetto ed andiamocene in pace. Hai visto anche tu i mondi che lo hanno posseduto, esso porta solo distruzione. –

- Porta la morte, padre, la morte. E qualunque cosa possa lei pensare di me, io le sarò sempre devoto.

Quanto al modo in cui sono divenuto così, visto che possiamo certamente escludere una tara genetica, forse la società che hai tanto amorevolmente costruito non è così perfetta come vuoi far credere. Né così pacifica, visto che produce creature come me. Forse è solo il frutto della mia ricerca del sapere. Ma cosa importa, datemi ciò che cerco, o morirete. –

Drax estrae un oggetto dalla cintura e lo smonta in sei componenti, distribuendone una ciascuno.

- Prendicelo, ma attento, potrebbe finire distrutto nello scontro. –

- Correrò il rischio. –

Thanos scaglia un potentissimo fascio d’energia contro uno degli skrull, questo si infrange contro lo schermo psichico di KerN’Ltr, ciò non gli impedisce di essere scagliato contro la parete del colossale cratere in cui si trovano, a una decina di chilometri dal luogo della battaglia.

Drax si avventa su Thanos, scaricandogli tutto il suo potere sullo scudo di forza, riesce a farlo cadere solo per pochi secondi, abbastanza, comunque, perché Smasher faccia partire i pugni della sua armatura. Thanos distrugge al volo il primo, ma il secondo gli afferra la testa. Si vede solo una minuscola scarica elettrica, ma il perturbatore psichico insegue la coscienza del titano per tutte le circonvoluzioni del cervello, allo scopo di spegnerla. Purtroppo il tentativo va a vuoto e la macchina viene distrutta.

La momentanea distrazione, però, permette a Verr di farsi abbastanza vicina da colpirlo e con una serie di pugni riesce a far arretrare Thanos. Non molto, ma due o tre passi, prima di essere colpita con forza e scagliata a decine di metri.

KerM’Krl colpisce il titano con tutta la sua potenza psichica, scagliandolo a terra. Dalla posizione scomoda, Thanos riesce comunque a colpire lo skrull con una scarica d’energia, ma non riesce a rialzarsi che Smasher gli è subito addosso, dopo essersi liberato del congegno di lancio del perturbatore psichico. Lo tempesta di colpi potentissimi sbilancia il titano che però reagisce immediatamente, colpendo a sua volta con forza il guardiano. Smasher incassa i colpi e reagisce, ma dopo poco crolla a terra svenuto. Prima che Thanos possa fare altro Drax gli è addosso e lo tempesta di pugni. Lo scudo di protezione collassa sotto l’attacco di potenza sempre crescente, il titano è sbilanciato, non ha il tempo di reagire. Intanto gli skrull si rialzano ed iniziano ad attaccare psichicamente il loro avversario. Thanos colpisce Drax, riuscendo a farlo cadere. Balza immediatamente addosso agli eterni, prendendo in pieno volto i loro potenti pugni. Li scaglia via, comunque, con due scariche energetiche ben piazzate.

Si gira verso la sua poltrona, deciso ad una ritirata strategica. Vede il padre accanto al suo mezzo. Mentore sta perturbando gli scudi, che sono sul punto di collassare. Thanos cerca di raggiungerlo, ma viene colpito più volte dai disintegratori che Verr impugna in entrambe le mani. Basta un po’ di concentrazione per renderli inutilizzabili. Esplodono appena dopo essere stati mollati. Ma il tempo basta ad uno Smasher fiaccato per placcarlo. Thanos non lo degna di alcuna considerazione e continua ad avanzare incurante del peso.

Il guardiano molla la presa mentre Drax attacca nuovamente il titano, che lo colpisce con una scarica energetica di smodata potenza, Drax viene scagliato via e fatica a invertire la traiettoria in volo.

Thanos giunge a pochi metri dal padre, togliendo finalmente il suo mezzo dalla traiettoria. Alza la mano. – Muori. – Sussurra.

Ma viene afferrato dalle spire di una creatura sconvolgente, appena sbucata dal suolo.

La testa sembra quella di una tigre, la parte centrale del corpo fa pensare ad un uccello, con le ali troppo piccole per essere adatte al volo. Il resto è come un enorme serpente. Il tutto coperto di scaglie rosse e celesti. Mentre Thanos lotta con la mostruosa creatura, altre decine sbucano dal suolo. La forma è la stessa, cambiano solo i colori delle scaglie.

Mentore finisce di infrangere gli schermi della poltrona di Thanos, che esplode.

I suoi sei avversari spariscono, nella luminosità del teletrasporto.

 

Orbita del pianeta. Nave di Mentore.

- Sta vincendo? –

- La situazione è di stallo. Ma non so quanto durerà. Fra poco dovremo reintervenire nello scontro. Godiamoci questi istanti di pausa. –

Tutti passano i pezzi della macchina a Mentore, che la rimonta. Poi la passa a Drax.

- Sappiamo cosa può fare. Abbiamo visto la distruzione che è in grado di portare, non solo fisica, sui nemici, ma anche la devastazione autodistruttiva tra i suoi possessori. Ora, forse, dovremo usarlo contro il nostro avversario, qualunque ne siano le conseguenze. –

- No, Drax. Io faccio parte di un’elite militare, eppure ti dico di non usarlo. Qualunque ne siano le conseguenze non possiamo rischiare che questa arma venga usata. Qualcuno di noi potrebbe sopravvivere e sai ciò che questo vorrebbe dire. Non ne vale il rischio. –

KerN’Ltr li interrompe. – In qualche modo è fuggito. –

Drax stringe il pugno attorno all’arma. Distruggendola.

- Ancora una volta te la sei cavata, Thanos. Ma ti prenderò, lo giuro. –

Guarda Mentore.

- Non ci sfuggirà per sempre. –

- Lo spero. Comunque, questa volta la vittoria è nostra. Almeno questo. –

 

 



[i] Come visto su La guardia dell’Infinito 13 e successivamente su Quasar 40

[ii] Indovinate chi cito qui? E oltre?

[iii] Sagittarius Dwarf Elliptical Galaxy