DR. STRANGE: IL GRANDE SONNO

di Andrea Antonazzo - Fabio Volino

Introduzione
Festeggiamo i quarant' anni di vita editoriale del Dr. Strange con la raccolta di questa miniserie apparsa sulle pagine virtuali della nostra fan fiction. Buona lettura!

 

Capitolo Primo
DELITTI

New York. Greenwich Village.

È notte, Stephen Strange sta tornando a casa dopo una serata di gala. Aveva voglia di fare due passi a piedi, così ha mandato a casa Wong con l' auto. Non che gli serva un' auto per spostarsi, ma a volte trova piacevole darsi alle piccole mondanità. È quasi arrivato al suo Sanctum Sanctorum, quando nota, in un vicolo, un nugolo di gente, tra le quali anche una pattuglia della polizia, alle prese con dei rilevamenti. Incuriosito, si avvicina ad un agente per chiedere cosa sia successo.
"Un omicidio" gli riferisce costui "Pare che sia stato ucciso da dei colpi d' arma da fuoco. Ma nessuno ha sentito degli spari. Succede sempre così, hanno paura di testimoniare!".
"Strano" pensa il Dottor Strange "Questo è un quartiere generalmente tranquillo. Qui intorno sembrano esserci dei residui di una qualche strana energia mistica…". Poi si accorge che sta iniziando a piovere. "Meglio tornare a casa, ora. Wong sarà in pensiero".


Sanctum Sanctorum.

Il Dottor Strange rientra in casa e Wong gli si fa incontro, prendendogli il cappello ed il soprabito.
"Finalmente è arrivato! Avevo sentito delle sirene e cominciavo a preoccuparmi".
"Ti ringrazio per l' interessamento, Wong, ma sto bene. C'è stato un omicidio a due isolati da qui".
Wong è incuriosito:"Un omicidio?".
"Sì, un uomo è stato ucciso per strada. Ma l' atmosfera era strana. C'erano dei residui mistici intorno al cadavere". Il Dottor Strange fa una pausa di riflessione:"Ma ora sono stanco. Ci penserò domattina". Wong gli augura la buonanotte, guardandolo salire le scale.

La mattina dopo Stephen Strange si alza di buon ora, desideroso di scoprire qualcosa su quanto accaduto la notte prima. Si chiude a contemplare l' Occhio di Agamotto, chiedendo al fido Wong di non venire disturbato se non per casi di emergenza.
Un paio d' ore dopo interrompe la contemplazione, insoddisfatto dei risultati. È riuscito a scoprire, soltanto, che in effetti qualche forza mistica era presente nel luogo del delitto, ma tale forza mistica è estranea anche all' Occhio di Agamotto. Questo non fa altro che insospettire maggiormente il mago supremo della Terra.

Uscendo dalla stanza chiama il suo servitore a gran voce:"Wong! Wong, dove sei?".
Ma alzando la testa è meravigliato dal trovare una donna, un' estranea, nel suo salotto, seduta sulla sua poltrona preferita.
"Buongiorno" esordisce il Dottor Strange guardandosi intorno in cerca di Wong "Potrei sapere chi è lei? L'ha fatta entrare Wong?".
Ma Wong arriva proprio in quel momento, anche lui sorpreso di vedere una donna in casa. Guardando la faccia di Wong, Strange capisce che non è stato lui a farla entrare. Una donna molto attraente, sui 25 anni. Alta, a giudicare dalle gambe longilinee. Con dei lunghi e lisci capelli rossi, sciolti sulle spalle, che risaltano sulla sua candida pelle.

La donna misteriosa rimane lì seduta in silenzio, con aria di soddisfazione, le gambe accavallate. Cambia gamba d' appoggio e finalmente interrompe il suo mutismo:"Mi chiamo Carmen Sternwood, signor Strange. Sono qui per chiedere il suo aiuto". La sua voce è calda e coinvolgente.
"Che tipo di aiuto?" la interroga il Dottor Strange.
"Un aiuto che solo lei può darmi. Riguarda mio padre, un demone che vuole risvegliare e… il delitto dell' altra notte".
La curiosità del Dottor Strange aumenta:"Cosa sa lei dell' omicidio?".
"Tutto. E niente. Se ne vuole sapere di più faccia una visita a mio padre. La villa degli Sternwood è appena fuori dall' agglomerato urbano, a due ore di macchina da qui. Non le sarà difficile trovarla. Mi dispiace, ma ora devo proprio andare".
"Aspetti un momento, signorina Sternwood, vorrei chiederle una cosa. Come ha fatto ad entrare qui in casa mia?".
"È lei il mago, Stephen, lo scopra da solo".
Poi la ragazza dai lunghi capelli rossi guadagna l' uscita, accompagnata soltanto dagli sguardi dei presenti.
"Signore…?!" Wong è il primo a rompere il silenzio, interrotto subito da Strange:"La cosa che mi preoccupa di più, Wong, è che neanche l' Occhio di Agamotto sia in grado di spiegarmi cosa stia accadendo".
Ora il suo sguardo si fa più deciso, nel dare ordini a Wong:"Prepara la macchina. Io vado a cambiarmi. Andrò a conoscere questo signor Sternwood."

Qualche ora dopo. Villa Sternwood.

Il Dottor Strange è sceso dalla macchina ed ha chiesto a Wong di aspettarlo. Ora sta percorrendo i vialetti all' interno dei giardini della villa, dopo essersi presentato all' ingresso.
Sulla porta ad aspettarlo c'è il maggiordomo:"Benvenuto, Mr. Strange. Il mio signore la stava aspettando".
"Aspettando?!?" si chiede fra sé e sé il buon Dottore. L' androne di ingresso è molto ampio. Dai lati partono due identiche rampe di scale perfettamente simmetriche che si ricongiungono in alto. Lungo le rampe sono appesi numerosi quadri, ritratti della dinastia degli Sternwood, evidentemente. Il maggiordomo lo conduce in un' altra stanza, in cima alla scala, dopo aver attraversato un lungo corridoio costellato di porte. Una stanza quasi vuota, anche questa molto grande. Appena entrati nella stanza, dà subito all'occhio una enorme finestra che si affaccia sul giardino. La stanza è addobbata di quadri, con una libreria sulla destra, un mobiletto per i liquori sulla sinistra e una scrivania al centro. Dietro la scrivania, è seduto un uomo. Un uomo di mezz' età. Molto robusto, almeno a giudicare dalla vita in su. Il maggiordomo lo fa accomodare all' interno della stanza, per poi uscire a un cenno del suo padrone, chiudendo la porta.
Il Dottor Strange si sfila il cappello e l' uomo finalmente si presenta:"Buongiorno, signor Strange. Sono Philip Sternwood, benvenuto nella mia dimora. Se lei è qui, suppongo che mia figlia sia venuta a parlarle come mi aveva minacciato di fare".
"Sua figlia Carmen è una ragazza davvero notevole, signor Sternwood" interviene Strange. Si ricorda di questo Sternwood. Ricorda che qualche anno fa finì sulle prime pagine dei giornali per aver appoggiato la campagna elettorale di Reagan. Gli sembra di ricordare che fosse nel giro delle armi. "Mi ha parlato di un certo demone che lei vorrebbe risvegliare. Vorrei avvertirla che può rivelarsi una cosa molto pericolosa, se non si sa quello che si sta facendo e non si ha la giusta esperienza per farlo".
"Quella puttanella dovrebbe imparare a tenere la bocca chiusa. Sono io suo padre. Dovrei essere io a preoccuparmi per lei. E poi lei, mio caro dottore, dovrebbe farsi gli affari suoi. Lei non può capire".
Sternwood si interrompe, si muove da dietro la scrivania. Quella su cui è seduto è una sedia a rotelle:"Un paio d' anni fa mi spararono mentre uscivo da una delle mie fabbriche di armi. Un pazzo idealista che voleva che smettessi di produrle. L' ho fatto finire in prigione, ma ho perso l'uso delle gambe". Si avvicina al mobile dei liquori:"Le posso offrire qualcosa da bere, signor Strange?".
Il Dottore fa cenno di no:"Preferisco non bere, prima di pranzo".
Sternwood prende un bicchiere e lo riempie:"Da allora ho cercato di fare di tutto per riacquistare l' uso delle gambe. E ci riuscirò, anche se dovessi vendere l' anima al demonio!".
"È mio dovere informarla che quello che lei ha intenzione di fare è molto pericoloso. Non si gioca con la magia nera. Per invocare un demone bisogna prendere molte precauzioni, altrimenti si rischia di fare il suo gioco. Mi dispiace, ora devo andare, è quasi ora di pranzo".
"Un' ultima cosa, signor Strange" Philip Sternwood interrompe Strange mentre si sta rinfilando il cappello sulla testa "Faccia attenzione a mia figlia. Sa essere una vipera molto velenosa, a volte".
Poi si gira con la sua carrozzella e si dirige verso la finestra. Il Dottor Strange si volta ed esce dalla stanza.

Qualche minuto dopo.

Il Dottor Strange raggiunge la sua macchina, dove ad aspettarlo c'è Wong, che lo fa accomodare, per poi andarsi a posizionare al suo posto di conducente e mettere in moto.
"Ha scoperto qualcosa, signore?".
"Purtroppo no, Wong. La situazione si fa sempre più misteriosa. Questo Philip Sternwood sembra essere un uomo davvero disperato, disposto a tutto. Quello che mi mette più incertezza, Wong, è il ruolo della figlia di Sternwood, Carmen. Mi ha fatto una strana impressione stamattina. I suoi occhi… erano molto belli, penetranti, ma diabolici al tempo stesso". Si interrompe, sul suo volto si dipinge un sorriso:"Purtroppo, caro Wong, non ho proprio le capacità e le qualità che competerebbero a un buon detective".

Giunge la sera. Il Dottor Strange è nel suo Sanctum Sanctorum. Ha passato tutto il pomeriggio, dopo un lauto pranzo, a fare delle ricerche in Internet, per cercare di saperne di più su Philip Sternwood. Ha scoperto che fu veramente ferito, ma non da un pazzo. Da un ragazzo che cercava vendetta. Pare che Sternwood fosse implicato in un processo per mafia, con l' accusa di passare armi alla mafia in cambio di favori. La famiglia di quel ragazzo era stata ammazzata proprio con le armi prodotte da Sternwood, che aveva fatto poi insabbiare le prove. Un tipo alquanto losco dunque. Sua moglie era morta per malattia alcuni anni prima, ma a quanto pare, anche su questo fatto, la situazione non sembra essere chiara.

Dopo cena, il Dottor Strange decide di fare due passi nel quartiere, per schiarirsi un po' le idee, sperando, magari, di trovare qualche traccia che lo aiuti a scoprire qualcosa sul delitto della notte precedente. Mentre cammina, ripensa alle parole di Carmen e di Philip Sternwood, cercando di far quadrare le cose, di trovare un filo conduttore che possa aiutarlo. Pensa che forse dovrebbe rivolgersi a qualcuno più competente di lui in questo genere di cose, quando all' improvviso sente delle urla provenire da un isolato avanti a lui. Corre a vedere cosa sta succedendo, guardandosi circospetto intorno. Girato l' angolo, vede un uomo steso per terra, coperto di sangue con al fianco un coltello, anch' esso sporco di sangue. Gli tasta il polso. Non c'è battito, a quanto pare è morto. Ma il Dottor Strange ha commesso un errore: non si è guardato le spalle. Vede un'ombra che lo copre, si volta e un uomo di grosse dimensioni gli sta puntando contro una pistola.

 


Capitolo Secondo
MISTERI

New York. Greenwich Village.

Il Dottor Strange si è trovato numerose volte in situazioni di pericolo come questa, ma i suoi poteri magici l' hanno sempre cavato d'impiccio. E il dottore non dubita che anche questa volta possano farlo. Il suo assalitore è proprio davanti a lui, sembra intenzionato a sparare, i suoi occhi sono carichi di rabbia. Ma proprio mentre il Dottor Strange sta per pronunciare qualche sorta di formula magica, il suo assalitore viene colpito alle spalle, con un colpo in testa che lo stende. Il Dottor Strange è curioso di conoscere l' identità del suo salvatore, confidando che sia Wong. Invece si trova di fronte Carmen Sternwood.
La ragazza ha una pistola in mano ed incita il dottore a seguirla:"Presto, Stephen, venga con me, prima che si rialzi!". Poi lo prende per mano e lo trascina via, portandolo in una macchina, una vecchia Cadillac, sul quale i due fuggitivi salgono. Nonostante la vetustà, la macchina si mette in moto e parte al primo colpo.
"Mi vuole spiegare cosa sta succedendo, signorina Sternwood?".
"Non vuole nemmeno ringraziarmi, Stephen? In fondo le ho appena salvato la vita".
"Tutto è relativo" le risponde il Dottor Strange con freddo distacco, tanto da meritarsi una gelida occhiataccia della ragazza, intenta a guidare. "In effetti, signorina Sternwood, lei mi stupisce sempre di più. Trovo che lei sia una donna molto… affascinante".
"Non porto l' anello al dito, Stephen, ma mi dispiace doverle confessare che sono già sposata. Anche se poco felicemente. Spero che non ci sia rimasto troppo male".
"Mi ha a dir poco frainteso, 'signora' Sternwood". Dopo una breve pausa, il Dottor Strange riprende: "Mi parli un po' di suo marito, allora. O è un altro dei misteri degli Sternwood? Forse vuole sfogarsi?".
"No, tutt'altro. Ho saputo che oggi è passato da mio padre come le avevo chiesto. Ma ho saputo anche che la vostra conversazione è stata infruttuosa. Avrebbe voluto picchiarmi quello sporco vecchio, lo so. Se non fosse stato per quella dannata carrozzina… immagino, quindi, che non le abbia parlato neanche di mio marito".
Mentre la conversazione prosegue, il Dottor Strange, non può far altro che seguire il percorso, cercando di memorizzarlo nel caso gli dovesse servire. Carmen Sternwood lo sta portando molto al di fuori del suo quartiere, dove l' ha salvato, e anche molto distante dalla villa degli Sternwood.
"No, abbiamo discusso soltanto della sua… come dire… 'condizione'?".
"Lo immaginavo. Il vecchio non la racconta mai come dovrebbe. Deve sapere, Stephen, che mio padre è sempre stato molto attaccato a mio marito, forse più che a me. Io sono stata soltanto il mezzo per farlo entrare in famiglia".
"Non capisco, però, cosa centri questo con tutto il resto" dice Strange.
"Mio padre è disperato perché mio marito è sparito da quasi un anno, ormai. Forse defunto. Era lui, tra l' altro, che gestiva i suoi traffici illegali. Quando mio marito è scomparso, gli affari dell' azienda sono andati a rotoli, e mio padre è caduto doppiamente nella disperazione. Si è scatenata una specie di guerra, dato che la mafia non ha più il suo fornitore ufficiale. E in più blatera di voler invocare un demone che gli restituisca l' uso delle gambe, come penso le abbia spiegato…".
"Questo in effetti non risolve tutti i misteri. Come si chiama, o chiamava, suo marito?".
La macchina frena bruscamente:"Siamo arrivati, Stephen" annuncia Carmen.
"Arrivati dove?" si informa il Dottor Strange.
"A casa mia. Dove se no? Non posso di certo portarla alla villa di mio padre!".
La casa di Carmen Sternwood è in un quartiere non molto ricco. La palazzina è di pochi piani, immersa nel verde del suo giardino. Intorno l' aria è abbastanza cupa, il Dottor Strange avverte gli stessi residui mistici che c'erano sulla scena del delitto.
Mentre apre il portone, Carmen si guarda intorno circospetta, forse in cerca di qualcuno, forse solo per controllare se qualcuno li stia seguendo. Nel salire le scale, dietro alla ragazza, il Dottor Strange si ricorda che Wong è a casa, e molto probabilmente sarà in pensiero per lui, così gli manda un messaggio telepatico, per metterlo al sicuro. In fondo, per ora, sta bene.
Entrati nell' appartamento, Stephen si trova davanti un salottino, molto disordinato, come se qualcuno l' avesse messo sottosopra. Nelle pareti si scorgono soltanto tre porte, segno che forse l' appartamento non sia molto grande.
"Dio!" esclama Carmen "Sembra che non metta in ordine da anni, qui dentro. Mi scusi Stephen, sono una gran maleducata…" conclude la ragazza liberando il divano.
"Non si preoccupi, signora Sternwood. Non so neanche perché mi trovi qui…".
"Non so se ho qualcosa da offrirle" lo interrompe Carmen, quasi senza averlo ascoltato. "Mi aspetti qui. Torno subito". Poi la ragazza entra in una delle porte, per ritornarvi, poco dopo, con delle birre in mano:"Mi dispiace, ho solo queste!".
"Basteranno…" afferma Strange, che fa buon viso a cattivo gioco: non ha mai sopportato la birra. E tuttavia deve venire a capo di questa vicenda, è come se fosse un gatto a nove code: tanti misteri, ma se riesci a risolverne uno risolvi anche tutti gli altri.
"Però ora risponda alle mie domande" continua Strange "E in modo sincero ed esaustivo: è stata troppo furtiva fino a questo momento, eppure pare desiderare ardentemente il mio aiuto. Non posso fare a meno di chiedermi perché".
"È quello che faccio da quando mio marito è scomparso" rivela Carmen "Mi nascondo dalla gente, dalla vita. È triste per me sapere che l' unica spalla a cui posso appoggiarmi è quella di mio padre, che non esiterebbe a trascinarmi nel fango. Ma quando sono venuto a conoscenza di questa scia di delitti, non so, è come se qualcosa o qualcuno dentro di me mi avesse spinto ad interessarmi della faccenda. E a chiedere il suo aiuto".
"Forse la sua vitalità era sparita già prima" propone Strange "Dalla morte di sua madre".
"Vedo che ha fatto accurate indagini. È vero, non ho ancora superato quel dolore. E sa perché? Perché la verità sulla sua morte è tutta falsa!".
"Cosa?".
"Sì, è così: venne fatto credere che fosse morta per una rara malattia, invece venne avvelenata!".
"Si è scoperto da parte di chi?".
"Andiamo, Stephen, lei non è un novellino: mio padre aveva fatto alcuni favori alla mafia. Poi aveva deciso di ritirarsi da questa alleanza. Ma si sa, a certe famiglie non va giù che alcuni loro figli prediletti li abbandonino. E si vendicano".
"Terribile, davvero terribile" non può far altro che dire Strange.
"Mio padre cadde in una grande depressione, a cui si aggiunse la tragedia finale: la sparatoria che lo privò dell' uso delle gambe. Ed allora la depressione si tramutò in rabbia, soprattutto rivolta verso di me. Ma un ragazzo pareva aver fatto breccia nel suo animo: si chiamava Lionel Spencer. Non so perché, ma mio padre stravedeva per lui: forse lo riteneva il figlio che non aveva mai avuto. Pensai che sposarlo mi avrebbe permesso di rientrare nelle sue grazie, ma mi sbagliavo. E quando Lionel è scomparso…". La voce di Carmen diviene più roca per il dolore del ricordo e china il capo.
"È lui?" chiede Strange indicando una foto di un uomo dai folti capelli neri. Carmen annuisce.
"Mi dispiace: non avevo idea che…" inizia Strange.
"Fermi!" urla un uomo, che sbuca all' improvviso da dietro un angolo. E quasi come se questo fosse un segnale in pochi secondi altri quattro loschi figuri fanno capolino nell' angusto salottino. E sono tutti armati.
"Oh, no" esclama Carmen.
"Non avevo idea che la storia della sua vita fosse così triste, signora Spencer" dice il capo dei criminali.
"Io vi riconosco" afferma Strange "Appartenete alla famiglia mafiosa degli Gnucci".
"Vedo che lei legge i giornali, signore" ribatte il capo "Chissà, forse avrà anche capito che la recente ondata di omicidi nel Greenwich Village è stata fatta sempre a danno di membri della nostra famiglia. Pesci piccoli, per ora. Ma non vogliamo che la cosa arrivi ai piani alti".
"Ed io che c' entro?" chiede disperata Carmen.
"Non faccia l' ingenua! Sa benissimo che suo padre coltiva dell' astio contro di noi e di certo avrà assoldato un sicario per eliminarci. Ma noi non siamo degli sprovveduti: prenderemo la sua amata figlia in ostaggio e sarà costretto a capitolare".
"Non vi porterà a niente rapirmi" dice Carmen.
"Questo lasci che lo decidiamo noi".
Strange ha sentito anche troppo: si prepara a controbattere e a mettere facilmente fuori gioco i criminali quando qualcosa lo colpisce violentemente alla testa. C' era un sesto membro della banda nascosto nella casa. La vista del Mago Supremo si offusca e perde i sensi.

Casa di Philip Sternwood.

Fumi ed effluvi magici avvolgono il corpo seminudo di Philip Sternwood. Si è fatto piazzare dal suo maggiordomo al centro di un pentagramma accuratamente predisposto per il rito, poi ha voluto essere lasciato solo.
Ora parole che la Terra non udiva da secoli vengono nuovamente pronunciate: forze aldilà della comprensione umana vengono rimesse in moto. E Philip Sternwood mette in gioco il suo destino.
Un denso fumo verde si eleva dal pentagramma, assumendo forma umanoide:"Ce l' hai fatta, dunque, Philip" afferma con voce suadente e ingiuriosa allo stesso tempo.
"Quello che io voglio, io ottengo" ribatte Sternwood "Ed ora dammi ciò che mi hai promesso".
"Promesso? E quando avrei fatto una cosa del genere?".
"Durante i nostri incontri in so...".
"Ah, quelli: vedi, Philip, se mi conoscessi bene come la persona per cui ho organizzato tutto ciò non avresti creduto ad una sola parola di quello che ti ho detto. E avresti fatto bene".
Improvvisamente il corpo di Sternwood viene sollevato in aria ed avvolto da una nebbia mistica:"Mi... mi hai imbrogliato!".
"È vero" ribatte il demone "Qualcosa in contrario?". E poi i due esseri spariscono.

Da qualche parte. Un' ora dopo circa.

La luce è intensa e per un attimo gli provoca dolore agli occhi. Poi il suo sguardo si riapre al mondo, un mondo decisamente poco confortevole: una stanzetta angusta, piena di ragnatele e di sudiciume, nel quale hanno probabilmente dimora anche insetti ignoti alla ricerca scientifica.
Strange capisce subito di essere legato a mani e piedi, ma per lui questo non è certo un problema. Però per ora preferisce attendere al varco gli Gnucci e vedere quale sarà la loro prossima mossa: anche se liberasse Carmen di certo questa faida non avrebbe termine per… magia. Carmen, è vero, dov'è? La ritrova subito alla sua sinistra, anche lei deve aver subito un trattamento poco piacevole. Ma la sua bellezza è rimasta intatta.
E poi Strange la sente: quell' aura magica, presente attorno a Carmen fin dal suo primo incontro con lei, ora si sta espandendo nell' aria, pervadendola. Chiunque sia dietro a tutto ciò pare stia per rivelarsi. Strange sta per far uscire la sua forma astrale quando i loschi figuri che l' avevano catturato entrano nella stanzetta e, senza troppe cerimonie o parole, trasportano i due fuori, conducendoli poi lungo una scala che li introduce infine in un' ampia sala. Qui, in fondo, vi è una ampia sedia che da lontano pare quasi un trono. Seduta su di essa vi è una donna di incommensurabile bruttezza, Strange fatica prima di convincersi che lei è la leader del clan mafioso.
"Sono loro?" chiede la donna con voce roca.
"Sì, Ma'" risponde uno dei suoi sgherri con fare timoroso "Quasi sicuramente sanno qualcosa degli omicidi dei membri della nostra famiglia".
Ma' Gnucci si rivolge ai due prigionieri:"Sappiate che vi farò soffrire le pene dell' Inferno per ciò che avete fatto ai miei sottoposti. Solo io devo ucciderli, non il primo che passa! Ora avvicinatevi e ditemi tutto e se non lo fate sarà peggio per voi!".
"Omicidi, gangster, femme fatale" pensa Strange "Sono decisamente fuori dal mio ambiente. È tempo che ponga fine a tutto ciò". Poi, improvvisamente, è come se il tempo si bloccasse: tutti i presenti nella stanza sono immobili, non muovono nemmeno un muscolo. Solo Strange pare immune a questo sortilegio. Con i suoi poteri si libera dei legacci che lo tengono prigioniero, poi tende le sue mani, nel tentativo di scoprire l' origine di questa magia. Sente che è molto simile all' aura percepita nelle vicinanze degli omicidi.
E il responsabile di tutto ciò non tarda a far sentire la sua voce:"Oh, lo sapevo che non mi avresti deluso, Mago Supremo".
Una voce tremendamente e sinistramente familiare per Strange:"Perché te la sei presa con questa povera gente?" chiede.
"Oh, ti assicuro che questa gente è tutto tranne che povera. Tutti, dalla bella Carmen al più piccolo criminale che ho coinvolto in questo… strano sogno, hanno un' anima oscura, preda facile per me da abbrancare e giostrare come voglio. Ed ho fatto tutto questo per te, Strange, ovvio".
"Perché? Dimmi perché!".
La stanza inizia a girare attorno al buon dottore, i contorni diventano più sfumati, tutto si fa oscuro, finchè Strange e tutte le pedine coinvolte in questo gioco si ritrovano nel regno dell' essere capace di attingere alle nostre più profonde paure sepolte nel nostro subconscio. Paura che emergono solamente durante il sogno, anzi, durante l' Incubo!
"È chiaro il motivo per cui l' ho fatto, Strange" risponde Incubo "L' ho fatto per metterti alla prova. Una prova che stavolta non sarai in grado di superare. Ed io avrò vinto!".
"Lo vedremo" pensa il Mago Supremo.

 


Capitolo Terzo
INCUBI

Dimensione di Incubo

"Non smetterai mai di torturare la gente per il tuo piacere, Incubo?" dichiara Strange attaccando il demone.
"Torturare?" ribatte Incubo "Io non faccio altro che far emergere le loro paure più nascoste, i loro segreti più inconfessabili. Faccio emergere la vera personalità di una persona: e tu questa la chiami tortura?". Gli attacchi di Strange, intanto, non hanno alcun effetto contro l' essere demoniaco, che qui nel suo regno può attingere ad un grande potere.
"E se la smetti con questa insensata aggressione ti spiegherò tutto" conclude Incubo.
Strange si blocca, deve cercare di saperne il più possibile e poi provare a trovare delle contromisure.
Incubo inizia la sua storia:"Te ne sarai accorto anche tu, Strange: a volte le strade della vita di uomini del tutto diversi tra loro si intersecano e da questa combinazione può nascere qualcosa di esplosivo. Nella fattispecie sto parlando di queste due famiglie: Sternwood e Gnucci. Mai nella vita si sarebbero incontrati, solo che alcune difficoltà finanziarie del capofamiglia Philip Sternwood, l' uomo che vedi qui insieme a noi, lo costrinsero a contattare la capofamiglia Gnucci. E da allora per tutti loro vi fu solo un amaro destino: la moglie di Sternwood venne avvelenata, lui venne gambizzato, il marito di Carmen scomparve nel nulla e, ultimamente, gli Gnucci hanno subito numerose perdite. Quando per la prima volta sono entrato in contatto con i sogni più nascosti di Philip Sternwood ne sono rimasto affascinato, era un uomo disposto a tutto pur di ottenere ciò che più aveva a cuore: l' uso delle gambe. Pensa, Strange, la sua famiglia è in disgrazia e lui pensa solo a sé stesso. Era l' uomo che faceva per me e lo… convinsi della possibilità di riottenere ciò che più bramava. Per me era solo una delle tante facili anime da torturare, però in seguito le cose hanno preso una piega… interessante, a cui non potevi non dedicare la tua attenzione. Il resto è venuto da sé".
"C'è dunque la tua mano dietro tutti questi omicidi?".
Incubo scuote la testa:"Spiacente, Strange, ma come spesso accade il colpevole non è mai il più sospetto. Questo è un aspetto molto interessante, nemico mio: era una cosa che neanche io, devo dire, avevo previsto, ma non ha fatto altro che aumentare il mio piacere nell' illudere queste persone di avere ciò che mai possiederanno. La vita è crollata sulle anime di queste persone, Strange, e non saranno mai più capaci di rialzarsi dopo aver scoperto la mano dietro tutti questi omicidi. Mi sembra strano che tu non abbia ancora capito chi sia, è così evidente! Io dopo essere entrato nei sogni di Philip mi sono intrufolato anche in quelli dell' assassino ed è stato allora che ho concepito questa sfida per te. Ho fatto sì che ti interessassi al caso perché volevo metterti alla prova: di certo, se fossero stati banali omicidi, non avresti prestato loro la minima attenzione. Ma quell' aura familiare intorno ad essi da me sparsa ti ha fatto cambiare rapidamente idea. O forse è stata la bella Carmen? Anche lei una mia pedina in questo gioco, una pedina che ti ha aiutato a compiere il primo passo. Il primo passo verso la sconfitta".
"Quindi si riduce tutto a questo? A trovare un assassino?" chiede Strange.
"Non è una cosa banale, Strange. Questa scoperta ti lascerà un vuoto dentro, soprattutto nella sua assoluta, limpida chiarezza. Scoprirai che anche un uomo comune può volgere i suoi atti al male e non per sua spontanea scelta. L' assassino, Strange: trovalo e rendimi fiero di te!".
"Cosa c'è sotto, Incubo? Dimmelo!".
"Solo l' immensa stupidità umana, nemico mio. E ora tornate pure al vostro mondo".
Di nuovo i contorni iniziano a farsi più sfumati e tutto ridiventa oscuro davanti agli occhi del Mago Supremo. E poi, improvvisamente, Strange e Carmen riappaiono nella casa di quest' ultima. A quanto pare Incubo vuole preservarlo da ogni possibile ritorsione degli Gnucci. Ci tiene tanto al fatto che scopra l' assassino. Perché? Per quale motivo tale scoperta dovrebbe avvilirlo? È forse una persona che conosce? Carmen è svenuta e Strange decide di lasciarle un bigliettino in cui si inventa la prima storia che gli viene in mente: la realtà sarebbe troppo difficile da spiegare, anche se è certo che Incubo ha fatto dimenticare tutto l' accaduto. Conclude il messaggio invitandola per il momento a non uscire di casa, lui si farà presto risentire. Infine pone delle protezioni magiche attorno alla dimora, di modo che nessun essere umano riesca per il momento ad entrare.
Prima di uscire Strange nota la foto di Lionel Spencer, il marito di Carmen. In calce vi è scritto:"Ti amo, Lionel". La data segna un mercoledì di un anno e mezzo fa. Probabilmente è l' ultimo ricordo che Lionel ha lasciato a sua moglie. Strange andrà in fondo a questo caso, scoprirà anche dove gli Gnucci hanno portato Lionel. Deve farlo per Carmen: è una ragazza straordinaria, merita di vivere felice.

Sancta Sanctorum. Qualche ora dopo.

Quando a Wong gli si chiede di fare presto potete scommettere che sarà velocissimo. Strange gli aveva ordinato di raccogliere tutti gli articoli di giornale sulla ondata di omicidi nel Greenwich Village e sugli Gnucci. Detto fatto: ora più di una trentina di articoli sono sul suo tavolo, esposti alla più accurata ispezione.
I panni da detective: decisamente non si adattano molto al Dr. Strange, ma ora vi sono in gioco le vite di persone, spregevoli ma pur sempre persone. A quanto pare gli omicidi erano iniziati circa sei mesi prima, quando uno spacciatore appartenente al clan Gnucci venne freddato con due colpi di pistola alla testa. Nessun testimone. La serie di omicidi continuò a cadenza quasi settimanale, sempre rivolta ad un componente della famiglia mafiosa. Non serve essere degli abili investigatori per capire che la mano dietro a questi efferati atti ha un conto in sospeso con la famiglia Gnucci e la sua Ma'.
Già, gli Gnucci: Strange ha raccolto informazioni anche su di loro e ciò che ha letto lo ha lasciato sconvolto. A quanto pare questa famiglia mafiosa si è resa responsabile degli atti più efferati nel corso degli anni, compresi l' omicidio di donne e bambini innocenti per punire coloro che avevano sgarrato. C'è voluto poco tempo perché entrassero nell' antipatia di Strange, figurarsi cosa può accadere a chi li conosce personalmente.
Già: Strange ha ben in mente una persona che ha più di un motivo per odiarli, una persona la cui vita è stata rovinata tempo addietro. E a quanto pare ha deciso di superare il limite.

Villa Sternwood. Qualche minuto dopo.

"Non vuole proprio smetterla di tormentarmi, Strange" afferma Philip.
"Piuttosto sarebbe il caso di chiedersi" ribatte il Mago Supremo "Se non sia lei a tormentare qualcuno".
"Cosa intende dire?".
"Non tenti di essere evasivo. Sappiamo bene cosa le ha procurato l' alleanza con la famiglia Gnucci: l' avvelenamento di sua moglie, la paralisi alle gambe, la perdita di un' altra persona cara. Sono motivi più che sufficienti per assoldare un sicario, del resto i contatti nel mondo criminale non le mancano, perché faccia piazza pulita".
Sternwood china la testa, stranamente queste accuse non lo hanno ferito:"Sa Dio se non abbia provato a farlo, Strange. Ma poi ho desistito: la mia vita era già troppo disgraziata perché anche l' omicidio divenisse qualcosa di cui mi dovessi macchiare. Sono felice del fatto che la famiglia Gnucci sia stata decimata, non lo nascondo, ma non sono io il responsabile. Deve credermi".
"Il suo tono mi sembra sincero" pensa Strange "Potrei fare un incantesimo su di lui per accertarmene, ma credo non ce ne sia bisogno". "E il rito magico per recuperare l' uso delle gambe?" chiede poi.
"Una follia. Eppure quel demone che avevo contattato pareva sincero".
"Mai giocare a carte col Diavolo, Sternwood: si perde sempre. Se posso darle un consiglio recuperi ciò che non ha ancora perso del tutto: il rapporto con sua figlia Carmen. Siete consanguinei, anzi, vi unisce qualcosa di più che un semplice vincolo di sangue. Vi lega anche una tragica perdita…".
E qui improvvisamente Strange si blocca. C'è una cosa che ha finalmente capito. E, se dovesse essere vero, Incubo potrebbe aver vinto. Che sia dannato!
"Mi raccomando: segua il mio consiglio. E ora mi scusi, ma devo andare".
Fuori Strange deve riprendere fiato: si accorge con rammarico che tutto coincide, disgraziatamente non riesce a pensare ad una soluzione migliore, e più triste, di questa. Incredibile pensare che Incubo abbia voluto far sì che lui si occupasse a tutti i costi di questa faccenda ed ora capisce perché: nella vita a volte si fanno incontri importanti o che quantomeno ricorderemo a lungo. Persone con cui sentiamo di essere in sintonia e a cui non vorremmo capitasse mai nulla di male. Carmen Sternwood, nonostante i pochi incontri, appartiene per quanto riguarda Strange a questa categoria. E presto le capiterà qualcosa di male.

Greenwich Village. Quella notte.

La sua aria borghese passa inosservata in questo quartiere illuminato a festa da ristoranti, locali e numerosi altri negozi. Un tratto comune della serie di omicidi è che sono avvenuti tutti di mercoledì, dunque non è improbabile che vi sia anche qualche agente in borghese confuso tra la folla. Strange, però, ha altro a cui pensare: si volge intorno quasi a sperare che da un momento all' altro salti fuori l' assassino dicendo che è stata tutta una abile montatura, uno scherzo di pessimo gusto. Ma non sarà così purtroppo. Strange sa una cosa, inoltre: che non dovrà faticare per scoprire dove si trovi l' omicida, sarà Incubo che si premurerà di condurlo da lui.
E così accade: improvvisamente Strange avverte una aura mistica nelle vicinanze e cerca di risalire il più presto possibile alla fonte. È in un vicolo stretto, sudicio e desolato in contrasto con l' atmosfera di festa lontana solo pochi metri. Qui avviene da parte degli Gnucci una fervida attività di spaccio di droga e, nonostante tutte le precauzioni prese, anche stavolta nulla hanno potuto di fronte all' assassino, ad un uomo la cui felicità era stata negata molto tempo prima, ad un uomo che aveva perso ogni speranza in favore della spietatezza. Ad un uomo che ora sta per sparare a bruciapelo contro un giovane spacciatore e che ha nome…
"Lionel!" grida Strange "Fermo, Lionel Spencer!". Il marito di Carmen, la cui scomparsa aveva impedito in un primo momento al Mago Supremo di inserirlo nella lista dei sospetti. Poi, ad un secondo ragionamento, tutto era quadrato: l' assassino colpiva di mercoledì, esattamente la data in cui Lionel aveva abbandonato sua moglie; l' unica altra persona, oltre a Carmen e Philip, ad avere subito la tirannia degli Gnucci ed avere forti motivazioni di vendetta; Lionel era scomparso oltre un anno fa, si era procurato chissà dove le armi e, dopo sei mesi, aveva dato inizio alla catena di omicidi. Troppe coincidenze che formano indizi, che formano sospetti, che formano prove, che formano un unico colpevole.
"Basta con questa violenza insensata!" gli intima Strange.
"Insensata?" ribatte Spencer "Non so chi tu sia, amico, ma non hai idea di cosa abbiano causato queste persone ai miei cari: hanno ucciso mia suocera solo perché colpevole di amare suo marito, hanno creato un muro insormontabile tra mia moglie e suo padre, hanno ucciso tutti i miei sogni, sepolti ormai sotto un mare di fango. Non si può più tornare indietro e la mia missione di giustizia deve andare avanti".
Poi avviene tutto con velocità fulminea: Lionel Spencer spara due colpi in rapida sequenza, uno diretto allo spacciatore, l' altro verso Strange. Il Mago Supremo riesce a bloccarli facilmente, facendoli cadere a terra prima che raggiungano il loro bersaglio, ma ormai Spencer ha intrapreso la sua fuga.
"Fermat…" inizia Strange quando la sua mente viene inondata da numerose visioni: Carmen, il suo aspetto innocente, tutti i bambini e le donne uccisi dagli Gnucci, a loro chi darà un' altra possibilità? Tante immagini che offuscano la sua logica e che alla fine lo convincono a non seguire Lionel Spencer, che altrimenti sarebbe stato facilmente bloccato. Strange non è affatto convinto di avere agito per il giusto.

Casa di Carmen Sternwood.

Nasconde la sua disperazione nei gesti quotidiani: annaffia le piante, pulisce le tende. Ma dentro di sé è una donna distrutta. Strange è arrivato qui dopo che la polizia l' aveva messa al corrente di tutto: il Mago ha dovuto informare la polizia, non poteva permettere che altre persone venissero uccise. Ora Lionel Spencer è un uomo braccato: dagli Gnucci e dalle forze dell' ordine, forse non è una frase retorica dire che ha i giorni contati. Eppure Strange poteva, doveva fermarlo, ma si è bloccato, non ha saputo agire.
"Ha sentito di Lionel?" chiede alla fine Carmen. Strange annuisce.
"Dentro di me lo sapevo che doveva essere lui, ma non riuscivo a crederci. Non è colpa sua se è giunto fino a ciò, non è affatto colpa sua. Altre persone malvagie l' hanno condotto lungo questa strada". Strange non si muove "È finita, non ho più alcuna ragione per vivere".
"Ne ha almeno una, invece" interviene Stephen "C'è un altro rapporto che lei ha perduto in questi anni, ma che deve recuperare se ha a cuore le sorti della sua famiglia. Suo padre la sta aspettando".
"E perché non mi chiama?".
"È un uomo che non vuole ammettere di aver commesso un errore".
"Non lo so" dice Carmen "Non riesco a togliermi dalla testa che il responsabile di tutte queste disgrazie sia lui. Non so se ho intenzione di rivederlo ancora".
"Ma…".
"La prego, Stephen: lei è stato un buon amico, ma la sua presenza richiama alla mia memoria ricordo ormai spiacevoli e che intendo dimenticare. Le sarei grata se non si facesse più rivedere da queste parti per molto tempo".
Il Mago ci rimane male, molto male. Ma comprende quella donna e, salutandola, esce da casa sua, sapendo che non la rivedrà mai più. Il suo destino ora è in mano solo a lei.

Sancta Sanctorum.

Strange è in profonda meditazione, ma non riesce a togliersi dalla testa ciò che è accaduto. A volte la realtà che è davanti ai nostri occhi non corrisponde a ciò che sta veramente accadendo, magari perché plasmata da un nostro sogno o da un nostro Incubo. Stephen si rende conto che minacce un tempo alla sua portata ora stanno diventando sempre più insidiose. Potrebbe aver bisogno di aiuto un giorno, di persone accanto a lui che possa guidare contro quei pericoli che la gente comune si ostina a non vedere.
Ad un tratto il Mago Supremo avverte una aura familiare vicino a casa sua. Sa a chi appartiene e fa sì che alcune difese magiche della sua abitazione si abbassino e permettano ad Incubo di apparire davanti a lui.
"Che ti avevo detto, Strange?" chiede il demone "Non potevi vincere questa volta: era tutto già predestinato".
"Perché l' hai fatto, Incubo? Perché hai rovinato la vita di quelle persone?" chiede il Mago.
"Non ho rovinato nulla: tutto questo sarebbe comunque accaduto anche senza il mio interessamento. Ed è questo che volevo farti capire, Strange: non puoi salvarli tutti, perché alcuni non vogliono essere salvati. La stupidità umana governa questo mondo e lo porterà alla distruzione. Anche questo è un processo inevitabile".
"Mi hai anche mandato delle visioni in quel vicolo, perché non inseguissi Lionel Spencer!".
"Ne sei proprio certo?" stuzzica Incubo "O forse sei stato tu che non hai voluto fermarlo? Perché dentro di te approvavi ciò che stava facendo? Pensaci, Strange, sarà un qualcosa che ti tormenterà l' animo per diverso tempo". Ed Incubo sparisce.
Strange non vuole credere alle sue ultime parole, non può. Un giorno troverà il modo di riscattare l' innocenza di Carmen.
Ma oggi è costretto a chinare il capo sconsolato: perché oggi Stephen Strange, il Mago Supremo della Terra, è stato sconfitto.

FINE